Oltre centomila persone alla Messa in Piazza San Pietro presieduta dal
Papa nella Giornata della Famiglia in occasione dell’Anno della Fede.
Papa Francesco nell’omelia ha sottolineato che le Letture di questa
30.ma domenica del tempo ordinario “ci invitano a meditare su alcune
caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana”.
La prima è
la famiglia che prega. “Il brano del Vangelo – ha affermato - mette in
evidenza due modi di pregare, uno falso – quello del fariseo – e l’altro
autentico – quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento
che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la
sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente
giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo, e giudica gli altri
dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non
moltiplica le parole. La sua preghiera è umile sobria, pervasa dalla
consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie:
quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della
misericordia di Dio. Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è
la preghiera gradita a Dio che, come dice la prima Lettura, «arriva fino
alle nubi» (Sir 35,20), mentre quella del fariseo è appesantita dalla
zavorra della vanità".
Il Papa ha quindi proseguito: "Alla luce
di questa Parola, vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche
volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si
fa?, Ma si fa come il pubblicano, è chiaro, umilmente davanti a
Dio.Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua
bontà che venga a noi. Ma in famiglia come si fa? Perché semmbra che la
preghiera è una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto,
tranquillo in famiglia… Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di
riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le
famiglia hanno bisogno di Dio. Tutti, tutti. Bisogno del suo aiuto,
della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo
perdono. E ci vuole semplicità! Per pregare in famiglia ci vuole
semplicità. Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è
una cosa straordinaria, è facile, dà tanta forza! E anche pregare l’uno
per l’altro! Il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue
per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per
l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la
preghiera.
“La seconda Lettura – ha aggiunto - ci suggerisce un altro spunto:
la famiglia custodisce la fede.
L’apostolo
Paolo, al tramonto della sua vita, fa un bilancio fondamentale, e dice:
«Ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Ma come l’ha conservata? Non in una
cassaforte! Non l’ha nascosta sottoterra, come quel servo un po’ pigro.
San Paolo paragona la sua vita a una battaglia e a una corsa. Ha
conservato la fede perché non si è limitato a difenderla, ma l’ha
annunciata, irradiata, l’ha portata lontano. Si è opposto decisamente a
quanti volevano conservare, “imbalsamare” il messaggio di Cristo nei
confini della Palestina. Per questo ha fatto scelte coraggiose, è andato
in territori ostili, si è lasciato provocare dai lontani, da culture
diverse, ha parlato francamente senza paura. San Paolo ha conservato la
fede perché, come l’aveva ricevuta, l’ha donata, spingendosi nelle
periferie, senza arroccarsi su posizioni difensive”.
“Anche qui –
ha sottolineato il Papa - ci possiamo chiedere: in che modo noi, in
famiglia, custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra
famiglia, come un bene privato, come un conto in banca, o sappiamo
condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura
agli altri? Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente quelle giovani,
sono spesso “di corsa”, molto affaccendate; ma qualche volta ci pensate
che questa “corsa” può essere anche la corsa della fede? Le famiglie
cristiane sono famiglie missionarie.
Ma, ieri abbiamo sentito,
qui in piazza, la testimonianza di famiglie missionarie. Sono
missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i
giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la
fede in famiglie e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose
di tutti i giorni”. Papa Francesco ha poi affrontato un ultimo aspetto
che si ricava dalla Parola di Dio: “la famiglia che vive la gioia. Nel
Salmo responsoriale si trova questa espressione: «i poveri ascoltino e
si rallegrino» (33/34,3). Tutto questo Salmo è un inno al Signore,
sorgente di gioia e di pace. E qual è il motivo di questo rallegrarsi?
E’ questo: il Signore è vicino, ascolta il grido degli umili e li libera
dal male. Lo scriveva ancora san Paolo: «Siate sempre lieti … il
Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Eh … a me piacerebbe fare una domanda,
oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un
compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua?
Come va la gioia nella tua famiglia? Eh, voi date la risposta”.
“Care
famiglie – ha proseguito il Papa - voi lo sapete bene: la gioia vera
che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene
dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da
un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che
ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel
cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda
c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo
amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E
soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci
insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro.
Avere pazienza tra di noi. Amore paziente”.
Solo Dio sa creare
l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia
perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia.
Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica
spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta
la società. Famiglie gioiose”.
Quindi ha concluso: “Care famiglie,
vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nazaret.
La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi!”.
Il Papa all’Angelus ha
salutato tutti i pellegrini, “specialmente voi, care famiglie, – ha
detto - venute da tanti Paesi. Grazie di cuore! Rivolgo un cordiale
saluto ai Vescovi e ai fedeli della Guinea Equatoriale, qui convenuti in
occasione della ratifica dell’Accordo con la Santa Sede. La Vergine
Immacolata protegga il vostro amato popolo e vi ottenga di progredire
sulla via della concordia e della giustizia. Adesso pregheremo insieme
l’Angelus. Con questa preghiera invochiamo la protezione materna di
Maria, nostra Madre, per le famiglie del mondo intero, in modo
particolare per quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà.