sabato 30 novembre 2013

Imu, i Caf lanciano l'allarme


 

è una barzelletta difficile calcolare la seconda rata 
È allarme nei Caf per il calcolo della seconda rata: l'approvazione del decreto legge che cancella solo parzialmente il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata infatti troppo a ridosso delle scadenze. Lo sostiene Unimpresa, a cui aderiscono 900 Centri di assistenza fiscale distribuiti in 60 province in tutta Italia.

Ma soprattutto - rileva Unimpresa - la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all'eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all'aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio.

Il risultato - sottolinea Unimpresa - «è un elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali». Su 8.000 comuni complessivi - osserva Unimpresa - finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu: «c'è tempo fino al 5 dicembre ed è assai probabile che si assisterà ad aumenti selvaggi. I bilanci delle amministrazioni locali sono al collasso e l'opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente».

«Il decreto - osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - è una barzelletta. In un colpo solo sono stati spostati due termini, quello per le delibere comunali e quello per il versamento, ed è stata portata dal 16 dicembre al 16 gennaio la scadenza per i versamenti. E poi c'è l'aspetto politico. Il Governo Letta si è rimangiato la promessa e alla fine, anche se per cifre non rilevanti, obbliga le famiglie a una ministangata».

È a rischio la copertura della prima rata dell'Imu e per le imprese e i cittadini è probabile un ulteriore aumento del carico fiscale, denuncia invece è la Cgia di Mestre. Il decreto che ha cancellato la prima rata dell'Imu sull'abitazione principale - rileva una nota della Cgia - farà scattare la cosiddetta «clausola di salvaguardia». Pertanto, il ministero dell'Economia, per coprire la parte di gettito mancante, potrà dar luogo ad un provvedimento di legge che preveda l'aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l'energia elettrica e le bevande alcoliche. Il rischio che ciò avvenga è molto elevato. A fronte degli ulteriori 7,2 miliardi di euro di risorse stanziate dal Governo, affinchè la Pubblica amministrazione saldi i vecchi debiti contratti con le imprese, il ministero dell'Economia (in data 29 novembre 2013) ha certificato che ne sono stati pagati poco più di 2 miliardi (pari al 28% circa del totale). Pertanto, risulta difficile rispettare l'indicazione prevista dalla legge: ovvero quella di incassare 925 milioni di euro di Iva entro la fine di novembre. In merito alla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, invece, le indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata ci dicono che, probabilmente, l'Erario ha riscosso poco più della metà del gettito previsto. In buona sostanza, l'obbiettivo di incassare 1,525 miliardi di euro (dato dalla somma tra i 925 milioni di Iva e i 600 milioni di sanatoria) pare difficilmente raggiungibile e per i cittadini, salvo ripensamenti dell'ultima ora, è probabile un ulteriore aumento delle tasse.

«Il primo passo indietro il Governo l'ha fatto, ora ci penserà il Parlamento». A dirlo è stato Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, a proposito della seconda rata dell'Imu che si troveranno a pagare i milanesi, per l'innalzamento dell'aliquota dal 4 per mille al 6 per mille. «Mi sembra che il Governo ci abbia già ripensato - ha continuato il primo cittadino -. La presa di posizione dei sindaci ha già avuto effetto. Essendoci un decreto legge, a questo punto il governo non ci può più ripensare, ma ci ripenserà il Parlamento a farlo». Secondo Pisapia infatti è «forte la ribellione che parte di tutte le forze politiche responsabili, in Parlamento e fuori dal Parlamento, che considerano questo un errore grave, sia sotto il profilo dell'affidabilità del Governo, sia delle conseguenze sui cittadini». 

Nonna Emma compie 114 anni

«È la donna più anziana d'Europa»

Emma Morano, di 114 anni

La nonna più longeva d'Europa, con i suoi 114, è una simpatica signora di Verbania. Emma Morano, pur non dimostrando l'età anagrafica, ha festeggiato stamani il 114esimo compleanno, ricevendo anche un messaggio personale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che le è stato consegnato dal prefetto del Verbano Cusio Ossola, Francesco Russo.

Nonna Emma è stata festeggiata nella sua abitazione di Verbania, a pochi passi dal lungolago. Presenti i parenti, giornalisti, amministratori locali e una troupe Rai. 

Cure troppo care


 

quattrocentomila anziani preferiscono emigrare 
Anziani italiani in viaggio di sola andata per Canarie, Slovenia, Malta e Cipro: in 400 mila hanno già lasciato l'Italia non tanto alla ricerca di un Buen Retiro ma perchè non possono più permettersi cure sanitarie. Oltre 270 mila percepiscono pensioni dai 650 ai 1000 euro, circa 130 mila fra i 1000 e i 1500 euro. Vivere all'estero è quindi molto più economico e alle Canarie bastano meno di 80 euro al mese per avere una copertura sanitaria completa. Il fenomeno è in crescita e negli ultimi 5 anni i «nonni in fuga» al'estero sono aumentati del 20%. Sono quindi loro i nuovi emigranti di cui parla la società italiana di gerontologia e geriatria che ha presentato i primi dati in occasione del congresso nazionale in corso a Torino.

