mercoledì 28 agosto 2013

L'esercito italiano

L’ESERCITO   ITALIANO – OGGI

1. PREMESSA

Prima di iniziare la trattazione del tema assegnatomi, ritengo opportuno fare una premessa. Lo strumento militare italiano, e non è il solo, sta vivendo una fase di riconfigurazione particolarmente delicata e complessa; perciò, se mi limitassi a parlare dell’Esercito di oggi, rischierei domani di essere superato dagli eventi, stante la repentina  trasformazione in atto.
Incentrerò quindi la mia esposizione – facendo riferimento alla situazione odierna – sulle  innovazioni in itinere che, nel breve/medio termine, daranno allo strumento l’architettura ordinativa che si ritiene più idonea ad assolvere le variegate esigenze operative che la situazione geo-strategica  postula.
Il processo di trasformazione della F.A. italiana coinvolge contemporaneamente tutti i settori e scaturisce da nuovi quadri di riferimento quali: la minaccia; la disponibilità di risorse finanziarie e umane; il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale e dell’Esercito nel Paese.
Il tempo a disposizione esiguo non mi consente di trattarli tutti in maniera capillare e completa, sicché rimando l’approfondimento ad eventuali quesiti e chiarimenti che Lor Signori vorranno formulare al termine dell’esposizione.


2.  COMPITI/ MISSIONI

Sono ulteriormente ribaditi nella Direttiva Ministeriale 2002/2003 “in merito alla Politica Militare ed all’attività informativa e di sicurezza. S’identificano nelle seguenti quattro missioni:
1^ missione: “Difesa degli interessi vitali del Paese” (integrità del territorio, delle vie di comunicazione, delle aree di sovranità nazionale). Assume la massima priorità alla luce dei recenti avvenimenti internazionali e nel dover fronteggiare forme di conflitto asimmetrico quali gli attacchi terroristici e l’impiego delle armi di distruzione di massa. Postula la necessità - rispetto al passatodi riconfigurare Comandi e strutture e destinare alla missione maggiori risorse.
2^missione: “Difesa degli spazi euro-atlantici”. Si identifica con il contributo dell’Italia alla difesa collettiva della NATO, contributo da rivisitare in termini di incremento di risorse per fronteggiare adeguatamente la minaccia terroristica incombente negli spazi di competenza e di interesse dell’Alleanza Atlantica. 
3^missione: “Gestione delle crisi internazionali”. Inserita nello spirito della carta dell’ONU e nell’ambito delle Organizzazioni internazionali e/o di accordi bilaterali e multilaterali, la missione (interventi fuori- area) continua a costituire primaria importanza nella politica militare di difesa anche nella considerazione che le aree di intervento delle unità italiane sono attualmente territori ove il terrorismo trova terreno fertile per il suo insorgere e la sua alimentazione.
4^missone: “Concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni ed intervento per le pubbliche calamità”. E’ questa la missione che più delle altre richiede, rispetto al passato, la riorganizzazione di Comandi e strutture. E’ necessario attuare ed agevolare diretti contatti e collegamenti, nonché rapide e tempestive collaborazioni tra Autorità civili e paritetiche militari e  realizzare, in fase organizzativa prima ed esecutiva poi, interventi sinergici.


