In una intervista al dott. Norman Bergrun, da parte di un
ricercatore e giornalista di UFO Magazine è trapelata la notizia che:
IL SEGNALE CAPTATO DALLA SONDA CASSINI PROVENIVA DALLE ASTRONAVI ALIENE IN ORBITA SU SATURNO!!
IL SEGNALE CAPTATO DALLA SONDA CASSINI PROVENIVA DALLE ASTRONAVI ALIENE IN ORBITA SU SATURNO!!
foto in alto: immagine del segnale registrato dalla Sonda spaziale Cassini in orbita vicino Saturno
Chi è Normann Bergrun?
Bergrun ha lavorato come ricercatore alla NASA per 12 anni - poi alla Lockheed Missili e Space Company (ora Lockheed Martin), dove era responsabile della pianificazione e analisi delle prove di volo per la Marina di lancio dei missili Polaris. Durante i suoi tredici anni alla Lockheed, egli ha anche servito in qualità di scienziato responsabile per le applicazioni satellitari e spaziali.
Norman Bergrun aveva intrapreso uno studio dettagliato di immagini della NASA provenienti dalle sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2 inerenti fotografie degli anelli di Saturno. Egli ha scoperto come gli anelli sono formati da emissioni elettromagnetiche emergenti da gigantesche veicoli (EMV) e che questi sono controllati da una forma di intelligenza extraterrestre.
In uno studio pubblicato sul suo libro "Ringmakers of Saturno" mette in risalto ricerche effettuate su molte immagini fotografiche a colori provenienti da Saturno ma di fonte NASA. Al Dr Bergrun vanno le congratulazioni della comunità di ricercatori, per le sue migliaia di ore di studio e la documentazione delle sue conclusioni.
SU SATURNO CI SONO GIGANTESCHI VELIVOLI SPAZIALI!!
"I misteriosi segnali captati dalle sonde spaziali come le vecchie Voyager 1 e 2 e la super tecnologica Cassini Huygens,sono la dimostrazione della presenza di Giganteschi veicoli spaziali che sono operanti nelle vicinanze di Saturno, il secondo pianeta più grande del nostro sistema solare. E non solo!
La presenza di tali veicoli ET è sicuramente uno dei più importanti ... Segreti di scoperte fatte nello spazio.
Grandi veicoli cilindrici, appartengono ad una sconosciuta e altamente sofisticata civiltà extraterrestre; questi sono presenti anche nelle regioni di Marte e Luna." (N. Bergrun)
Bergrun ha lavorato come ricercatore alla NASA per 12 anni - poi alla Lockheed Missili e Space Company (ora Lockheed Martin), dove era responsabile della pianificazione e analisi delle prove di volo per la Marina di lancio dei missili Polaris. Durante i suoi tredici anni alla Lockheed, egli ha anche servito in qualità di scienziato responsabile per le applicazioni satellitari e spaziali.
Norman Bergrun aveva intrapreso uno studio dettagliato di immagini della NASA provenienti dalle sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2 inerenti fotografie degli anelli di Saturno. Egli ha scoperto come gli anelli sono formati da emissioni elettromagnetiche emergenti da gigantesche veicoli (EMV) e che questi sono controllati da una forma di intelligenza extraterrestre.
In uno studio pubblicato sul suo libro "Ringmakers of Saturno" mette in risalto ricerche effettuate su molte immagini fotografiche a colori provenienti da Saturno ma di fonte NASA. Al Dr Bergrun vanno le congratulazioni della comunità di ricercatori, per le sue migliaia di ore di studio e la documentazione delle sue conclusioni.
SU SATURNO CI SONO GIGANTESCHI VELIVOLI SPAZIALI!!
"I misteriosi segnali captati dalle sonde spaziali come le vecchie Voyager 1 e 2 e la super tecnologica Cassini Huygens,sono la dimostrazione della presenza di Giganteschi veicoli spaziali che sono operanti nelle vicinanze di Saturno, il secondo pianeta più grande del nostro sistema solare. E non solo!
