Mi
sono chiesta a lungo che cosa motiva le persone a vivere, ad
alzarsi al mattino, con entusiasmo, coinvolgimento, passione,
ad affrontare le situazioni che si presentano. Oppure a
‘tirare avanti’, con fatica, stanchezza, pesantezza, ma
comunque a non mollare questo istinto che nonostante tutto
tiene attaccati a questa terra, a questo corpo, a questo
mondo.
Riflettendo, vivendo,
confrontandomi con persone illustri e meno note, amici,
pazienti, clienti, mi sono resa conto che comunque si ponga la
questione, sussistono degli elementi di fondo.
Dopo un temporale, da che mondo
è mondo, il sole ritorna sempre, e magari anche
l’arcobaleno, dopo l’inverno, si riffaccia il tepore della
primavera, e via così. E’ nell’ordine delle cose, una
costante evoluzione, un mutamento che riprende elementi di
ciclicità per portarli a livelli sempre nuovi.
Molti affrontano le fasi di
disagio, malessere, le varie traversie di vita come un
passaggio obbligato da sostenere, tollerare, sopportare. E
soffrono. Tanto anche.
Forse questa sofferenza viene
esacerbata proprio da codesto atteggiamento simile ad una
sorta di espiazione. Devo sottopormi a questo per poter
finalmente godere del suo contraltare, che però non è mai
abbastanza per compensare le traversie subite e la parte di
Vita immolata come sacrificio. E’ una filosofia esistenziale
improntata sull’attesa che passi qualcosa e che arrivi
qualcosa d’altro. In tal modo, però, il sole non è mai
abbastanza, una giornata non è mai sufficiente, l’acqua non
è mai calda quanto si vorrebbe.
Al contrario, vi è chi, forse
con maggiore consapevolezza, è in grado di vivere anche i
momenti di messa alla prova come vere e proprie occasioni per
poter progredire non solo nella ricerca di sé, la conoscenza
e l’attualizzazione delle proprie risorse, ma anche per
approfondire le basi per sperimentare le successive fasi di
gioia. Si tratta di persone che vivono la Vita nella sua
pienezza, nella sua complessità, nelle sue contraddizioni,
nei suoi estremi, senza escludere alcunché, senza decretare
un mi piace/non mi piace, un troppo/troppo poco.
Quel che ci capita non è mai
troppo né troppo poco: se ci viene offerto è perché
possediamo le risorse necessarie per affrontarlo, che non
aspettano altro se non di poter emergere. Questo vale sia per
i disagi, i malesseri, sia per le gioie. Già, perché
talvolta, seppur paradossalmente, fatichiamo a concederci di
esperire anche e soprattutto queste ultime.
Quel che colpisce maggiormente e
che nel senso comune salta ripetutamente agli occhi di
ciascuno di noi sono la forza, la costanza, la perseveranza di
molte persone nell’affrontare i disagi e le sofferenze.
Molti di noi sono indotti a ritenere che si trovassero nelle
medesime condizioni, non sarebbero all’altezza del compito.
E ci si stupisce se, chiamati all’appello, ci si trova a
reagire con altrettanta tenacia.
Quel che attira anche più
l’attenzione è che all’interno di questa forza e
attaccamento alla vita si individua una vena di dolcezza, di
compassione, che testimonia la capacità di accettare con
gratitudine tutto quel che si presenta, al di là del bene e
del male.
Cosa c’è di diverso in coloro
che non riescono a vivere con altrettanta serenità d’animo
nell’affrontare le sfide della loro esistenza?
La segreta convinzione che le
cose debbano andare esattamente come loro si aspettano. Tali
persone si ergono come giudici, ritengono di sapere una volta
per tutte quali siano i loro limiti di sopportazione del
dolore e della gioia, quando questi debbano iniziare e
terminare.
Con tale atteggiamento, si
oppongono al corso della vita, a quel che è stato destinato
loro: qui risiede la causa principale della loro sofferenza,
prima ancora che nell’effettivo dolore fisico ed emotivo che
possono sperimentare.
Aspettare
che ‘passi’, nella vita, non è mai una valida soluzione,
fa perdere di vista il presente, ipoteca il futuro alla luce
di una non meglio precisata aspettativa di una condizione
migliore che esiste solo nella mente e che concretamente mai
potrà avere una corrispondenza esterna. Saper vivere e godere
le giornate di pioggia e tempesta non solo può diventare in
sé un grande piacere, ma allena anche a vivere altrettanto
intensamente quelle di sole.
Anna
Fata