venerdì 29 novembre 2013

Disoccupazione record


 

oltre tre milioni tra i giovani sale al 41,2%. Istat: mai così tanti "scoraggiati" 
 Il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo, è salito nel terzo trimestre 2013 a 1 milione 901mila. Lo rileva l'Istat, sottolineando che non si era mai registrato un livello così elevato.

Oltre tre milioni di disoccupati in ottobre. Il numero di disoccupati, in base ai dati provvisori dell'Istat, in ottobre è pari a 3 milioni 189mila, sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, ma in aumento del 9,9% su base annua (+287mila).

Record disoccupazione giovanile: 41,2%. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre balza al 41,2%: si tratta di un record storico assoluto, il valore più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia di quelle trimestrali, primo trimestre 1977. I disoccupati tra 15 e 24 anni sono 663 mila, in aumento dell'1,4% nell'ultimo mese (+9 mila) e del 5,5% rispetto a dodici mesi prima (+35 mila). E la loro incidenza sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,6 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione risulta invece in rialzo di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,8 punti nel confronto tendenziale.

Oltre un milione di senza lavoro tra gli under 30. Per la classe di età 18-29 anni, nel terzo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione si attesta al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68mila (+17,2%, pari a 157.000 unità).

Occupati: fermi su base mensile, -1,8% in un anno. In ottobre il numero di occupati, 22 milioni 358mila, resta sostanzialmente fermo rispetto al mese precedente, mentre cala dell'1,8% su base annua: 408mila persone in meno al lavoro.


In calo i precari. Il lavoro precario, definito dall'Istat come atipico, subisce un nuovo calo, il terzo consecutivo. Nel terzo trimestre 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno). Si tratta di una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).

Papa Francesco in Ford Focus al Quirinale


 Papa Francesco sale sulla Ford Focus con la targa della Città del Vaticano dopo la visita al Quirinale


la sua delegazione ancora in ammiraglia

Bergoglio ha ricambiato la visita che il presidente Napolitano aveva fatto l'8 giugno a bordo di una normale vettura blu dell'Ovale Blu. Sopresa fra i romani: «Ma è il Pontefice?»

ROMA - Una rivoluzione non tanto nelle parole, quanto nei gesti. Sembrano lontani anni luce i Papi che salivano al Quirinale a bordo della fuoriserie scoperta e con la scorta d'onore, nel tragitto tra il Vaticano e il Colle, dei corazzieri a cavallo.

Papa Francesco oggi si è recato a far visita al presidente Giorgio Napolitano, ricambiando quella del capo dello Stato dello scorso 8 giugno, muovendosi sulla solita, un pò vissuta, Ford Focus blu. Niente a che vedere con le processioni d'antan: un corteo ridotto, accompagnato da poliziotti in moto, quello del Pontefice che ha improntato alla sobrietà e all'austerità tutta la sua visione del papato e della Chiesa. Il che, comunque, non ha impedito ai monsignori della delegazione vaticana, pur seguendo il Papa che viaggiava in utilitaria, di salire su berline di ben maggiori dimensioni.

Al ritorno in Vaticano al termine delle due ore di visita, poi, il corteo papale ha viaggiato molto lentamente, permettendo al Papa, col finestrino aperto, di salutare le persone che lo applaudivano dai lati della strada e di godere di un nuovo contatto con al folla. Tanto che il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali ha diffuso anche un tweet con la foto del Papa che saluta dall'auto, sottolineando la sorpresa dei turisti: «Ma è papa Francesco quello nella macchina?».

Papa Francesco rafforza controllo su Ior e finanze vaticane



delega a monsignor Xuareb

Papa Francesco ha nominato il suo segretario monsignor Alfred Xuereb delegato per le due Commissioni referenti sullo Ior e sulle attività economiche della Santa Sede con l'incarico di vigilare e tenerlo informato, in collaborazione con la Segreteria di Stato, sulle procedure di lavoro e sulle eventuali iniziative da intraprendere.

Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ricordato che monsignor Xuereb, primo segretario personale del Pontefice, è la persona che normalmente funge da tramite per le informazioni di cui il Papa fruisce. «Questa è una fase in cui le due Commissioni lavorano intensamente e portano i loro frutti che saranno poi sottoposti al consiglio dei cardinali - ha spiegato Lombardi -. È un lavoro intenso ed è quindi stato ritenuto molto utile avere una persona che riferisca sull'attività di queste Commissioni».

In sostanza, il papa ha istituzionalizzato un ruolo che Xuereb aveva già nei fatti, che comunque avviene «in collaborazione con la Segreteria di Stato, quindi con le persone di monsignor Parolin e del sostituto monsignor Becciu». «Si è voluto dargli una figura ufficiale riconoscendo questo ruolo di raccogliere e dare informazioni - ha detto ancora il portavoce vaticano -, di tramite con le Commissioni e garantire le necessarie comunicazioni».

Quelle visite segrete di Papa Francesco: di notte incontra i senzatetto

 Papa Francesco
Chissà se è andata davvero come nel film di Nanni Moretti. Il Papa che di nascosto ai cardinali, anche per non scombussolare troppo le rigidità curiali, riesce a dribblare la vigilanza interna vestito da prete per uscire da porta Sant'Anna e fare visita ai barboni che la sera si radunano numerosi nei pressi del colonnato. L’ipotesi di per sé clamorosa sarebbe effettivamente in linea con lo spirito anticonformista di Bergoglio, un gesuita arrivato da molto lontano.
Un gesuita con la consuetudine pastorale di non perdere mai il contatto diretto con gli ultimi.Cosa che a Buenos Aires faceva periodicamente e in forma anonima, entrando nelle carceri, nei dormitori, nelle villas miseria, confessando prostitute. Uno spirito che ha mantenuto intatto anche da Papa e che potrebbero effettivamente averlo portato fuori dalle Mura Leonine almeno per una volta, al massimo due. Chissà.

I POVERI
I poveri del resto sono sempre stati la sua opzione preferenziale come fa intendere don Corrado, l'elemosiniere polacco che la notte gira per Borgo Pio a dare da mangiare ai barboni e di giorno macina chilometri su chilometri per soccorrere (per conto di Papa Francesco) gli indigenti. «Quando gli raccontavo che stavo andando da loro, mi chiedeva se poteva venire con me», aggiugendo che «all'inizio Bergoglio non si rendeva conto del disagio che potevano creare queste sue uscite». Scusi don Corrado ma il Papa è uscito diverse volte? Sorride. «Vi prego fatemi un'altra domanda». Don Corrado non nega nulla, può farlo ma non lo fa, si limita a tacere sul resto della storia che, con ogni probabilità, in almeno una occasione ha avuto come protagonista - come nel film di Moretti - il pontefice missionario.

IL GIALLO
Si apre così il giallo delle uscite papali ma è difficile non credere alla versione di don Corrado, uno puro che ti guarda dritto negli occhi, che non ha voluto avere (come gli spettava) una lussuosa dimora dentro al Vaticano proprio per dare modo ai bisognosi di continuare a bussare alla sua porta. Giorno e notte. E’ lui che a nome di Bergoglio li accompagna, li ascolta, li aiuta con denaro, consigli, dispensando amicizia. «Il Papa un giorno mi ha detto: le tue braccia saranno il prolungamento delle mie braccia». E così è iniziata l'avventura. «Quando mi ha nominato Elemosiniere mi ha aggiunto: la scrivania non fa per te, puoi venderla. E non aspettare che la gente bussi, vai tu a cercare i poveri, fallo per me». Su una Fiat Qubo gira per Roma, finora ne ha visitati 15 ospizi, dormitori, famiglie in difficoltà.

PICCOLE SOMME
Ognuno viene abbracciato, perché devono ricevere l'abbraccio di Francesco, poi si ferma a mangiare con loro. E’ stato spedito anche a Lampedusa mentre i sommozzatori estraevano dal mare i corpi dei morti intrappolati nel relitto affondato. E poi a Chieti, dalla bambina malata di Sla. Ogni giorno ha l'incarico di rispondere agli Sos che arrivano. Un controllo e poi si mandano piccole di somme in denaro, in genere dai 200 ai mille euro; gente che non ce la fa a pagare l'affitto, ad arrivare alla fine del mese, a comprare le medicine. Il pronto soccorso del Papa, ecco cosa è l'elemosineria apostolica. Bergoglio si preoccupa: «Ce li hai i soldi? Il conto è buono quando è vuoto, significa che il denaro è andato a fare del bene».