La presenza di tali veicoli ET è sicuramente uno dei più importanti ... Segreti di scoperte fatte nello spazio.
Grandi veicoli cilindrici, appartengono ad una sconosciuta e altamente sofisticata civiltà extraterrestre; questi sono presenti anche nelle regioni di Marte e Luna." (N. Bergrun)
Una enorme ombra di un astronave aliena che si proietta sul suolo di Marte
Nel 1996, il nostro grande telescopio spaziale Hubble era alla
ricerca di nuove Lune su Saturno e Giove. ma quel giorno il telescopio
ha avuto modo di fare delle fotografie a infrarossi di
Saturno e proprio sulle quelle fotografie, sono stati scoperti
misteriosi veicoli, di origine sconosciuta, che potrebbe essere
Astronavi madri o comunque, un certo tipo di grandi vettori di
trasporto alieni.
Una di queste misteriose astronavi sembra avere un diametro vicino a
quello della Terra e un altra ha più di cinquanta mila chilometri di
lunghezza! Nel suo libro "Ringmakers di Saturno" il
dottor Norman R. Bergrun, in collaborazione con Walter Vincenti,
professore emerito di aeronautica e astronautica presso la Stanford
University, ha descritto gli anelli di Saturno e che in
realtà non sono del tutto naturali, ma artificialmente costruiti
dalle gigantesche astronavi cilindriche ET - veicoli operanti nelle
vicinanze di Saturno. Chi sta facendo creando questi
anelli e altri dispositivi artificiali nel nostro sistema solare?
Quale è il motivo di tutto questo? Non dimentichiamoci che il Col.
Philip Corso nel 1947 ebbe un incontro con un essere ET. In
questo incontro Corso chiese da quale pianeta venissero e quali
erano i loro scopi. La risposta era: Noi siamo I CREATORI" Noi siamo
anche chiamati IGIGI. Loro sono quindi i creatori di Mondi? Se
leggiamo gli antichi testi Sumeri (Enuma Elish) i famosi Nephilim
erano descritti come i Guardiani e Creatori dei Mondi.
Non sembra che desiderano contattarci per ora.
Ma qualcosa si muove nella direzione giusta.
Tutti sappiamo che si tratta di esseri , civiltà extraterrestri, altamente avanzati in grado di creare cose incredibili nel nostro sistema solare.
Tutti sappiamo che si tratta di esseri , civiltà extraterrestri, altamente avanzati in grado di creare cose incredibili nel nostro sistema solare.
Per il loro aiuto hanno enormi veicoli che possono essere misurati in diametri di pianeti come la Terra.
Un veicolo ET di una tale enorme dimensione, ha la capacità di sostenere tutta una civiltà. Sono anche in grado di creare gli anelli intorno a pianeti enormi come Saturno o Giove e di creare satelliti o lune intorno ad essi.
Sembra che anche noi siamo parte di questo grande progetto.
Animazione delle fotografie scattate
Codice matematico come segnale nello spazio
Seti code
Abbiamo lanciato segnali nello spazio, questa è cosa risaputa. Dalle
prime placche metalliche incise sulle sonde Voyager, fino all'invio
attivo di messaggi su diverse fequenze nel 1999 e nel 2003
("Cosmic Calls"), cerchiamo di continuo di instaurare una
comunicazione con eventuali forme di vita aliene oltre i limiti del
nostro Sistema Solare.
Siamo anche in ascolto, e da diversi anni per giunta. E' oltre un trentennio che il telescopio di Arecibo scandaglia lo spazio alla ricerca di messaggi extraterrestri (dall' invio del primo messaggio nel 1974, diretto verso la galassia M13), ma fino ad ora, a parte un paio di segnali di dubbia natura, niente di fatto.