I trasferimenti all'estero sono cresciuti del 20% negli ultimi 5 anni e questo interessa soprattutto i pensionati che percepiscono meno di 1000 euro al mese dall'Inps: oltre 270 mila hanno una pensione tra i 650 e i 1000 euro, poco meno di 130 mila fra i 1000 e i 1500 euro «e la tendenza è in continuo aumento: nella sola Lombardia negli ultimi 5 anni gli over 65 che si sono trasferiti a vivere all'estero sono passati da 24 mila a 29 mila con un aumento del 20% - ha spiegato il presidente dei geriatri Giuseppe Paolisso - ma il paese non sembra in grado di invertire la tendenza: l'assistenza pubblica inadeguata e una famiglia su tre non può più permettersi una badante.

Attenzione però - conclude Paolisso - non sempre le cure disponibili in alcuni di questi paesi sono di un livello accettabile». Il costo della vita in questi paesi è circa un terzo rispetto all'Italia e gli anziani italiani fanno le valige, soprattutto quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Oltre ad un costo della vita più basso incidono ovviamente anche quello delle cure sanitarie. Alle Canarie ad esempio, dove vivono circa 20 mila connazionali anziani, le cure mediche sono garantite come nel resto dell'Unione Europea e si può stipulare una polizza medica privata con una copertura pressochè totale spendendo dai 40 agli 80 euro al mese. 

La Regione Lazio è fallita da dieci anni



Avrà un bel da fare, Nicola Zingaretti, a rimettere in piedi le sorti finanziarie della Regione Lazio. Perché l'ente è fallito da dieci anni, anche se nessuno lo sapeva, visto che solo lo scorso anno è stato lasciato un buco da 4 miliardi di euro. Fa rabbrividire la relazione emessa da due consiglieri della Corte dei Conti all'udienza sul rendiconto finanziario del 2012 della Regione. I magistrati contabili hanno spiegato che nel periodo in esame “il pareggio è solo formale e basato su una programmazione inidonea”, come testimoniato dagli elevati scostamenti rilevati tra capacità di entrata e di spesa contenuti nel bilancio preventivo. Non solo: l'amministrazione non ha predisposto ed approvato il documento di programmazione economica regionale (Dpefr) per il triennio 2012-2014. Quindi il bilancio di esercizio 2012 e quello pluriennale 2012-2014 sono stati approvati in assenza di un'analisi sulla situazione economica generale. Questo, hanno sottolineato i togati, ha inoltre privato la politica di un “indispensabile strumento di programmazione”. I danni sul bilancio derivanti da questa gestione leggera sono molto visibili: dal buco di 4 miliardi di euro ad un indebitamento di 11,741 miliardi, che pure risulta in diminuzione del 3,8% rispetto all'esercizio precedente. ”La Regione Lazio si trova da almeno un decennio in stabili condizioni di insolvenza finanziaria, attenuata nel 2013 dal ricorso al cosiddetto Decreto pagamenti”, hanno aggiunto i magistrati contabili. Qualche elemento positivo, comunque, c'è. Per esempio, il deficit del settore sanitario si è ridotto dell'8% a 720 milioni di euro. Si ricorda che il bilancio 2012 è stato redatto dalla Giunta guidata da Renata Polverini. L'attuale Presidente della Pisana, Nicola Zingaretti, è stato eletto 10 mesi fa.

Imu al 5 per mille



ecco quanto si pagherà
sulla prima casa: in media 80 euro a famiglia

Il Consiglio comunale ha approvato il decreto che fissa un'aliquota superiore a quella nazionale. Manovra rinviata

I romani pagheranno l'Imu 2013 anche sulla prima casa. Non sarà una stangata come quella dello scorso anno (ci si aggirerà sugli 80 euro a testa in media) ma, a meno di sorprese dell'ultima ora, l'abolizione totale dell'imposta sulle prime abitazioni non riguarda la Capitale. Il decreto legge del Governo prevede, infatti, che nei Comuni dove vengono applicate aliquote superiori al 4 per mille, i cittadini debbano pagare il 40 per cento della differenza. Proprio ieri l'assemblea capitolina ha definitivamente approvato la delibera 98, collegata al bilancio, che conferma anche per quest'anno l'aliquota sulla prima casa al 5 per mille, introdotta già nel 2012 dalla giunta Alemanno. Insomma fra un mese e mezzo (la scadenza è fissata per il 16 gennaio) i proprietari di prima casa a Roma dovranno pagare il 40 per cento dell'1 per mille (la differenza tra l'aliquota fissata dal Campidoglio e quella di base), ossia lo 0,4 per mille della rendita catastale rivalutata. Nella Capitale, tanto per fare qualche esempio, con una rendita catastale di mille euro si dovranno pagare 84 euro, con una di 1.500 bisognerà sborsare 126 euro e così via.

