domenica 17 novembre 2013

Dal materasso al battiscopa

Dal materasso al battiscopa il fascino di tenere i contanti

Gli sceicchi camminano su giacimenti di petrolio, noi dormiamo su materassi di bigliettoni. Si calcola che il patrimonio sommerso possa arrivare fino a cinquanta miliardi. È l'Italia del risparmio fai da te, gestito senza intermediari, finanziarie e consulenti, un risparmio che rende interessi zero, che perde ogni anno il valore dell'inflazione, ma che ripaga con la sicurezza. 

 

 Anche questa un'Italia al tempo della crisi? Certo che sì. La congiuntura ansiogena dell'ultimo decennio scatena le reazioni più istintive: quando tira una certa aria, conforta tenere i risparmi sotto stretto controllo personale, al riparo da colpi di scena e colpi bassi. Però c'è anche dell'altro. C'è l'abitudine, c'è la pigrizia, c'è la libidine di contare e maneggiare le banconote, ogni tanto, prima e dopo i pasti, per sentirsi in pace.
Sembra di raccontare un'Italia antica e lontana, come nei film di Totò. Eppure la realtà moderna è persino più colorita. Secondo costume nazionale, andiamo a due velocità. Da una parte c'è gente che ormai usa il bancomat anche per pagarsi il caffè, adducendo le testimonianze più clamorose, vengo adesso dall'America e te lo posso garantire, là usano la carta di credito per tutto, anche per la mancia al cameriere. Nessuno ha mai verificato se tutto questo sia vero, benché sia accertato che noi italiani siamo molto, ma molto indietro nell'uso del denaro elettronico. Ed è anche questo un segnale chiaro dell'altro Paese ad altra velocità, più lenta e più guardinga, con un bisogno ancestrale di avere il portafoglio pieno e una buona scorta sottomano.
Il caso più noto, i pensionati. Tutti ci chiediamo perché mai i nostri anziani si offrano ancora come vittime sacrificali a scippatori e tagliagole, una volta al mese, per il solo gusto di andare in coda alla Posta, bivaccarci con rischio di cali pressori e crisi ipoglicemiche, ma uscirne premiati dalla mazzetta di cinquecento-settecento euro tangibili e accarezzabili. Tutti ci chiediamo, da figli e da nipoti, perché questo rito anacronistico e vagamente suicida, ma nessuno ha ancora trovato il modo di convincerli che è più comodo starsene al sicuro in casa e avere i soldi a disposizione in banca. Sono inconvincibili. Vogliono i contanti. Altrimenti si sentono poveri.
Purtroppo, non è che il moderno sistema finanziario faccia molto per cambiare certe abitudini. Ogni tre per due ci alziamo la mattina e gli analisti ci avvertono che i nostri risparmi sono a rischio, che le banche non sono più liquide, attenzione, se improvvisamente tutti i correntisti andassero allo sportello a chiedere indietro i loro soldi l'intero sistema andrebbe in default. Non tutti hanno ben chiara la traduzione di default, ma tutti hanno perfettamente chiaro che neppure la banca è più quel luogo blindato in cui mettere al caldo il nostro futuro.
Paranoie? In un certo modo sì. Ma neppure poi tanto. In estate, la Grecia allo stremo ci ha rappresentato perfettamente la scena che agita i nostri incubi notturni: un po' per necessità, un po' per panico, nel giro di poche settimane la popolazione ha prosciugato il 33 per cento dei conti correnti, «andandoli a nascondere - fonte associazione bancaria locale - sotto il letto o interrandoli nei giardini».
Da noi non è ancora il tempo del panico, ma un certo sottile brivido pervade molti strati sociali. Se i nostri avi nascondevano le banconote in quella precisa scatola del caffè, in alto a destra, molti di noi si evolvono nei nascondigli, non nell'ansia. Si temono i prelievi forzosi, le una tantum sui depositi, i declassamenti di quelle brave anime delle agenzie di rating, che il demonio se le porti. Diciamolo: si temono anche le tasse, pure troppo, purtroppo. Si teme in generale, si teme a livello preventivo. Si sa mai, nella vita. Così, muri, materassi e intercapedini segrete diventano i nuovi forzieri, anche al tempo della finanza virtuale. Sempre quest'estate destò stupore il ritrovamento, dentro la villa dei due poveri coniugi trucidati per rapina a Lignano Sabbiadoro, di quarantamila euro in contanti: erano nascosti dietro a un battiscopa. Poi abbiamo letto anche di quelli che li avevano nascosti dentro le gomme di scorta al momento di varcare il confine verso Chiasso, ma questa è tutta un'altra storia.
Fatta la somma, il contante vagante risulta in continuo aumento. Considerato che molti analisti parlano ormai di costi più alti dei rendimenti per i soldi affidati alla banca, non è poi così sbalorditivo. Resta però un problema: l'Italia, come luogo fisico, non è esattamente il luogo più sicuro per custodire le banconote. Tra rischio sismico e dissesto idrogeologico, tra crolli e alluvioni, non è così remota l'ipotesi sventurata di lasciarci oltre ai muri anche il capitale. Il nuovo dilemma è: fa più danni la grandine o la banca?

Cristiano Gatti


Se potessi avere 1000 euro al mese

Sono 7,4 milioni i pensionati
a meno di mille euro al mese

 

MILANO - Le pensionate battono i pensionati, ma percepiscono molto meno. E' quanto emerge dalla rilevazione annuale sui trattamenti pensionistici e sui loro beneficiari condotta da Inps e Istat. Nel 2011, le donne rappresentano il 52,9% dei titolari di pensioni (in totale i pensionati sono 16,7 milioni), ma agli uomini spetta la quota maggioritaria della spesa complessiva (56,1%, pari a 149 miliardi di euro). L'importo medio annuo delle prestazioni maschili ammonta a 14.460 euro, il 65,6% in più di quello delle pensioni femminili, che si attesta a 8.732 euro. Ma 7,4 milioni di pensionati non arrivano a mille euro al mese.

Quasi 900mila pensionati hanno un assegno da oltre 3.000 euro al mese: anche in questo caso 657mila sono uomini, le donne sono appena 204mila. Il 25,8%, invece, percepisce un reddito mensile uguale o superiore ai 2.000 euro, assorbendo il 50% della spesa pensionistica destinata agli uomini; i valori scendono al 10,8% e al 26,9% tra le donne. Infine, oltre la metà (53,4%) delle donne percepisce meno di mille euro, contro un terzo (33,6%) degli uomini.



In media il numero di trattamenti percepiti è maggiore nelle donne rispetto agli uomini è ciò fa sì che il divario economico di genere si riduca al 43,8% se calcolato sul reddito pensionistico, che risulta pari a 19.022 euro per gli uomini e a 13.228 per le donne. Tra il 2001 e il 2011, i differenziali degli importi medi delle pensioni e dei redditi pensionistici tra  uomini e donne sono cresciuti, rispettivamente, di 4,5 e 1,7 punti percentuali.

Le disuguaglianze più marcate si osservano tra le regioni del Nord, sia con riferimento agli importi medi delle singole prestazioni sia in relazione al reddito pensionistico dei beneficiari. Il rapporto tra il numero di pensionati e quello della popolazione occupata - rapporto di dipendenza - è a svantaggio delle donne: 91,7 pensionate ogni 100 lavoratrici, a fronte di 55,9 pensionati ogni 100 lavoratori. Il tasso di pensionamento (rapporto tra il numero delle pensioni e quello della popolazione) è superiore nelle donne rispetto agli uomini, e pari rispettivamente a 43,6 e a 35,9. 

Sogno

Sogno

 

Il sogno è un fenomeno legato al sonno, in particolare alla fase REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali.
Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi di pensiero che sono oggetto di studio della psicologia tradizionale. Freud, nel '900, spiegò questa modalità di funzionamento dell'apparato psichico descrivendo la psicologia dei processi onirici e suddivise il funzionamento dell'apparato psichico in due forme che chiamò processo primario e processo secondario.
Secondo tale teoria psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio inappagato durante la vita diurna.
L'arte divinatoria che pretende di interpretare i sogni si chiama oniromanzia.
Dopo Freud, molti analisti di varie correnti si sono interessati al sogno. Contributi originali sono stati portati nel 1952 da Ronald Fairbairn, per il quale il sogno sarebbe un fenomeno schizoide, da interpretare alla luce della teoria degli oggetti parziali della Klein, ponendo l'accento sull'aspetto simbiotico della personalità.
Bonime nel 1962 propone una teoria del sogno basata sulla concezione che il sogno sia un autoinganno volto a preservare e a rafforzare un modello di vita, ponendo l'accento sull'aspetto comportamentale sociale della personalità.

  Onironautica

 Il termine onironautica, o sogno lucido (dall'inglese lucid dream), è un termine coniato dallo psichiatra e scrittore Frederik van Eeden, per indicare un'esperienza durante la quale si può prendere coscienza del fatto di stare sognando. Il sognatore in questione, detto onironauta, può quindi, con la pratica, esplorare e modificare a piacere il proprio sogno.