La questione posta dalla California Institute of Technology in collaborazione con la Stanford University è la seguente: i messaggi che abbiamo inviato sono facili da decifrare?
Il messaggio utilizzato, per esempio, durante le Cosmic Calls è una serie di immagini che raffigurano numeri, codificate secondo uno schema binario (sequenza di zero ed uno) trasmesso su una frequenza radio, che va trasformato in immagine per poter essere decodificato e per iniziare ad interpretarlo.
Siamo anche in ascolto, e da diversi anni per giunta. E' oltre un trentennio che il telescopio di Arecibo scandaglia lo spazio alla ricerca di messaggi extraterrestri (dall' invio del primo messaggio nel 1974, diretto verso la galassia M13), ma fino ad ora, a parte un paio di segnali di dubbia natura, niente di fatto.
La questione posta dalla California Institute of Technology in collaborazione con la Stanford University è la seguente: i messaggi che abbiamo inviato sono facili da decifrare?
Il messaggio utilizzato, per esempio, durante le Cosmic Calls è una serie di immagini che raffigurano numeri, codificate secondo uno schema binario (sequenza di zero ed uno) trasmesso su una frequenza radio, che va trasformato in immagine per poter essere decodificato e per iniziare ad interpretarlo.
Message
Secondo Michael Busch e Rachel Reddick, i messaggi inviati nello
spazio non sono il massimo per essere compresi da civiltà estranee alla
nostra. E si sono lanciati nella creazione di un codice
universalmente decifrabile basato sulla matematica e sulla fisica.
Mentre Busch elaborava il codice, Reddick recitava la parte dell'alieno che tenta di decifrarlo. Il metodo di invio si basa sulle onde radio, come il resto degli altri messaggi lanciati in precedenza; ma invece di tradurre la sequenza di zero ed uno in un'immagine, il codice di Busch è studiato per essere decifrato e trasformato in equazioni matematiche.
Reddick ha ricevuto il codice, senza un frammento della parte iniziale ed alcuni pezzi del corpo del messaggio, come se fosse stato parzialmente distorto dal passaggio nello spazio.
Non conoscendo nulla sul codice, e con il solo aiuto di carta e matita, Reddick è riuscita a decifrare la parte iniziale, equazioni relative alla gravità ed alla massa atomica, che secondo Busch sono "numeri senza dimensione che dovrebbero essere universalmente riconosciuti".
Dopo questo primo passaggio, il resto del codice è stato facilmente decifrato: un'altra serie di equazioni sulla massa atomica di alcuni elementi, formule chimiche relative alla vita sulla Terra, e la struttura del nostro sistema solare.
Il codice ovviamente presuppone che le eventuali civiltà extraterrestri che potrebbero riceverlo dispongano delle nostre stesse cognizioni matematiche, astronomiche e fisiche. Ma il codice è stato decifrato anche da cinque studenti non ancora laureati nel giro di solo un'ora, cosa che fa ben sperare per una facile comprensione del messaggio da parte di una civiltà scientificamente pari alla nostra.
Per ora sembra che il codice non abbia molte possibilità di essere lanciato nello spazio. La ricerca di forme di vita extraterrestri non è finanziata da alcun governo, e si basa su fondi privati, ragione che spesso ne limita il raggio d'azione e le possibilità di effettuare importanti passi avanti.
Mentre Busch elaborava il codice, Reddick recitava la parte dell'alieno che tenta di decifrarlo. Il metodo di invio si basa sulle onde radio, come il resto degli altri messaggi lanciati in precedenza; ma invece di tradurre la sequenza di zero ed uno in un'immagine, il codice di Busch è studiato per essere decifrato e trasformato in equazioni matematiche.
Reddick ha ricevuto il codice, senza un frammento della parte iniziale ed alcuni pezzi del corpo del messaggio, come se fosse stato parzialmente distorto dal passaggio nello spazio.
Non conoscendo nulla sul codice, e con il solo aiuto di carta e matita, Reddick è riuscita a decifrare la parte iniziale, equazioni relative alla gravità ed alla massa atomica, che secondo Busch sono "numeri senza dimensione che dovrebbero essere universalmente riconosciuti".
Dopo questo primo passaggio, il resto del codice è stato facilmente decifrato: un'altra serie di equazioni sulla massa atomica di alcuni elementi, formule chimiche relative alla vita sulla Terra, e la struttura del nostro sistema solare.
Il codice ovviamente presuppone che le eventuali civiltà extraterrestri che potrebbero riceverlo dispongano delle nostre stesse cognizioni matematiche, astronomiche e fisiche. Ma il codice è stato decifrato anche da cinque studenti non ancora laureati nel giro di solo un'ora, cosa che fa ben sperare per una facile comprensione del messaggio da parte di una civiltà scientificamente pari alla nostra.
Per ora sembra che il codice non abbia molte possibilità di essere lanciato nello spazio. La ricerca di forme di vita extraterrestri non è finanziata da alcun governo, e si basa su fondi privati, ragione che spesso ne limita il raggio d'azione e le possibilità di effettuare importanti passi avanti.
II 1°segnale di vita intelligente dallo spazio è del 15 Agosto 1977
Planetalignment_white
E’ il Ferragosto di 33 anni fa (1977) quando l’umanità riceve quello
che potrebbe essere stato il primo segnale inviatoci da un’intelligenza
extraterrestre. E’ un forte segnale radio a banda
stretta rilevato dal radiotelescopio “Big Ear” (Grande Orecchio)
dell’Ohio State University. Durò 72 secondi, un’unica volta. Purtroppo
non venne mai più ripetuto e non fu possibile confermarlo
con altri rilevamenti. Si trattava comunque sicuramente di un
segnale che non proveniva dalla Terra, né dal sistema solare.
E’ passato alla storia come “Wow segnal”, per il commento scritto che il ricercatore che l’aveva ricevuto, il dottor Jerry R. Ehman, lasciò sui tabulati elaborati dal computer del radiotelescopio, “wow!”, stupito ed emozionato per l’eccezionalità di quel rilevamento.
E’ passato alla storia come “Wow segnal”, per il commento scritto che il ricercatore che l’aveva ricevuto, il dottor Jerry R. Ehman, lasciò sui tabulati elaborati dal computer del radiotelescopio, “wow!”, stupito ed emozionato per l’eccezionalità di quel rilevamento.
Wow Signal
Analizzando la fonte del segnale si ricavarono alcune coordinate che
ne indicavano la provenienza dal confine sud-orientale della
costellazione del Sagittario.
Lì potrebbe esservi una civiltà aliena, con tecnologia simile alla nostra. Purtroppo l’unicità e l’episodicità di quel “segnale Wow” ha impedito qualsiasi ulteriore conferma da parte della comunità scientifica che ha catalogato il rilevamento dell’Ohio come “fenomeno” o “anomalia” non spiegabile ed impossibile da verificare. Quindi non del tutto attendibile.
Ma che si trattasse di un segnale modulato, quindi con una struttura “intelligente” al suo interno, non ci sono dubbi: il radiotelescopio Big Ear era fisso e per scandagliare il cielo sfruttava la rotazione della Terra. Alla velocità della quale ciascun punto dello spazio poteva essere osservato per una finestra di appena 72 secondi. Ed il segnale occupò l’intera “finestra” di osservazione di “Big Ear”, con un graduale innalzamento di intensità per i primi 36 secondi, e con una progressiva diminuzione speculare dopo che il segnale radio aveva raggiunto il centro della finestra osservativa.
Quindi sia per la sua durata, che per la sua forma, il segnale Wow rivelò una chiara matrice intelligente di origine extraterrestre. Il segnale era stato modulato in quel modo con un preciso significato (che purtroppo ci sfugge) e con una precisa intenzionalità, in ogni caso non attribuibile a qualsiasi fenomeno naturale conosciuto, nè a qualsiasi altra fonte terrestre.
Un segnale affascinante ma ancora pieno di misteri. Il radiotelescopio Big Ear utilizzava infatti due “antenne a tromba”, solo una di queste fu in grado di rilevare il segnale wow, mentre l’altra non rilevò nulla di insolito. Ed anche questo è un fatto inspiegabile.
Lo stesso segnale sarebbe dovuto riapparire tre minuti dopo, ma non avvenne. Ehman osservo con “Big Ear” più volte il punto di provenienza del segnale, ma non captò più nulla.
Lì potrebbe esservi una civiltà aliena, con tecnologia simile alla nostra. Purtroppo l’unicità e l’episodicità di quel “segnale Wow” ha impedito qualsiasi ulteriore conferma da parte della comunità scientifica che ha catalogato il rilevamento dell’Ohio come “fenomeno” o “anomalia” non spiegabile ed impossibile da verificare. Quindi non del tutto attendibile.
Ma che si trattasse di un segnale modulato, quindi con una struttura “intelligente” al suo interno, non ci sono dubbi: il radiotelescopio Big Ear era fisso e per scandagliare il cielo sfruttava la rotazione della Terra. Alla velocità della quale ciascun punto dello spazio poteva essere osservato per una finestra di appena 72 secondi. Ed il segnale occupò l’intera “finestra” di osservazione di “Big Ear”, con un graduale innalzamento di intensità per i primi 36 secondi, e con una progressiva diminuzione speculare dopo che il segnale radio aveva raggiunto il centro della finestra osservativa.
Quindi sia per la sua durata, che per la sua forma, il segnale Wow rivelò una chiara matrice intelligente di origine extraterrestre. Il segnale era stato modulato in quel modo con un preciso significato (che purtroppo ci sfugge) e con una precisa intenzionalità, in ogni caso non attribuibile a qualsiasi fenomeno naturale conosciuto, nè a qualsiasi altra fonte terrestre.
Un segnale affascinante ma ancora pieno di misteri. Il radiotelescopio Big Ear utilizzava infatti due “antenne a tromba”, solo una di queste fu in grado di rilevare il segnale wow, mentre l’altra non rilevò nulla di insolito. Ed anche questo è un fatto inspiegabile.
Lo stesso segnale sarebbe dovuto riapparire tre minuti dopo, ma non avvenne. Ehman osservo con “Big Ear” più volte il punto di provenienza del segnale, ma non captò più nulla.
Cintura di orione costellazione
Anche altri ricercatori cercarono di scandagliare con altri potenti
mezzi quell’area di spazio, ma sempre senza risultati. Ci provò Robert
Gray nel 1987 e nel 1989 con l’array Meta dell’Oak Ridge
Observatory. Lo stesso scienziato ci riprovò nel 1995 e nel 1996 con
il Very Large Array, molto più potente del Big Ear, ma ancora senza
captare alcun segnale simile al “wow”. Infruttuoso anche
il tentativo fatto nel 199 utilizzando il radiotelescopio di 26
metri dell’University of Tasmania di Hobart: 84 ore di “ascolto” del
cielo nelle vicinanze della costellazione del Sagittario, da
cui era provenuto il segnale modulato del 1977, ma anche questa
volta nessun “wow”.
