L’ESERCITO ITALIANO – OGGI
1. PREMESSA
Prima di iniziare la trattazione del tema assegnatomi,
ritengo opportuno fare una premessa. Lo strumento militare italiano, e non è il
solo, sta vivendo una fase di riconfigurazione particolarmente delicata e
complessa; perciò, se mi limitassi a parlare dell’Esercito di oggi, rischierei
domani di essere superato dagli eventi, stante la repentina trasformazione in atto.
Incentrerò quindi la mia esposizione – facendo
riferimento alla situazione odierna – sulle
innovazioni in itinere che, nel breve/medio termine, daranno allo
strumento l’architettura ordinativa che si ritiene più idonea ad assolvere le
variegate esigenze operative che la situazione geo-strategica postula.
Il processo di trasformazione della F.A. italiana
coinvolge contemporaneamente tutti i settori e scaturisce da nuovi quadri di
riferimento quali: la minaccia; la disponibilità di risorse finanziarie e
umane; il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale e dell’Esercito nel
Paese.
Il tempo a disposizione esiguo non mi consente di
trattarli tutti in maniera capillare e completa, sicché rimando
l’approfondimento ad eventuali quesiti e chiarimenti che Lor Signori vorranno
formulare al termine dell’esposizione.
2.
COMPITI/ MISSIONI
Sono ulteriormente ribaditi nella Direttiva
Ministeriale 2002/2003 “in merito alla Politica Militare ed all’attività
informativa e di sicurezza. S’identificano nelle seguenti quattro missioni:
1^ missione: “Difesa degli interessi
vitali del Paese” (integrità
del territorio, delle vie di comunicazione, delle aree di sovranità nazionale).
Assume la massima priorità alla luce dei recenti avvenimenti internazionali e
nel dover fronteggiare forme di conflitto asimmetrico quali gli attacchi
terroristici e l’impiego delle armi di distruzione di massa. Postula la necessità
- rispetto al passato – di
riconfigurare Comandi e strutture e destinare alla missione maggiori risorse.
2^missione: “Difesa degli spazi
euro-atlantici”. Si
identifica con il contributo dell’Italia alla difesa collettiva della NATO,
contributo da rivisitare in termini di incremento di risorse per fronteggiare
adeguatamente la minaccia terroristica incombente negli spazi di competenza e
di interesse dell’Alleanza Atlantica.
3^missione: “Gestione delle crisi
internazionali”. Inserita
nello spirito della carta dell’ONU e nell’ambito delle Organizzazioni
internazionali e/o di accordi bilaterali e multilaterali, la missione
(interventi fuori- area) continua a costituire primaria importanza nella
politica militare di difesa anche nella considerazione che le aree di
intervento delle unità italiane sono attualmente territori ove il terrorismo
trova terreno fertile per il suo insorgere e la sua alimentazione.
4^missone: “Concorso alla salvaguardia delle libere
istituzioni ed intervento per le pubbliche calamità”. E’ questa la missione che
più delle altre richiede, rispetto al passato, la riorganizzazione di Comandi e
strutture. E’ necessario attuare ed agevolare diretti contatti e collegamenti,
nonché rapide e tempestive collaborazioni tra Autorità civili e paritetiche
militari e realizzare, in fase
organizzativa prima ed esecutiva poi, interventi sinergici.