Galliani si dimette e polemizza: «Danneggiata la mia immagine»

 
«Con o senza accordo sulla buonuscita, mi dimetterò per giusta causa fra pochi
giorni, forse aspetto la partita di Champions contro l"Ajax». Lo ha detto all"Ansa, l"ad del Milan, Adriano Galliani, spiegando di avere ricevuto «un grave danno alla reputazione», dalle critiche di Barbara Berlusconi alla sua gestione del club. «Sono d"accordo con il ricambio generazionale ma fatto con eleganza, non in questo modo» puntualizza l"ad rossonero, che è chiaro anche sul suo futuro: «Per adesso non accetto nulla da nessuno quando si è offesi bisogna avere la forza e l"intelligenza di far passare un pò di tempo. Bisogna essere lucidi per prendere decisioni». Adriano Galliani, al Milan dal 20 febbraio 1986, resta comunque fermo su un punto:«Il mio affetto per il presidente Berlusconi è immutato e immutabile».

L"amministratore delegato rossonero era pronto a dare le dimissioni già la prossima settimana nel caso in cui non venga trovata l"intesa sulla buonuscita. Galliani ha deciso di accelerare il suo divorzio .La convivenza con Barbara Berlusconi, dopo le durissime critiche da lei rivolte alla sua gestione, è diventata impossibile e Galliani non ha voluto più aspettare. Questo nonostante il rapporto di amicizia e stima che ancora oggi lo lega al presidente rossonero Silvio Berlusconi.

Nei giorni scorsi Barbara Berlusconi aveva ventilato a Galliani l"eventualità di un incontro da fissare dopo la trasferta di Glasgow, ma l"amministratore delegato rossonero aveva opposto un secco no, indicatore della sua volontà di voltare pagina. Una decisione nella sostanza già presa: «Il Milan è nato prima di tutti noi, e continuerà dopo di noi. Presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori portano il testimone per un certo numero di anni, poi lo passano di mano. L"importante non è il futuro delle persone, ma il futuro del Milan, che deve portare avanti la propria storia».

Il presidente dell"Assoallenatori, Renzo Ulivieri, commenta le dimissioni annunciate di Adriano Galliani guardando non certo ai risultati raggiunti negli anni, mai poteri in campo in quest"ultimo periodo: «Il calcio perde un dirigente importante, che ha fatto la storia del Milan e del calcio italiano. Dimissioni? L"hanno obbligato...Da come è andata la vicenda penso che non potesse farne a meno».

FUORI SUBITO DA QUESTA EUROPA!