L’astrofisico Frank Drake (cui si deve una famosa equazione matematica che dimostra come nello spazio vi siano certamente milioni di mondi abitabili, in cui può essersi sviluppata una civiltà simile a quella della Terra), fornì una spiegazione semplice ma attendibile sull’unicità del segnale wow, partendo dal presupposto che fosse stato comunque inviato da una civiltà tecnologicamente avanzata con l’intenzione di comunicare con altre civiltà del cosmo. Per farlo in tutte le direzioni avrebbe dovuto impiegare una grande quantità di energia creando un segnale relativamente debole. Per ottenere un segnale più potente ed in grado di espandersi a grandi distanze, la stessa civiltà avrebbe sicuramente dovuto focalizzarlo, con la stessa quantità di energia, in un fascio molto più stretto. Questo avrebbe avuto come conseguenza il fatto che gli eventuali ascoltatori potessero rilevare il segnale soltanto per pochi minuti. Ed una sola volta.
E’ più o meno quello che ha fatto anche l’uomo della Terra, quando nel 1974 ha inviato un segnale analogo, diretto verso altre civiltà nello spazio, dal radiotelescopio di Arecibo. Anche in quel caso l’umanità lo ha fatto una sola volta, puntando il segnale verso l’ammasso globulare di Ercole, a 25.000 anni luce, con un messaggio che conteneva le coordinate terrestri, simboli matematici, un uomo e una donna nudi e la spirale del Dna. Un segnale praticamente con una sola probabilità, irripetibile, di essere captato da un’eventuale ascoltatore intelligente alieno. Proprio come il segnale wow captato da Ehman nel 1977.
E c’è, sulla Terra, chi ritiene che sia molto meglio così, come il celebre astrofisico Hawkings per il quale un’eventuale civiltà aliena più sviluppata di quella terrestre potrebbe esplorare la spazio soprattutto per soddisfare le proprie esigenze di nuove fonti di energia, materiali, acqua, eccetera, e non è detto che rinunci alla forza per ottenerle. L’incontro con gli alieni potrebbe essere insomma più spiacevole del previsto. Molto meglio quindi, secondo alcuni, che il segnale inviato nel 1974 dalla Terra con il nostro indirizzo di casa, non sia facilmente captabile, e soprattutto non sia ripetibile.
L’astrofisico Frank Drake (cui si deve una famosa equazione matematica che dimostra come nello spazio vi siano certamente milioni di mondi abitabili, in cui può essersi sviluppata una civiltà simile a quella della Terra), fornì una spiegazione semplice ma attendibile sull’unicità del segnale wow, partendo dal presupposto che fosse stato comunque inviato da una civiltà tecnologicamente avanzata con l’intenzione di comunicare con altre civiltà del cosmo. Per farlo in tutte le direzioni avrebbe dovuto impiegare una grande quantità di energia creando un segnale relativamente debole. Per ottenere un segnale più potente ed in grado di espandersi a grandi distanze, la stessa civiltà avrebbe sicuramente dovuto focalizzarlo, con la stessa quantità di energia, in un fascio molto più stretto. Questo avrebbe avuto come conseguenza il fatto che gli eventuali ascoltatori potessero rilevare il segnale soltanto per pochi minuti. Ed una sola volta.
E’ più o meno quello che ha fatto anche l’uomo della Terra, quando nel 1974 ha inviato un segnale analogo, diretto verso altre civiltà nello spazio, dal radiotelescopio di Arecibo. Anche in quel caso l’umanità lo ha fatto una sola volta, puntando il segnale verso l’ammasso globulare di Ercole, a 25.000 anni luce, con un messaggio che conteneva le coordinate terrestri, simboli matematici, un uomo e una donna nudi e la spirale del Dna. Un segnale praticamente con una sola probabilità, irripetibile, di essere captato da un’eventuale ascoltatore intelligente alieno. Proprio come il segnale wow captato da Ehman nel 1977.
E c’è, sulla Terra, chi ritiene che sia molto meglio così, come il celebre astrofisico Hawkings per il quale un’eventuale civiltà aliena più sviluppata di quella terrestre potrebbe esplorare la spazio soprattutto per soddisfare le proprie esigenze di nuove fonti di energia, materiali, acqua, eccetera, e non è detto che rinunci alla forza per ottenerle. L’incontro con gli alieni potrebbe essere insomma più spiacevole del previsto. Molto meglio quindi, secondo alcuni, che il segnale inviato nel 1974 dalla Terra con il nostro indirizzo di casa, non sia facilmente captabile, e soprattutto non sia ripetibile.