3. REQUISITI DELLO STRUMENTO MILITARE 

Per meglio assolvere i predetti compiti, la F.A. deve possedere determinati requisiti che in gergo vengono definiti “capacità fondamentali” e si identificano con gli obiettivi comuni alle forze NATO: “Defence Capibilities Iniziative (DCI)”. Sono da perseguire in maniera progressiva, in linea con le priorità fissate dalla politica di difesa e secondo le disponibilità economiche. Esse sono:
  • tempestività e disponibilità delle forze: creare un bacino di forze ad alta prontezza operativa, da essere impiegate in tempi molto ridotti, con minimi aggiustamenti, realizzabili con il criterio della “Task Organitation” ed in grado di condurre un’estesa gamma  di operazioni (full spectrum unitis);
  • interoperabilità: disporre di unità idonee ad operare con paritetiche forze di altri paesi in contesti multinazionali. Ciò postula una serie di specificità da acquisire, quali conoscenza di lingua e procedure ed altro;
  • schieramento e mobilità: attuare interventi da posizioni di vantaggio nello svolgimento delle attività sul campo e conferire alle forze un alto tasso di efficienza e protezione in tutte le missioni; è un requisito correlato strettamente all’efficacia e letalità dei sistemi d’arma;
  • interazione: possedere sistemi di comando e controllo in grado di impiegare con rapidità, tempestività e flessibilità le forze in aree molto estese, in tempi molto contratti e con modalità meno rigide e più specifiche. Il ricorso alla tecnologia digitale è ormai irrinunciabile;
  • precisione e letalità d’ingaggio: colpire – con margini di errore bassissimi e minimizzando i danni collaterali – obiettivi e bersagli selezionati e nel contempo indirizzare sugli stessi, complessi di forze calibrati per l’occorrenza; scaturiscono dalla integrazione dei sistemi informativi;
  • sostenibilità logistica: sostenere lo strumento militare nelle operazioni fuori area ed assicurare la continuità di tempo per periodi non inferiori ad un anno. Comporta una organizzazione capillare della logistica di aderenza ed una accurata pianificazione dell’impiego delle forze da ruotare in “turnover” su base 4;
  • sopravvivenza e protezione delle forze: conferire alle unità capacità di mantenere immutata nel tempo la efficienza operativa. Pur nella convinzione che la protezione totale delle forze sia pressoché irrealizzabile, è comunque necessario adottare tutte le misure (potenziamento delle capacità di ingaggio proprie e riduzione di quelle dell’avversario) che limitino la possibilità di essere ingaggiati prima e colpiti dopo e, se colpiti, non essere neutralizzati.

4. STRUTTURA DELLA FORZA ARMATA
Costituisce, in estrema sintesi, il concetto operativo dell’Esercito, cioè come  esso intende organizzarsi per assolvere i compiti/missioni ricevuti.
 Prima di trattare delle esigenze quantitative e qualitative dell’Esercito, farò un rapido cenno alla sua struttura di vertice.
a. Vertice della F.A.
Con l’entrata in vigore della L.25/1997 sul riordinamento dei Vertici delle F.A., il responsabile unico del loro impiego è il Capo di SMD, alle cui dipendenze operano i Capi di SM di F.A., unici responsabili dell’approntamento delle forze che in estrema sintesi si identificano con il reclutamento, la preparazione ed il supporto logistico.
Ciascuna di queste attività, fa capo ad un responsabile che, nell’ambito delle proprie competenze, risponde al Capo di SME.
La struttura di vertice della F.A. si articola essenzialmente su:
Stato Maggiore dell’esercito, retto dal Sottocapo di SME e preposto alla definizione della policy dell’Esercito, ha compiti di studio, ricerca e sviluppo ed indirizzo generale. Ridisegnato nella struttura, è suddiviso in Aree funzionali( Personale, Impiego delle forze, Logistica, Comunicazioni, Pianificazione finanziaria) che presiedono e pianificano tutte le attività di pertinenza del Capo di SME, del quale è il principale supporto.
Comando delle Forze operative terrestri, retto da un Comandante, gestisce la globalità delle forze, e ne assicura l’approntamento e l’organizzazione di comando e controllo in operazioni sul territorio nazionale.Si articola su un Comando di C. d’Armata di Reazione Rapida, tre Comandi  Operativi Intermedi (Divisione) e Comandi di Brigata (13).
Ispettorato logistico, è responsabile di tutte le attività gestionali sia a livello centrale che sul territorio nazionale nei settori: rifornimenti, mantenimento, trasporti e sanità. Si avvale di organi esecutivi quali: Poli logistici, Centri rifornimento e mantenimento, Reggimenti di Sostegno specialistico (TLC, cavalleria dell’aria, artiglieria, c/a) e Ospedali militari.   
Ispettorato per la Formazione e Specializzazione, presiede alla formazione di base,  specializzazione e della successiva qualificazione di tutto il personale dell’Esercito. Costituito dalla fusione dei preesistenti Ispettorati delle Scuole e delle Armi, ha alle dipendenze le Scuole di formazione e d’Arma.
Ispettorato per le infrastrutture, gestisce con unicità di indirizzo il patrimonio infrastrutturale dell’Esercito e ne è responsabile del mantenimento ed ammodernamento. Si avvale di Comandi Infrastrutture intermedi, con giurisdizione su più regioni amministrative e di Reparti Infrastrutture quali organi esecutivi.
Ispettorato per il reclutamento e delle forze di completamento, è responsabile dell’arruolamento e delle riserve volontarie addestrate.Si articola su Organi interregionali e regionali che, tra l’altro, costituiscono punti di riferimento con le Autorità civili per le attività di cooperazione civile e militare. 
La configurazione di vertice, dianzi delineata, è attualmente soggetta ad approfondimento e verifica al fine di snellirne ulteriormente la struttura e renderla più funzionale.

