martedì 19 novembre 2013

Maltempo, strage in Sardegna. Quattordici morti e diversi dispersi




ITALIA PIOVE SUL BAGNATO

I nubifragi hanno messo in ginocchio gran parte dell'Isola. Madre e figlia travolte nell'auto investita dall'acqua. Un'anziana è morta in una casa allagata a Uras (Oristano). Una donna di 90 anni muore in provincia di Nuoro. Crolla un ponte a Monte Pino, due auto coinvolte, messi in salvo tre poliziotti, uno non ce l'ha fatta. Altre vittime: marito, moglie e suocera. Diversi i dispersi, tra cui una famiglia brasiliana, madre e due bambini in Gallura. Nel crollo di un altro ponte resta ucciso un uomo. Difficile la situazione a Olbia e Nuoro, domani scuole chiuse.  Disagi su strade e ferrovie, paesi isolati, continui black-out. Estesa allerta della Protezione civile. A Roma attenzione al livello del Tevere

CAGLIARI - Rispettando le previsioni, l'ondata di maltempo in arrivo sull'Italia ha iniziato a farsi sentire, e tanto, partendo dalla Sardegna. Un ciclone, accompagnato da ore e ore di abbondanti piogge hanno provocato esondazioni e allagamenti che hanno costretto l'Anas a chiudere tratti di alcune strade statali. Forti disagi anche sulla rete stradale e ferroviaria e nei collegamenti aerei e marittimi, mentre la furia delle acque fa crollare ponti, isola paesi e frazioni, fa chiudere le scuole. E uccide.

Il crollo del ponte. E' strage a Monte Pino, in provincia di Olbia-Tempio. Nel crollo di un ponte sono rimaste coinvolte due automobili, una delle quali è stata risucchiata dalla voragine che si è formata. I vigili del fuoco hanno recuperato senza problemi tre poliziotti, mentre il corpo del quarto è stato ritrovato senza vita. Nello stesso incidente hanno perso la vita altre tre persone. Sono marito, moglie e suocera, trovati privi di vita all'interno di un furgone. Gli agenti stavano scortando un'ambulanza con un ferito a bordo.

Altre tre persone sono state trovate morte dai soccorritori a Torpè, uno dei comuni sardi più colpiti dall'ondata di maltempo. Il bilancio ancora provvisorio è di 14 vittime.

I dispersi
. Secondo la Protezione civile tra i dispersi c'è anche una intera famiglia brasiliana. Si tratta di una donna con due bambini di Arzachena. E' questo l'ultimo bilancio della Protezione Civile regionale. I soccorsi, secondo quanto si è appreso, proseguiranno ininterrottamente per tutta la notte. "Tutti i centri abitati della Sardegna colpiti dal maltempo sono stati raggiunti dai soccorritori". Così Silvio Saffiotti, direttore regionale dei vigili del fuoco in una intervista al Tg3-Linea Notte. "Abbiamo messo in campo 350 uomini - ha sottolineato - dispieghiamo tutte le nostre forze, il personale lavora in doppio turno e domani arriveranno quattro sezioni operative di rinforzo dalla penisola.

 A Olbia, secondo la Protezione civile, almeno altre due donne risultano disperse. Voci non ancora confermate, parlano anche di altre gravi situazioni per auto bloccate sulle strade dalla piena dei torrenti. Un bilancio che potrebbe ulteriormente aggravarsi, perché le ricerche proseguono in condizioni avverse, in zone difficilmente raggiungibili per il maltempo. Nella zona di Olbia il 115 è in tilt. Ecco i numeri alternativi: 0789/69502, 0789/52020 e 366/6617681.

Il sindaco di Olbia. "Non posso confermare il numero dei morti, di sicuro ci sono vittime e diversi dispersi. Sulla città si è abbattuta una vera bomba d'acqua con una intensità spropositata". Così il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli in una intervista al Tg3 che ha dedicato un'edizione straordinaria al maltempo in Sardegna con un bilancio provvisorio di 9 morti e almeno 10 dispersi.

Il sindaco ha spiegato che il nubifragio ha provocato l'esondazione di molti fiumi e corsi d'acqua sommergendo gran parte della città. Ampi tratti di strada sono sprofondati con smottamenti larghi anche 50 metri: è qui, ha confermato Giovannelli, che si è registrato il maggior numero di vittime tra gli automobilisti di passaggio. "Anche nella zona centrale della città si è avuta una vittima - ha proseguito il sindaco - l'acqua in alcuni punti ha raggiunto i 2 metri, allagando i primi piani delle case. Tutta la macchina dei soccorsi è stata attivata dalla Protezione Civile e 118, c'è una forte mobilitazione - ha spiegato Giovannelli - ma una situazione così drammatica non ce l'aspettavamo. Domani purtroppo comincerà la conta dei danni e soprattutto quella del numero esatto dei morti". Al momento dell'intervista il sindaco ha detto che il maltempo sta concedendo una tregua. Gli organismi interessati sono riuniti nella centrale operativa del comune da questo pomeriggio. Straordinario è stato definito dallo stesso primo cittadino il lavoro dei vigili del fuoco.

"Persino la Capitaneria di porto è intervenuta con i propri mezzi - ha svelato Giovanelli - lungo le vie della città trasformate in grandi corsi d'acqua. Ribadisco - ha concluso il sindaco - che stiamo subendo gli effetti di un evento straordinario. Già stamattina avevo emesso un decreto per la dichiarazione dello stato di calamità naturale emettendo le opportune ordinanze". Sono in corso a Torpè, nel nuorese, le operazioni di recupero degli ultimi abitanti rifugiatisi sui tetti e sugli alberi per sfuggire alla furia delle acque. Lo ha reso noto il sindaco Antonella D'Alu confermando il bilancio di un morto nel suo paese. "Si tratta di una signora anziana costretta su una sedia a rotelle e sorpresa dall'acqua in casa". Sulla zona stanno operando degli elicotteri predisposti al recupero dei superstiti.

La protezione civile.  "I morti sono diversi e così i dispersi". Questo il bilancio confermato dal capo della Protezione Civile regionale Giorgio Cicalò del maltempo che ha sconvolto la Sardegna. "Il ciclone ha investito tutto l'est dell'isola - ha spiegato Cicalò in una intervista al Tg3-Linea Notte - in particolare il cono Olbia-Torpè dove gli interventi di messa in sicurezza delle persone stanno proseguendo anche ora".

Il responsabile della Protezione Civile ha confermato l'avvio di tutti i piani di accoglienza per la popolazione sfollata con l'apertura di centri nelle zone più colpite e l'utilizzo di palestre o altri centri pubblici.

"Quanto alle vittime - ha precisato Cicalò - sono confermati i sei morti ad Olbia e quello a Uras. Da confermare ufficialmente un decesso a Oliena e uno a Torpè". Il capo della Protezione Civile ha infine sottolineato che in queste ore gli sforzi si stanno concentrando su Torpè, colpita anche da un totale black-out elettrico e Olbia con buona parte della città completamente sommersa dall'acqua.

Le altre vittime. Una donna di 64 anni trovata morta nella sua casa allagata a Uras, in provincia di Oristano, uno dei centri più colpiti, dove in molti trascorreranno la notte in una palestra. Il marito della donna è ricoverato all'ospedale di Oristano in stato di ipotermia. Il corpo della donna è stato recuperato in un'abitazione allagata della via Sassari. 

La seconda vittima a Torpè, in provincia di Nuoro, dove hanno ceduto gli argini del rio Posada e l'ondata è arrivata nella parte bassa del paese: un'anziana di 90 anni è stata ritrovata morta nella sua abitazione invasa dall'acqua.

Altre tre persone sono morte in Gallura, due a Olbia- mamma e figlia ritrovate dentro un'auto travolta dalla furia dell'acqua - e un uomo a Telti, in seguito anche in questo caso al crollo di un ponte.

Cappellacci ad Olbia. Il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, sta per raggiungere Olbia, la zona più colpita dal ciclone che ha seminato morti e distruzione in Sardegna. Solo in Gallura si registrano 6 delle 9 vittime sinora accertate. Il presidente della Regione ha parlato di una "piena millenaria, un evento che si registra una volta nel millennio con una forza al di sopra di ogni ragionevole previsione. Ci sono centinaia di evacuati - ha detto - cui stiamo provvedendo per la notte".

I disagi e i danni. Sempre a Olbia ci sono case allagate in tutto il centro abitato e la situazione, a quanto pare, sta peggiorando. Vigili del fuoco, protezione civile e forze dell'ordine stanno fronteggiando l'emergenza. In alcune zone l'acqua ha superato i 3 metri d'altezza e per salvare i residenti, molti anziani, si è reso necessario l'intervento dei gommoni della capitaneria di porto di Olbia. Diverse persone, intrappolate nelle auto semisommerse dall'acqua, sono state tratte in salvo sulle direttrici per Tempio e Telti. Entrambe le strade non sono transitabili. Tutti i corsi d'acqua che attraversano la città sono esondati e seri disagi si registrano nelle campagne, anche per la difficoltà a raggiungere le abitazioni. Isolate le borgate di Raica e Putzolu. Problemi anche a San Giovanni e Pittulongu. Mentre nella scuola elementare di Maria Rocca, allagata, la Protezione civile è intervenuta nel primo pomeriggio per far uscire gli alunni da un ingresso secondario.

Le scuole di tutto il territorio comunale, domani, resteranno chiuse su disposizione del sindaco di Olbia che sta predisponendo l'ordinanza. Sopralluoghi sono in corso negli asili comunali per verificare i danni. Un gruppo di bambini che lo scuolabus non è riuscito a riportare a casa trascorreranno la notte in alcuni alberghi della città. La centrale operativa comunale è riunita permanentemente da stamani. L'assessore alla Protezione civile, Ivana Russu, invita la cittadinanza a usare prudenza e, se possibile, non uscire di casa.

L'amministrazione ha anche lanciato un appello ai cittadini a non intasare i centralini del pronto intervento con segnalazioni di allagamenti minori e invitato gli olbiesi a soggiornare nei piani alti, vista l'impossibilità di far fronte a tutte le richieste di soccorso. Al momento si segnalano interruzioni dell'energia elettrica e nelle linee telefoniche.

Mentre la città si è mobilitata creando su Facebook un gruppo "Apriamo le nostre case ai nostri concittadini" dove si mettono a disposizione posti letto per le centinaia di sfollati.

La situazione è pesante anche nella provincia di Nuoro, dove tutte le strade hanno subito danni e soltanto domani, se il tempo darà una tregua, si potrà fare la conta di un disastro meteorologico annunciato. In salvo due allevatori, padre e figlio, travolti da un fiume in piena a Onanì e dati per dispersi. Sotto osservazione le dighe, quella di Preda e Ottoni in particolare, perché il Cedrino nei paesi della Baronia fa sempre paura. Domani a Nuoro gli studenti non entreranno in classe, dopo l'ordinanza del Sindaco, Sandro Bianchi, che comunque non chiude le scuole. In città il sindaco ha ordinato la chiusura di tutte le scuole per la giornata di domani dando incarico alla Protezione Civile di effettuare il censimento dei danni causati dal maltempo. Anche qui, il Comune invita i cittadini a non usare l'auto e a restare in casa.



In provincia sono crollati alcuni ponti sulla Ss 129 e sulla provinciale 22 che hanno isolato il paese di Oliena nelle zone di Malasuddas, Morgheri, Sa trave, Locoe. Le strade sono presidiate dai carabinieri. L'acqua in alcuni punti sfiora il piano stradale. Allerta anche in Ogliastra dove da stamani è chiusa per un tratto nella zona di Pira-Onne la Statale 389 Nuoro-Lanusei.

Le strade. Il crollo di un ponte ad Argo in Pietro al km 25,050 ha costretto l'Anas ha chiudere la statale 129 "Trasversale sarda",  mentre sulla 387 "del Gerrei" è stato istituito il senso unico alternato al km 37,700 a causa di una frana. Problemi anche sulla Carlo Felice, chiusa al traffico nell'Oristanese, in entrambe le direzione, fra il km 108 e il km 109 per un allagamento. Il traffico è stato deviato su strade secondarie.

Le abbondanti piogge hanno causato una situazione analoga sulla 131 Dcn Abbasanta-Olbia, chiusa in entrambi i sensi di marcia dal km 50 al km 70, nel Nuorese. Nel capoluogo barbaricino, intanto, il comune ha invitato i nuoresi a limitare il più possibile gli spostamenti in auto, mentre a Cagliari l'amministrazione ha chiuso la piscina comunale di Terramaini fino alle 12 di domani, anche per lasciare i parcheggi vicini liberi per i mezzi di soccorso della Protezione civile.

Nel Medio Campidano, dove sono state evacuate per precauzione alcune case di campagna, è stata chiusa al traffico la strada statale 196 "di Villacidro", fra il km 9 e il km 20. Personale dell'Anas è al lavoro per ripristinare la circolazione interrotta anche sulla statale 198 "di Seui e Lanusei" al km 43,700, sulla 389 Nuoro-Lanusei, fra i km 65 e 75, e sulla statale 293 "di Giba" dal km 8,500 al km 40.

Le ferrovie. Disagi si registrano anche sulle reti ferroviarie dell'isola. I treni si sono fermati per 50 minuti, dalle 11.40 alle 12.30 sulla tratta Decimomannu-Iglesias, tra le stazioni di Decimo e Siliqua, a causa dell'allagamento dei binari. E' ancora bloccata, invece, la circolazione ferroviaria fra le stazioni di San Gavino e Marrubiu, sulla linea Cagliari-Oristano.
Un treno regionale con a bordo 18 viaggiatori è invece fermo dalle 17.20 a 1 km dalla stazione di Enas, in provincia di Olbia, a causa dell'esondazione di un torrente che ha allagato i binari. Circolazione bloccata dalle 18.50 anche tra Paulilatino e Solarussa a causa di una frana. Sempre nell'Oristanese registrati problemi anche nei passaggi a livello e nei sistemi di segnalamento, a causa dell'intensa attività elettrica durante i temporali che si sono abbattuti nella provincia. Trenitalia ha messo a disposizione dei viaggiatori autobus sostitutivi.

Dalle 14.10 i treni non viaggiano neanche sulla Chilivani-Porto Torres, nel Sassarese, dove il regionale 8947 (che viaggiava sulla linea Sassari-Olbia) è stato bloccato da un cavo del gestore della rete elettrica caduto sui binari, tra Sassari e la località Scala di Giocca. Le squadre di Rete ferroviaria italiana sono al lavoro per ripristinare la funzionalità delle linee.

Aerei e navi. Criticità anche sul fronte trasporto aereo. All'aeroporto di Cagliari-Elmas quattro voli non sono riusciti ad atterrare a causa della scarsa visibilità, per i fulmini e i campi magnetici a bassa quota, non sono riusciti ad atterrare all'aeroporto di Elmas. Sono rimasti in volo all'altezza di Capo Carbonara e poi sono tornati negli aeroporti di partenza. I passeggeri sono stati dirottati su altri voli diretti in Sardegna nelle ore successive. Problemi anche a Bologna per un volo diretto a Cagliari e poi dirottato sull'aeroporto di Olbia. Lo spostamento dei voli ha innescato molti ritardi, i passeggeri sono rimasti bloccati per ore nei vari aeroporti.
Problemi anche ai collegamenti marittimi. La nave Tirrenia che doveva partire da Civitavecchia per Cagliari stasera è rimasta in porto e partirà domani. I passeggeri rimarranno a bordo in attesa della partenza.

Black-out. L'ondata di maltempo sta creando numerosi problemi alle linee elettriche, con black-out in molte zone dell'isola. L'Enel ha messo in campo oltre 500 uomini fra tecnici, operai, incaricati del Centro Operativo, responsabili, operatori delle segnalazioni guasti e personale delle imprese esterne. I tecnici stanno svolgendo un lavoro intenso in avverse condizioni meteo. Persistono temporali diffusi, fulmini e forte vento che rendono impraticabili alcune zone dell'isola. L'intervento dei tecnici proseguirà senza sosta fino al rientro dell'emergenza meteo. L'Enel ricorda che è sempre attivo il numero verde di segnalazione guasti 803 500.

Diverse segnalazioni da parte degli allevatori sono state ricevute anche da Coldiretti. "Le situazioni più critiche - riferisce Aldo Manunta, direttore della Coldiretti Nuoro Ogliastra - le abbiamo nel Nuorese con particolari problemi a Oliena ed Orgosolo e nell'alta Ogliastra come a Villagrande Strisaili con allagamenti e strade rurali spazzate via dai torrenti in piena".

"Non trovare le risposte dovute dagli organi competenti è disarmante. Domani qualcuno credo debba dare delle risposte...Siamo soli...Una vergogna", è invece il commento, affidato a Facebook, di Giovanni Santo Porcu, sindaco di Galtellì (Nu), dove sono state evacuate 80 famiglie per l'esondazione del fiume Cedrino. Sul posto i carabinieri della compagnia di Siniscola, protezione civile e vigili del fuoco.

Letta: "Impegno per la Sardegna". Al telefono col capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, il presidente del Consiglio, Enrico Letta è stato informato dell'evolversi della situazione e delle operazioni messe in campo dalla Protezione civile. Entrambi hanno concordato sul fatto che il governo si impegna a seguire l'emergenza in modo sistematico anche nelle prossime ore.

Domani mattina il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, effettuerà un sopralluogo nelle zone colpite dalla perturbazione. Ancora non si conosce il percorso del governatore, che intende rendersi conto di persona dei danni e dell'area interessata.

Previsioni: allerta meteo della Protezione civile. La perturbazione che sta interessando l'Italia porterà nelle prossime ore ancora piogge e temporali su buona parte del Paese. Il Dipartimento della Protezione Civile ha dunque emesso una nuova allerta che integra ed estende quella di ieri: sulla base delle previsioni disponibili gli esperti prevedono, a partire dalla serata di oggi, precipitazioni diffuse e molto intense, che potranno essere accompagnate da fulmini e forti raffiche di vento, su Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, settori occidentali di Abruzzo e Molise, Basilicata e Puglia. Sono inoltre previsti venti da forti a burrasca su Campania, Molise, Basilicata e Puglia. Il Dipartimento seguirà l'evolversi della situazione in contatto con le prefetture, le regioni e le strutture locali di protezione civile.

A Pescara, come confermato dall'assessore comunale, Berardino Fiorilli, a partire da questa notte e per le successive 24-36 ore, sono state preannunciate precipitazione diffuse a carattere di rovescio con frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Il bollettino diramato dalla Protezione civile regionale ha fatto alzare il livello di guardia: sono state mobilitate tutte le forze in campo, compresi i volontari per fronteggiare le possibili emergenze.

Allerta Tevere a Roma. Dalla notte di oggi e per le successive 24/36 ore, si prevedono sul Lazio precipitazioni diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale. La protezione civile di Roma Capitale ha attivato dodici presidi operativi in diverse zone della città. Sotto osservazione il fiume Tevere e i suoi affluenti e la chiusura degli accessi alle banchine. Per ogni richiesta di chiarimenti, informazioni o interventi è possibile contattare la sala operativa h/24 dell'ufficio protezione civile al numero 06.67109200 o al numero verde 800.854.854.

Chi insulta i morti di Lampedusa...

Chi insulta i morti di Lampedusa, insulta tutti gli italiani emigrati all'estero

Chi insulta i morti di Lampedusa insulta l'Italia e gli italiani. Il suo passato e il suo presente.

Chi insulta i morti di Lampedusa, insulta tutti gli italiani emigrati all'estero.
Gli insulti, il razzismo, i commenti on line e non, sono la più grande offesa ai nostri nonni, ai nostri fratelli. Insultare chi emigra (e muore) per sfuggire dalla disperazione vuol dire insultare gli Italiani. Vuol dire insultare i veneti d'Argentina, i campani di New York, i siciliani di Marsiglia.
Vuol dire insultare i morti di Marcinelle. Vuol dire non ricordare l'odio con cui gli svizzeri accoglievano – e accolgono – i nosti compatrioti. Vuol dire insultare il ricordo di tutti i ragazzi che per cercare fortuna dormivano nelle cafunare, ieri, nelle case con altri 10 disperati oggi. Vuol dire insultare tutti quei giovani che al mattino impastano le pizze nei locali di Londra.
Chi insulta è semplicemente ignorante. Ignora cosa vuol dire essere emigranti o ignora che gli italiani hanno esportato cultura ma anche mafia e malaffare. Ignora il dolore degli insulti, gli sguardi di superbia. Ignora la vergogna di essere italiani onesti a New York mentre i Capone e i Gambino mettevano a ferro e fuoco la città.
Ignora cosa si prova ad essere chiamato rital, maccaroni, spaghetti, wop, zabar. Ignora che ci sia un termine per l'odio verso gli italiani  (siamo uno dei pochi popoli ad averne uno). Ignora quella copertina del Der Spiegel con gli spaghetti e la pistola.
Ignora che i tribunali americani definivano gli italiani “non appartenenti alla razza bianca”. Ignora che tutto quell'odio non è sparito, esiste ancora.
Per vivere e morire come un migrante ci vuole una disperazione che chi insulta ignora. La stessa disperazione che ha spinto oltre 25 milioni di italiani nell'arco di un secolo ad abbandonare il paese. Dal Veneto (che ha perso 1/5 della sua popolazione) fino alla Sicilia. O ignora tutto ciò o preferisce riversare sui più deboli il suo dolore per l'emigrazione vissuta. In quel caso non si è più ignoranti ma semplicemente vigliacchi.
Chi insulta i morti di Lampedusa ignora il proprio passato, il proprio presente.
Chi insulta i morti di Lampedusa insulta gli italiani.

 

Per la Casta stipendio al sicuro

I consiglieri regionali decidono di fissare per il futuro il loro gettone a quello percepito il mese scorso. Prima era l'80 per cento di quello della Camera. Un cambio di regola voluto per evitare di essere colpiti dai previsti tagli a Montecitorio



















Traditori dell'Italia

Alessandro Sallusti


Un Paese non può vivere di solo spread, di tagli agli stipendi della casta o di presunti conflitti di interesse. Qualsiasi agenda deve avere al primo punto il rispetto della bandiera simbolo della nazione, dignità e orgoglio, difesa di chi serve lo Stato rischiando la vita.

Mario Monti con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Tutto il resto ne discende. E invece siamo ripiombati nell'italietta di inizio secolo scorso: debole, confusa, pasticciona, ingrata, senza nerbo e parola. Lo dobbiamo a Monti e al suo governo. Nel giro di una settimana prima hanno tradito la parola data agli indiani, poi quella a noi italiani e al mondo intero. Il caso è quello dei due marò del San Marco arrestati in India. Ce li avevano rispediti in licenza per qualche settimana con l'assicurazione di un loro ritorno per il processo. Abbiamo annunciato con squilli di tromba che ce li saremmo tenuti, ma di fronte all'India che ha mostrato i muscoli (e non solo quelli) abbiamo calato le braghe: sono già in volo verso New Delhi, con tante scuse.
Questo è Monti, l'uomo che doveva ridarci la credibilità internazionale che ci avevano fatto credere persa. Questo è Terzi, il ministro già ambasciatore in America. Questa è l'Italia dei tecnici voluta e sostenuta dai salotti di banchieri e intellettuali, dai giornaloni della sinistra. Una manica di incapaci, egoisti ed egocentrici, senza alcuna legittimazione, traditori di parole date (ricordate il «mai mi candiderò» di Monti?). Volevano suonare l'Italia e gli elettori li hanno suonati, volevano cantarle all'India e il mondo l'ha cantata a loro. Hanno preso ordini non dagli italiani ma da capi di Stato e governo stranieri.
Altro che Grillo e democrazia pop a Cinque stelle. Quando qualcuno pensa di prescindere dalla politica, il risultato è quello oggi dei marò e domani delle banche chiuse su disposizione della Merkel o chissà cos'altro. Quello che serve è un governo politico e forte. Bersani sta ripetendo l'errore-orrore di Monti: pensare alla sua salvezza e non alla nostra e del Paese. Dice no a un patto col Pdl, l'unica soluzione indicata dalle urne. Anche noi siamo molto, ma molto scettici. Ma allora la soluzione è una sola: tornare a votare e subito. O cambia idea, oppure ogni giorno che Bersani perde nella speranza di rubare il consenso a un pugno di grillini è un giorno in più in cui l'Italia viene umiliata e messa sempre più a rischio. Anche se ci riuscisse, cosa improbabile, il suo sarebbe un governo talmente debole che saremmo in balia del mondo intero più di quanto lo siamo con Monti. Napolitano ci pensi bene prima di avventurarsi su strade ad alto rischio.
 
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Rifiuti tossici in Campania

ora lo Stato ci spieghi quei segreti

 

Si resta disorientati, ammutoliti, incazzati con la rabbia agli occhi e il cuore in tempesta. Lo Stato, dunque, conosceva bene i nomi, i cognomi, i protagonisti, le logiche, i segreti inconfessabili dello scempio ambientale che ha trasformato la Campania e il meridione d’Italia in una Chernobyl. Una bomba ambientale dagli effetti nefasti. Non è un caso se il tumore nelle nostre disgraziate terre è un’epidemia, quasi una malattia esantematica. Hanno negato per anni anche i dati sulle morti per neoplasie. Stranamente ancora oggi non esiste un registro operativo e conoscitivo sui dati delle patologie in Campania.
Diciamolo con chiarezza: c’è un’ipoteca di scarsa aspettativa di vita sulla testa di almeno tre generazione di italiani che vivono nel sud del Paese. Le parole del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone non sono profezie ma fatti raccontati a verbale il 7 ottobre del 1997 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La decisione della Camera dei Deputati di rendere pubblica quell’audizione segretata ci mette di fronte a uno Stato che nelle sue più diverse articolazioni si è macchiato del genocidio di una popolazione.
Lo Stato sapeva tutto. Su quei segreti a doppia mandata, una casta di politici, funzionari, mafiosi, hanno costruito le loro scellerate carriere, rafforzato il loro potere autoreferenziale. Tutti sapevano tranne chi abitava quei territori. Rileggendo il verbale di Carmine Schiavone forse dobbiamo ammettere che il più onesto della compagnia è stato proprio l’ex cassiere dei Casalesi oggi 71enne. In quelle 50 pagine di fottuto verbale non ci sono macabre profezie ma una denuncia circostanziata e precisa di fatti con tanto di documenti allegati. Nessuno è intervenuto.
C’erano forti interessi affinché la Campania e in generale il Mezzogiorno d’Italia accompagnassero e sostenessero il boom economico dell’Italia settentrionale, il miracolo della locomotiva del Nord Est e di mezza Europa. Gli atti della Commissione, non parlo solo dell’audizione di Schiavone, certificano l’esistenza dei livelli quell’impasto di camorristi, n’dranghetisti, mafiosi, sacra corona unita, massoni, esponenti di vertice delle istituzioni e dei partiti politici. E’ questo il volto vero del nostro Stato? Quell’organismo parlamentare, allora presieduto dal verde Massimo Scalia, approvò all’unanimità una proposta di legge per meglio combattere gli inquinatori. Norme e leggi rigidissime che per la prima volta introducevano nel codice penale il concetto di “delitti contro l’ambiente” e l’inserimento nel Codice penale l’associazione di tipo mafioso contro l’ambiente cioè nasce il concetto di ecomafie
Nel lavoro della commissione c’era davvero tutto. Troppo per uno Stato colluso e che faceva affari con le mafie. Quel pregevole lavoro è rimasto per sedici anni sotterrato nei cassetti. Chiedo perché?
Anzi lo stesso Massimo Scalia come il suo collega di partito Edo Ronchi e tanti altri furono cacciati su due piedi dai Verdi e poi espulsi dalla politica. Erano degli appestati. Come non pensare all’ex leader e ministro dell’Agricoltura il salernitano Alfonso Pecoraro Scanio, un vero tsunami che azzerò con la sua politica rampante e di compromesso la storia ambientalista in Italia. Neppure i cocci si posso raccogliere. Il più pulito ha la rogna. I politici che adesso si strappano le vesti e parlano di bonifiche cosa facevano all’epoca oltre che a portare la borsa e intrallazzare? E i magistrati dov’erano? Nell’ultima intervista Carmine Schiavone dice sferzante a Rainews24
Ecco queste schifo di istituzioni devono spiegare. Hanno il dovere di farlo. “Il popolo campano chiede, vuole, pretende che lo Stato si spieghi. Spieghi perché per quasi 20 anni queste dichiarazioni esplosive sono state tenute segrete, e per di più, si è agito come se non esistessero. Spieghi perché non ha avvisato, come era suo dovere, i cittadini del pericolo incombente che correvano. Sono domande che prorompono da cuori scorticati. Meritano e impongono risposte piene e immediate”.

 Arnaldo Capezzuto

 

Presidente Napolitano

ci faccia la grazia

 

Non se ne può più. Un Paese addormentato e annichilito da una classe politica che non fa altro che pensare a se stessa. Un governo delle larghe intese chiaramente ispirato e orientato a difendere e proteggere gli amici dei vari Ministri. Un pregiudicato che continua tranquillamente a monopolizzare la scena politica italiana. E come se non bastasse ripete ossessivamente di volere la Grazia da parte del Presidente Napolitano. Un Presidente della Repubblica che cerca di mantenere tutto congelato, anche se stesso, e di dettare la linea ‘politica’ ad un governo farsa. I partiti rincoglioniti dalla larghe intese e incapaci di avere la schiena dritta. Un Ministro della Giustizia che in Parlamento si vanta con tracotanza di essere amica della famiglia Ligresti. E come se non bastasse la maggioranza del Parlamento, priva di lucida e senso della realtà, riserva al Ministro un caloroso applauso.
Alcuni “onorevoli” spinti dal leccaculismo sfrenato, a conclusione del discorso del Ministro, si precipitano anche a stringerle la mano. Scene pietose. Un Pd che non riesce a prendere una posizione netta e contraria solo per salvare il governicchio Letta. Francamente la politica italiana non ha un limite al peggio. Da anni non si parla di cosa la politica vuole fare per risolvere la crisi del nostro paese. Una nazione abbandonata a se stessa senza una classe politica che faccia quello per cui è “eletta”. Eletta, termine non più corretto. Considerato che, come sappiamo, i parlamentari vengono nominati dai segretari di partito. Potremmo fare un elenco noioso di tutto quello che siamo costretti a subire giorno dopo giorno. E allora dopo tutto questo, dovremmo veramente essere noi cittadini a chiedere la grazia a Napolitano.
E si, Presidente ci faccia la grazia. Fateci la grazia. Liberateci da Voi stessi. Liberate questo Paese. Aprite le stanze e fate entrare un po’ di aria fresca. Magari vi rinsavisce un pochino. Fateci vivere serenamente. Se proprio non riuscite a staccare il sederino dalla poltrona e volete continuare all’infinito a prenderci per i fondelli abbiate almeno la decenza di tacere e di non farvi più vedere nei vari programmi televisivi. Volete fare l’indulto e l’amnistia per salvare tutti i vostri amici? Fatelo. Volete dare la Grazia a Berlusconi? Fatelo. Volete ucciderci di tasse? Lo state già facendo. Insomma lasciateci almeno la speranza.
Presidente Napolitano ci dia la Grazia. E ce la dia veramente. La gente è stanca di sopportare tutto. Avete rovinato, forse per sempre, il nostro Paese. E continuate impunemente. E l’unica ancora di speranza, ogni tanto, rimane qualche magistrato integerrimo e servitore dello Stato (noi cittadini) che facendo il suo dovere mette un freno alle porcate della politica e di certi politicanti. E quando qualcuno fa il proprio dovere di certo la politica non lo loda. Ci basterebbe poco.
Un Presidente della Repubblica giovane, imparziale, garante dei cittadini e non dei politici. Un Governo amico del popolo e che lavori giorno e notte per risolvere realmente i problemi. E che non passi il suoi tempo in interviste, convegni e incontri effimeri. Dei Ministri che non siano amici di personaggi poco puliti. Dei politici onesti e non pregiudicati. Dei partiti con ideali chiari e precisi e che sanno cosa vogliono. Insomma una politica vera e normale. Ma troppo semplice per Voi. Speriamo un atto di clemenza, o meglio speriamo che non ci sia, invece, da parte Vostra, il colpo di Grazia.

Andrea Viola

 

La Merkel "chiama" Napolitano

"In Italia meglio votare subito"

 

Questa volta a sostenerlo è Angela Merkel. Secondo alcune indiscrezioni raccontate da Dagospia, a Berlino hanno cambiato idea. Preferiscono un voto anticipato alla stabilità debole del governo Letta. Secondo rumors, in una delle telefonate istituzionali tra Giorgio Napolitano, Enrico Letta e la Cancelliera Merkel, a quanto pare da Berlino sarebbe uscita la frase: "E' meglio tornare immediatamente alle urne". La Merkel dunque cambia idea. Lei da sempre ha sostenuto sia il governo Monti che quello di Letta. Ora vuole il ribaltone. Sempre secondo indiscrezioni il piano di Angela è abbastanza chiaro. E lo avrebbe già comunicato a Napolitano. La prima cosa da fare secondo Berlino è far decadere Berlusconi da senatore. A quel punto per la Merkel si può tornare alle urne e anche in fretta. Mossa successiva, in vista dell'europee, l'esclusione di Forza Italia dal Partito Popolare Europeo. Il piano "perfetto" di Berlino prevede, sempre secondo Dagospia, la vittoria alle urne del Pd. Ma con un premier che abbia un programma chiaro e che sia sostenuto da tutto il partito. Ecco così che la Merkel tifa Renzi. Ma Enrico Letta però non ha intenzione di mollare palazzo Chigi e Napolitano non vuole nemmeno sciogliere le Camere. A Berlino lo "stallo" non piace. Re Giorgio vuole elezioni almeno nel 2015. La linea Roma-Berlino è ancora rovente. E a quanto pare Angela continua a dare ordini e Napolitano prende nota..

Tutti i nuovi partiti, movimenti e liste varie.

quanti partiti esistono in italia?

Avete le idee confuse su quanti o chi siano i nuovi pariti? Bene siete arrivati nel posto giusto e al momento giusto, eccovi la lista (in continuo aggiornamento)

di tutti i nuovi partiti, partitini, movimenti  ecc… inventate da parlamentari (sempre gli stessi) più o meno trombati, più o meno sfigati ma comunque sempre in cerca di una poltrona perchè diciamocelo chiaramente ventimila euro al me se più la pensione fanno gola a tutti sopratutto in un periodaccio come questo, ed ecco quindi spuntare come funghi una pletora di movimenti più o meno del cazzo, di liste, listine, listelle, fantomatici gruppi politici, tutti con dei deliranti nomi con dentro le parole libertà, italia, diritti, cittadini e cazzate varie a cui non crede più nessuno.
Insomma figure minori, scarine come si dice a Roma, che però pur non avendo fatto nulla per il paese se non danneggiarlo, quella poltrona proprio non vogliono mollarla. Come dargli torto? finchè ci sono gli idioti che li votano perchè non approfittarne?!
Movimenti e partitini nati in queste ultime settimane, ma credo che con la velocità con cui nascono, alle elezioni ne avremo molti altri.
L’elenco è stato redatto da Mauro Bazzucchi cinque giorni fa, ma già ci sono degli aggiornamenti, e poi in questa gran confusione se ne era dimenticati un paio, comunque se ne conoscete altri scrivetemi perchè la lista è in continuo aggiornamento.
Prince Faster
* ultimo aggiornamento: Lista Monti, si dovrebbe chiamare “Agenda Monti”, il simbolo dovrebbe essere proprio una agenda, che ideona!!!
un altro aggiornamento del 30 dicembre: Rivoluzione Civile (Ingroia)
  • Diritti e Libertà (Sergio Donadi)
  • F.a.r.e. Fermare il declino (Oscar Giannino)
  • Vogliamo vivere (Emilio Fede)
  • Natura e Amore (Cicciolina)
  • Movimento Arancione (De Magistris-Ingroia)
  • Fratelli d’Italia (La russa-Crosetto-Meloni)
  • Verso la Terza Repubblica (Montezemolo-Riccardi-Acli)
  • Moderati rivoluzionari (Samorì)
  • Italia libera (Bertolini)
  • Italia popolare (Alfano-Quagliariello)
  • Fareitalia (Urso-Ronchi)
  • Città nuove (Polverini)
Da aggiungere, anche i gruppi parlamentari degli ultimi mesi, formatisi dopo la famosa “campagna acquisti berlusconiana del dicembre del 2010:
  • Popolo e territorio
  • Grande Sud
  • Lega Sud-Ausonia
  • Forza Sud
  • Responsabili
  • Noi sud
  • Popolari per l’Italia di domani
  • Azione popolare
  • Intesa popolare

I deputati si "regalano"


<B>I deputati si "regalano" il ristorante<br>pagano 9 euro per pranzi che costano 90</B>

I deputati si "regalano" il ristorante
pagano 9 euro per pranzi che costano 90

 

ROMA - I cavatelli al salmone fresco e zucchine serviti ieri erano una delizia (3,60 euro). Ma anche gli gnocchi di patate al pomodoro e basilico sembra che abbiano riscosso un certo successo (3 euro). Gli onorevoli più buongustai sono passati poi a dell'ottimo pescato del giorno (4,20 euro) e infine a una ghiotta "scelta di dolci" (1,80 euro). Il tutto per 9 euro, centesimo più, centesimo meno. Peccato che quel pranzo sia costato alle casse della Camera dieci volte di più: 90 euro.

Che le cose andassero più o meno in quel modo, a Montecitorio, lo si sapeva da tempo. Solo che ieri mattina la frittata, è il caso di dire, è finita sul tavolo dell'Ufficio di presidenza, l'organismo che fa capo a Fausto Bertinotti e che sovrintende all'amministrazione del palazzo. Non tanto perché si è appreso che la ristorazione a beneficio dei 630 inquilini costa 5 milioni 232 mila euro l'anno, anche questo era noto. Ma perché si è scoperto che quella cifra, ripartita per il numero di deputati, fa lievitare la spesa per ogni singolo pasto appunto a 90 euro. Il calcolo, un po' grossolano ma significativo, è stato sottoposto ai colleghi da Gabriele Albonetti e dagli altri due deputati questori, per far capire che forse era giunto il momento di mettere un taglio a cotanto spreco.

Il clima di antipolitica montante che si respira fuori dal palazzo, c'è da giurarci, avrà pure avuto il suo peso. Sta di fatto che si corre per la prima volta ai ripari. Come? La soluzione individuata consiste nell'"affidamento all'esterno di una parte dei servizi di ristoro". Così, i 7 cuochi del reparto cucina e i 25 addetti, tra camerieri e operatori vari, per un totale di 32 "unità di personale" saranno destinati "alla professionalità di assistente parlamentare con le rispondenti qualifiche", ma anche al centralino, al "reparto riproduzioni e stampa", ai servizi radiofonici e televisivi. Ora, cosa ci farà un cuoco al centralino non è dato sapere, ma il problema sarà affrontato in un secondo tempo. Per il momento, questa è la decisione adottata che si legge nella delibera del collegio dei questori varata dall'Ufficio di presidenza. E nessuno ieri ha osato obiettare alcunché, coi tempi che corrono. Anche perché il risparmio stimato supera i tre milioni e mezzo di euro. A regime, infatti, sottrarre i pranzi e le (poche) cene dei deputati alla responsabilità diretta della Camera comporterà per l'amministrazione un costo complessivo di 1 milione 662 mila euro. D'altronde, tutto è affidato da un pezzo all'esterno anche al Senato.

Per il momento e per una "fase sperimentale di diciotto mesi", i questori hanno deciso di affidare il servizio alla stessa società che finora ha gestito la mensa dei dipendenti, la "Onama". Così, senza una gara o un appalto. Perché solo al termine dell'anno e mezzo di prova si procederà a una selezione pubblica oppure, ecco la sorpresa nel provvedimento, "al ripristino della gestione interna". O funziona, oppure - se i deputati non dovessero gradire cotture e menù - si tornerà all'antico.

Ma l'Ufficio di presidenza non si è occupato solo del mantenimento in futuro di un buono standard dello "spezzato di manzo al vino rosso" e della dolorosa rinuncia alla cucina interna. Ha dovuto fare i conti anche con un'altra grana. Dopo mesi di dibattiti e buone intenzioni seguiti allo scandalo sollevato dalle "Iene" in tv sui 54 portaborse dei deputati con regolare contratto a fronte dei 683 collaboratori dotati di permesso di ingresso, dopo il giro di vite annunciato dai presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini, che avrebbe dovuto comportare la concessione dei nuovi badge solo agli assistenti messi in regola, ieri Montecitorio ha deciso di alzare bandiera bianca. E sì, perché dopo due proroghe della scadenza e molteplici appelli agli onorevoli, a consuntivo si è scoperto che solo 142 deputati hanno stabilizzato 182 collaboratori. E siccome il rischio era quello di lasciare fuori dalla porta i restanti 500 finora pagati in nero, con paghe da 400 a 800 euro, ecco l'escamotage che consentirà di fatto di proseguire come se nulla fosse: l'Ufficio di presidenza ha deciso di concedere il lasciapassare anche a collaboratori che svolgono una generica "attività di tirocinio", ma anche a pensionati disposti a collaborare gratuitamente o a dipendenti di enti e associazioni (e quindi anche di partiti). Per farla breve, si torna al passato. Tentativo fallito.

Oggi sarà la volta del Consiglio dei ministri, che inizierà ad esaminare il disegno di legge sui costi della politica studiato dal ministro Santagata, più volte annunciato e altrettante rinviato. Ma come ha anticipato anche ieri l'altro ministro che vi sta lavorando, Linda Lanzillotta, manca ancora il via libera delle Regioni, dunque oggi al più il testo (in 25 articoli) potrà essere solo esaminato. In ogni caso, quel documento non è sufficiente ad affrontare il problema dei costi nel suo complesso, secondo Antonio Di Pietro, che ieri ha presentato con Gianni Alemanno di An un piano bipartisan per abbattere le spese. Dal taglio delle tessere gratuite dei parlamentari alla riforma costituzionale che riduca la stessa rappresentanza politica.


CARMELO LOPAPA

Il tempo delle chiacchiere è finito

occorre agire

Mandiamo a casa chi sta impoverendo l'Italia


 Gli ultimi dati forniti dall'Istituto Nazionale di Statistica sull'economia sono a dir poco allarmanti: per il 2013 si prevede una riduzione del Prodotto Interno Lordo pari all'1,4% in termini reali, una contrazione dell'1,6% degli acquisti delle famiglie, una diminuzione degli investimenti fissi lordi del 3,5%, un aumento della disoccupazione che arriva a sfiorare il 12,3%. Nonostante le rassicurazioni di Draghi, anche per il prossimo anno le previsioni non appaiono certamente confortanti. In tutto questo, la pressione fiscale effettiva invece di diminuire aumenta, arrivando, secondo Confcommercio, al 54%, con un +1% rispetto all'anno precedente; e le banche, secondo Adusbef, hanno piazzato negli enti locali titoli tossici per circa 23 miliardi di euro che ci verranno addebitati. La nostra economia appare dunque molto debole e, stando così le cose, per tornare ai livelli ante crisi ci vorranno, secondo le stime, dai 15 ai 20 anni. Tutto questo a causa dell'incapacità dei nostri governanti che, essendosi venduti alla finanza speculativa di Bruxelles, non hanno più la forza di spezzare le catene della schiavitù. Per capire come far ripartire l'economia, basterebbe guardare all'America e alle scelte annunciate dal nuovo governatore della Federal Reserve, Janet Yellen: non cambierà la politica monetaria del suo predecessore, Ben Bernanke, ma anzi, attraverso la stampa della moneta a tasso 0, fornirà una maggiore liquidità alle banche per sostenere l'economia reale e rilanciare l'occupazione. Non lontano da noi, c'è chi si sta preparando a mettere in atto mosse simili. In Francia, Marine Le Pen, con il suo partito di destra, il Front National, dopo aver vinto alle elezioni cantonali di Brignoles, un paesino a sud della Francia, con il 40% dei voti, è in testa ai sondaggi per le europee del 2014. La sua ricetta per la ripresa dell'economia è quella di uscire dall'euro per porre fine al grande bluff fallimentare dell'Europa, e i cittadini della Francia, primo fra tutti il noto attore Alain Delon, sembrano darle ragione. Non ci resta dunque che aspettare di vedere se Marine Le Pen, avendo le mani più libere delle nostre, abbia la meglio sui suoi avversari nemici del popolo francese. Nel frattempo, però, anche l'Italia dovrebbe darsi da fare per eleggere un nuovo leader "giovane" che ci porti fuori dall'euro e, tornando in possesso della stampa della moneta, creare un asse italo-francese per ricapitalizzare le banche e proibire la finanza speculativa nemica dell'economia reale. Per cavalcare la civiltà dei consumi, occorrono famiglie ricche e Stato molto indebitato in opere pubbliche utili alla collettività. Se per assurdo fosse necessario costruire strade d'oro per cogliere il vento della ripresa e ridurre la disoccupazione, lo Stato dovrebbe farle. Cari lettori, il tempo delle chiacchiere è finito: occorre agire.

Mario Pinzi

Italiani, quarantenni e disoccupati.

Ecco chi affolla le mense dei poveri 

 

I dati raccolti dagli operatori dei centri di ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana di Milano non lasciano dubbi: una fascia crescente della popolazione italiana non ha più prospettive per il futuro, e abbandona ogni speranza. A fornire l’ennesimo, duro ritratto della crisi è il Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, che descrive la condizione dei tanti uomini e donne di mezza età che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro, uno qualunque. Nei centri di ascolto del capoluogo lombardo, gli utenti che si rivolgono agli sportelli per il lavoro sono in costante aumento, e la rassegnazione dilaga. Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4% coloro che domandano pacchi di viveri e piccoli aiuti materiali. Nel corso del 2012 gli italiani che si sono rivolti ai centri in cerca di cibo sono il 37%, percentuale pressoché identica a quella degli stranieri. Ormai le mense per i senza fissa dimora e i dormitori sono pieni di italiani. Hanno più di 40 anni, hanno perso il lavoro e ammettono di trovarsi in uno stato di necessità. Spesso l’indigenza riguarda intere famiglie, e si incontrano padri divorziati che alla mensa dei poveri ci portano anche i figli. Qualcuno se la prende con la politica: “Letta dovrebbe venire qui a vedere come vive un uomo troppo vecchio per un colloquio di lavoro e troppo giovane per andare in pensione”. di Fabio Abati

“Troppo vecchi troppo giovani

"quarantenni in troppola"

 