Per l'astrofisico Stephen Hawking gli alieni esistono: "Meglio evitarli"
Stephen Hawking
Per l'astrofisico Stephen Hawking gli alieni esistono: "Meglio evitarli"
"Gli alieni sono là fuori e la Terra è meglio che faccia attenzione a loro". Lo sostiene l'astrofisico britannico Stephen Hawking. A riportare l'ultima tesi dello scienziato è il Sunday Times nel suo sito on line. Autore del bestseller internazionale A brief Hstory of Time tradotto in italiano col titolo Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, Hawking si dice convinto che gli extraterrestri esistano, ma precisa: "l'umanità dovrebbe fare tutto ciò che è in suo potere per evitare qualsiasi contatto con loro".
Vita aliena anche dentro le Stelle
I suoi suggerimenti sono presenti in una serie di documentari in cui l'astrofisico espone le sue ultime teorie su alcuni dei più grandi misteri dell'Universo. La vita aliena, secondo lo studioso, esiste non solo in alcuni pianeti, ma forse al centro delle stelle o addirittura fluttua nello spazio interplanetario. L'Universo, egli rileva, dispone di 100 miliardi di galassie, ciascuna contenente centinaia di milioni di stelle. In un luogo così grande, è improbabile che la Terra sia l'unico pianeta dove si è evoluta la vita, precisa Hawking.
Ma come potrebbero essere gli alieni?
Hawking suggerisce che la maggior parte di loro potrebbero essere equivalenti a microbi o ad animali semplici, cioè il tipo di vita che ha dominato la Terra per la maggior parte della sua storia. Il problema, però suggerisce lo scienziato, è che il contatto con una tale specie potrebbe essere devastante e "troppo rischioso" per l'umanità. "Se mai gli alieni ci dovessero visitare, potrebbero sfruttare la Terra e le sue risorse, con un risultato che sarebbe simile a quando Cristoforo Colombo sbarcò in America".
"Gli alieni sono là fuori e la Terra è meglio che faccia attenzione a loro". Lo sostiene l'astrofisico britannico Stephen Hawking. A riportare l'ultima tesi dello scienziato è il Sunday Times nel suo sito on line. Autore del bestseller internazionale A brief Hstory of Time tradotto in italiano col titolo Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, Hawking si dice convinto che gli extraterrestri esistano, ma precisa: "l'umanità dovrebbe fare tutto ciò che è in suo potere per evitare qualsiasi contatto con loro".
Vita aliena anche dentro le Stelle
I suoi suggerimenti sono presenti in una serie di documentari in cui l'astrofisico espone le sue ultime teorie su alcuni dei più grandi misteri dell'Universo. La vita aliena, secondo lo studioso, esiste non solo in alcuni pianeti, ma forse al centro delle stelle o addirittura fluttua nello spazio interplanetario. L'Universo, egli rileva, dispone di 100 miliardi di galassie, ciascuna contenente centinaia di milioni di stelle. In un luogo così grande, è improbabile che la Terra sia l'unico pianeta dove si è evoluta la vita, precisa Hawking.
Ma come potrebbero essere gli alieni?
Hawking suggerisce che la maggior parte di loro potrebbero essere equivalenti a microbi o ad animali semplici, cioè il tipo di vita che ha dominato la Terra per la maggior parte della sua storia. Il problema, però suggerisce lo scienziato, è che il contatto con una tale specie potrebbe essere devastante e "troppo rischioso" per l'umanità. "Se mai gli alieni ci dovessero visitare, potrebbero sfruttare la Terra e le sue risorse, con un risultato che sarebbe simile a quando Cristoforo Colombo sbarcò in America".
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