3. REQUISITI DELLO STRUMENTO MILITARE
Per meglio assolvere i predetti compiti, la F.A. deve
possedere determinati requisiti che in gergo vengono definiti “capacità
fondamentali” e si identificano con gli obiettivi comuni alle forze NATO:
“Defence Capibilities Iniziative (DCI)”. Sono da perseguire in maniera
progressiva, in linea con le priorità fissate dalla politica di difesa e
secondo le disponibilità economiche. Esse sono:
- tempestività e disponibilità delle forze: creare un bacino di forze ad alta prontezza operativa, da essere impiegate in tempi molto ridotti, con minimi aggiustamenti, realizzabili con il criterio della “Task Organitation” ed in grado di condurre un’estesa gamma di operazioni (full spectrum unitis);
- interoperabilità: disporre di unità idonee ad operare con paritetiche forze di altri paesi in contesti multinazionali. Ciò postula una serie di specificità da acquisire, quali conoscenza di lingua e procedure ed altro;
- schieramento e mobilità: attuare interventi da posizioni di vantaggio nello svolgimento delle attività sul campo e conferire alle forze un alto tasso di efficienza e protezione in tutte le missioni; è un requisito correlato strettamente all’efficacia e letalità dei sistemi d’arma;
- interazione: possedere sistemi di comando e controllo in grado di impiegare con rapidità, tempestività e flessibilità le forze in aree molto estese, in tempi molto contratti e con modalità meno rigide e più specifiche. Il ricorso alla tecnologia digitale è ormai irrinunciabile;
- precisione e letalità d’ingaggio: colpire – con margini di errore bassissimi e minimizzando i danni collaterali – obiettivi e bersagli selezionati e nel contempo indirizzare sugli stessi, complessi di forze calibrati per l’occorrenza; scaturiscono dalla integrazione dei sistemi informativi;
- sostenibilità logistica: sostenere lo strumento militare nelle operazioni fuori area ed assicurare la continuità di tempo per periodi non inferiori ad un anno. Comporta una organizzazione capillare della logistica di aderenza ed una accurata pianificazione dell’impiego delle forze da ruotare in “turnover” su base 4;
- sopravvivenza e protezione delle forze: conferire alle unità capacità di mantenere immutata nel tempo la efficienza operativa. Pur nella convinzione che la protezione totale delle forze sia pressoché irrealizzabile, è comunque necessario adottare tutte le misure (potenziamento delle capacità di ingaggio proprie e riduzione di quelle dell’avversario) che limitino la possibilità di essere ingaggiati prima e colpiti dopo e, se colpiti, non essere neutralizzati.
4. STRUTTURA DELLA FORZA ARMATA
Costituisce, in estrema sintesi, il concetto operativo
dell’Esercito, cioè come esso intende
organizzarsi per assolvere i compiti/missioni ricevuti.
Prima di
trattare delle esigenze quantitative e qualitative dell’Esercito, farò un
rapido cenno alla sua struttura di vertice.
a. Vertice della F.A.
Con l’entrata in vigore della L.25/1997 sul
riordinamento dei Vertici delle F.A., il responsabile unico del loro impiego è
il Capo di SMD, alle cui dipendenze operano i Capi di SM di F.A., unici
responsabili dell’approntamento delle forze che in estrema sintesi si
identificano con il reclutamento, la preparazione ed il supporto logistico.
Ciascuna di queste attività, fa capo ad un
responsabile che, nell’ambito delle proprie competenze, risponde al Capo di
SME.
La struttura di vertice della F.A. si articola
essenzialmente su:
Stato Maggiore dell’esercito, retto dal Sottocapo di SME e
preposto alla definizione della policy dell’Esercito, ha compiti di studio,
ricerca e sviluppo ed indirizzo generale. Ridisegnato nella struttura, è
suddiviso in Aree funzionali( Personale, Impiego delle forze, Logistica,
Comunicazioni, Pianificazione finanziaria) che presiedono e pianificano tutte
le attività di pertinenza del Capo di SME, del quale è il principale supporto.
Comando delle Forze operative terrestri, retto da un Comandante, gestisce la
globalità delle forze, e ne assicura l’approntamento e l’organizzazione di
comando e controllo in operazioni sul territorio nazionale.Si articola su un
Comando di C. d’Armata di Reazione Rapida, tre Comandi Operativi Intermedi (Divisione) e Comandi di
Brigata (13).
Ispettorato logistico, è responsabile di tutte le attività
gestionali sia a livello centrale che sul territorio nazionale nei settori:
rifornimenti, mantenimento, trasporti e sanità. Si avvale di organi esecutivi
quali: Poli logistici, Centri rifornimento e mantenimento, Reggimenti di
Sostegno specialistico (TLC, cavalleria dell’aria, artiglieria, c/a) e Ospedali
militari.
Ispettorato per la Formazione e
Specializzazione, presiede
alla formazione di base,
specializzazione e della successiva qualificazione di tutto il personale
dell’Esercito. Costituito dalla fusione dei preesistenti Ispettorati delle
Scuole e delle Armi, ha alle dipendenze le Scuole di formazione e d’Arma.
Ispettorato per le infrastrutture, gestisce con unicità di indirizzo
il patrimonio infrastrutturale dell’Esercito e ne è responsabile del mantenimento ed ammodernamento. Si avvale di
Comandi Infrastrutture intermedi, con giurisdizione su più regioni
amministrative e di Reparti Infrastrutture quali organi esecutivi.
Ispettorato per il reclutamento e
delle forze di completamento, è responsabile dell’arruolamento e delle riserve
volontarie addestrate.Si articola su Organi interregionali e regionali che, tra
l’altro, costituiscono punti di riferimento con le Autorità civili per le
attività di cooperazione civile e militare.
