giovedì 28 novembre 2013

La crisi del banco dei pegni

di Maghdi Abo Abi

Nonostante siano sempre di più le famiglie in difficoltà economiche ed aumentino le richieste presso i monti di credito su pegno presenti in tutta Italia, le banche scelgono per la chiusura o l'accorpamento degli istituti accusando le nuove norme antiriciclaggio ritenendo al contempo come le offerte siano in continua diminuzione 

La crisi economica miete un’altra vittima. Parliamo del Banco dei Pegni, conosciuto anche come Monte dei Pegni o Monte di Pietà ed ufficialmente definito Monte di credito su pegno, è un’istituzione che nel corso dei secoli ha aiutato le persone in difficoltà a racimolare i soldi necessari ad estinguere un debito proponendo in cambio prodotti di valore che sarebbero poi stati riscattati pena la loro perdita.

UNA STORIA LUNGA SECOLI - Un sistema arcaico, forse, ma sicuramente efficace, tanto da radicarsi nel cuore e nella mente di clienti ed istituti confermandosi come una delle poche soluzioni per venire incontro alle difficoltà della vita. Eppure, nonostante i numeri parlino di un ritorno di fiamma di questo sistema, legato alle difficoltà di accesso al credito ed alla necessità di ottenere liquidi da parte di molti piegati dalla crisi, si moltiplicano in Italia le chiusure di queste istituzioni. A deciderlo è la proprietà che spesso si trova costretta ad affrontare la rabbia non solo dei normali clienti, ma anche delle istituzioni ed in un caso, per la precisione a Prato, anche della Curia.
COME OTTENERE DEI SOLDI - Il Banco dei Pegni, come spiega il Sole 24 Ore, è un’istituzione radicata nel tessuto sociale italiano tanto che gli istituti sono 40 e sono tutte soggette al controllo della Banca d’Italia. La maggior parte accetta solo oggetti preziosi, ovvero dei beni cosiddetti rifugio, ovvero cose che mantengono un valore inalterato nel tempo. Per ottenere denaro basta andare al banco prescelto con il bene da valutare, un documento d’identità, il codice fiscale. Un perito estimatore allo sportello valuta il bene e dà la cifra corrispondente al bene consegnato. Il finanziamento dura dai tre ai sei mesi, con un tasso d’interesse fisso per la durata del credito. Inoltre si tratta di un sistema aperto anche a coloro che hanno subìto dei protesti dato che non è richiesta alcuna indagine patrimoniale.

LE CONDIZIONI - A fronte del credito viene poi corrisposta una polizza al portatore che consentirà al proprietario di riscattare il bene impegnato al termine del prestito. Le condizioni ovviamente dipendono da banca a banca. Ad esempio Unicredit prevede un’interesse annuo dell’11,5 per cento con il diritto di custodia pari all’1 per cento a trimestre. Alla scadenza del periodo si può rinnovare l’operazione pagando gli interessi in seguito, mentre la custodia è saldata in anticipo. Volendo è possibile anche saldare anticipatamente il debito, però in questo caso si pagano gli interessi del periodo ed una penale dell’1 per cento.  Al termine del periodo il proprietario del bene ha due strade, o estingue il prestito o il prodotto va all’asta. E di questi, solo il 5 per cento dei beni viene effettivamente venduto così.
LA LEGGE DEL 1939 - Come spiega il gruppo Carige l’ammontare dei prestiti equivale ai quattro quinti del valore di stima in caso di oggetti preziosi e dei due terzi in caso di oggetti non preziosi, come definito dalla normativa vigente, ovvero il Regio Decreto 1279 del 25 maggio 1939. Secondo questa legge il pignorante può chiedere una sovvenzione per un importo minore ma non inferiore alla metà di quanto potrebbe ottenere. Il pegno può durare da tre mesi a massimo un’anno. Superato il limite, l’oggetto impegnato resta per altri trenta giorni a disposizione del proprietario. Se questi non salda il debito, sarà la Banca a porre in vendita gli oggetti. Unica garanzia è la polizza di pegno, non destinata alla circolazione, è l’unico documento che certifica lo stato dell’oggetto.