Ad ognuno le considerazioni che preferisce…
Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna, lo riferiscono fonti a margine dell’Ecofin. A metà settembre quando fu presentata la proposta di sostegno il commissario Johannes Hahn aveva parlato di “disastro epocale”: “Dobbiamo aiutare questa Regione altamente produttiva a rimettersi in piedi” 
Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna bloccano gli aiuti Ue all’Emilia Romagna per il terremoto del 20 e 29 maggio. E’ quanto hanno riferito fonti Ue a margine dell’Ecofin bilancio.
I cinque paesi non vogliono pagare i 670 milioni di euro del Fondo di solidarietà Ue proposti per compensare i danni subiti dall’Italia, benché tutti i 27 stati che compongono l’Unione europe hanno riconosciuto che l’Italia ha diritto ai finanziamenti del Fondo di solidarietà Ue, e hanno negli scorsi giorni formalmente approvato la decisione. (Repubblica)
GLI ALTRI FONDI OSTEGGIATI – I rappresentanti dei governi dei cinque paesi si sono espressi durante il dibattito alla riunione dell’Econfin speciale sul bilancio dell’Ue, in corso a Bruxelles. Gli stessi stati membri si sono opposti anche ad un secondo bilancio rettificativo, sempre il 2012, in cui si chiede di finanziare gli 8 miliardi di euro mancanti per pagare le fatture dei programmi dei fondi di coesione, e i 90 miliardi necessari per il programma Erasmus di scambio degli studenti dei paesi membri. Inoltre, sono sempre gli stessi paesi bloccano la proposta della Commissione del nuovo bilancio 2013 in cui di chiede un aumento del 7% rispetto all’anno precedente, in ragione del fatto che si tratta dell’ultimo anno del periodo di programmazione finanziaria 2007-2013, e come sempre in questi casi vengono a scadenza la maggior parte delle fatture dei programmi attuati negli anni precedenti. ( Corriere della Sera )
E non è finita dopo aver massacrato un Paese intero che poteva essere salvato con 10 miliardi di euro all’inizio delle Crisi, solo per rientrare da miliardi di euro di esposizione delle banche tedesche, francesi e inglesi nei confronti della stessa Grecia, gli psicopatici tedeschi sottolineano come…
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Amburgo, 08 nov – Alla prossima riunione dell’Eurogruppo, l’incontro dei Ministri finanziari dell’Eurozona in programma lunedi’ 12 novembre a Bruxelles, non saranno prese decisioni sulla Grecia. E’ quanto ha previsto Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, a margine di un convegno ad Amburgo, aggiungendo che l’Eurozona e’ sulla strada giusta ed e’ riuscita a riportare un po’ di fiducia sui mercati finanziari, ma “il cammino e’ ancora lungo”. Alla riunione dell’Eurogruppo fara’ seguito, il giorno dopo, quella dell’Ecofin.
Nonostante il Parlamento Greco… Il Parlamento greco ha dato via libera ieri sera a un nuovo pacchetto di risparmi per 13,5 miliardi che costituiva la premessa per lo sblocco della prossima tranche di prestiti internazionale per 31,7 miliardi circa, di cui la Grecia ha bisogno per rimborsare il 16 novembre un’emissione da 5 miliardi.
Per chi parla di accordo comunque raggiunto e incomprensione su questioni tecniche.Ricordo che questi sciacalli hanno mercanteggiato… mentre la stampa italiana ha subito depotenziato la notizia sai …ce lo chiede l’Europa!
Il fondo di solidarietà Ue, da cui provengono gli aiuti per l’Emilia e che nulla ha a che vedere con i normali pagamenti del bilancio Ue, era insomma finito nel calderone del «mercanteggiamento» del Consiglio Ue. Sin dalla mattina, infatti, nonostante tutti i paesi europei si fossero espressi a favore degli aiuti all’Italia per il terremoto, cinque paesi – i `soliti noti´ Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia – si erano mostrati contrari a sborsare nuovi soldi per pagare i 670 milioni all’Emilia. Una situazione esplosiva: l’ondata di preoccupazione e sdegno sollevatasi in Italia alla notizia che i fondi erano finiti in forse è rimbalzata sino alle stanze dei negoziati di Bruxelles. Dove, grazie alla posizione assunta dall’Europarlamento e in particolare dai negoziatori italiani Giovanni La Via e Francesca Balzani, e grazie anche alle pressioni esercitate dalla Commissione Ue, l’Italia è riuscita ad ottenere l’unico risultato positivo di una giornata nera per l’Ue. ( La Stampa 

QUANDO FRAU ANGELA ERA COMUNISTA: ECCO LA FOTO DELLA MERKEL IN DIVISA DELLA DDR (TRA I SIMBOLI CHE LA GERMANIA VUOLE VIETARE)

Dopo le rivelazioni contenute in un libro sul suo passato comunista, arriva la foto della Merkel in uniforme - Un altro colpo alla immagine della Cancelliera mentre l’Unione di Cdu e Csu che la sostiene propone di vietare per legge simboli e divise della Ddr (come già accaduto per quelli nazisti)… 