La configurazione di vertice, dianzi delineata, è
attualmente soggetta ad approfondimento e verifica al fine di snellirne
ulteriormente la struttura e renderla più funzionale.
b. Configurazione quantitativa
Per esercitare la direzione di una operazione di
gestione delle crisi, è necessario disporre di specifici organi di comando.
Infatti, è attualmente in fase di avanzata costituzione, presso la sede di Solbiate
Olona, un Comando di Corpo d’Armata in condizioni di poter inglobare nel
proprio ambito e gestire forze multinazionale, poste alla sue dipendenze. Il
processo di multinazionalizzazione è previsto si concluda entro il 2002.
A questo si aggiungono due Comandi di Divisione, ad elevata prontezza operativa: uno
inserito nel Comando di C. d’A. a
reazione rapida (ARRC) a guida UK; l’altro da inserire nel C.d’A. nazionale. I
due Comandi saranno originati dagli attuali 1° e 2° FOD ( con sede in S.Giorgio
a Cremano e Vittorio Veneto).
Un terzo Comando di Divisione, a bassa prontezza operativa,
incentrato sul Comando delle Truppe Alpine di Bolzano ha il compito di
garantire la sostenibilità degli impegni operativi di lunga durata.
A queste strutture di comando verranno associate 9 Brigate di manovra (4.000 unità),
passando così dalle attuali 13 Brigate, alcune delle quali miste (volontari e
coscritti) alle suddette 9, costituite solo da personale volontario.Tali forze
sono calibrate per esprimere contemporaneamente nel Teatro di Operazioni la
presenza di due complessi a livello Brigata ed uno a livello di gruppo tattico;
in sostanza lo sforzo che attualmente viene condotto nei Balcani: una B. in
Kosovo, una in Albania ed un gr. tat. in Bosnia.
Alle suddette forze si aggiungono 5 Brigate di supporto al combattimento (artiglieria, c/aerei,
genio, aviazione leggera, informazione e guerra elettronica) e quella logistica. E’ prevista inoltre una Brigata aeromobile, assegnata alla
NATO con 2.000 uomini e 120 elicotteri (59 A129).
Nel prossimo futuro, a regime, il
personale totale dell’Esercito sarà di circa 112.000 unità
di cui 12.000 Ufficiali, 25.000 Sottufficiali, 75.000 Volontari.
c. Configurazione qualitativa
La tipologia delle forze sarà quella NATO. In
particolare le 9 brigate saranno configurate in:
3 brigate pesanti: equipaggiate con mezzi corazzati e
cingolati (Leopard, Ariete), saranno idonee alla condotta di operazioni di
combattimento ad alta intensità (Garibaldi, Ariete, Pinerolo);
3 brigate medie: dotate di mezzi ruotati protetti
(Centauro), capaci di fronteggiare situazioni a rischio di natura variabile
(Pozzuoli del Friuli, Aosta, Sassari);
3 brigate leggere: idonee a gestire situazioni di
bassa/media intensità ma suscettibili di evolvere verso forme di grande
rischio, comunque in ambienti meteorologici limite (Folgore, Julia,
Taurinense);
1 brigata aeromobile, la Friuli.
In sintesi la
componente operativa – insieme di Comandi e unità – sarà di 105 reggimenti, con una forza organica di circa 74.000
unità a fronte delle 87.000 unità attuali ( di cui 13.000 Militari di Leva),
sicché si dovrà procedere alla scelta di
comandi ed unità da sopprimere in ragione della suddetta eccedenza di 13.000
unità. I criteri informatori saranno incentrati sulla salvaguardia delle unità
già professionalizzate, di quelle dislocate nel centro-sud d’Italia - aree di
maggiore gettito di volontari - e di quelle che possono utilizzare le
infrastrutture più moderne e le aree addestrative più vicine e funzionali.
5. SUPPORTO LOGISTICO
Si identifica con una variegata serie di attività
gestionali, di pertinenza dell’ispettorato logistico, che consentono alle unità
di vivere, muovere e combattere. Con i nuovi e complessi compiti affidati allo
strumento militare, questa vitale branca ha
subito una radicale ristrutturazione e razionalizzazione. Il supporto
logistico è articolato su due fasce:
la prima, logistica di sostegno (grande logistica), opera
esclusivamente con organi e strutture dislocati sul territorio nazionale ma in
grado di proiettare elementi logistici fuori-area, con il compito di gestire e
mantenere le risorse di materiali e mezzi della F.A. sulla base della policy,
fissata dallo SME.