RICHIESTE IN CRESCITA - L’inkiesta ci ricorda anche che nei tempi pre-crisi il Monte di Pietà poteva essere considerato una specie di cassetta di sicurezza. Il bene veniva impegnato e quindi custodito mentre con la liquidità si comprava altra merce, e via così. Solo che i tempi sono cambiati ed ora è la necessità a spingere le persone ad impegnarsi di tutto. A Milano ci sono due istituti, uno di Unicredit, in Via Padova, ed uno di Banca Ubi, in Viale Certosa 97, diretta emanazione di quello fondato da Ludovico il Moro nel 1483. I numeri sono impietosi. Nel 2010 le operazioni giornaliere prodotte in Lombardia erano mediamente 350. Nel 2011 e nel 2012 invece hanno superato le 400 richieste. I prestiti erogati nel 2012 ammontavano a 32.814.799 euro, molto più di quanto non venne fatto quattro anni prima, quando si arrivò a quota 23.270.977.
LA DIFFERENZA CON I COMPRO-ORO - Solo che è impossibile definire quante siano le persone che ogni anno si affidano al Monte di Pietà. Il Messaggero ci spiega che l’ultimo report curato dalla Banca d’Italia sul fenomeno del Banco dei Pegni risale al 2009 e già all’epoca si parlava di una cifra annua nazionale di circa 320 milioni di euro. Mensilmente invece si parla di 30.000 operazioni. Solo che non è possibile definirne con certezza il numero perché, come spiega Unicredit, essendo prestiti al portatore non dispongono di numeri ed elenchi, anche perché spesso il titolare viene cambiato. In ogni caso le banche coinvolte tendono a rimarcare la differenza con i compro-oro, dove spesso il bene non viene riscattato.
L’antico Monte di Pietà di Firenze (Photocredit Wikipedia)
LA CURIA DIFENDE IL MONTE DEI PEGNI DI PRATO - Come spiega Il Tirreno l’alternativa al Monte di Pietà è proprio il Compro Oro, dove, secondo i frequentatori della struttura di Prato, in caso di chiusura toccherà affidarsi a strutture spesso oscure dove operano anche usurai che propongono tassi ben al di sopra di quelli offerti dalle banche. Perché, e la cosa pare davvero incredibile se rapportata alle necessità crescenti della popolazione italiana fiaccata dalla crisi, i compro oro stanno chiudendo su decisione delle stesse banche. Si, ad esempio il Compro Oro di Prato era uno di quelli che doveva essere chiuso su decisione della Banca popolare di Vicenza, proprietaria dell’istituto. Ed è stato l’interessamento tra gli altri del vescovo della città toscana, Franco Agostinelli, a salvare l’istituzione.

COLPA DELLE NORME ANTI-RICICLAGGIO? - Agostinelli, ripreso dal Tirreno, aveva dichiarato: «Il Monte dei pegni ha una valenza sociale che, in questi tempi di crisi acuta, merita di essere preservata anche a costo di sopportare alcuni oneri economici». Gianni Zonin ringrazia l’ecclesiastico: «le parole del vescovo mi hanno toccato sul piano personale e sono soddisfatto della decisione di non chiudere più: riconosco che mantenere aperto il Monte dei pegni è un gesto concreto verso le famiglie più bisognose». A Prato sono attivbate 700 polizze per un totale di 690.000 euro. La decisione di chiudere l’stituto venne presa quest’estate, e più precisamente il primo luglio. Ma perché chiudere il Monte di Pietà? Semplice, come spiega La Nazione, secondo il banco popolare di Vicenza la colpa è della legge, troppo antica, oltre all’effetto delle nuove norme anti-riciclaggio.