 b. Configurazione quantitativa
Per esercitare la direzione di una operazione di gestione delle crisi, è necessario disporre di specifici organi di comando. Infatti, è attualmente in fase di avanzata costituzione, presso la sede di Solbiate Olona, un Comando di Corpo d’Armata in condizioni di poter inglobare nel proprio ambito e gestire forze multinazionale, poste alla sue dipendenze. Il processo di multinazionalizzazione è previsto si concluda entro il 2002.
A questo si aggiungono due Comandi di Divisione, ad elevata prontezza operativa: uno inserito nel  Comando di C. d’A. a reazione rapida (ARRC) a guida UK; l’altro da inserire nel C.d’A. nazionale. I due Comandi saranno originati dagli attuali 1° e 2° FOD ( con sede in S.Giorgio a Cremano e Vittorio Veneto).
Un terzo Comando di Divisione, a bassa prontezza operativa, incentrato sul Comando delle Truppe Alpine di Bolzano ha il compito di garantire la sostenibilità degli impegni operativi di lunga durata.
A queste strutture di comando verranno associate 9 Brigate di manovra (4.000 unità), passando così dalle attuali 13 Brigate, alcune delle quali miste (volontari e coscritti) alle suddette 9, costituite solo da personale volontario.Tali forze sono calibrate per esprimere contemporaneamente nel Teatro di Operazioni la presenza di due complessi a livello Brigata ed uno a livello di gruppo tattico; in sostanza lo sforzo che attualmente viene condotto nei Balcani: una B. in Kosovo, una in Albania ed un gr. tat. in Bosnia.
Alle suddette forze si aggiungono 5 Brigate di supporto al combattimento (artiglieria, c/aerei, genio, aviazione leggera, informazione e guerra elettronica) e quella logistica. E’ prevista inoltre una Brigata aeromobile, assegnata alla NATO con 2.000 uomini e 120 elicotteri (59 A129).
Nel prossimo futuro, a regime, il personale totale dell’Esercito sarà di circa 112.000 unità di cui 12.000 Ufficiali, 25.000 Sottufficiali, 75.000 Volontari.

c. Configurazione qualitativa
La tipologia delle forze sarà quella NATO. In particolare le 9 brigate saranno configurate in:
3 brigate pesanti: equipaggiate con mezzi corazzati e cingolati (Leopard, Ariete), saranno idonee alla condotta di operazioni di combattimento ad alta intensità (Garibaldi, Ariete, Pinerolo);
3 brigate medie: dotate di mezzi ruotati protetti (Centauro), capaci di fronteggiare situazioni a rischio di natura variabile (Pozzuoli del Friuli, Aosta, Sassari);
3 brigate leggere: idonee a gestire situazioni di bassa/media intensità ma suscettibili di evolvere verso forme di grande rischio, comunque in ambienti meteorologici limite (Folgore, Julia, Taurinense);
1 brigata aeromobile, la Friuli.
In sintesi la componente operativa – insieme di Comandi e unità – sarà di 105 reggimenti, con una forza organica di circa 74.000 unità a fronte delle 87.000 unità attuali ( di cui 13.000 Militari di Leva), sicché si dovrà procedere alla scelta  di comandi ed unità da sopprimere in ragione della suddetta eccedenza di 13.000 unità. I criteri informatori saranno incentrati sulla salvaguardia delle unità già professionalizzate, di quelle dislocate nel centro-sud d’Italia - aree di maggiore gettito di volontari - e di quelle che possono utilizzare le infrastrutture più moderne e le aree addestrative più vicine e funzionali.