La seconda, logistica di aderenza, è destinata al supporto diretto
delle unità operative, mediante organi esecutivi completamente proiettabili
fuori-area. Questa rientra nella sfera di responsabilità del Comandante delle
Forze Operative Terrestri, ancorché la sua organizzazione
funzionale è strettamente correlata,
nel tempo e nello spazio, con la logistica di sostegno, specialmente
nell’ambito del supporto da attuare alle forze operative impiegate all’estero.
Lo strumento logistico di aderenza è incentrato sul
concetto della “task organization”: attingere - sulla base della tipologia di
missione da compiere - quanto occorra in termini di personale, materiali e
mezzi dalle unità mono-funzione
(battaglioni), raggruppate in due
tipologie di reggimenti (trasporti e manovra), posti alle dipendenze
d’impiego della Brigata Logistica di
Proiezione, con sede a Treviso.
6. PERSONALE
Il personale ha sempre costituito la componente più importante del complesso
e variegato mondo militare; ma lo è ancor più oggi in un periodo di profonde
- e direi epocali – trasformazioni: una
per tutte il passaggio dal sistema misto attuale (volontari e coscritti) a
quello interamente professionale (solo volontari), la cui data di attuazione
sembra anticipata dal 2007 al 2004.
Da un Esercito di popolo ad un Esercito per il
popolo!
Come in precedenza evidenziato, la futura struttura
ordinativa della F.A. prevede un totale di 112.000 unità di cui 12.000 U, 25000
SU e 75.000 Volontari. Attualmente, e comunque entro la fine del c.a., la disponibilità di Volontari (19.000
VSP, 21.000 VFP, 20.000 VFA)
consentirebbe di professionalizzare
circa il 90% delle unità operative mentre tutto il Supporto Generale è
alimentato con personale di leva (circa 25.000). L’attuale disponibilità di
Volontari non induce all’ottimismo, anzi l’anticipo del passaggio
dell’Organizzazione militare alla totale professionalizzazione, potrebbe
arrecare ulteriori carenze di personale volontario, con gravi ripercussioni
sulla stessa operatività dello strumento, sulla sicurezza e sulla possibilità
di rispettare gli impegni assunti in campo internazionale.
Infatti, il
reclutamento dei Volontari nelle F.A., e nell’Esercito in particolare, presenta
una “notevole criticità” (affermazione dello SME), dovuta alla scarsa
propensione dei giovani per la vita militare da imputare, oltre alla assenza di
una cultura storico-militare, alla
limitata capacità di sopportare disagi, restrizioni e difficoltà varie
che la atipicità del “mestiere” comporta; ciò è ulteriormente aggravato dalla
mancanza di una adeguata contropartita economica che rende il servizio
nell’Istituzione meno competitivo rispetto a quello presso altre Organizzazioni
pubbliche.
La situazione è piuttosto complessa e richiede una
serie di interventi anche legislativi
urgenti che incidano sulle retribuzioni, qualità della vita e prospettive
future certe per eliminare le condizioni di precariato che ogni volontario vive. Tale condizione rende diffidenti molti
giovani nei confronti dell’A.D. che attualmente può offrire per molti solo un rapporto di lavoro a tempo
determinato.
E’ quanto mai necessario – per vincere questa
diffidenza – creare, al termine del servizio, sbocchi occupazionali, nei Corpi Armati dello Stato e nel mondo del lavoro,
come d’altronde avviene già da tempo in Francia, in UK, in Spagna, ove
operano efficienti Organismi all’uopo
preposti.
E’ un problema questo dei Volontari di vitale
importanza per il futuro stesso della F.A. A tal proposito in uno studio – da
me condotto nell’ambito dell’Istituto Studi Ricerche e Informazioni Difesa –
viene esaminata la possibilità di allargare la base di reclutamento agli
immigrati regolarizzati, presenti sul territorio nazionale da almeno 2 anni e in
possesso di accertate ed inequivocabili referenze. Per questo sono stati
esplorati ed approfonditi tutti i risvolti di carattere morale, sociale,
economico, giuridico e operativo che tale apertura comporta. E’ già stato
presentato da tempo al Senato della Repubblica, a firma di 40 Senatori della
maggioranza, un d.d.l. per
l’arruolamento di immigrati nella Forze Armate.
Un altro mio studio, che verrà pubblicato dall’ISTRID a
giorni, tratta di un nuovo sistema di
reclutamento di giovani che
intendono abbracciare la vita militare nei vari ruoli delle F.A.; anche questo
lavoro configura criteri e modalità per superare le difficoltà in cui si
dibattono gli Organismi militari in tema di arruolamenti.