LA RAZIONALIZZAZIONE IN FRIULI - Infine, come detto, il numero esiguo di prestiti non comunicato per via della privacy. Ma come abbiamo visto, parliamo di 700 polizze. Quanto avvenuto a Prato non rappresenta purtroppo una novità. Una decisione simile è stata presa ad Udine. Come spiega il Messaggero Veneto, il monte dei pegni della città friulana è svanito nel nulla il primo ottobre scorso nell’ottica di una razionalizzazione dei servizi. A deciderlo la Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia, gruppo Intesa San Paolo. Il Monte dei Pegni di Udine verrà accorpato a quello di Venezia, con l’obiettivo di fornire un migliore servizio alla clientela. maggiore professionalità e un migliore servizio alla clientela.
CI SONO ALTRI PRODOTTI - Situazione simile a Pistoia. Come spiega La Nazione, l Monte dei pegni di Cassa di risparmio di Pistoia e Lucchesia viene spostato a Firenze. Del resto la Cassa fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo ed anche in questo caso si è deciso per la razionalizzazione. Una cosa del genere è accaduta anche ad Ascoli dove la Banca dell’Adriatico ha deciso per la chiusura del locale Monte di Pietà. La giustificazione? La stessa di Prato, ma proposta in modo più articolato: «il servizio verrà gradualmente a cessare perché il credito su pegno si è ridimensionato come numero delle operazioni e entità delle somme erogate, assumendo un ruolo marginale rispetto alle attuali esigenze di famiglie, professionisti e piccoli operatori economici. Alla clientela sarà garantita la gestione delle operazioni in corso attraverso il mantenimento di un presidio operativo per riscatti, aste e gestione delle polizze».

UN SERVIZIO SOCIALE - Quindi vuol dire che la stessa banca sceglierà di proporre altri servizi che non prevedano il pegno ma magari si parlerà di prestiti, finanziamenti o consimili perché non esiste quasi più richiesta. Una lettura che però stride con quella che è la realtà. Come abbiamo visto in Lombardia le richieste sono aumentate così come sono forti le lamentele delle piccole comunità private di un’istituzione centenaria. A Prato il vescovo parlava anche di una forma di tutela nei confronti dei vari Compro Oro, che non prevedono il riscatto dei beni venduti. Ma a quanto pare sembra che orma il Monte dei Pegni sia destinato a scomparire, come nel caso di quello di La Spezia. I sindacati, ripresi dal Secolo XIX, non ci stanno ed attaccano a testa bassa.
UNA QUESTIONE DI CONVENIENZA? - «Come sindacati non possiamo che contestare e stigmatizzare la scelta dell’azienda, dal forte impatto storico e sociale -hanno spiegato i sindacati- storico perché andava avanti da 171 anni, sociale perché viene meno un servizio utile soprattutto per le persone più disagiate. Con la crisi economica che imperversa e la disoccupazione che avanza, non si poteva scegliere momento peggiore per decidere di abbassare la saracinesca all’unico Monte Pegni della provincia». Che si tratti di un’offensiva contro il Monte dei Pegni? Non può dirlo nessuno, ma certo suona singolare che le banche taglino un servizio utile per la comunità specie quando, per dirla usando le parole di una signora di 73 anni intervistata a Prato, «mancano le garanzie per un prestito». Spesso le persone impegnano oggetti dall’inestimabile valore affettivo anche perché sanno che prima o poi ne torneranno in possesso. Ora o rinunciano o vendono al Compro Oro. O più probabilmente non è più un prodotto interessante per le banche. Allora questo è un altro discorso. (Photocredit Lapresse / Wikipedia)

 

Come risparmiare sull'Assicurazione auto: la RC Auto temporanea


 


Un modo per risparmiare sull'assicurazione auto è stipulare quella temporanea, vediamo come.