Alessandro Carlini per "Libero"
merkel in divisamerkel in divisa Mentre in Germania si propone di mettere fuori legge i simboli del passato comunista, ecco che spunta la foto della cancelliera Angela Merkel con la divisa della gioventù comunista della Ddr. Un'immagine in bianco e nero, scattata nel 1972, ritrae una 17enne Merkel (allora si chiamava ancora Kasner) in uniforme da giovane volontaria civile, con tanto di bustina in stile militare in testa.
merkel giovanemerkel giovane «Questa donna in uniforme è oggi la nostra cancelliera», «spara» il tabloid Bild, che pubblica la foto scattata da una compagna di scuola dell'attuale leader, Sonja Felssberg. Merkel cammina al centro di un gruppo di studentesse della scuola superiore Hermann Matern di Templin, al suo fianco un ufficiale dell'esercito popolare della Ddr.
UNA GIOVANE ANGELA MERKEL jpegUNA GIOVANE ANGELA MERKEL jpeg L'uomo è responsabile della formazione nel campo per la difesa civile: tutti gli studenti liceali nella Ddr erano obbligati a partecipare a questi campi di formazione per essere ammessi all'esame di maturità. «Anche la giovane Angela», spiega la Bild. Felssberg ricorda quei giorni: «La nostra formazione per la difesa civile si è svolta a scuola.
Dormivamo in dieci per stanza sui letti a castello. Di giorno abbiamo imparato a cucire nella maniera corretta le ferite aperte e a mettere i feriti nella posizione di sicurezza. Più o meno quello che si impara oggi nei corsi della Croce rossa tedesca. Allo stesso tempo dovevamo orientarci con bussola e carte nei boschi o arrampicarci e superare degli ostacoli».
La foto arriva dopo altre rivelazioni, in questo caso in un libro, sul passato comunista di Angela. Sono tutti colpi alla sua immagine. Tanto più se vengono resi noti mentre l'Unione di Cdu e Csu che sostiene la cancelliera sta verificando la possibilità di vietare per legge simboli e divise della Ddr come già avvenuto per quelli della dittatura nazista.
ANGELA MERKELANGELA MERKEL L'iniziativa è nata come risposta a una recente manifestazione che si è tenuta a Berlino, in cui diverse persone hanno sfilato con le divise dell'Nva, l'esercito popolare della Ddr, e in uniformi della Stasi, polizia politica e servizi segreti del regime comunista controllato dalla Sed, il partito socialista unificato di Germania.
Nonostante siano passati oltre 23 anni dalla caduta del Muro, in Germania l'elaborazione del «passato diviso» è ancora in pieno corso. Lo dimostra, tra l'altro, l'aumento registrato negli ultimi anni delle richieste, da parte dei cittadini, di visionare i rapporti della Stasi all'interno degli archivi statali, che vengono costantemente rifinanziati dal governo della Merkel.

 

 


Non è forse giusto tagliare le pensioni sopra i 3500 euro?


 

Per difendere le pensioni da ricchi tagliamo istruzione e sanità. Un terzo dei pensionati guadagna quattro volte di più di chi prende la minima. Vi sembra giusto che possano continuare tali diseguaglianze dopo la vita lavorativa?