Stephen LaBerge, scienziato all'università di Stanford e fondatore del Lucidity Institute, un centro di ricerca sul fenomeno dei sogni lucidi, descrive l'esperienza come "il sognare sapendo di stare sognando".[1]
I sogni lucidi sono argomento di interesse per psicologi, aderenti alla cultura new age, occultisti e artisti. Inoltre, secondo LaBerge, l'esperienza dei sogni lucidi può essere d'aiuto negli ambiti più disparati, come il problem solving, lo sviluppo della creatività, il rafforzamento dell'autostima, la capacità di affrontare paure e inibizioni e, più in generale, il raggiungimento di un senso di liberazione e armonia nella propria vita[2].
Coloro che hanno avuto esperienze di sogno lucido le descrivono come eccitanti e realistiche.
Da svegli condividiamo il mondo fenomenico con regole uguali per tutti (descritto, in generale, dalla scienza). Nel sogno le percezioni non sono legate ai fenomeni e, per questo motivo, possono anche non presentare alcuna linearità.
Tuttavia, alcune proprietà delle percezioni sono dovute alla formazione dei pensieri nella mente dell'uomo e quindi sempre uguali, indipendentemente dal sogno o dal sognatore. Tutte le attività interne ai sogni (racconti di sogni lucidi, test di realtà, tecniche di stabilizzazione, ecc.) vanno quindi lette con cognizione critica. Si deve distinguere ciò che può essere astratto (diventare una regola generale) da ciò che è legato al caso particolare, privo di valore generale.
È stata proposta la distinzione tra "sintassi del sogno" (sulla quale basare i test di realtà) e "semantica del sogno" (di valore puramente personale ed impossibile da adoperare per i test di realtà).

Come si spiega il dejavu

Come si spiega il dejavu, la sensazione di aver già vissuto delle situazioni, di aver già visto cose o persone, seguita da un senso di smarrimento ed alienazione? 



l termine déjà-vu (letteralmente "già visto") venne introdotto dallo psicologo F. L. Arnauld nel 1896. Con tale espressione si indica il fenomeno per cui un soggetto ha la sensazione di aver già vissuto un certo evento, di essere già stato in un certo luogo, di aver già conosciuto una certa persona, ecc., pur essendo certo, a livello razionale, di non essersi mai trovato in una tale situazione. Contrariamente a quello che si può pensare, tali esperienze sono molto diffuse. Un sondaggio Gallup del 1991 ha mostrato che il 56% degli americani adulti ha provato tale esperienza.
Il coinvolgimento emotivo che accompagna queste esperienze ha condotto molti autori ad attribuire loro un significato trascendente o paranormale. Secondo alcuni il déjà-vu sarebbe una evidenza diretta della reincarnazione. In altre parole noi avremmo già vissuto in una vita precedente la stessa esperienza che stiamo vivendo in un dato momento. Secondo altri, verrebbe coinvolta addirittura la telepatia: il soggetto riceverebbe cioè informazioni telepatiche da parte di altri che avrebbero realmente vissuto quell'esperienza. Queste ipotesi sono assolutamente prive di ogni fondamento e rappresentano soltanto speculazioni fantasiose.

La psicoanalisi ha cercato di interpretare il fenomeno del déja-vu in termini di inconscio. In pratica durante tale esperienza riaffiorerebbero alla coscienza dei ricordi o pensieri repressi. Il soggetto avrebbe realmente vissuto l'esperienza in questione ma, anziché un ricordo cosciente, riaffiorerebbe soltanto una vaga sensazione di familiarità. Anche tale interpretazione non va al di là della semplice speculazione e sicuramente non è in grado di spiegare episodi di déjà-vu in cui si sa con assoluta certezza che il soggetto non ha mai vissuto l'esperienza in questione.

Più plausibili appaiono invece altri tentativi di interpretazione. Alcuni psicologi spiegano il déjà-vu come un errore della memoria, tecnicamente chiamato paramnesia. In pratica la nostra memoria fallirebbe nel credere di ricordare un certo episodio, in realtà mai avvenuto. Ad esempio, si può credere di essere già stati in un certo luogo, quando invece lo abbiamo visto semplicemente in fotografia. Altri autori (ad esempio lo psicologo francese Pierre Janet) sostengono che il déjà-vu più che un errore di memoria sia un errore percettivo. In altre parole noi percepiremmo erroneamente la realtà riscontrando illusoriamente una somiglianza con qualcosa che abbiamo già vissuto. Secondo un'altra interpretazione, il déjà-vu deriverebbe da una sorta di conflitto a livello di informazioni cerebrali. È stato ipotizzato che, in certi casi, il cervello può essere consapevole di una sensazione ricevuta prima che si sviluppi la consapevolezza della percezione stessa. In tal modo si creerebbe la strana sensazione della preconoscenza di una certa esperienza. Per alcuni questa asincronia nell'elaborazione dei segnali sensoriali deriverebbe da un'azione indipendente dei due emisferi cerebrali. In sostanza un emisfero avrebbe la sensazione di déjà-vu semplicemente perché l'evento è stato memorizzato alcuni istanti prima dall'altro emisfero. Un'ulteriore teoria interpreta il déjà-vu in termini di emozione dissociativa. Secondo questa ipotesi gli stimoli provenienti da una certa situazione potrebbero attivare delle emozioni che si erano verificate in passato e da questo deriverebbe la sensazione di familiarità (ad esempio, i ricordi prodotti in Marcel Proust dall'odore della celebre "maddeleine" possono rientrare nell'ambito delle emozioni dissociative). Contributi all'interpretazione del déjà-vu sono stati dati anche dalla neuofisiologia. È stata infatti notata una certa frequenza del verificarsi del déjà-vu negli istanti che precedono gli attacchi in soggetti epilettici. Il neurologo Wilder Penfield, negli anni Cinquanta, dimostrò che era possibile indurre episodi di déjà-vu stimolando elettricamente il cervello di pazienti epilettici. Anche i pazienti schizofrenici vivono frequentemente episodi di déjà-vu. Secondo tali studi quindi il déja-vu viene interpretato in termini di disordine neurologico. Va tuttavia osservato che il fenomeno è piuttosto frequente anche in soggetti perfettamente sani.
Dal fatto che esistano così tante teorie che cercano di interpretare i déja-vu si capisce facilmente che il fenomeno non è ancora stato compreso in tutti i suoi aspetti. Questo accade per la maggior parte dei fenomeni che interessano il nostro cervello a causa della sua estrema complessità. Di fronte a un problema complesso occorre estrema prudenza nell'elaborazione di teorie ed è doveroso attenersi rigorosamente ai fatti osservati. Per questo motivo sono da rifiutare, a maggior ragione, tutte quelle teorie "paranormali" che tirano in ballo ipotesi completamente gratuite e prive di ogni fondamento.

Silvano Fuso

UFO e vita aliena

Area 51, UFO e vita aliena, cade la censura e arriva la notizia bomba del secolo

 

Tutto quello che ci hanno sempre nascosto sarà svelato prossimamente dalla troupe televisiva di Peter Yost che ha avuto accesso alla base segreta americana e promette si svelarci cose incredibili. Ufo? Alieni? Entro la primavera la risposta.
Volete una notizia bomba da far accapponare la pelle? Bene, sedetevi e tenetevi forte: per la prima volta nella storia, un’equipe televisiva è riuscita ad avere tutte le autorizzazioni necessarie per accedere all’interno di tutti gli uffici, laboratori e dipartimenti ubicati all’interno della base aerea Nellis (Nellis Air Force Base) meglio nota come Area 51. Si tratta di una vasta zona militare super-segreta controllata dalle forze armate statunitensi, che si estende per circa 26 mila km2 all’interno del territorio desertico di Groom Lake, detto anche Dreamland (la terra del sogno), nel sud dello Stato del Nevada. La base ha livelli di sicurezza da film di fantascienza, con sensori di movimento, telecamere, controlli satellitari, uomini armati, missili superficie-aria, disseminati un po ovunque lungo il suo perimetro, per impedire l’accesso del personale estraneo e il sorvolo dello spazio aereo da parte di aeromobili non autorizzati. Proprio per questi standard così rigidi, la base aerea Nellis non compare sulle cartine geografiche. Ma cosa accade all’interno dell’area 51 da richiedere una così grande discrezione, inducendo, in passato, il governo americano a sconfessarne addirittura l’esistenza?

Ufficiosamente, il sito è adibito alla progettazione, sviluppo e sperimentazione di nuove apparecchiature, per lo più velivoli tecnologicamente avanzati, come aerei spia e moduli lunari. Qui è stato concepito, ad esempio, il famigerato bombardiere supersonico Stealth-B2, l’aeroplano realizzato con materiali compositi a base polimerica unitamente a rivestimenti superficiali radar-assorbenti, che lo rendono impercettibile o difficilmente individuabile da molti strumenti di localizzazione, inclusa la vista.
La notizia ancora più riservata, da sempre sulla bocca dei curiosi, è che la base venga impiegata per concepire velivoli non convenzionali, funzionanti con generatori ad antimateria asportati da alcune navicelle extraterrestri catturate in seguito a crash, che permetterebbero di attraversare le barriere spazio-temporali a velocità uguali o superiori a quelle della luce! Robert Scott Lazar, un fisico americano che ebbe modo di lavorare all’interno del sito, affermò di aver visto all’interno dei dischi volanti con caratteristiche sorprendenti: cabine di pilotaggio molto piccole che avrebbero potuto ospitare a malapena un bambino e in nessun caso un uomo adulto, velivoli costruiti con materiali sconosciuti sulla Terra e privi di punti di saldatura, come se l’intero chassis fosse stato fuso all’interno di uno stampo. A ciò si aggiungono le testimonianze di alcuni ex dipendenti, che affermerebbero di aver lavorato a contatto con esseri alieni per lo sviluppo di queste nuove tecnologie e i numerosi avvistamenti giornalieri che i turisti e le equipe televisive di tutto il mondo, hanno immortalato in questi anni con le loro videoriprese e foto.