Quando si abita in un Paese dove il costo della RC Auto incide su ben il 6,5% dello stipendio degli italiani è naturale che "Come risparmiare sull'assicurazione auto?" diventi non soltanto uno degli argomenti più ricercati su internet ma anche maggiormente discusso per le strade e nei bar.
Per quanto possa essere difficile da credere esistono molti i modi per risparmiare con l'RC Auto, prima di tutto facendo molta attenzione nella scelta della compagnia e tenendo presente le nostre esigenze. Se infatti confrontate i vari preventivi delle compagne assicurative e prestate particolare attenzione alle opzioni attivate e attivabili nel contratto assicurativo, possono essere considerati i punti di partenza per ottenere notevoli sconti sull'assicurazione auto. Optare per una formula differente di RCA basata sulle nostre personali esigenze, può essere considerata la mossa vincente.
Le varie compagnie assicurative, visti i tempi di crisi e il fenomeno dilagante delle auto in circolazione senza assicurazione, cercano di venire incontro agli utenti mettendo a loro disposizione una serie di opzioni conciliabili con i loro bisogni personali, tra queste, la meno conosciuta ma comunque molto vantaggiosa è l'assicurazione auto temporanea.
Stipulata principalmente dai concessionari che forniscono auto in prova e, particolarmente adatta a chi per la maggior parte del mese utilizza un veicolo aziendale, l'RCA temporanea permette di assicurare il proprio veicolo per un periodo di tempo prestabilito, che può andare da un minimo di tre giorni ad un massimo di sei mesi. Le principali offerte per un'assicurazione auto temporanea sono le seguenti:

  • Assicurazione auto a scadenza: offre copertura completa per un periodo di tempo che va da tre giorni a sei mesi, particolarmente adatta a chi lascia un auto di servizio in luogo di vacanza
  • Assicurazione temporanea per lunghi periodi: con questa assicurazione la copertura è attiva solo in determinati orari o giorni della settimana, l'ideale per chi, per dirne una, per la maggior parte del tempo si muove con i mezzi pubblici. 
Unica pecca della polizza assicurativa temporanea per auto e che questa non è offerta da tutte le compagnie, ma comunque è possibile individuare chi fornisce tale servizio in maniera facile e veloce grazie ad internet.  

Letta e’ perfino peggio di Monti


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la chiassosa ed instabile Stabilita’ Italiana

Vorrei condividere coi lettori una riflessione. Spulciando I tantissimi commenti che quotidianamente leggo agli articoli (talvolta di qualita’, talvolta per niente piacevoli), trovo divergenze d’opinione, spesso anche ideologiche, tra chi scrive. Il 100% dei commentatori pero’ sono d’accordo su 3 questioni:
a)      L’Italia e’ in profondo declino, e non solo dal punto di vista economico
b)      Se l’Italia vuole avere una qualche speranza di uscire da questo “declino sistemico” deve mettere in cantiere misure di una certa portata e coraggio; qui ciascun commentatore ha la sua magica ricetta: c’e’ chi propone di uscire dall’Euro, chi propone una sburocratizzazione ponderosa, di una riduzione shock di spese e tasse, chi misure espansive di vario genere magari con l’aiuto dell’Europa. Tutti quanti pero’ concordano su una questione: se non fa un qualche cambiamento radicale, che ovviamente comporta rischi, l’Italia e’ destinata a proseguire sempre piu’ velocemente sulla strada del declino.
c)       Lo “shock” deve essere guidato da una classe dirigente che e’ decisa e competente, ma soprattutto che sia coraggiosa e dotata di notevoli “attributi”