Ritengo che innovazioni del genere debbano essere
affrontate e approfondite per tempo, con serenità e competenza, prima di dover
agire “con l’acqua alla gola”.
7. MATERIALI
E MEZZI
L’evoluzione dello strumento militare ed il suo
impiego in contesti operativi multinazionali, postulano la disponibilità di
materiali e mezzi che consentano di raggiungere
prioritariamente gli standard dei principali eserciti europei in
secondo ordine di colmare – almeno in
parte – il grave gap, nei
settori del Comando e controllo(tecnologia digitale), delle informazioni, della
guerra elettronica e del supporto operativo
e logistico. Il raggiungimento del primo obiettivo, previsto per il 2006 è
slittato al 2010-13, mentre il secondo - peraltro previsto dalle Defence
Capabilities Iniziative (DCI) NATO, non potrà essere conseguito prima del
2013-2018.
Attualmente le unità operative (Brigate) sono dotate
di materiali e mezzi a seconda della tipologia Nato ed in particolare:
le Forze pesanti sono incentrate sul parco di mezzi
corazzati e cingolati affidabile (Leopard,
Ariete e derivati M113); migliorerà
con l’immissione del VCC Dardo;
le Forze medie sono quelle meglio dotate nel
confronto con le paritetiche unità straniere per la presenza della blindo Centauro(acquistata dalla SP, è
allo studio in USA e Brasile) che verrà affiancato nel breve termine da un veicolo blindato da combattimento e da
uno leggero(Puma);
le Forze leggere, attualmente su mezzi ruotati protetti,
saranno dotate nei prossimi anni di mezzi
ad elevata mobilità e veicoli tattici leggeri multiruolo.
Un settore di eccellenza è quello della componente
aeromobile dotata di elicotteri d’attacco A-129
Mangusta migliorati e di moderni elicotteri multiruolo.
Completa il quadro un parco di artiglierie di ottima affidabilità.
8. RISORSE
ECONOMICHE
E’, unitamente a quello del personale, il nodo più
importante da affrontare e possibilmente risolvere in questo periodo di radicali ed epocali cambiamenti. E’ innegabile che lo strumento
militare interamente costituito da personale professionista richieda un
incremento di risorse, tanto nell’esercizio quanto nell’investimento, rispetto
a quello basato sulla leva o misto.
Il problema dei finanziamenti per la Difesa e
Sicurezza ha assunto una valenza centrale in ambito istituzionale grazie alle
missioni condotte fuori-area con successo ma ancor più per il deteriorarsi del
quadro geo- politico e l’instaurarsi di scenari internazionali molto complessi
e ad alto rischio a seguito degli eventi
dell’11 settembre 2001. La sicurezza
oggi costituisce un problema globale che non può essere scisso dalla
difesa, sicché lo strumento militare
deve essere costantemente in grado
di assolvere tutte le funzioni ad esso demandate sia sul territorio
nazionale, operando in contesti multidisciplinari che in ambiti
internazionali in grandi unità multinazionali.Tale realtà incide
sensibilmente sulla disponibilità di risorse finanziarie per far fronte
adeguatamente alle esigenze che, come è possibile arguire, sono molteplici,
onerose ma soprattutto inderogabili.
Da qualche tempo le risorse finanziarie destinate alla
Difesa, ancorché in lieve costante aumento, sono ben lungi dal risolvere “in
toto” i difficili e variegati problemi del settore, tuttavia indicano una
inversione di tendenza che lascia ben sperare per il futuro.
Nel concreto, per l’Esercito, le risorse finanziarie
ipotizzate disponibili per il quindicennio 2001- 2016 sono pari a circa 34.300
miliardi (ai quali vanno aggiunti altri 4.900 miliardi di sovrapprogrammazione)
pari a € 20.25 miliardi.
Nella Direttiva Ministeriale relativa alla Politica
Militare 2002-2003 viene chiaramente evidenziate la volontà politica di
assicurare le disponibilità economiche che gli impegni internazionali e di
politica estera postulano. Il suddetto documento fissa due linee d’azione:
la prima: prevedere il bilancio 2003, con un
incremento in % ancorché limitato, già articolato in diverse aliquote interne
per settori: personale, esercizio e investimento. L’obiettivo è raggiungere
l’1,5 % del PIL in 10 anni;
la seconda: promuovere una legge promozionale
decennale mirata al ripianamento delle scorte ed al potenziamento ed
ammodernamento dei sistemi d’arma, secondo priorità ben precise, per conferire
allo strumento militare il necessario salto di qualità che lo allinei agli altri paritetici europei e, nel contempo, ne riduca il gap con quello USA.