La troupe televisiva che ha avuto accesso all’area 51, filmando i meandri più nascosti della base come mai nessuno aveva fatto prima, è quella del produttore Peter Yost, collaboratore da sempre delle più grandi redazioni televisive del mondo, tra cui NBC News, Discovery-Times e molti altre. L’uomo ha realizzato per la National Geographic Television un documentario – “Area 51 declassified”- destinato a diventare il numero uno nel panorama mondiale degli speciali d’inchiesta, nel quale vengono mostrati documenti declassificati, filmati, fotografie, interviste a ex dipendenti e tante altre cose sottratte per una vita ai nostri occhi e che lo stesso Yost assicura di rilevanza notevole. Infatti, durante la conferenza stampa, tenutasi nel corso della TCA (Television Critics Association) a Los Angeles, l’uomo ha dichiarato: «il programma televisivo pubblicherà foto e filmati esclusivi all’interno della struttura militare, con interviste a ex dipendenti della stessa Area. Alcune delle cose che ci sono state nascoste sono abbastanza notevoli» – ed ha po aggiunto – «Ormai è fatta! Siamo in possesso di migliaia di documenti e filmati unici. E’ tutto vero, è tangibile e verificabile. Ed abbiamo alcune sorprese! E’ davvero eccezionale essere riusciti ad ottenere dalla base militare ultra-segreta l’accesso a dei documenti militari declassificati».

 

Ritorno alla campagna

Ritorno alla campagna, più di un terzo degli italiani sogna la vita rurale 

 

 Sei italiani su dieci hanno origini rurali, svela l'indagine: se infatti solo il 22% degli intervistati vive in campagna, il resto in città (57%) e in paesi (21%), tuttavia ben il 60% ha origini legate a villaggi rurali. Il dato più interessante che emerge dall'indagine è che tra i desideri nascosti degli italiani ci sarebbe proprio quello di tornare a vivere in campagna (il 32,7%) o comunque avere uno spazio rurale dove poter produrre cibo (il 31,7%).

Quello di produrre in autonomia, con un orto a disposizione per esempio, è comunque il sogno di 4 italiani su 10, mentre dalla ricerca emerge che 7 persone su 10 vorrebbero frequentare assiduamente luoghi legati al settore primario. "Pur se in crescita, questi dati non ci devono stupire più di tanto - afferma Carlo Hausmann, referente scientifico di AgrieTour e tra i promotori dell'indagine - perché ormai il fenomeno del ritorno alla campagna è sempre più all'ordine del giorno e questo anche grazie allo sviluppo dell'agriturismo che ha svolto in questi anni una vera e propria azione didattica nei confronti di chi abita in una metropoli, senza dimenticare la tendenza ormai consolidata di presentare il vivere in campagna come una sorta di life style". Ad avvicinare i consumatori italiani all'agricoltura anche l'acquisto di prodotti nei cosiddetti farmer's market: il 54,5% di loro lo fa abitualmente e il 48,5 per cento si rivolge direttamente a familiari, amici o aziende ormai divenute un riferimento per la spesa. Tra le abitudini degli italiani spicca poi la vacanza in agriturismo, scelta, sempre secondo l'indagine, da uno su due. Si viaggia in questo caso in compagnia (il 66,3%) o in famiglia (il 53,5%) prediligendo agriturismi vicino al mare o in montagna. A motivare di più la vacanza in agriturismo è proprio la vita degli ambienti rurali (67,3%), insieme al gustare i prodotti tipici di un territorio (65,3%), magari acquistandoli sul posto. Del resto i valori del mondo agricolo in cui maggiormente si riconoscono gli italiani sono la cultura del ''km 0'' con prodotti salubri, rappresentativi del territorio e dalla provenienza certa. Oltre a questo gioca un ruolo fondamentale la tutela dell'ambiente e del paesaggio e la possibilità di insegnare ai più piccoli da dove derivano i prodotti della dieta Mediterranea. E' anche per questo che tra le grandi novità di AgrieTour, ci sarà AgriLife - Il piacere di vivere la campagna, l'area espositiva dedicata a tutti coloro che amano e vivono la campagna, e che fanno del country life il proprio stile di vita. Un fenomeno, questo, che riflette i risultati dell'indagine e al quale gli organizzatori di AgrieTour hanno voluto dare grande risalto. "Ancora una volta non abbiamo fatto altro che catalizzare quelle che sono le tendenze del momento - spiega Raul Barbieri, il direttore di Arezzo Fiere e Congressi - concentrando in una unica area espositiva quello che oggi è diventato un vero e proprio stile di vita che sempre più persone ricercano".

I migliori anni


 Gli anni Sessanta o, se preferite, i "mitici" anni Sessanta come spesso molti amano definirli, hanno rappresentato certamente il decennio caratterizzato dal più importante rinnovamento generazionale che il secolo scorso abbia mai visto. Gli eventi socio-politici e culturali di quegli anni avrebbero infatti inevitabilmente influenzato e modificato profondamente valori, aspirazioni e stile di vita delle future generazioni. Prima la beat generation e in seguito la musica pop, diventano il nuovo modo di espressione dei giovani, che si identificano sempre di più nei loro idoli musicali. Sono gli anni in cui si affermano i media, la cultura pop e la minigonna, che fa emergere una nuova figura femminile che abbandona gradualmente l'etichetta formale in favore di una maggiore espressione di libertà. Nella prima parte del decennio L'Italia risente ancora dei benefici del boom economico, che favorisce le attività economiche ed il progresso della tecnologia. Sono sempre di più gli Italiani che scendono nelle piazze per manifestare i loro ideali politici ed esprimere il proprio dissenso; proprio le piazze saranno teatro, qualche anno più tardi, verso la fine del decennio, delle grandi contestazioni giovanili che culmineranno nella grande rivoluzione culturale del '68. 


1960: è l'anno della dolce vita, consacrato anche dalla famosa pellicola di Federico Fellini che fa gridare allo scandalo. La Fiat 600, nata nel 1955, conosce in questi anni il suo momento magico, diventando l'auto preferita dagli Italiani. Alla radio nasce "tutto il calcio minuto per minuto", storica rubrica radiofonica della domenica; tra gli speaker si distingue subito Sandro Ciotti, che in breve tempo diventa una delle voci più familiari a tutti gli sportivi italiani. Per il cinema è l'anno di "psycho", Di Alfred Hitchcock. un capolavoro unico nel suo genere. In televisione partono le prime trasmissioni di "tribuna politica" e "non è mai troppo tardi", le indimenticabili lezioni scolastiche del professor Alberto Manzi. La canzone più ascoltata è "il cielo in una stanza", sia nella versione di Mina che in quella di Gino Paoli, mentre al festival trionfa "romantica", che decreta il successo di Tony Dallara. Nello stesso anno Ray Charles compone la splendida "Georgia",ancora oggi una delle pagine musicali più intense ed emozionanti del grande blues man. Verso la metà dell'anno fanno la loro comparsa le prime radio a transistor che sostituiscono i più vecchi ed ingombranti apparecchi a valvole: è il boom delle radioline portatili a batteria che gli Italiani si portano dietro un po' dappertutto. 


1961: L'Italia compie cento anni. Nel mese di marzo le celebrazioni e i festeggiamenti si susseguono un po' in tutto il nostro Paese. Nascono le prime cassette audio, mentre le case discografiche aumentano considerevolmente la produzione dei dischi in vinile. Vettura dell'anno è la Lancia Appia, una delle auto più originali mai prodotte. Per quanto riguarda la musica è l'anno di "24.000 baci" di Adriano Celentano e "le mille bolle blu" di Mina. Si formano i Beach Boys, che entro due anni diventano uno dei gruppi più famosi e più richiesti a livello internazionale. Il 4 novembre nasce il secondo canale della Rai: i volti di Rosanna Vaudetti, Mariolina Cannuli e Gabriella Farinon diventano presto familiari a tutti gli Italiani. Intanto sul primo canale nazionale apre i battenti "studio uno", storico programma di Antonello Falqui, che lancia il famoso "Dadaumpa" delle Kessler. Il 12 aprile si apre l'era dei primi voli spaziali. Il primo uomo a volare nello spazio a bordo di un'astronave sovietica si chiama Yuri Gagarin: il suo nome entrerà nella leggenda.