Ultimamente osservo dei discorsi fuori dalla realtà. Siamo in un paese con la disoccupazione alle stelle, con i salari tra i più bassi d'Europa, dove i laureati lavorano nei call center, dove non si esita a dare pesanti sforbiciate all'istruzione e alla sanità. Ma poi improvvisamente appena si sfiora l'ipotesi di un taglio alle pensioni sopra i 3500 euro si scatena il putiferio.
Un dialogo surreale, sviluppatosi dentro al principale partito di ispirazione socialista e democratica. Il paradosso è che il candidato teoricamente più a destra, viene accusato di demagogia, attaccato da chi si dice più a sinistra di lui.
E allora mi viene da chiedermi spontaneamente: ma cosa difende oggi la sinistra? È possibile che debba difendere chi prende una pensione doppia, tripla, quadrupla rispetto ad un salario base? Quale idea di futuro può dare chi si fa paladino delle pensioni d'oro, d'argento e di bronzo e si dimentica di quelle di rame, insieme ai salari da fame?
Ho sentito anche dire tale quota andrebbe alzata, perché 3500 euro in fondo non sono tanti. E allora ho pensato di essere proprio un disadattato, uno che vive ai margini. Evidentemente per chi naviga nel mondo della politica 3500 euro di pensione, 2000 o 2500 netti che siano, sono una quota troppo bassa.
Ok, io posso considerarmi un povero mentecatto squattrinato, che frequenta gente povera, anche se ben più colta e ricca di spirito di chi nel tempo libero gira col Cayenne e si diletta con le operazioni di borsa.
Ammetto con sincerità che non conosco nessuno nel mio entourage, anche quello più allargato, che possa aspirare a uno stipendio di 3500 euro. E questi, quelli che dovrebbero difendere i lavoratori, o le fasce più deboli mi vengono a parlare di truffa a danno dei pensionati!
Bisogna distinguere tra sistema retributivo o contributivo, diranno i tecnocrati. È vero, in linea teorica c'è chi la pensione potrebbe ritenerla acquisita in base ai contributi versati negli anni, ma c'è chi l'ha ricevuta dopo soli 20 anni di lavoro. E c'è chi la reclama in base ad uno status acquisito 10,20,30 anni fa che oggi non ha più ragione di esistere. Perché parliamoci chiaro: sono i lavoratori di oggi che pagano la pensione ai lavoratori di ieri! È sempre stato così.
Io dico che a ogni pensionato deve essere garantito un vitalizio equo, ma soprattutto solidale con le nuove generazioni, che non sono più in grado di sostenere questo grave carico del passato, in cui si gonfiavano gli stipendi con l'inflazione e il debito pubblico. Il sistema è collassato, non può più funzionare e dovremmo rendercene conto.
Sto sollevando un conflitto generazionale lo so. Ma non è possibile che a pagare gli errori dei padri debbano essere sempre e solo i figli. Rimango progressista se dico che la società deve progredire. Altrimenti sto solo difendendo dei privilegi, acquisiti più o meno legittimamente.
Secondo l'Inps ci sono quasi un migliaio di persone che percepiscono più di 20 mila euro al mese, le cosiddette pensioni d'oro. Il terzo più ricco prende mediamente 2200 al mese e pesa per il 60% sul bilancio, mentre un altro terzo ne guadagna appena 500. A me sembra profondamente ingiusto. Chi ha guadagnato di più ha avuto i suoi meriti e avrà investito i suoi soldi in modo congruo. Perché un dipendente pubblico deve percepire il triplo rispetto a un artigiano? Con quale diritto chi ha avuto una condizione più agiata in passato deve pretendere di estendere all'oggi il suo status sociale sopra la media? Se la redistribuzione della ricchezza  durante l'arco lavorativo è un'idea troppo comunista o da sovversivi, man mano che si invecchia dovremmo deporre le armi e metterci la coscienza in pace. Lasciare spazio alla solidarietà, alle nuove leve e alle idee fresche, rinunciare all'antico prestigio, o al semplice "privilegio", si fa per dire, di avere avuto un lavoro fisso. Chi ha ben guadagnato avrà anche ben investito. Allora, prima che sopraggiunga la morte con la livella come diceva Totò, è meglio cominciare ad attenuare le diseguaglianze, condurre uno stile di vita più consono, dare il buon esempio. Per permettere anche alle generazioni future di avere una vecchiaia serena, ma soprattutto un presente più dignitoso.
di Gabriele Bindi

Ringraziamenti ai lettori


 

Ringrazio pubblicamente tutti coloro che ogni giorno, con interesse, seguono questo blog , che nel mese di novembre 2013  ha subito un incremento davvero imponente e molto al di là delle mie aspettative.
 
Colgo l'occasione per ringraziare anche:

Stati Uniti

Germania

Federazione Russa

Paesi Bassi

Francia

Regno Unito

Brasile

Australia

Irlanda
Turchia

Ecuador 
Corea del Sud
Cina

Natale: per 7 italiani su 10 sara' ancora festa in crisi


 

Shopping al via con 171 euro a famiglia. Consumatori chiedono giornata saldi straordinaria. 