Sono “vecchi”, considerati poco produttivi, spesso troppo preparati per le mansioni che vengono richieste. Ma sono anche troppo giovani per andare in pensione. Sono in una trappola. Ormai oltre il 60 per cento dei disoccupati in aumento tra un trimestre e l’altro, per colpa di una interminabile recessione, fa parte della categoria di chi ha superato i 35 anni di età. Più della metà dei nuovi disoccupati tra il 2011 e il 2012 aveva tra i 30 e i 49 anni. La disoccupazione ha i capelli grigi. E poca rappresentanza, perché una volta usciti dal circuito lavoro-cassa integrazione- mobilità anche il sindacato non si vede più. Vivono in silenzio, tra rancori, risentimenti, vergogna. Vivono nell’ombra. Vivono di lavoretti, ripiegano aprendo una partita Iva: lavoro autonomo o indipendente. Sulla carta. Diventano soci lavoratori di cooperative fittizie. Un circuito infernale dal quale pochi riescono ad uscire: dal 2008, anno di inizio di questa Grande Crisi, al 2011 le persone in cerca di occupazione da più di dodici mesi sono cresciute di quasi 700 mila, raggiungendo il 53 per cento del totale contro una media Ue del 44,4 per cento. Gli ammortizzatori sociali tutelano solo il 27 per cento di chi non ha il lavoro. L’età per accedere ad una pensione si è impennata vertiginosamente. Nel paese deiprepensionamentiecheancora paga le baby pensioni, però. Vivono discriminati: il 65 per cento degli annunci di ricerca di personale (anche quelli di istituzioni pubbliche) fissa un limite anagrafico, in barba alle regole europee contro la discriminazione. «Per tirare un po’ avanti, vendo la mia collezione di trenini su ebay», racconta Claudio Prassino, cinquantenne di Busto Garolfo, a meno di quaranta chilometri da Milano. «O rinuncio alla mia passione, o muoio. Così prendo tempo, in attesa di trovare qualcosa». La sua storia comincia in un lanificio diBiella.Poiinizialacrisi.C’entra la concorrenza cinese ma anche la miopia di tanti piccoli imprenditori nostrani. Nel 2001 si sposa e si trasferisce a Como, assunto a tempo indeterminato, sempre nel tessile. Ma l’azienda fallisce: i due padroni svuotano i “castelletti”. Anziché accettare la cassa integrazione, Claudio decide di diventare una partita Iva. «Mi mangio ancora le mani per non aver fatto come tutti: andare in cassa integrazione senza cercare un nuovo lavoro. Invece io mi vergognavo di aver perso il lavoro. Non sarebbe stato da me chiedere i soldi in prestito ai genitori. Non stava né in cielo né in terra una cosa del genere». E allora, partita Iva, compensi a provvigione, margini strettissimi, obiettivi impossibili. Contratti a tempo che non si rinnovano. Nel 2011 chiude la partita Iva(«pagavoquasiil60percentodi tasse»). L’iscrizione al Centro per l’impiego di Legnano. La frustrazione di avere dall’altra parte dello sportello persone che sostanzialmente non possono e non sanno aiutarti. La ricollocazione è il grande buco nero dei nostri servizi per l’impiego: oltre il 90 per cento di chi trova un lavoro lo fa attraverso la rete informale delle conoscenze familiari. «Ti propongono di imparare a usare il pc o l’inglese. Ma io conosco entrambi! E poi: se segui un corso non cerchi il lavoro. Anche per essere preso da una ditta di pulizie ti chiedono un’esperienza di due o tre anni. Ma se non cominci mai come fai ad avere esperienza?». Tanti lavoretti a 3-4 euronettiall’ora.«Leaziendehanno timore di assumere un lavoratore maturo. È vero che è già formato, maconsideranoungiovane molto più duttile». Lavoratori giovani e lavoratori maturi: gli uni contro gli altri, senza volerlo. Così un gruppo di quindici quarantenni, insieme all’associazione Atdal over 40, ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea del Lussemburgo. Contro lo Stato italiano perché con la riforma delle pensioni dell’ex ministro Fornero e l’innalzamento dell’età pensionabile ha provocato «una gravissima situazione di discriminazione a danno di un consistente numero di cittadini in età matura disoccupati e privi di qualsiasi sostegno al reddito». E anche per il «mancato controllo e repressione delle offerte di lavoro pubbliche e private contenenti la discriminazione della barriera dell’età anagrafica ». Scrive Stefano, sociologo della provincia di Roma, uno dei ricorrenti: «Le decine di curriculum inviati ogni settimana di norma non ottengono nessuna risposta

Roberta Mania

Falsi Annunci di Lavoro

Falsi Annunci di Lavoro

 

L’attuale condizione del mercato del lavoro in Italia non sta certamente
aiutando coloro che hanno la necessità di trovare un’occupazione seria.
Anche a causa della cattiva gestione imprenditoriale del mondo del lavoro,
sempre più sfruttato e sottopagato, molte persone finiscono per cadere nel
tranello delle offerte di lavoro allettanti.
Una quantità di falsi annunci di lavoro che sta aumentando in maniera preoccupante.
Blog, forum e bacheche pullulano di storie che raccontano di offerte di lavoro
rivelatesi ingannevoli o truffaldine (ma chiaramente false a cominciare dalla
struttura dell’annuncio stesso).
Dobbiamo chiederci per quale motivo questo genere di pubblicazioni trovino tanto
spazio sul Web. Annunci truffa che raggirano la gente che ha necessità di
lavorare, anche da casa o sfruttando attività di e-commerce.
Servono accorgimenti per scovare annunci falsi, che magari si presentano con
titoli accattivanti e nascondono lavori malpagati. Annunci nei quali, ad
esempio, si ricercano giovani volenterosi che finiscono poi a vendere libercoli
davanti agli ipermercati per conto di datori di lavoro “low budget”.
Ecco allora qualche suggerimento pratico per stabilire la veridicità o meno di
annunci ed offerte.
- Diffidate delle aziende che non indicano ragione sociale e partita Iva: denotano
scarsa serietà e non vi offrono la possibilità di effettuare ricerche online, nel
Registro Imprese della Camera di Commercio sul sito dell’Agenzia dell’Entrate.
Inoltre, attraverso la chiave di ricerca “nome azienda + truffa” potete
verificare se la sociatà in questione abbia già dato fregature.
Falsi annunci di lavoro e false offerte
- Aziende che vi chiedono contributi economici o rimborsi a priori probabilmente non hanno intenzione di offrirvi un lavoro (è la ditta che offre e paga, non viceversa). Inoltre non acquistate alcun kit di prodotti dimostrativi ”indispensabili” per avviare l’attività richiesta.
- Diffidate da coloro che vi chiedono di compilare form generici con dati
personali, indirizzi email e recapiti telefonici, con la promessa che verrete
ricontattati. Spesso si tratta solamente di catene di Sant’Antonio, Multilevel o
cose simili.
- Le realtà affidabili non nascondono nulla e descrivono da subito in cosa
consiste il lavoro presentato, quali sono i requisiti e il probabile compenso.
Pubblicano i loro annunci su portali di reclutamento o si affidano ad agenzie.
Vi fanno leggere e firmare un contratto prima di iniziare qualsiasi sorta di
attività.
Diffidate di chi vi promette guadagni facili e vi rimanda a siti colmi di
informazioni sul “lavoro da casa”.
- Può capitare che qualche azienda si faccia pagare per corsi o training di avviamento al lavoro. E’ molto raro, ma in questa eventualità il costo verrebbe detratto dal primo stipendio e non dovreste essere voi ad anticipare dei soldi.
- Una società che vi offre un’occupazione (in ufficio o da casa), certamente vorrà prima vedere il vostro curriculum vitae e le vostre referenze, oppure un portfolio con alcuni esempi dei vostri lavori passati.