1962:
è l'anno de "il sorpasso", memorabile film diretto da Dino Risi magistralmente interpretato da un esuberante Vittorio Gassman. Al festival di Sanremo inizia l'era del patron Gianni Ravera; Claudio Villa e Domenico Modugno diventano i beniamini più illustri della canzone italica, mentre "quando quando quando" di Tony Renis fa subito il giro del mondo. Tra le nuove mode dilaga il "twist", un nuovo modo di ballare dimenando il corpo che scandalizza subito i moralisti. "Let's twist again" di Peppino di Capri e "guarda come dondolo"di Edoardo Vianello diventano le canzoni simbolo di questa nuova tendenza. Ma il 1962 è l'anno in cui in Inghilterra al "Cavern", un piccolo locale di Liverpool, inizia la straordinaria avventura di quattro ragazzi che avrebbero cambiato per sempre la storia della musica entrando nella leggenda: I "Beatles". Parallelamente nascono anche i Rolling Stones" di Mick Jagger, che daranno però il via ufficiale alla loro discografia l'anno successivo. Il mondo dell'arte guarda con curiosità alle opere di Andy Warhol, in particolare quelle che ritraggono Marilyn Monroe, scomparsa prematuramente nel mese di agosto per cause misteriose. 


1963:
è l'anno che verrà ricordato soprattutto per un tragico avvenimento che sconvolse l'opinione pubblica mondiale, oltre che l'assetto politico americano di quel periodo: l'assassinio di John F. Kennedy, vittima di un attentato il 22 novembre a Dallas, in Texas. Le immagini del barbaro omicidio fecero il giro di tutto il mondo. A Cannes trionfa "il gattopardo", celebre pellicola di Luchino Visconti, mentre Fellini realizza un alto dei suoi film più discussi e famosi: "otto e mezzo". Gli Italiani continuano a ballare freneticamente: dopo il "twist" è la volta dell' "hully gully". Ma per sognare e ballare con la propria amata si preferisce la più romantica "sapore di sale", che diventerà uno dei cavalli di battaglia del grande Gino Paoli. Sono gli anni in cui si consolidano i nuovi miti borghesi, l'elettronica si impone sempre di più nel mercato degli accessori casalinghi, la Fiat 1100 diventa il nuovo status symbol degli Italiani , mentre l'immagine femminile abbandona gradualmente l'etichetta classica a favore di una maggiore libertà di espressione.

1964: un anno di grandi fermenti culturali e sociali. Mentre in Gran Bretagna imperversano i Beatles e i Rolling Stones, in America, il rifiuto della guerra del Vietnam e lo shock provocato dall'assassinio del presidente Kennedy, creano fra i giovani confusione ed incertezza e si cerca, nella protesta collettiva, una via che porti ad un futuro migliore. Nasce la musica rock, che diventerà megafono di una generazione idealista e confusa che si identificherà negli anni successivi nelle parole e nella musica di artisti leggendari come Jim Morrison e Jimi Hendrix. In Italia gli echi di questi fermenti si faranno sentire qualche anno più tardi. Il '64 vede nel cinema il successo di Sergio Leone con "per un pugno di dollari", primo celebre film del genere "spaghetti western", filone cinematografico made in Italy che si afferma nel mondo. In televisione parte "specchio segreto", programma storico di Nanny Loy che filma i comportamenti degli Italiani a telecamere nascoste, un format che diverrà presto un classico dal quale attingono ancora oggi molti programmi televisivi di successo. Musicalmente, uomo dell'anno è Gianni Morandi. Esplodono prima "in ginocchio da te" che diventa anche un film, poi "non son degno di te", che consacrano definitivamente al successo il giovane talento di Monghidoro. I Beatles fanno la loro prima apparizione televisiva negli Stati Uniti: sarà l'inizio di un successo inarrestabile, che li porterà, nei prossimi anni, verso traguardi mai raggiunti prima da nessun altra formazione nella storia della musica pop. Tra le curiosità da segnalare il boom della Barbie, la bambola bionda più famosa; apparsa per la prima volta a New york nel 1959, arriva solo quest'anno in Italia ed è subito boom commerciale. Ancora oggi è la bambola più apprezzata e ricercata dalle bambine di tutto il mondo.

1965:
è un anno di grandi novità nel costume e nella moda: nasce la minigonna, creazione della geniale disegnatrice di moda Mary Quant, che avrebbe rivoluzionato completamente il modo di vestire delle donne, segno inconfutabile dell'esigenza da parte del gentil sesso di esprimersi in maniera più autonoma e indipendente. Nuovi fermenti anche nel campo della tecnologia: compare la Polaroid, la prima macchina fotografica in grado di sviluppare subito le foto, destinata ad un grande successo. Il 18 marzo l'Unione Sovietica lancia in orbita una nave spaziale con due persone a bordo. Per la prima volta si vedono in televisione le immagini memorabili di un uomo che volteggia nello spazio mentre il nostro Pianeta gli appare alle spalle. Nascono nuovi miti come il Piper, noto locale romano che diventa in breve la nuova culla del beat. E' l'anno di Caterina Caselli che spopola con "la ragazza del Piper"e di "bandiera gialla", programma radiofonico condotto da due giovanissimi Gianni Boncompagni e Renzo Arbore. Ma l'evento clou dal punto di vista musicale è certamente lo sbarco dei Beatles in Italia avvenuto il 24 giugno al velodromo Vigorelli di Milano, prima tappa di un tour che li vedrà impegnati anche a Genova e Roma. Ancora oggi i collezionisti di reperti musicali conservano gelosamente locandine e biglietti stampati per l'occasione. 


1966: si consolida la beat generation, nascono nuovi gruppi e i capelloni, che disturbano la vista dei benpensanti delle famiglie borghesi. I blue jeans trovano la prima grande diffusione tra i giovani. E'l'anno in cui si avvertono le prime avvisaglie di rivolte sociali che preparano il terreno alle contestazioni del '68. Per Firenze è un anno tragico: il 4 novembre la città viene invasa dalle acque dell'Arno. L'alluvione del '66 sarà ricordata dai Fiorentini come uno dei disastri più terribili del secolo, ma, in quel tragico frangente, saranno proprio quei giovani capelloni, accorsi da ogni parte del mondo, considerati a torto degli scapestrati, ad essere invece determinanti nel grande lavoro di recupero di manoscritti ed opere d'arte, tanto da guadagnarsi alla fine il meritato appellativo di "angeli del fango". Tra il 1966 e il 1967 il calcio diventa sempre di più fenomeno di massa: sono gli anni della grande Inter di Helenio Herrera che conquista l'Europa a suon di goals, attirando su di sé l'entusiasmo degli sportivi italiani. Grande delusione al contrario per la Nazionale Azzurra, sconfitta clamorosamente ai mondiali inglesi dalla Korea grazie al gol del dentista Pak Doo Ik, che ci rispedisce a casa anzitempo lasciando letteralmente scioccati gli appassionati Italiani di calcio. Il cinema celebra successi intramontabili come "il dottor Zivago", tratto dal romanzo di Boris Pasternak e il mitico film italiano "l'armata Brancaleone" di Mario Monicelli con un grande Vittorio Gassman. In televisione si affaccia per la prima volta al successo Pippo Baudo con un programma musicale rimasto nella storia: "sette voci". Frank Sinatra firma uno dei suoi più straordinari successi: "strangers in the night", mentre Caterina Caselli, soprannominata "casco d'oro", porta al successo a Sanremo "nessuno mi può giudicare", primo brano rock che infrange le tradizionali barriere del festival. Spopolano anche i Beatles, prima con "Michelle", poi con "yellow submarine". Le cronache mondane del 1966 celebrano come matrimonio dell'anno quello tra Sophia Loren e Carlo Ponti; unione che fa discutere essendo Carlo Ponti già sposato. Nel mondo inizia a circolare una certa sensibilità nei confronti dei temi sull'ambiente: viene infatti fondato il WWF, il cui simbolo è rappresentato dal panda. Verso la fine dell'anno scompare un nome caro a tutti noi, il papà di quei personaggi straordinari che fanno parte ancora oggi del nostro immaginario infantile: Walt Disney. Infine una curiosità: va in vigore per la prima volta l'ora legale.


1967: iniziano gli anni della tecnologia: nell'industria spaziale si prepara lo sbarco sulla Luna, i televisori sono presenti nelle case di otto Italiani su dieci, si viaggia in auto ascoltando l'autoradio, nascono periodici e pubblicazioni di ogni genere, cambiano i costumi e con essi anche gli Italiani. Negli Stati Uniti crescono le proteste per l'intervento militare in Vietnam, che costerà all'America una pesante sconfitta ed un prezzo molto alto in termini di vite umane. Gli Hippies prendono maggiore coscienza di sé, dando vita ad una cultura alternativa che si esprime essenzialmente attraverso il dissenso e la contestazione. Per la prima volta Christian Barnard trapianta un nuovo cuore: Il primo trapianto non avrà purtroppo un esito felice, ma apre comunque la strada ad un campo che, in un prossimo futuro, raggiungerà traguardi di grande successo. La ricerca spaziale americana conosce la prima tragedia: al centro sperimentale Kennedy tre astronauti perdono la vita a causa di un incendio sviluppatosi all'interno dell' Apollo. Il cinema vede il trionfo de "il laureato", celebre pellicola che porta agli onori di Hollywood un giovanissimo Dustin Hoffman. Il festival di Sanremo viene funestato da un tragico episodio: "ciao amore ciao", la canzone in gara di Luigi Tenco viene esclusa dalla finale e il cantante, per la delusione, si uccide nella sua camera d'albergo. Il mese di gennaio segna la partenza alla radio della storica "hit Parade" di Lelio Luttazzi, che diventa in breve tempo uno dei programmi radiofonici di maggiore successo tra i più giovani. Grazie a "are you experinecd" si fa strada il mito di Jimi Hendrix, che getta le basi per la più straordinaria e creativa ondata di musica rock che di lì a poco avrebbe invaso il mondo.