Perfetto. Su cio’ siamo tutti d’accordo. D’altronde la politica di fondo dell’Italia degli ultimo 20 anni e’ stata una “non politica”, nessuna scelta strategica di indirizzo del paese e’ stata svolta, e sostanzialmente la nazione e’ stata guidata da un allegra brigata di chiassosi politicanti e da orde di burocrati e dirigenti di corporazioni, all’insegna dell’inconclusione e della stabilita’, una chiassosa ed instabile stabilita’, appunto.
Ebbene, il punto piu’ basso dell’ultimo ventennio vissuto dall’economia reale e’ stato vissuto proprio durante il governo Monti, un governo che ha preso una serie di misure sul fronte dell’austerity, misure strutturali sul fronte pensioni e misure di  compressione della domanda interna, all’insegna del motto “salviamo l’Italia, ce lo chiede l’Europa”. Ovviamente la situazione nel 2013 dal punto di vista di qualsiasi indicatore dell’economia reale e’ fortemente peggiore rispetto al 2011. Detto questo, perlomeno Monti aveva un “progetto”: si puo’ contestarne gli esiti (disastrosi), si puo’ contestarne i fini (fare gli interessi dei nostri creditori), ma almeno ha provato a fare qualcosa. Inoltre il Governo Monti, al di la’ del trionfalismo relativo ai risultati raggiunti (totalmente immotivato), perlomeno non ha mai negato la difficolta’ della situazione italiana.
Il Governo Letta, al contrario di quello Monti, vive in un mondo irreale, dove il valore piu’ elevato e’ la “Stabilita’”, mentre c’e’ bisogno esattamente del contrario. Inoltre:
a)      Nega sistematicamente la situazione disastrosa del paese, e parla ogni giorno di Ripresa, al punto da far sembrare un dilettante in materia il Berlusconi dei “ristoranti pieni”,
b)      Non propone, ne’ attua, sostanzialmente nessuna misura “shock”, e vive in un immobilismo assoluto. La politica del gattopardo, appare la stella polare del governo
c)       Letta ed il suo fido Saccomanni sono l’antitesi di personaggi definibili come “palle d’acciaio

Tutto cio’ produrra’ qualcosa di ovvio:  una prosecuzione del declino economico della nazione. Il PIL 2014 non crescera’ ne’ dell’1,1%, ne’ dell’1,0% e neppure dello 0,7%, ma andra’ decisamente peggio, e con esso ogni indicatore dell’economia reale.
L’Italia non ha bisogno di una “chiassosa ed instabile Stabilita’”, ma di una “ordinata e stabile Instabilita’”, cioe’ di “rompere ed evadere dagli schemi in cui da vari lustri s’e’ rifugiata”, e fare cio’ con lucidita’ e decisione.

 

Forza Italia chiede un incontro a Napolitano

Al termine di una giornata che ha segnato la storia del partito, i parlamentari di Forza Italia hanno chiesto un incontro a Giorgio Napolitano per affrontare il momento delicato nella vita politica del Paese.


"Al termine di una lunga riunione, i deputati e i senatori di FI hanno espresso la loro solidarietà al presidente Berlusconi e la preoccupazione per la situazione politica determinatasi dopo la decadenza del leader di Forza Italia", si legge in una nota, "Ed hanno così deciso di incaricare i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, di chiedere al presidente della Repubblica di ricevere una delegazione dei gruppi parlamentari per affrontare il delicato momento".
"Che grande delusione: oggi ho visto rompere tutte le regole, è una via senza ritorno, una giornata triste", ha detto Annamaria Bernini, vicecapogruppo di Forza Italia, "È una delusione, ma FI sta risalendo nei sondaggi. Berlusconi, come sempre, è come l’Araba fenice".
"Con l’illegittima estromissione di Silvio Berlusconi dal Parlamento, oggi non decade un senatore ma la democrazia nel nostro Paese. Sono state violate norme e procedure parlamentari pur di eliminare politicamente un avversario scomodo la cui unica colpa è stata quella di scendere in campo per battersi a favore di un’Italia più libera e più prospera contro lo strapotere della sinistra", aggiunge Licia Ronzulli, europarlamentare di Forza Italia, "In questo momento il sentimento prevalente è l’angoscia per il nostro Paese, ferito dai colpi inflitti da una giustizia politicizzata e da una sinistra compiacente che non ha avuto il sussulto di dignità sperato.
Oggi dopo aver concluso il suo discorso, il presidente Berlusconi ci ha dimostrato ancora una volta la sua grande integrità: è stato lui a darci la forza e si è dimostrato sereno e determinato infondendoci coraggio e positività. Noi, quindi, continueremo al suo fianco, con Forza Italia, a batterci per i nostri ideali e i nostri valori: non ci arrendiamo e non consegneremo il nostro Paese nelle mani della sinistra".
"Con la decadenza del presidente Berlusconi il Parlamento si ritrova da oggi senza più leader battezzati con il voto del popolo. È il compimento di un’anomalia tutta italiana", dichiara poi Osvaldo Napoli, "Berlusconi, Grillo, Renzi, cioè leader che da soli rappresentano oltre il 70% degli elettori, sono fuori dal Parlamento. La questione non è più neanche la Legge di Stabilità, che pure andrebbe riscritta avendo come rotta la crescita e non la decrescita infelice immaginata da Letta e Saccomanni. La questione vera è: come può andare avanti un Parlamento la cui fonte di legittimità riposa sul consenso sì e no del 30% dell’elettorato? Un Parlamento così depotenziato nella sua rappresentatività a quale tipo di supplenza può mai dar vita? E tutte le cariche che discendono dal voto di questo Parlamento non escono forse indebolite nella loro capacità di rappresentanza?".
 

