Imu al 5 per mille
ecco quanto si pagherà
sulla prima casa: in media 80 euro a famiglia
Il Consiglio comunale ha approvato il decreto che fissa un'aliquota superiore a quella nazionale. Manovra rinviata
I romani pagheranno l'Imu 2013 anche sulla prima casa. Non sarà una
stangata come quella dello scorso anno (ci si aggirerà sugli 80 euro a
testa in media) ma, a meno di sorprese dell'ultima ora, l'abolizione
totale dell'imposta sulle prime abitazioni non riguarda la Capitale. Il
decreto legge del Governo prevede, infatti, che nei Comuni dove vengono
applicate aliquote superiori al 4 per mille, i cittadini debbano pagare
il 40 per cento della differenza. Proprio ieri l'assemblea capitolina ha
definitivamente approvato la delibera 98, collegata al bilancio, che
conferma anche per quest'anno l'aliquota sulla prima casa al 5 per
mille, introdotta già nel 2012 dalla giunta Alemanno. Insomma fra un
mese e mezzo (la scadenza è fissata per il 16 gennaio) i proprietari di
prima casa a Roma dovranno pagare il 40 per cento dell'1 per mille (la
differenza tra l'aliquota fissata dal Campidoglio e quella di base),
ossia lo 0,4 per mille della rendita catastale rivalutata. Nella
Capitale, tanto per fare qualche esempio, con una rendita catastale di
mille euro si dovranno pagare 84 euro, con una di 1.500 bisognerà
sborsare 126 euro e così via.
IL BILANCIO In consiglio comunale, intanto,
l'approvazione del bilancio ha subito un rallentamento, che sicuramente
farà superare la scadenza di questa sera alle 24, aprendo le porte alla
diffida che il prefetto Giuseppe Pecoraro dovrebbe inviare nei prossimi
giorni. Ieri non c'è stata la prevista maratona notturna, con la seduta
caratterizzata dall'approvazione delle delibere propedeutiche su Imu,
tariffa rifiuti e tributi locali. Oggi si comincerà solo alle 15, domani
l'aula Giulio Cesare resterà chiusa. La discussione sul bilancio vero e
proprio inizierà quindi soltanto lunedì. Ma nella maggioranza sono
ottimisti, nonostante gli oltre duecentomila ordini del giorno
presentati dall'opposizione: «Chiuderemo tra martedì e mercoledì»,
prevedono i consiglieri del Pd. Come fare? La strada è quella tracciata
negli ultimi giorni: tentativi di dialogo con l'opposizione, in
paricolare con il gruppo di Alfio Marchini, e taglio di tutti gli ordini
del giorno dichiarati inammissibili. Una procedura quest'ultima, che
crea forti proteste da parte delle minoranza, culminate con la polemica a
distanza tra Giovanni Quarzo (Forza Italia) e il segretario generale
Liborio Iudicello, provocando la presa di posizione di Mirko Coratti:
«Ammonire in via preventiva gli uffici ed esercitare pressioni che se
anche in buona fede possono condizionare l'autonomia degli uffici
stessi, non agevola il lavoro dell'assemblea: è ingeneroso e
ingiustificato».
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