5. SUPPORTO LOGISTICO

Si identifica con una variegata serie di attività gestionali, di pertinenza dell’ispettorato logistico, che consentono alle unità di vivere, muovere e combattere. Con i nuovi e complessi compiti affidati allo strumento militare, questa vitale branca ha subito una radicale ristrutturazione e razionalizzazione. Il supporto logistico è articolato su due fasce:
la prima, logistica di sostegno (grande logistica), opera esclusivamente con organi e strutture dislocati sul territorio nazionale ma in grado di proiettare elementi logistici fuori-area, con il compito di gestire e mantenere le risorse di materiali e mezzi della F.A. sulla base della policy, fissata dallo SME.
La seconda, logistica di aderenza, è destinata al supporto diretto delle unità operative, mediante organi esecutivi completamente proiettabili fuori-area. Questa rientra nella sfera di responsabilità del Comandante delle Forze Operative Terrestri, ancorché la sua organizzazione funzionale è strettamente correlata, nel tempo e nello spazio, con la logistica di sostegno, specialmente nell’ambito del supporto da attuare alle forze operative impiegate all’estero.
Lo strumento logistico di aderenza è incentrato sul concetto della “task organization”: attingere - sulla base della tipologia di missione da compiere - quanto occorra in termini di personale, materiali e mezzi dalle unità mono-funzione (battaglioni), raggruppate in due tipologie di reggimenti (trasporti e manovra), posti alle dipendenze d’impiego della Brigata Logistica di Proiezione, con sede a Treviso.

6. PERSONALE

Il personale ha sempre costituito la componente più importante del complesso e variegato mondo militare; ma lo è ancor più oggi in un periodo di profonde -  e direi epocali – trasformazioni: una per tutte il passaggio dal sistema misto attuale (volontari e coscritti) a quello interamente professionale (solo volontari), la cui data di attuazione sembra anticipata dal 2007 al 2004.
 Da un Esercito di popolo ad un Esercito per il popolo!
Come in precedenza evidenziato, la futura struttura ordinativa della F.A. prevede un totale di 112.000 unità di cui 12.000 U, 25000 SU e 75.000 Volontari. Attualmente, e comunque entro la fine del c.a., la disponibilità di Volontari (19.000 VSP,  21.000 VFP, 20.000 VFA) consentirebbe di professionalizzare circa il 90% delle unità operative mentre tutto il Supporto Generale è alimentato con personale di leva (circa 25.000). L’attuale disponibilità di Volontari non induce all’ottimismo, anzi l’anticipo del passaggio dell’Organizzazione militare alla totale professionalizzazione, potrebbe arrecare ulteriori carenze di personale volontario, con gravi ripercussioni sulla stessa operatività dello strumento, sulla sicurezza e sulla possibilità di rispettare gli impegni assunti in campo internazionale.
Infatti, il reclutamento dei Volontari nelle F.A., e nell’Esercito in particolare, presenta una “notevole criticità” (affermazione dello SME), dovuta alla scarsa propensione dei giovani per la vita militare da imputare, oltre alla assenza di una cultura storico-militare, alla  limitata capacità di sopportare disagi, restrizioni e difficoltà varie che la atipicità del “mestiere” comporta; ciò è ulteriormente aggravato dalla mancanza di una adeguata contropartita economica che rende il servizio nell’Istituzione meno competitivo rispetto a quello presso altre Organizzazioni pubbliche.
La situazione è piuttosto complessa e richiede una serie di interventi anche legislativi urgenti che incidano sulle retribuzioni, qualità della vita e prospettive future certe per eliminare le condizioni di precariato che ogni volontario vive. Tale condizione rende diffidenti molti giovani nei confronti dell’A.D. che attualmente può offrire per molti solo un rapporto di lavoro a tempo determinato.
E’ quanto mai necessario – per vincere questa diffidenza – creare, al termine del servizio, sbocchi occupazionali, nei Corpi Armati dello Stato e nel mondo del lavoro, come d’altronde avviene già da tempo in Francia, in UK, in Spagna, ove operano efficienti  Organismi all’uopo preposti.
E’ un problema questo dei Volontari di vitale importanza per il futuro stesso della F.A. A tal proposito in uno studio – da me condotto nell’ambito dell’Istituto Studi Ricerche e Informazioni Difesa – viene esaminata la possibilità di allargare la base di reclutamento agli immigrati regolarizzati, presenti sul territorio nazionale da almeno 2 anni e in possesso di accertate ed inequivocabili referenze. Per questo sono stati esplorati ed approfonditi tutti i risvolti di carattere morale, sociale, economico, giuridico e operativo che tale apertura comporta. E’ già stato presentato da tempo al Senato della Repubblica, a firma di 40 Senatori della maggioranza, un d.d.l. per l’arruolamento di immigrati nella Forze Armate.
Un altro mio studio, che verrà pubblicato dall’ISTRID a giorni, tratta di un nuovo sistema di reclutamento di giovani che intendono abbracciare la vita militare nei vari ruoli delle F.A.; anche questo lavoro configura criteri e modalità per superare le difficoltà in cui si dibattono gli Organismi militari in tema di arruolamenti.
Ritengo che innovazioni del genere debbano essere affrontate e approfondite per tempo, con serenità e competenza, prima di dover agire “con l’acqua alla gola”.