1968: l'anno della svolta. I giovani, sempre più determinati ed agguerriti scendono in piazza, occupano le università, scatenano una vera e propria rivolta; è l'inizio di quella che verrà ricordata dai posteri come "la rivoluzione culturale".Il 4 aprile l'America è scossa dall'assassinio di Martin Luther King, leader dell'integrazione nera; nello stesso anno, a distanza di soli due mesi, il 5 giugno, viene ucciso anche l'allora ministro della giustizia Robert Kennedy, probabile candidato alla Casa Bianca. E' un anno storico per quanto riguarda la musica che viene inevitabilmente influenzata dai grandi fermenti di questo periodo. Dilagano in tutto il mondo vere e proprie icone della musica pop come Jimi Hendrix, Van Morrison, Otis Redding, i Pink Floyd. In Italia le canzoni che si ascoltano di più sono "azzurro" di Paolo Conte, cantata da Celentano, "vengo anch'io" di Enzo Jannacci, "la bambola" di Patty Pravo, "luglio" di Riccardo del Turco e "La tramontana" di Antoine. Al cinema è l'anno di "c'era una volta il west" di Sergio Leone e "2001, odissea nello spazio" di Stanley Kubrick, considerato un vero e proprio "cult" nel suo genere. Anche in televisione nascono trasmissioni che hanno fatto epoca, tra queste "chissà chi lo sa", condotta da Febo Conti, "senza rete" ed una memorabile edizione di "canzonissima" con un trio di presentatori d'eccezione: Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli. "Zum zum zum", sigla iniziale del fortunato programma, cantata da Sylvie Vartan, diventa immediatamente il tormentone più scanzonato dell'Italia dell'epoca. Cambiano i costumi: il primo nudo integrale femminile compare su una rivista per soli uomini, segno evidente della voglia di libertà e di trasgressione che si comincia a respirare in questi anni. Anche nello sport le soddisfazioni non mancano: la Nazionale italiana di calcio, allenata da Ferruccio Valcareggi, vince gli europei battendo la Jugoslavia in finale 2-0. Un grave lutto scuote purtroppo l'Italia il 23 settembre: muore Padre Pio, oggi finalmente divenuto Santo. 


1969: un anno grandioso. L'avvenimento più importante è ovviamente la conquista della luna. Il 20 luglio Neil Armstrong è il primo uomo al mondo a mettere piede sulla superficie lunare: "un piccolo passo per un uomo, un enorme balzo per l'umanità", una frase divenuta storica, quella pronunciata dallo stesso Neil, una volta sceso dalla navicella spaziale. Le televisioni di tutto il Globo immortalano questo emozionante avvenimento, che rappresenta una tappa fondamentale dell'era moderna. In Italia non è un buon momento a causa del dilagare della "strategia della tensione" instaurata dal terrorismo eversivo, che culmina nel terribile attentato di Piazza Fontana a Milano. Politicamente per il nostro Paese è un anno dominato dalle lotte sindacali. La Fiat 125, berlina di lusso, diventa auto dell'anno, ma, per andare in ufficio, gli Italiani prediligono la 128, l'utilitaria più venduta dell'epoca. In America si preferisce la moto, sinonimo di libertà: sono i tempi di "Easy Rider", film di culto che diventa un vero e proprio marchio generazionale. Il 20 marzo si sposano John Lennon e Yoko Ono, una data che rappresenta probabilmente, come vedremo in seguito, l'inizio della fine dei Beatles. Il vento dei cambiamenti investe anche la Chiesa: il 30 novembre, dopo 1969 anni di latino, viene celebrata la prima messa in Italiano. Nel calcio è un anno storico per Firenze: la Fiorentina, allenata dal grande Pesaola, vince lo scudetto. Per la musica il '69 è un'annata straordinaria: è' l'anno di Woodstock, il più grande mega raduno della storia del rock. Mezzo milione di giovani affollano quella che prima era una fattoria nei pressi di New York per assistere ad un evento musicale che non ha precedenti: dal 21 agosto per tre giorni si esibiranno talenti del calibro di Santana, Ten Years After, Richie Havens, Joe Cocker, Jimi Hendrix. Per la musica pop è un anno di grande vitalità: esce l'album di debutto per Still, Crosby & nash, ai quali in seguito si unirà anche Neil young, i Pink Floyd pubblicano "Ummagumma", Yes e King Crimson incidono i loro primi album, David Bowie lancia "space oddity",che ho scelto per voi nella mia compilation. In Italia invece si canta "zingara", che vince il festival di Sanremo ed innalza agli onori del successo Iva Zanicchi e Bobby Solo; contemporaneamente nasce il sodalizio storico tra Lucio Battisti e Mogol, una sinergia che regalerà alla musica italiana emozioni indimenticabili come "un'avventura", "acqua azzurra acqua chiara" e "mi ritorni in mente". In questo clima di grandi fermenti musicali esplode in Italia il mercato discografico che ha, tra il 1968 e il1969, un boom inarrestabile. L'estate e l'autunno del '69 costituiscono in questo senso un periodo "magico": si prepara ormai il terreno agli anni '70, gli anni della libertà, degli Hippies e della musica pop.

Non è mai troppo tardi

Non è mai troppo tardi (programma televisivo)

 ve lo ricordate questo programma

Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta è il titolo di una trasmissione televisiva curata da Oreste Gasperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni, mandata in onda a cadenza giornaliera dalla RAI e organizzata col sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione. Il programma era condotto dal maestro e pedagogo Alberto Manzi, che ne era stato anche l'ideatore, e aveva il fine di insegnare a leggere e a scrivere agli italiani che avevano superato l'età scolare, ma che non ne erano ancora in grado. Si trattava di autentiche lezioni, tenute da Manzi a classi formate da adulti analfabeti, nelle quali venivano utilizzate le tecniche di insegnamento moderne, oggi potremmo dire "multimediali" giacché si servivano di filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, nonché della felice mano del maestro Manzi che, con rapidi tratti di carboncino, disegnava efficaci schizzi e bozzetti su una lavagna a grandi fogli. Il linguaggio era semplice e piacevole e per nulla pedante.

Storia

La trasmissione ebbe inizio il 15 novembre 1960 e venne mandata in onda nella fascia preserale anche per permettere a chi lavorava di potervi assistere con cadenza quotidiana dal lunedì al venerdì. Furono realizzate ben 484 puntate fino al 1968, anno in cui poté essere sospesa grazie all'aumento della frequenza alla scuola dell'obbligo.
Alcuni anni prima, nel 1958, era già stato creato un progetto pilota, che sarebbe durato sino al 1966, Telescuola programma a carattere «sostitutivo»: cioè diretto a consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie. Un progetto fortemente innovativo, con 4 milioni di ascolto giornalieri, che vide il Maestro Enrico Accatino, innovare la didattica dell'Educazione Artistica, promuovendo la docenza della storia dell'arte e dell'educazione all'immagine nella scuola dell'obbligo.
Nel periodo 1965-1966 il maestro Ilio Guerranti di Colle di Val d'Elsa (SI) curò le trasmissioni che riguardavano le classi 3°,4° e 5°.
Nel periodo 1990 - 1991, ci fu un remake della storica trasmissione e alla conduzione fu scelto Gianni Ippoliti. I protagonisti della trasmissione erano le persone anziane.
Nel 2004, un programma di Rai Educational con finalità educative ha ripreso il titolo della trasmissione modificato in Non è m@i troppo tardi usando il moderno simbolo della “chiocciola”, che anticipa l'argomento del programma: stavolta si parla di alfabetizzazione informatica.
Non è mai troppo tardi ebbe un ruolo sociale ed educativo molto importante, contribuendo all'unificazione culturale della nazione tramite l'insegnamento della lingua italiana e abbassando notevolmente il tasso di analfabetismo, particolarmente elevato nell'Italia di quegli anni. Infatti pare che, grazie a queste lezioni a distanza, quasi un milione e mezzo di persone sia riuscito a conseguire la licenza elementare. Il progetto ebbe inoltre un grande successo internazionale, in quanto fu imitato da ben settantadue paesi.

 

 

Gli angeli custodi esistono davvero.

Gli angeli custodi esistono davvero. Soprattuto nelle difficoltà

Ognuno di noi ha accanto a sè un angelo custode. La tesi viene sostenuta e spiegata da un teologo tra i massimi studiosi di angeli, monsignor Renzo Lavatori che interverrà sul tema anche in una...

 

 

Ognuno di noi ha accanto a sè un angelo custode. La tesi viene sostenuta e spiegata da un teologo tra i massimi studiosi di angeli, monsignor Renzo Lavatori che interverrà sul tema anche in una conferenza in programma martedì prossimo al Centro Russia Ecumenica, diretto da don Sergio Mercanzin, a Borgo Pio, dal titolo "Il ritorno degli angeli". «Ognuno di noi ha un angelo custode che lo protegge - afferma don Lavatori - A volte rifiutiamo queste realtà spirituali ma l'angelo custode è il nostro migliore amico e, anche senza vederlo, spesso ci viene incontro e ci sostiene nelle situazioni più difficili. In pratica agisce come intermediario tra il mondo divino e il mondo umano, accorciando le distanze».