Forza Italia, militanti in piazza



Berlusconi: "Magistratura Democratica come le Br"

Sit-in di fronte a Palazzo Grazioli. Berlusconi dal palco: "La sentenza Mediaset grida vendetta davanti a Dio. La sinistra mi porta davanti a un plotone d'esecuzione e brinda"

Roma, 27 novembre 2013 - “Abbiamo già passato nella storia del nostro Paese un periodo difficile come questo. Nel ‘94 una magistratura di estrema sinistra che si è data come missione quella di essere la via giudiziaria al socialismo contro il capitalismo borghese e che intende che la sua missione sia quella di garantire al popolo la democrazia”. Parla così Silvio Berlusconi, dal palco allestito sotto palazzo Grazioli nel corso del sit-in dei sostenitori di Forza Italia (VIDEO)
Berlusconi sostiene che “la magistratura parte da un’assioma: ‘Il popolo ha diritto alla democrazia. Ma la democrazia è garantita solo quando al potere c’è la sinistra. Se il popolo non è riuscito a darsi la democrazia e la sinistra non è al potere, è compito della magistratura interpretando il diritto non in modo parziale, far sì che la sinistra torni al potere regalando al popolo una vera e completa democrazia’. Queste - sostiene ancora Berlusconi - non sono opinioni ma frasi che si leggono nei documenti di Magistratura Democratica che persino l’Unità nel 1978 ha accusato di avere abbracciato le idee estremiste delle Brigate Rosse. Questa magistratura nei due anni precedenti al ‘94, approfittando dell’abrogazione dell’articolo 68 e di una polizia al servizio della magistratura, sgombrò il campo dai 5 partiti democratici che nel bene e nel male ci avevano governato per 50 anni”.
“Questa è una manifestazione legittima e pacifica, perché noi non viviamo nell’invidia e nell’odio come loro”, ha continuato Berlusconi riferendosi alla sinistra.
‘’La sentenza sui diritti Tv è una sentenza che grida vendetta davanti a dio e agli uomini’’. Quella sentenza, ha aggiunto, ‘’è basata solo su teoremi e congetture e su nessun fatto o documento o testimone’’. “Sono assolutamente sicuro che il finale di questi ricorsi sarà un capovolgimento della sentenza con una mia completa assoluzione. E allora mi pare giusto chiedere a questi signori che non hanno voluto attendere ‘cosa farete? mi risarcirete?’”. Così Silvio Berlusconi. “La risposta - ha continuato - non c’è. Oggi brindano, sono riusciti a portarmi davanti a un plotone di esecuzione. E’ un giorno che aspettano da vent’anni e sono addirittura euforici”.
‘’Non ci ritireremo in qualche convento, noi stiamo qui, restiamo qui, resteremo qui. Non disperatevi se io sarò fuori dal Parlamento. Io sono qui e sto in campo. Anche da non parlamentare si può continuare a fare le battaglie. Farò come Renzi e Grillo”, ha continuato Berlusconi dal palco, e al sentir pronunciare i nomi dei due leader avversari la folla ha fischiato in segno di protesta.
‘’Dobbiamo riprenderci il diritto... bisogna dare ai cittadini il diritto di eleggere il presidente della Repubblica’’. “Chi vuole vivere nella libertà si sentirà attratto dai club ‘Forza Silvio’ e sarà felice di realizzarsi scendendo in campo anche lui come soldato della democrazia”.