7. MATERIALI E MEZZI

L’evoluzione dello strumento militare ed il suo impiego in contesti operativi multinazionali, postulano la disponibilità di materiali e mezzi  che consentano di raggiungere  prioritariamente gli standard dei principali eserciti europei in secondo ordine di colmare – almeno in parte – il grave gap, nei settori del Comando e controllo(tecnologia digitale), delle informazioni, della guerra elettronica e del supporto operativo e logistico. Il raggiungimento del primo obiettivo, previsto per il 2006 è slittato al 2010-13, mentre il secondo - peraltro previsto dalle Defence Capabilities Iniziative (DCI) NATO, non potrà essere conseguito prima del 2013-2018.
Attualmente le unità operative (Brigate) sono dotate di materiali e mezzi a seconda della tipologia Nato ed in particolare:
le Forze pesanti sono incentrate sul parco di mezzi corazzati e cingolati affidabile (Leopard, Ariete e derivati M113); migliorerà con l’immissione del VCC Dardo;
le Forze medie sono quelle meglio dotate nel confronto con le paritetiche unità straniere per la presenza della blindo Centauro(acquistata dalla SP, è allo studio in USA e Brasile) che verrà affiancato nel breve termine da un veicolo blindato da combattimento e da uno leggero(Puma);
le Forze leggere, attualmente su mezzi ruotati protetti, saranno dotate nei prossimi anni di mezzi ad elevata mobilità e veicoli tattici leggeri multiruolo.
Un settore di eccellenza è quello della componente aeromobile dotata di elicotteri d’attacco A-129 Mangusta migliorati e di moderni elicotteri multiruolo.
Completa il quadro un parco di artiglierie di ottima affidabilità.




8. RISORSE ECONOMICHE

E’, unitamente a quello del personale, il nodo più importante da affrontare e possibilmente risolvere  in questo periodo di radicali ed epocali cambiamenti. E’ innegabile che lo strumento militare interamente costituito da personale professionista richieda un incremento di risorse, tanto nell’esercizio quanto nell’investimento, rispetto a quello basato sulla leva  o misto.
Il problema dei finanziamenti per la Difesa e Sicurezza ha assunto una valenza centrale in ambito istituzionale grazie alle missioni condotte fuori-area con successo ma ancor più per il deteriorarsi del quadro geo- politico e l’instaurarsi di scenari internazionali molto complessi e ad alto rischio a  seguito degli eventi dell’11 settembre 2001. La sicurezza oggi costituisce un problema globale che non può essere scisso dalla difesa, sicché lo strumento militare deve essere costantemente in grado di assolvere tutte le funzioni ad esso demandate sia sul territorio nazionale, operando in contesti multidisciplinari che in ambiti internazionali in grandi unità multinazionali.Tale realtà incide sensibilmente sulla disponibilità di risorse finanziarie per far fronte adeguatamente alle esigenze che, come è possibile arguire, sono molteplici, onerose ma soprattutto inderogabili.
Da qualche tempo le risorse finanziarie destinate alla Difesa, ancorché in lieve costante aumento, sono ben lungi dal risolvere “in toto” i difficili e variegati problemi del settore, tuttavia indicano una inversione di tendenza che lascia ben sperare per il futuro.
Nel concreto, per l’Esercito, le risorse finanziarie ipotizzate disponibili per il quindicennio 2001- 2016 sono pari a circa 34.300 miliardi (ai quali vanno aggiunti altri 4.900 miliardi di sovrapprogrammazione) pari a € 20.25 miliardi.
Nella Direttiva Ministeriale relativa alla Politica Militare 2002-2003 viene chiaramente evidenziate la volontà politica di assicurare le disponibilità economiche che gli impegni internazionali e di politica estera postulano. Il suddetto documento fissa due linee d’azione:
la prima: prevedere il bilancio 2003, con un incremento in % ancorché limitato, già articolato in diverse aliquote interne per settori: personale, esercizio e investimento. L’obiettivo è raggiungere l’1,5 % del PIL in 10 anni;
la seconda: promuovere una legge promozionale decennale mirata al ripianamento delle scorte ed al potenziamento ed ammodernamento dei sistemi d’arma, secondo priorità ben precise, per conferire allo strumento militare il necessario salto di qualità che lo allinei agli altri paritetici europei e, nel contempo, ne riduca il gap con quello USA.
In sintesi la nuova configurazione della F.A., nella prospettiva di una nuova architettura,  può essere realizzata, in maniera completa e funzionale, solo se le risorse allocate per l’esigenza sono sufficienti; in caso contrario, l’effetto negativo immediato sarebbe quello di essere scarsamente integrabili nei contesti multinazionali in cui l’Esercito, e quindi l’Italia, è già impegnata  perché non al passo con il processo di ammodernamento in atto nei Paesi alleati; ciò comporterebbe inoltre gravissime ripercussioni sulla stessa sicurezza nazionale.