Una realtà, quella degli angeli custodi, che non viene accettata in maniera uniforme. «Soprattutto chi ha una visione più laica della vita - spiega mons. Lavatori - rifiuta la presenza degli angeli». Eppure, dice l'esperto, «ci sono segnali concreti della loro esistenza: quando ci troviamo in difficoltà di fronte a determinate decisioni da prendere, se si invoca l'angelo divino, arriva in soccorso». Anche il laico, in realtà, può percepire la loro presenza. E questo perchè, come dice don Lavatori, «dipende da una sensibilità tutta interiore». Ci sono delle preghiere specifiche per ottenere il loro aiuto. Si può invocare, ad esempio, «angelo di Dio che sei il mio custode, custodisci, governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste». Ma esistono una infinità di formule per chiedere la loro intercessione.

All’affascinante tesi degli angeli sarà dedicata la conferenza di martedì prossimo, alle 18, nel corso della quale sarà presentato il volume, «Il ritorno degli angeli» (edito da Sugarco) scritto da don Marcello Stanzione, angelologo di fama europea e da Andrea Menegotto, sociologo delle religioni membro del Cesnur. Uno scrittore russo del secolo scorso, come racconta don Lavatori, «ha spiegato che l'angelo custode è il nostro alter ego, l'amico più grande. Un' entità spirituale che rispetta completamente la nostra libertà, ecco perchè non tutti riescono a percepirli». Non che l'angelo si manifesti in carne ed ossa davanti a noi ma, per dirla con il teologo, «gli angeli si possono vedere come "luci seconde", un po’ come i cristalli sotto il sole».

La visione più precisa degli angeli, come spiega don Lavatori, è quella che ci arriva dal Cristianesimo. Il loro aiuto si cercava più in passato o se ne sente maggior bisogno ora? «Oggi assistiamo ad un paradosso - spiega l'esperto - perchè il materialismo nel quale siamo immersi tende ad allontanarci dagli angeli. Paradossalmente, però, la lontananza ci fa sentire ancora di più il loro bisogno: è un po’ come se ne decretassimo la morte e la successiva rinascita». Nei momenti di difficoltà, dunque, dobbiamo invocare il nostro arcangelo Gabriele: «rappresenta una speranza in più in questo mondo che ha perso i punti di riferimento. Un mondo senza angeli significherebbe la chiusura alla gioia e pure alla nobiltà d'animo».

19 novembre 1943

Venerdì 19 novembre 1943 


Tattico ritiro sovietico da Zitomir
Fronte sovietico. I sovietici evacuano Zitomir per evitare di essere accerchiati.
Bombardamento della RAF su Berlino
Germania. Nella notte sul 19 Berlino subisce gravissimi danni in seguito ad un violento bombardamento da parte di 444 aerei della RAF.
Arretramento tedesco sulla riva settentrionale del Sangro
Fronte italiano. Nel settore del V corpo britannico (8ª armata) che opera sul basso Sangro (8ª divisione indiana), i tedeschi completano l’arretramento sulla riva settentrionale del fiume.
Attacco aereo alle Isole Gilbert, Marshall e Nauru
Pacifico. Aerei decollati da portaerei martellano le Isole Gilbert, le Marshall e Nauru.

17 NOVEMBRE 1943

CAPRANICA 17 NOVEMBRE 1943

Il quadro storico

La tragica vicenda dei militari sardi catturati a Capranica dalle SS tedesche il 17 novembre 1943 e barbaramente fucilati presso Bassano Romano nel pomeriggio dello stesso giorno, si inquadra nel caos politico-istituzionale seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943. La dissoluzione dell'esercito italiano, che si era consumata nel breve volgere di tre giorni (9-11 settembre), aveva provocato il più assoluto caos nelle comunicazioni nella vana attesa dell'arrivo degli Alleati o di precise disposizioni del Governo, il quale rimase invece colpevolmente silenzioso. In seguito a una tale situazione di totale assenza di ordini superiori, la disciplina e la compattezza dei reparti venne meno, sfaldandosi rapidamente con la conseguenza che molti militari si tolsero la divisa e indossarono abiti borghesi [1].
Centinaia di militari sardi, provenienti soprattutto dalla disgregazione delle divisione Sassari e Granatieri di Sardegna, si diressero così verso Civitavecchia, nella speranza di imbarcarsi per la Sardegna. Ma l’impossibilità di trovare un posto nelle navi in partenza per l’isola, strettamente controllate dai tedeschi, nonché la pericolosità del viaggio, soggetto alle incursioni dell’aviazione alleata, indussero molti militari a trovare ospitalità tra la popolazione dei paesi della Tuscia.

La costituzione del Battaglione Volontari Sardi

Contemporaneamente, per iniziativa di Padre Luciano Usai, un missionario saveriano sardo, cappellano militare in Africa al seguito dei reparti italiani che combatterono a El-Alamein, vennero diramati per mezzo della radio e della stampa annunci per la ricostituzione di un reparto di militari sardi. Per questo scopo, il comando militare tedesco in Italia avrebbe fornito al religioso tutta l’assistenza possibile, nonché otto autocarri, generi alimentari di ogni tipo e un lasciapassare per recarsi al centro militare di Capranica, destinato come punto di raccolta per tutti i Sardi sbandati [2]. Qui ben presto si sarebbero concentrati – secondo fonti vicine alla R.S.I. – ben 20.000 militari sardi, cifra assolutamente non verificabile ma certamente non veritiera. Testimoni oculari capranichesi, riferiscono infatti di aver visto numerosi militari sardi nelle campagne di Capranica, soprattutto in località Marcone e Corgnano, e anche se nessuno di loro è stato in grado di distinguere tra militari alla macchia e militari in attesa di essere arruolati nel costituendo battaglione, le cifre riferite si aggirano appena intorno alla cinquantina [3]. Tuttavia, una relazione del Sindaco non datata e conservata presso l’Archivio del Comune di Capranica, parla di circa 200 militari concentrati nel territorio comunale, “forse perché, - come si legge in questo documento - trovandosi Capranica sulla linea ferroviaria Orte-Civitavecchia, sperarono di poter, al momento opportuno, far ritorno alla loro isola” . Nel Centro di raccolta di Capranica, ai Sardi sbandati sarebbe stato proposto di andare a lavorare in Germania o nelle fabbriche del Nord, oppure di arruolarsi nelle costituende forze armate della R.S.I.. In 400 (altre fonti parlano di 1.200, ma forse si tratta di un numero lontano dalla realtà), avrebbero optato per questa scelta, costituendo l'organico del Battaglione "Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy", del quale Padre Usai divenne cappellano militare. I sardi vennero così arruolati, vestiti, addestrati e armati con fucili "91", mitra "Beretta" e mitragliatrici "Breda" e condotti a Roma, in una caserma in via della Lungara, da dove – secondo le promesse del religioso saveriano – sarebbero stati successivamente trasferiti con compiti di ordine pubblico. Qui, invece, fu per loro evidente che il battaglione ricostituito da Padre Usai sotto il comando del colonnello Bartolomeo Fronteddu, avrebbe militato nella Repubblica Sociale Italiana come unità combattente a fianco dei tedeschi. La notizia che lo stesso Battaglione sarebbe stato destinato al fronte di Cassino, dove in quei mesi si concentrava la resistenza tedesca contro l’avanzata degli anglo-americani, provocò quindi la diserzione di numerosi militari che tornarono subito a Capranica - dove già da prima della guerra risiedevano alcune famiglie sarde - per trovare ospitalità nelle case in cambio del proprio lavoro nelle campagne.

La strage dei giovani avieri Sardi rifugiati a Capranica

La conseguente dura reazione del comando territoriale tedesco non si fece attendere. Nella mattinata del 17 novembre 1943, due automezzi delle SS di stanza a Bracciano entrarono in Capranica portando con loro, in manette, il giovane capranichese Salvatore Alessi, arrestato nel tardo pomeriggio del 14 novembre insieme a Virgilio Andreotti e Antemio Baldi. Nel rastrellamento del paese che ebbe luogo durante tutta la mattinata, casa per casa, vennero catturati 18 militari sardi che furono dapprima rinchiusi nella locale sede del Fascio Littorio, in Piazza San Francesco, e successivamente caricati sui camion con finta destinazione Bracciano. Sulla strada che collega Sutri a Bassano Romano, nei pressi di una valletta, furono improvvisamente fatti scendere e fucilati in compagnia dell’Alessi. All’eccidio scampò miracolosamente l’aviere Rinaldo Zuddas che dopo essere stato ferito a un braccio e a una coscia, cadde nel torrente sottostante, e si salvò fingendosi morto nell’acqua al momento del colpo di grazia. Zuddas trovò soccorso presso una famiglia di Sutri che lo trasportò all’ospedale di Ronciglione per essere curato, non senza il pericolo di essere nuovamente arrestato e passato per le armi dai tedeschi.
In seguito alla strage e alla fucilazione di Virgilio Andreotti e Antemio Baldi, avvenuta dopo barbare torture il giorno 21 nei pressi di Bracciano (riferisce Rino Alessi, fratello di Salvatore, che ai due giovani erano state strappate le unghie e all’Andreotti erano state tagliate le orecchie), il podestà di Capranica, Giuseppe Cherubini, che tanto si era adoperato per evitare la strage, si dimise irrevocabilmente dall’incarico. Vane furono anche le richieste di clemenza fatte alle SS dall’arciprete di Capranica, Don Luigi Micheli, al quale se in un primo tempo venne fintamente assicurato che i sardi sarebbero stati condotti in prigione a Bracciano per essere interrogati, venne successivamente intimato di desistere dalle sue richieste se non voleva essere egli stesso arrestato. Dal rastrellamento del 17 novembre, si salvarono almeno tre militari sardi: i fratelli Gesuino e Angelo Pulino e Augusto Petretto, i quali si stabilirono poi definitivamente a Capranica, maritandosi con ragazze del paese.