Sara' un Natale di crisi e molto probabilmente non sara' nemmeno l'ultimo. Lo sostengono 7 italiani su 10, anche perche' il 47% si sente piu' povero dello scorso anno e 2 su3 si attendono che la crisi durera' almeno altri 2 anni. In tale quadro, pertanto, aumenta al 14,2%, rispetto al 13,7% dello scorso anno, la quota di coloro che quest'anno non fara' acquisti per Natale. Lo attesta - riferisce una nota - un'indagine di Confcommercio in collaborazione con Format Ricerche sul sentiment degli italiani a un mese dalle festivita' natalizie. In un anno sono passati dal 66,4% al 69,3% gli italiani che ritengono che il prossimo Natale sara' certamente vissuto in maniera ''molto dimessa''. Per il 68,6% degli intervistati ''certamente'' quello del 2013 non sara' l'ultimo Natale di crisi, solo meno del 5% e' dell'idea che la crisi in atto terminera' entro pochi mesi e poco meno del 15% ritiene che si protrarra' un altro anno ancora. Ciononostante, la quasi totalita' delle famiglie (l'85,8%) resta comunque intenzionata ad effettuare i regali (erano l'86,3% l'anno scorso). L'area di difficolta' cresce presso i consumatori piu' giovani, ossia presso coloro che hanno meno di 34 anni, presso i consumatori che risiedono nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni del Nord-Est ''oggi alle prese con una crisi che da economica si sta velocemente trasformando in crisi sociale'', osserva Confcommercio. La percentuale dei consumatori che considera gli acquisti natalizi una ''spesa necessaria e piacevole'' resta in sostanza invariata rispetto al 2012, anzi e' anche leggermente in aumento, essendo pari al 51,7% (2013) contro il precedente 49,0% che venne rilevato da Confcommercio nel 2012. A pensarla diversamente continua ad essere poco meno di un italiano ogni due, cosi' come del resto era stato rilevato lo scorso anno e negli anni precedenti: il 30% circa dei consumatori ritiene gli acquisti per i regali di Natale una spesa ''necessaria'', ma della quale farebbe volentieri a meno; il 17% circa ritiene gli acquisti per i regali di Natale una spesa del tutto inutile ma che comunque e' costretto ad affrontare, ovvero: se gli fosse possibile probabilmente costoro non farebbero gli acquisti per i regali di Natale indipendentemente dal fatto che ci sia la crisi o meno. Se il 47,4% degli italiani si ritiene ''piu' povero'' rispetto a prima, il 34,6% ritiene che nel 2013 la situazione economica della propria famiglia e' diventata ''un po' meno buona'' rispetto alla condizione del 2012, mentre il 9,8% ritiene che la condizione economica della propria famiglia oggi e' diventata ''assai meno buona'' rispetto a quella dei dodici mesi precedenti. Guardando al futuro, soltanto il 4% degli italiani ritiene che la condizione economica della propria famiglia migliorera' entro i prossimi 12 mesi. Per circa il 20%, infine, la condizione economica della propria famiglia peggiorera' ancora nel corso del 2014 mentre secondo il 72,4% la propria condizione economica restera' pressoche' la stessa del 2013. Con il week end inizia dunque di fatto quasi un mese di shopping natalizio con un budget complessivo disponibile per regali di circa 171 euro a famiglia, in calo del 5 per cento rispetto al 2012. E' quanto emerge - riferisce una nota - da una analisi della Coldiretti sulla base dell'indagine ''Xmas Survey 2013'' di Deloitte. Circa un terzo degli italiani - sottolinea Coldiretti - acquista infatti i regali di Natale entro la fine del mese di novembre anche se per la maggioranza la ricerca si concentra nel mese di dicembre. La media e' di quasi 5 regali (4,75) a famiglia con un costo per ogni singolo regalo che e' di circa 36 euro e una tendenza verso il calo degli acquisti di abbigliamento, tecnologie e divertimenti. La spinta verso spese utili - precisa Coldiretti - premia l'enogastronomia e la previsione e' che gli italiani, rispetto allo scorso anno, non risparmieranno per le spese alimentari destinate ad imbandire i tradizionali cenoni e neanche per i viaggi. Piu' di sei italiani su dieci (63 per cento) - continua l'organizzazione di categoria - spendera' il proprio budget di Natale preferendo acquistare prodotti Made in Italy: e' anche una forma di solidarieta' che si concilia con lo spirito del Natale durante il quale ben il 75 per cento degli italiani si impegna a non acquistare prodotti realizzati con il lavoro dei minori e il 65 per cento quelli che non rispettano l'ambiente. Il 26 per cento del budget per il Natale sara' dedicato in Italia all'acquisto on line che, pero', riguarda prevalentemente musica e film mentre per il cibo e le bevande, al contrario - conclude la Coldiretti - si registra una tendenza al ritorno al contatto fisico con il produttore magari con acquisti direttamente in azienda o nei mercati degli agricoltori di campagna amica, per assecondare la crescente voglia di conoscenza sulle caratteristiche del prodotto e sui metodi per ottenerlo. Intanto Le associazioni dei consumatori aderenti a Casper Assoutenti, Codacons, Codici e Movimento Difesa del cittadino, lanciano l'iniziativa del ''Black Saturday'', una giornata di sconti straordinari in tutta Italia, da organizzare, questa e' la proposta, per sabato 30 novembre o, in ogni caso, prima di Natale. Per le associazione dei consumatori, e' l'unica possibilita' per evitare un Natale...in bianco. Si tratta di mutuare in Italia la tradizione americana del ''Black Friday'', il venerdi' nero, il giorno che apre ufficialmente la stagione dello shopping natalizio negli Stati Uniti, quest'anno previsto per il 29 novembre. La corsa ai regali di Natale parte dalle prime ore dell'alba con le maggiori catene che offrono i prezzi piu' bassi dell'anno, con sconti che possono arrivare anche al 50%. Super-saldi dei quali migliaia di consumatori approfittano. Una grande festa che, per i consumatori, serve anche a lanciare un'offensiva anticrisi. Le associazioni dei consumatori chiedono quindi al Governo Letta e al ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato ''di istituire, in raccordo con le Regioni e le associazioni di commercianti, una giornata straordinaria di vendite promozionali per sabato 30 novembre''. I commercianti che vorranno aderire dovranno impegnarsi a praticare sconti almeno pari al 50% e a tenere aperti i negozi piu' delle solite 13 ore giornaliere, possibilmente fino a sera. ''Se i commercianti non vogliono passare un Natale in bianco, infatti, devono abbassare i prezzi, facendo sconti straordinari, come se ci fossero gia' i saldi - proseguono i consumatori -. Per incentivare questi ribassi e' utile fissare una giornata simbolo, che andrebbe poi ripetuta negli anni, diventando, come negli Usa, una tradizione''. Le associazioni di Casper invitano anche i sindaci ''a farsi promotori di questa iniziativa, organizzando incontri tra le associazioni dei commercianti e quelle dei consumatori, in modo che sia garantita l'effettivita' degli sconti e sia pubblicizzato adeguatamente l'evento''. stt/gbt 