“Noi siamo rimasti qui, sicuri di essere dalla parte giusta, siamo sicuri che non tradiremo mai i nostri elettori”, ha detto senza mai nominare il partito del Nuovo Centrodestra fondato da Angelino Alfano dopo la scissione con il Pdl e dalla piazza si levano fischi e grida ‘buu’.
Al termine del suo intervento in via del Plebiscito e mentre il Senato ufficializzava la sua decadenza dal Parlamento, Silvio Berlusconi ha lasciato palazzo Grazioli. Accompagnato dalla fidanzata Francesca Pascale, il Cavaliere è partito alla volta di Milano per stare con i suoi familiari.
LA MANIFESTAZIONE SOTTO A PALAZZO GRAZIOLI - Verso le 13 già iniziavano ad arrivare manifestanti e sostenitori in via del Plebiscito per la manifestazione organizzata da Forza Italia a sostegno di Silvio Berlusconi, nel giorno in cui il Senato ha votato la sua decadenza da senatore.
L'ENTRATA DEI FEDELISSIMI - Poco dopo le 14 sono entrati dall’ingresso posteriore nella residenza di Berlusconi. Daniela Santanchè, Daniele Capezzone, Francesco Nitto Palma, Raffaele Fitto e Denis Verdini. La pitonessa in tenuta da manifestazione indossava jeans e scarpe da tennis.
IL CARTELLO RIMOSSO - Tra gli azzurri scatta la polemica per la decisione delle forze dell’ordine di rimuovere un cartello che era stato posizionato a palazzo Grazioli, con la scritta ‘Colpo di Stato’.
“Apprendiamo la notizia - hanno detto in una nota congiunta i due capigruppo di Forza Italia Renato Brunetta e Paolo Romani - Giudichiamo molto grave quanto accaduto e, in attesa di chiarimenti, preannunciamo sin d’ora interrogazioni urgenti al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, affinché venga fatta piena luce su questo inaccettabile episodio”.
Ira della Santanché: "E' vergognoso il sequestro dello striscione con la scritta ‘colpo di Stato’ previsto per la manifestazione pacifica di oggi a palazzo Grazioli. Che ci sia una sorta di controllo politico ad opera delle forze dell’ordine rispetto ad una manifestazione pacifica come quella a sostegno del leader di Forza Italia, é indegno di un Paese civile ed é palesemente contrario all’agibilità democratica e alla Costituzione che prevede espressamente il diritto di pensiero e di parola”.
In tutto ciò, arriva la precisazione della Questura: “Gli agenti non hanno rimosso e sequestrato il cartello ma hanno invitato i manifestanti a rimuoverlo”.
UNDICI FERMI - Undici persone sono state fermate dalla polizia in via del Plebiscito dopo un tentativo di ingresso a palazzo Grazioli. Due persone hanno tentato di entrare nella residenza dell’ex premier mentre altri quattro hanno distratto le forze dell’ordine attirando la loro attenzione sotto il palco. Secondo quanto si è appreso si tratta di 11 lavoratori napoletani e casertani del consorzio Bacino per lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti in Campania.
Mentre erano in commissariato, uno di loro ha tentato di darsi fuoco, gli è stato impedito dal pronto intervento degli agenti. Un episodio simile era già accaduto a luglio davanti a Montecitorio, durante un'altra protesta dei lavoratori del Consorzio.