In sintesi la nuova configurazione della F.A., nella
prospettiva di una nuova architettura,
può essere realizzata, in maniera completa e funzionale, solo se le
risorse allocate per l’esigenza sono sufficienti; in caso contrario, l’effetto
negativo immediato sarebbe quello di essere scarsamente integrabili nei
contesti multinazionali in cui l’Esercito, e quindi l’Italia, è già
impegnata perché non al passo con il
processo di ammodernamento in atto nei Paesi alleati; ciò comporterebbe inoltre
gravissime ripercussioni sulla stessa sicurezza nazionale.
9.
CONCLUSIONI
Nel concludere la trattazione del tema “ l’Esercito
italiano – oggi “ intendo evidenziare alcuni argomenti che ritengo siano di
maggiore importanza e che incidono in maniera determinante sul futuro della
F.A.: la disponibilità di personale volontario e di risorse finanziarie nonché
la cura di una più incisiva immagine
dell’Esercito.
Il personale:rappresenta “la condicio sine qua
non” per la realizzazione di uno strumento operativo moderno, affidabile,
efficiente ed in grado di assolvere i complessi compiti di difesa e sicurezza
che la Patria ad esso affida in un momento storico particolarmente
difficile per le minacce incombenti e
variegate.
Per rimuovere le carenze di arruolamenti dei
giovani nella F.A., è necessario porre in essere correttivi che migliorino la
condizione militare e, nel contempo, la credibilità della Istituzione
attraverso l’istaurarsi di rapporti di lavoro con i giovani volontari tali da
assicurare ad essi un futuro certo sia nella compagine militare, sia nei corpi
armati dello Stato, sia nella società civile. In quest’ultimo settore, un
esempio probante può essere tratto da quanto già realizzato in altri Paesi
europei.
Solo così il personale potrà
costituire un moltiplicatore di forza nel nostro dispositivo militare.
Le risorse finanziarie: il budget assegnato alla Difesa, e
quindi all’Esercito, è sempre stato insufficiente, ma lo è ancor più oggi in un
particolare momento di grandi trasformazioni e di riconfigurazioni dello
strumento terrestre.
Nonostante gli intendimenti dei vertici politici di
aumentarla gradualmente, l’entità delle risorse è ben lungi da quella necessaria per risolvere
in maniera anche parziale i problemi di maggiore valenza che riguardano
l’ammodernamento ed il potenziamento.
E’ necessario
quindi procedere alla armonizzazione e
razionalizzazione dell’impiego delle risorse e, comunque, fare in modo che
quanto il Paese mette a disposizione della propria F.A. venga utilizzato in
maniera efficace ed oculata, osservando rigorosamente principi e criteri di
economicità, bandendo gli sprechi ed attenendosi scrupolosamente alla
programmazione tecnico-finanziaria, elaborata sulla base della migliore
finalizzazione delle risorse disponibili.
Immagine e incentivazione: giocano un ruolo determinante per
la motivazione e la spinta interiore del personale.
La prima
realizzata mediante una più accentuata visibilità
delle attività operative di maggior valenza svolte all’estero ed in Patria,
impiegando tutti i mezzi mediatici nelle ore di maggior ascolto, organizzando
campagne di stampa e servizi giornalistici, finalizzati a conferire giusta
importanza a quegli interventi mirati a portare legalità e benessere in quei
paesi meno fortunati del nostro e soggetti a soprusi, ingiustizie e violenze
inaudite.
L’interesse ed il coinvolgimento dell’opinione
pubblica sui temi del mondo militare devono essere ricercati anche per la
positiva ricaduta che hanno, in termini morali, sugli “uomini con le
stellette”.
La seconda va attuata con una serie di provvedimenti (emolumenti e benefici), che
riconoscendo la atipicità dello “status” di militari, assicurino non solo al
personale alle armi, ma anche alle loro famiglie, una migliore qualità della
vita. I suddetti provvedimenti avvicinerebbero i militari italiani ad un livello di benessere ormai da tempo
militari raggiunto dalle più importanti
organizzazioni europee.
I militari italiani per l’impegno, la determinazione,
la lealtà, la professionalità e l’alto senso della Patria quotidianamente
dimostrati, lo meritano in pieno.-
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