Che tristezza vedere i politici far finta di litigare per 14 euro al mese!


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Si sta discutendo di cuneo fiscale: appena 14 euro al mese per dipendente… e questo sarebbe rilanciare i consumi e la crescita? Ma come possono i nostri politici continuare a prendere in giro imprese e lavoratori? Si continuerà a discutere di questo per mesi sulle tv mentre le aziende che lavorano prevalentemente con il mercato interno continuano ad annaspare. Un’efficace manovra sul cuneo fiscale avrebbe dovuto mettere sul piatto più di 50 miliardi in un anno anziché 5 miliardi in tre anni! Ma con quale ‘faccia’ il Presidente Letta può venire a parlarci di manovre per il rilancio dei consumi? Ma perché Confindustria e sindacati non invocano una settimana di stop alla produzione per sollecitare le misure vere necessarie: taglio spesa corrente improduttiva, taglio della corruzione sugli acquisti di beni e servizi dello Stato, vendita di partecipazioni…
Viva L’Italia!
Giovanni Giorgetti

Marò, ora rischiano la pena di morte in India


 Marò, ora rischiano la pena di morte in India

I due Marò sotto processo con l'accusa di aver ucciso due pescatori inermi scambiandoli per pirati potrebbero essere condannati a morte.
A sostenerlo un articolo pubblicato dal "The Hindustan Times" secondo cui la polizia indiana Nia ha presentato un rapporto in cui accusa i marò in base a una legge che prevede, appunto, la possibilità di condanna alla pena di morte.
Secondo il giornale, gli investigatori avrebbero presentato lunedì al ministero degli Interni un rapporto in cui si chiede di perseguire i due militari in base al "Sua Act" che reprime la pirateria marittima con la pena di morte.
L'accusa è stata mossa "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene piu' lievi".