Le motivazioni della strage

Secondo la testimonianza di Rino Alessi, la rappresaglia tedesca e la fucilazione dei sardi fu ispirata da Padre Usai, il quale nei giorni precedenti il rastrellamento era stato visto più volte a Capranica, anche in compagnia del colonnello Fronteddu (i testimoni oculari riferiscono genericamente di un “comandante dei sardi”), con l’intento di convincere i disertori a tornare nei ranghi del battaglione. Padre Usai avrebbe tenuto numerosi comizi pubblici per riuscire nel suo scopo, ma in uno di questi sarebbe stato insultato e aggredito verbalmente dai suoi conterranei, e in particolare da uno di loro, che si mise a capo degli stessi. Anche se l’episodio dei tre giovani capranichesi, Alessi, Andreotti e Baldi, sarebbe a se stante rispetto a quello dei Sardi, probabilmente i due torturati nel castello di Bracciano, Andreotti e Baldi, o lo stesso Alessi, furono fatti incorrere in qualche contraddizione che aiutò i tedeschi nel decidere il rastrellamento di Capranica e la successiva rappresaglia, forse temendo attività sovversive dei militari sardi. A guerra finita, di Padre Luciano Usai sarebbe stato implacabile accusatore il militare sardo scampato all’eccidio, Rinaldo Zuddas, la cui testimonianza condusse il tribunale militare a decretare la pena di morte per il religioso saveriano, commutata in seguito a trent’anni di reclusione. Amnistiato, si trasferì in Amazzonia in missione, dove morì nel 1981. La vera motivazione della sommaria fucilazione dei sardi fu probabilmente la diserzione degli stessi dall’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Questa, formatasi il 23 settembre 1943, si dotò ben presto di organi politici e di proprie forze armate, alle quali aderiranno, tra il 1943 e il 1945, circa 5/600.000 militari. Come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, assunta da Mussolini dopo la sua liberazione dalla prigione del Gran Sasso, venne nominato il Generale sardo Francesco Maria Barracu, il quale sostenne apertamente l’iniziativa di Padre Usai e del Colonnello Fronteddu, recandosi egli stesso a Capranica per organizzare il Centro di raccolta dei sardi. L’errore commesso dai sardi rifugiatisi a Capranica, fu allora quello di aderire al Battaglione Volontari Sardi e quindi all’Esercito della R.S.I.. Per questo motivo, secondo il codice militare di guerra, furono passati per le armi in maniera sommaria e senza un giusto processo. Se così non fosse, come si spiega il diverso trattamento riservato dalle stesse SS ai militari sardi rifugiatisi nelle campagne di Blera? Essi vennero catturati nel rastrellamento del 29 ottobre che costò la vita a ben 14 cittadini blerani, ma vennero tutti (tranne uno, che invece fu passato per le armi durante quella che ufficialmente venne definita “operazione di guerra”) inviati in Germania nei campi di concentramento, come avvenne ai militari italiani sbandati catturati dalle SS che non aderirono alla RSI. Forse ingannati dalle promesse del religioso saveriano, che gli prospettava un facile ritorno nell’isola natia, i sardi di Capranica finirono dunque, nella speranza di scampare alla guerra, per compiere il fatale errore di aderire alla RSI. Errore che gli costò la vita.

Rinaldo Zuddas

Rinaldo Zuddas, altrimenti indicato in qualche documento col nome di Francesco o Ferdinando, arrivò a Capranica, insieme ad altri 15 conterranei, subito dopo l’8 settembre. Proveniva da una località del Mugello, non distanze da Firenze, dove frequentava con altri avieri sardi un corso di addestramento contro l'offensiva dei paracadutisti alleati. Vista l’impossibilità di imbarcarsi per la Sardegna da Civitavecchia, si rifugiò con altri militari nelle campagne di Capranica. Qui, insieme agli altri suoi ex commilitoni, venne ben presto contattato da Padre Luciano Usai, che gli proponeva il trasferimento a Roma, nella caserma “Lungara”. Resosi conto che lo scopo del religioso era quello di costituire un’unità combattente a fianco dei tedeschi, insieme con altri commilitoni fuggì da Roma per tornare nuovamente a Capranica, dove si rifugiò. Secondo la testimonianza di Rinaldo Zuddas, l’ispiratore della rappresaglia fu lo stesso Usai, che guidò le SS tedesche verso Capranica, dove il 17 novembre 1943 furono rastrellati 18 militari. Giunti alla radura presso Caporipa, sulla provinciale che da Sutri conduce a Bassano Romano, i militari vennero fatti scendere e disposti in fila indiana per essere fucilati. Uno di questi, Emilio Canu, tentò la fuga ma venne subito freddato da una raffica di mitra. Approfittando di questo momento, anche Rinaldo Zuddas tentò di scappare verso il vicino torrente, ma non appena saltato il corpo senza vita di Canu, venne raggiunto da una pallottola che gli spezzò un braccio, mentre un’altra gli perforò la coscia e un’altra ancora gli fece saltare dalla testa il cappello a bustina d’ordinanza. Vistosi perduto, Zuddas si lasciò cadere nel torrente che attraversa la valle, particolarmente gonfio d’acqua grazie alle abbondanti piogge di quei giorni, e si finse morto. Appena partiti gli autocarri tedeschi, Zuddas riuscì faticosamente a salire sulle sponde del torrente, dove giacevano ormai senza vita i corpi dei suoi 17 compagni e di Salvatore Alessi, e a dirigersi verso la vicina Sutri. Qui venne aiutato a raggiungere l’ospedale Sant’Anna di Ronciglione, nel quale venne curato e rimesso in forze. Tornato in Sardegna alla fine della guerra, al processo militare contro Padre Usai fu decisiva la sua testimonianza, grazie alla quale fu riconosciuta la colpevolezza del religioso. Dipendente dell’Aeronautica Militare, fu custode a Fenosu per cinquant’anni. Abitante a Silì, una piccola frazione di Oristano, si spense improvvisamente il 14 marzo 2001.

Documenti

La fucilazione dei sardi

[Archivio Comunale di Capranica, minuta dattiloscritta priva di data]

A seguito dello sbandamento dell’esercito circa 200 giovani sardi si concentrarono nel territorio di questo Comune, forse perché, trovandosi Capranica sulla linea ferroviaria Orte-Civitavecchia, sperarono di poter, al momento opportuno, far ritorno alla loro isola. Dopo alcuni giorni una parte di loro aderì al Battaglione Volontari Sardi, mentre i restanti a seguito di minacce di un capitano sardo cambiarono residenza. Contemporaneamente un certo Manetti Mario dopo aver ingannato Andreotti Virgilio, Alessi Salvatore, Baldi Antonio [Antemio], cominciò a indagare sui sardi e scoprì un focolaio armato antitedesco. I tre giovani furono consegnati alle SS di Bracciano e il 17-11 del 1943 le SS circondarono Capranica e dopo aver catturato mediante rastrellamento 18 giovani sardi li mitragliavano al bivio sulla via Cassia. Solo Fernanrdo Zuddas riuscì, benché gravemente ferito a salvarsi.

Il Sindaco

Elenco dei fucilati presso Sutri il 17 novembre 1943

[Archivio Comunale di Capranica, minuta dattiloscritta priva di data. Reca l’annotazione “Renitenti alla leva”. Vi è compreso Fernando Zuddas, che riuscì a salvarsi, e il capranichese Salvatore Alessi]

1. Pilu
2. Menino
3. Mesitieri
4. Cossica
5. Muzas
6. Contini
7. Barcellona
8. Mereu
9. Pilas
10. Meloni
11. De Roma
12. Pinna
13. Cano
14. Meloni
15. Manca S.
16. Riu
17. Manca F.
18. Alessi
19. Zuddas

Una strage a Capranica. Relazione della tenenza dei carabinieri.

[Archivio di Stato di Viterbo]

Regia Questura di Vìterbo Div. Gabinetto
Viterbo, 16-4-1946 n. 01136 U.P.

Alla Procura del Regno e p.c. Alla Regia Prefettura

Per debito d'Ufficio, trasmetto a codesta Procura del Regno l'unita denuncia a firma di Andreotti Rosa fu Antonio e fu Porta Caterina nata a Capranica di Sutri il 19-3-1915, ivi residente, a carico di XXX, maresciallo di P.S. e del padre di questi YYY, i quali, durante il periodo della dominazione tedesca, avrebbero denunziato e fatto uccidere dalle SS Tedesche due giovani di Capranica. I XXX YYY sarebbero inoltre implicati nell'uccisione di 18 militari sardi da parte di militari germanici.

