sabato 30 novembre 2013

Imu, i Caf lanciano l'allarme


 

è una barzelletta difficile calcolare la seconda rata 
È allarme nei Caf per il calcolo della seconda rata: l'approvazione del decreto legge che cancella solo parzialmente il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata infatti troppo a ridosso delle scadenze. Lo sostiene Unimpresa, a cui aderiscono 900 Centri di assistenza fiscale distribuiti in 60 province in tutta Italia.

Ma soprattutto - rileva Unimpresa - la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all'eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all'aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio.

Il risultato - sottolinea Unimpresa - «è un elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali». Su 8.000 comuni complessivi - osserva Unimpresa - finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu: «c'è tempo fino al 5 dicembre ed è assai probabile che si assisterà ad aumenti selvaggi. I bilanci delle amministrazioni locali sono al collasso e l'opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente».

«Il decreto - osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - è una barzelletta. In un colpo solo sono stati spostati due termini, quello per le delibere comunali e quello per il versamento, ed è stata portata dal 16 dicembre al 16 gennaio la scadenza per i versamenti. E poi c'è l'aspetto politico. Il Governo Letta si è rimangiato la promessa e alla fine, anche se per cifre non rilevanti, obbliga le famiglie a una ministangata».

È a rischio la copertura della prima rata dell'Imu e per le imprese e i cittadini è probabile un ulteriore aumento del carico fiscale, denuncia invece è la Cgia di Mestre. Il decreto che ha cancellato la prima rata dell'Imu sull'abitazione principale - rileva una nota della Cgia - farà scattare la cosiddetta «clausola di salvaguardia». Pertanto, il ministero dell'Economia, per coprire la parte di gettito mancante, potrà dar luogo ad un provvedimento di legge che preveda l'aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l'energia elettrica e le bevande alcoliche. Il rischio che ciò avvenga è molto elevato. A fronte degli ulteriori 7,2 miliardi di euro di risorse stanziate dal Governo, affinchè la Pubblica amministrazione saldi i vecchi debiti contratti con le imprese, il ministero dell'Economia (in data 29 novembre 2013) ha certificato che ne sono stati pagati poco più di 2 miliardi (pari al 28% circa del totale). Pertanto, risulta difficile rispettare l'indicazione prevista dalla legge: ovvero quella di incassare 925 milioni di euro di Iva entro la fine di novembre. In merito alla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, invece, le indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata ci dicono che, probabilmente, l'Erario ha riscosso poco più della metà del gettito previsto. In buona sostanza, l'obbiettivo di incassare 1,525 miliardi di euro (dato dalla somma tra i 925 milioni di Iva e i 600 milioni di sanatoria) pare difficilmente raggiungibile e per i cittadini, salvo ripensamenti dell'ultima ora, è probabile un ulteriore aumento delle tasse.

«Il primo passo indietro il Governo l'ha fatto, ora ci penserà il Parlamento». A dirlo è stato Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, a proposito della seconda rata dell'Imu che si troveranno a pagare i milanesi, per l'innalzamento dell'aliquota dal 4 per mille al 6 per mille. «Mi sembra che il Governo ci abbia già ripensato - ha continuato il primo cittadino -. La presa di posizione dei sindaci ha già avuto effetto. Essendoci un decreto legge, a questo punto il governo non ci può più ripensare, ma ci ripenserà il Parlamento a farlo». Secondo Pisapia infatti è «forte la ribellione che parte di tutte le forze politiche responsabili, in Parlamento e fuori dal Parlamento, che considerano questo un errore grave, sia sotto il profilo dell'affidabilità del Governo, sia delle conseguenze sui cittadini». 

Nonna Emma compie 114 anni

«È la donna più anziana d'Europa»

Emma Morano, di 114 anni

La nonna più longeva d'Europa, con i suoi 114, è una simpatica signora di Verbania. Emma Morano, pur non dimostrando l'età anagrafica, ha festeggiato stamani il 114esimo compleanno, ricevendo anche un messaggio personale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che le è stato consegnato dal prefetto del Verbano Cusio Ossola, Francesco Russo.

Nonna Emma è stata festeggiata nella sua abitazione di Verbania, a pochi passi dal lungolago. Presenti i parenti, giornalisti, amministratori locali e una troupe Rai. 

Cure troppo care


 

quattrocentomila anziani preferiscono emigrare 
Anziani italiani in viaggio di sola andata per Canarie, Slovenia, Malta e Cipro: in 400 mila hanno già lasciato l'Italia non tanto alla ricerca di un Buen Retiro ma perchè non possono più permettersi cure sanitarie. Oltre 270 mila percepiscono pensioni dai 650 ai 1000 euro, circa 130 mila fra i 1000 e i 1500 euro. Vivere all'estero è quindi molto più economico e alle Canarie bastano meno di 80 euro al mese per avere una copertura sanitaria completa. Il fenomeno è in crescita e negli ultimi 5 anni i «nonni in fuga» al'estero sono aumentati del 20%. Sono quindi loro i nuovi emigranti di cui parla la società italiana di gerontologia e geriatria che ha presentato i primi dati in occasione del congresso nazionale in corso a Torino.

I trasferimenti all'estero sono cresciuti del 20% negli ultimi 5 anni e questo interessa soprattutto i pensionati che percepiscono meno di 1000 euro al mese dall'Inps: oltre 270 mila hanno una pensione tra i 650 e i 1000 euro, poco meno di 130 mila fra i 1000 e i 1500 euro «e la tendenza è in continuo aumento: nella sola Lombardia negli ultimi 5 anni gli over 65 che si sono trasferiti a vivere all'estero sono passati da 24 mila a 29 mila con un aumento del 20% - ha spiegato il presidente dei geriatri Giuseppe Paolisso - ma il paese non sembra in grado di invertire la tendenza: l'assistenza pubblica inadeguata e una famiglia su tre non può più permettersi una badante.