9. CONCLUSIONI

Nel concludere la trattazione del tema “ l’Esercito italiano – oggi “ intendo evidenziare alcuni argomenti che ritengo siano di maggiore importanza e che incidono in maniera determinante sul futuro della F.A.: la disponibilità di personale volontario e di risorse finanziarie nonché la cura  di una più incisiva immagine dell’Esercito.
Il personale:rappresenta “la condicio sine qua non” per la realizzazione di uno strumento operativo moderno, affidabile, efficiente ed in grado di assolvere i complessi compiti di difesa e sicurezza che la Patria ad esso affida in un momento storico particolarmente difficile  per le minacce incombenti e variegate.
 Per  rimuovere le carenze di arruolamenti dei giovani nella F.A., è necessario porre in essere correttivi che migliorino la condizione militare e, nel contempo, la credibilità della Istituzione attraverso l’istaurarsi di rapporti di lavoro con i giovani volontari tali da assicurare ad essi un futuro certo sia nella compagine militare, sia nei corpi armati dello Stato, sia nella società civile. In quest’ultimo settore, un esempio probante può essere tratto da quanto già realizzato in altri Paesi europei.
Solo così il personale potrà costituire un moltiplicatore di forza nel nostro dispositivo militare.

Le risorse finanziarie: il budget assegnato alla Difesa, e quindi all’Esercito, è sempre stato insufficiente, ma lo è ancor più oggi in un particolare momento di grandi trasformazioni e di riconfigurazioni dello strumento terrestre.
Nonostante gli intendimenti dei vertici politici di aumentarla gradualmente, l’entità delle risorse è  ben lungi da quella necessaria per risolvere in maniera anche parziale i problemi di maggiore valenza che riguardano l’ammodernamento ed il potenziamento.
 E’ necessario quindi procedere alla armonizzazione e razionalizzazione dell’impiego delle risorse e, comunque, fare in modo che quanto il Paese mette a disposizione della propria F.A. venga utilizzato in maniera efficace ed oculata, osservando rigorosamente principi e criteri di economicità, bandendo gli sprechi ed attenendosi scrupolosamente alla programmazione tecnico-finanziaria, elaborata sulla base della migliore finalizzazione delle risorse disponibili.

Immagine e incentivazione: giocano un ruolo determinante per la motivazione e la spinta interiore del personale.
 La prima realizzata mediante una più accentuata visibilità delle attività operative di maggior valenza svolte all’estero ed in Patria, impiegando tutti i mezzi mediatici nelle ore di maggior ascolto, organizzando campagne di stampa e servizi giornalistici, finalizzati a conferire giusta importanza a quegli interventi mirati a portare legalità e benessere in quei paesi meno fortunati del nostro e soggetti a soprusi, ingiustizie e violenze inaudite.
L’interesse ed il coinvolgimento dell’opinione pubblica sui temi del mondo militare devono essere ricercati anche per la positiva ricaduta che hanno, in termini morali, sugli “uomini con le stellette”.
La seconda va attuata con una serie di provvedimenti (emolumenti e benefici), che riconoscendo la atipicità dello “status” di militari, assicurino non solo al personale alle armi, ma anche alle loro famiglie, una migliore qualità della vita. I suddetti provvedimenti avvicinerebbero i militari italiani ad un livello di benessere ormai da tempo militari raggiunto dalle più importanti organizzazioni europee.
I militari italiani per l’impegno, la determinazione, la lealtà, la professionalità e l’alto senso della Patria quotidianamente dimostrati, lo meritano in pieno.- 

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