Al riguardo il Comando della Tenenza CC.RR. di Ronciglione, investita per le indagini, con nota n. 10/7 del 10/3/c.a., riferisce quanto segue:

«Nel restituire l'unito esposto prodotto dalla nominata Andreotti Rosa fu Antonio e fu Porta Caterina, nata a Capranica di Sutri il 19-3-1915, ivi residente, domestica, nubile, contro XXX, maresciallo di P.S. e il padre di questi YYY, ivi residente, possidente, coniugato, per collaborazionismo con i nazi-fascisti, si riferisce che dalle indagini praticate in merito, è risultato quanto segue:

La mattina del 14 novembre 1943 il giovane Andreotti Virgilio fu Antonio e fu Porta Caterina, nato a Capranica di Sutri il 26-3-1922, ivi domiciliato, bracciante, celibe, fratello dell'esponente, con mezzi di fortuna si recò nel comune di Monteromano per l'acquisto di un certo quantitativo di grano, occorrente alla sua famiglia. Verso le ore 14 dello stesso giorno, di ritorno da Monteromano con circa 30 chilogrammi di grano, si trovava sulla strada di Bracciano in attesa di qualche mezzo di fortuna, che potesse condurlo almeno nelle vicinanze di Capranica, per far ritorno in famiglia. Proprio in quel momento transitava su quella strada diretta a Viterbo, una camionetta tedesca alla quale fece cenno di fermarsi. L'automezzo aderì e l'Andreotti chiese di salire a bordo e di essere accompagnato fino al bivio di Capranica di Sutri. Venne fatto salire sull'automezzo che si rimise subito in moto alla volta di Viterbo.

Nella camionetta vi erano alcuni militari tedeschi delle SS tra i quali anche un italiano identificato poi per certo Mario Manetti, milanese interprete al servizio tedesco, il quale intavolò subito conversazione con l’Andreotti. Il Manetti fingendosi contrario ai tedeschi chiese al giovanotto se a Capranica vi fossero delle bande armate o perlomeno dei giovani armati che desideravano combattere contro i tedeschi. L'Andreotti, inesperto ed in buona fede, credette alle dichiarazioni dell'interprete e disse che uno era lui e che si poteva contare anche su due suoi compagni, certi Alessi Salvatore di Pietro e di Liberati Margherita, nato a Capranica il 20-6-1922, ivi residente, bracciante celibe, e Baldi Antonio di Eumenio e di lezzi Maddalena, nato a Capranica il 29-9-1921, ivi residente, bracciante, celibe, dichiarando inoltre che tutti e tre, erano in possesso di numerose armi recuperare durante lo sbandamento dell'esercito italiano.

In seguito a tali notizie l'interprete Manetti, rassicurò 1'Andreotti che avrebbe collaborato con loro a danno dei tedeschi e che ne avrebbe subito parlato ai suoi compagni nella camionetta. Dopo un breve dialogo in lingua tedesca - avvenuto fra l'interprete e le altre SS nella camionetta - fecero capire al giovanotto che tutto andava bene. Giunto l'automezzo al bivio di Capranica, anziché proseguire per Viterbo si diresse verso l'abitato di Capranica, ove giunse verso le ore 16 dello stesso giorno 14 novembre.

L'interprete Manetti, fece ricercare dall'Andreotti i due suoi compagni Baldi Antonio e Alessi Salvatore e tutti e quattro insieme si recarono a prendere le armi che tenevano nascoste tra le quali vi erano anche due mitragliatrici pesanti. Recuperate le armi vennero caricate sulla camionetta unitamente ai tre giovanotti che potevano già considerarsi arrestati.

Quando tutto era al posto, la camionetta rimessasi in moto, si diresse a tutta velocità verso Bracciano al comando tedesco di quel comune.

I tre giovanotti vennero subito imprigionati e sottoposti a torture allo scopo di farli parlare. Poiché il comando tedesco aveva la percezione che in Capranica, vi fossero delle bande armate. I suddetti giovanotti, capirono in quale tranello erano caduti e mentre due di essi nonostante le torture subite rimasero sempre muti, il terzo e precisamente 1'Alessi Salvatore, nella speranza di potersi salvare, disse che a Capranica vi erano dei militari sardi sbandati che possedevano armi e che aspettavano il momento opportuno per marciare contro i tedeschi e che lui stesso li avrebbe accompagnati a Capranica.

In seguito a tali notizie, il comando della SS tedesca di Bracciano, allestì subito due autocarri con circa 50 SS che la mattina del 17 novembre successivo si portarono a Capranica, conducendo dietro il giovane Alessi che avrebbe dovuto fornire notizie circa la banda dei sardi esistente a Capranica, ma giunti in questo comune, l'Alessi si rifiutò di dare notizie e venne rinchiuso nella sede del fascio repubblicano e piantonato, mentre i militari della SS bloccati tutti gli accessi del paese eseguirono un rastrellamento di militari sardi nell'interno dell'abitato catturandone 18 che rinchiusero momentaneamente nella sede del fascio, unitamente all'Alessi Salvatore. Il rastrellamento venne ultimato verso mezzogiorno del 17 novembre e verso le ore 15 dello stesso giorno, vennero caricati sugli autocarri e condotti in località Bivio di Bassano di Sutri, in un prato adiacente ad un bosco ed ivi mitragliati e lasciati massacrati sul terreno compreso il giovane Alessi Salvatore. Dei 18 sardi, solo uno cercò di salvarsi portandosi a stento sulla strada, dove venne raccolto e trasportato all'ospedale civile di Ronciglione per le cure del caso.

Mentre gli altri due giovani Capranichesi, Andreotti Virgilio e Baldi Antonio, vennero fucilati il giorno 21 novembre successivo nel comune di Bracciano, in località Vigna Grande.

Poiché il giorno del rastrellamento e mitragliamento dei militari sardi, trovavasi in Capranica il predetto XXX - maresciallo di P.S. - in servizio repubblicano, presso il Ministero dell'Interno al seguito del presidente Barracu e che a Capranica era ben visto dai tedeschi e che in quel giorno era stato visto circolare durante il rastrellamento mentre nessuna altra persona poteva circolare, verso le ore 13 del giorno 17 predetto, è stato visto l'interprete Manetti, uscire dallo stabile dove abitava YYY, padre del predetto XXX, sia la esponente, che i congiunti degli altri fucilati, addebitano a costoro la collaborazione col tedesco nel rastrellamento e nella fucilazione dei suddetti giovani e che per lo meno dovevano essere a conoscenza preventiva del triste avvenimento.

Ma sia dell'uno che dell'altro addebito, non esistono elementi fondati a loro carico e da tutti è ritenuto frutto di fantasia della esponente e degli altri familiari dei fucilati nella speranza di addossare a qualcuno la responsabilità dei tristi fatti. Mentre è parere concorde della quasi totalità della popolazione che l'accaduto è stato causato dalle indiscrezioni e dalla leggerezza dell'Andreotti Virgilio nel rivelare il possesso delle armi e dell'Alessi Salvatore, nel riferire la presenza in Capranica di militari sardi sbandati; e per le ragioni su esposte, come pure per lo svolgimento dei fatti, si ritiene che nessuna responsabilità esiste a carico dei suddetti XXX e YYY; e mentre il primo seguì i tedeschi al nord ed ignorasi la fine toccatagli, il secondo risiede in quel comune elemento innocuo e lontano da ogni politica».

Note

[1] Documento emblematico della situazione che con dignità e autenticità supplisce all'incresciosa mancanza di un vero film storico sull'8 settembre, è il film Tutti a casa, (1960), di L. Comencini, soggetto di Age e Scarpelli, con A. Sordi e S. Reggiani (cfr. F. Di Giammatteo, Dizionario del cinema italiano, Roma 1995).

[2] Questo è quanto viene riferito da Sanna M., Luciano Usai. Cappellano dei Guastatori, San Gavino Monreale 1993

[3] Testimonianza registrata di Rino Alessi, raccolta nella primavera del 2004 da Fabio Ceccarini e Pietro Innamorati. Stralci in digitale della stessa saranno pubblicate su www.encyclocapranica.it.

Bibliografia

Morera G., Capranica. Un secolo di cronache (1860-1960), Viterbo 1982, pp. 192-195; Centro Maria Loreta, Capranica e la seconda guerra mondiale. Una ricerca collettiva sugli avvenimenti che coinvolsero il paese e i suoi abitanti tra il 1940 e il 1945, a cura di A. Sarnacchioli, Capranica-San Gimignano 1993, Doc. 2: “La fucilazione dei sardi”; Doc. 3: "Elenco dei fucilati presso Sutri il 17 novembre 1943"; Sanna M., Luciano Usai. Cappellano dei Guastatori, San Gavino Monreale 1993; Sanna M., Padre Usai. Un Crocifisso nelle sabbie del deserto, San Gavino Monreale 2008; Di Porto B., La Resistenza nel Viterbese, in Quaderni della Resistenza Laziale, pubblicazioni finanziate dalla Giunta Regionale del Lazio nel Trentennale della Liberazione, Roma 1977; Gugliotta G., Arrestati a Capranica. Trucidati a Sutri. [S.l. : s.n.], stampa 2005 (Quartu S. Elena : Press Color); Testimonianze registrate raccolte dall’Autore, di Rino Alessi, Agostino Cangioli, Vincenzo Barella, Girolamo Baldi, Matteo Zanganella; Racconto di Laura Cadoni, nipote di Rinaldo Zuddas.