Attenzione però - conclude Paolisso - non sempre le cure disponibili in alcuni di questi paesi sono di un livello accettabile». Il costo della vita in questi paesi è circa un terzo rispetto all'Italia e gli anziani italiani fanno le valige, soprattutto quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Oltre ad un costo della vita più basso incidono ovviamente anche quello delle cure sanitarie. Alle Canarie ad esempio, dove vivono circa 20 mila connazionali anziani, le cure mediche sono garantite come nel resto dell'Unione Europea e si può stipulare una polizza medica privata con una copertura pressochè totale spendendo dai 40 agli 80 euro al mese. 

La Regione Lazio è fallita da dieci anni



Avrà un bel da fare, Nicola Zingaretti, a rimettere in piedi le sorti finanziarie della Regione Lazio. Perché l'ente è fallito da dieci anni, anche se nessuno lo sapeva, visto che solo lo scorso anno è stato lasciato un buco da 4 miliardi di euro. Fa rabbrividire la relazione emessa da due consiglieri della Corte dei Conti all'udienza sul rendiconto finanziario del 2012 della Regione. I magistrati contabili hanno spiegato che nel periodo in esame “il pareggio è solo formale e basato su una programmazione inidonea”, come testimoniato dagli elevati scostamenti rilevati tra capacità di entrata e di spesa contenuti nel bilancio preventivo. Non solo: l'amministrazione non ha predisposto ed approvato il documento di programmazione economica regionale (Dpefr) per il triennio 2012-2014. Quindi il bilancio di esercizio 2012 e quello pluriennale 2012-2014 sono stati approvati in assenza di un'analisi sulla situazione economica generale. Questo, hanno sottolineato i togati, ha inoltre privato la politica di un “indispensabile strumento di programmazione”. I danni sul bilancio derivanti da questa gestione leggera sono molto visibili: dal buco di 4 miliardi di euro ad un indebitamento di 11,741 miliardi, che pure risulta in diminuzione del 3,8% rispetto all'esercizio precedente. ”La Regione Lazio si trova da almeno un decennio in stabili condizioni di insolvenza finanziaria, attenuata nel 2013 dal ricorso al cosiddetto Decreto pagamenti”, hanno aggiunto i magistrati contabili. Qualche elemento positivo, comunque, c'è. Per esempio, il deficit del settore sanitario si è ridotto dell'8% a 720 milioni di euro. Si ricorda che il bilancio 2012 è stato redatto dalla Giunta guidata da Renata Polverini. L'attuale Presidente della Pisana, Nicola Zingaretti, è stato eletto 10 mesi fa.

Imu al 5 per mille



ecco quanto si pagherà
sulla prima casa: in media 80 euro a famiglia

Il Consiglio comunale ha approvato il decreto che fissa un'aliquota superiore a quella nazionale. Manovra rinviata

I romani pagheranno l'Imu 2013 anche sulla prima casa. Non sarà una stangata come quella dello scorso anno (ci si aggirerà sugli 80 euro a testa in media) ma, a meno di sorprese dell'ultima ora, l'abolizione totale dell'imposta sulle prime abitazioni non riguarda la Capitale. Il decreto legge del Governo prevede, infatti, che nei Comuni dove vengono applicate aliquote superiori al 4 per mille, i cittadini debbano pagare il 40 per cento della differenza. Proprio ieri l'assemblea capitolina ha definitivamente approvato la delibera 98, collegata al bilancio, che conferma anche per quest'anno l'aliquota sulla prima casa al 5 per mille, introdotta già nel 2012 dalla giunta Alemanno. Insomma fra un mese e mezzo (la scadenza è fissata per il 16 gennaio) i proprietari di prima casa a Roma dovranno pagare il 40 per cento dell'1 per mille (la differenza tra l'aliquota fissata dal Campidoglio e quella di base), ossia lo 0,4 per mille della rendita catastale rivalutata. Nella Capitale, tanto per fare qualche esempio, con una rendita catastale di mille euro si dovranno pagare 84 euro, con una di 1.500 bisognerà sborsare 126 euro e così via.

IL BILANCIO In consiglio comunale, intanto, l'approvazione del bilancio ha subito un rallentamento, che sicuramente farà superare la scadenza di questa sera alle 24, aprendo le porte alla diffida che il prefetto Giuseppe Pecoraro dovrebbe inviare nei prossimi giorni. Ieri non c'è stata la prevista maratona notturna, con la seduta caratterizzata dall'approvazione delle delibere propedeutiche su Imu, tariffa rifiuti e tributi locali. Oggi si comincerà solo alle 15, domani l'aula Giulio Cesare resterà chiusa. La discussione sul bilancio vero e proprio inizierà quindi soltanto lunedì. Ma nella maggioranza sono ottimisti, nonostante gli oltre duecentomila ordini del giorno presentati dall'opposizione: «Chiuderemo tra martedì e mercoledì», prevedono i consiglieri del Pd. Come fare? La strada è quella tracciata negli ultimi giorni: tentativi di dialogo con l'opposizione, in paricolare con il gruppo di Alfio Marchini, e taglio di tutti gli ordini del giorno dichiarati inammissibili. Una procedura quest'ultima, che crea forti proteste da parte delle minoranza, culminate con la polemica a distanza tra Giovanni Quarzo (Forza Italia) e il segretario generale Liborio Iudicello, provocando la presa di posizione di Mirko Coratti: «Ammonire in via preventiva gli uffici ed esercitare pressioni che se anche in buona fede possono condizionare l'autonomia degli uffici stessi, non agevola il lavoro dell'assemblea: è ingeneroso e ingiustificato».