IL BILANCIO In consiglio comunale, intanto, l'approvazione del bilancio ha subito un rallentamento, che sicuramente farà superare la scadenza di questa sera alle 24, aprendo le porte alla diffida che il prefetto Giuseppe Pecoraro dovrebbe inviare nei prossimi giorni. Ieri non c'è stata la prevista maratona notturna, con la seduta caratterizzata dall'approvazione delle delibere propedeutiche su Imu, tariffa rifiuti e tributi locali. Oggi si comincerà solo alle 15, domani l'aula Giulio Cesare resterà chiusa. La discussione sul bilancio vero e proprio inizierà quindi soltanto lunedì. Ma nella maggioranza sono ottimisti, nonostante gli oltre duecentomila ordini del giorno presentati dall'opposizione: «Chiuderemo tra martedì e mercoledì», prevedono i consiglieri del Pd. Come fare? La strada è quella tracciata negli ultimi giorni: tentativi di dialogo con l'opposizione, in paricolare con il gruppo di Alfio Marchini, e taglio di tutti gli ordini del giorno dichiarati inammissibili. Una procedura quest'ultima, che crea forti proteste da parte delle minoranza, culminate con la polemica a distanza tra Giovanni Quarzo (Forza Italia) e il segretario generale Liborio Iudicello, provocando la presa di posizione di Mirko Coratti: «Ammonire in via preventiva gli uffici ed esercitare pressioni che se anche in buona fede possono condizionare l'autonomia degli uffici stessi, non agevola il lavoro dell'assemblea: è ingeneroso e ingiustificato». 

venerdì 29 novembre 2013

Disoccupazione record


 

oltre tre milioni tra i giovani sale al 41,2%. Istat: mai così tanti "scoraggiati" 
 Il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo, è salito nel terzo trimestre 2013 a 1 milione 901mila. Lo rileva l'Istat, sottolineando che non si era mai registrato un livello così elevato.

Oltre tre milioni di disoccupati in ottobre. Il numero di disoccupati, in base ai dati provvisori dell'Istat, in ottobre è pari a 3 milioni 189mila, sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, ma in aumento del 9,9% su base annua (+287mila).

Record disoccupazione giovanile: 41,2%. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre balza al 41,2%: si tratta di un record storico assoluto, il valore più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia di quelle trimestrali, primo trimestre 1977. I disoccupati tra 15 e 24 anni sono 663 mila, in aumento dell'1,4% nell'ultimo mese (+9 mila) e del 5,5% rispetto a dodici mesi prima (+35 mila). E la loro incidenza sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,6 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione risulta invece in rialzo di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,8 punti nel confronto tendenziale.

Oltre un milione di senza lavoro tra gli under 30. Per la classe di età 18-29 anni, nel terzo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione si attesta al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68mila (+17,2%, pari a 157.000 unità).

Occupati: fermi su base mensile, -1,8% in un anno. In ottobre il numero di occupati, 22 milioni 358mila, resta sostanzialmente fermo rispetto al mese precedente, mentre cala dell'1,8% su base annua: 408mila persone in meno al lavoro.


In calo i precari. Il lavoro precario, definito dall'Istat come atipico, subisce un nuovo calo, il terzo consecutivo. Nel terzo trimestre 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno). Si tratta di una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).

Papa Francesco in Ford Focus al Quirinale


 Papa Francesco sale sulla Ford Focus con la targa della Città del Vaticano dopo la visita al Quirinale


la sua delegazione ancora in ammiraglia

Bergoglio ha ricambiato la visita che il presidente Napolitano aveva fatto l'8 giugno a bordo di una normale vettura blu dell'Ovale Blu. Sopresa fra i romani: «Ma è il Pontefice?»

ROMA - Una rivoluzione non tanto nelle parole, quanto nei gesti. Sembrano lontani anni luce i Papi che salivano al Quirinale a bordo della fuoriserie scoperta e con la scorta d'onore, nel tragitto tra il Vaticano e il Colle, dei corazzieri a cavallo.

Papa Francesco oggi si è recato a far visita al presidente Giorgio Napolitano, ricambiando quella del capo dello Stato dello scorso 8 giugno, muovendosi sulla solita, un pò vissuta, Ford Focus blu. Niente a che vedere con le processioni d'antan: un corteo ridotto, accompagnato da poliziotti in moto, quello del Pontefice che ha improntato alla sobrietà e all'austerità tutta la sua visione del papato e della Chiesa. Il che, comunque, non ha impedito ai monsignori della delegazione vaticana, pur seguendo il Papa che viaggiava in utilitaria, di salire su berline di ben maggiori dimensioni.

Al ritorno in Vaticano al termine delle due ore di visita, poi, il corteo papale ha viaggiato molto lentamente, permettendo al Papa, col finestrino aperto, di salutare le persone che lo applaudivano dai lati della strada e di godere di un nuovo contatto con al folla. Tanto che il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali ha diffuso anche un tweet con la foto del Papa che saluta dall'auto, sottolineando la sorpresa dei turisti: «Ma è papa Francesco quello nella macchina?».

Papa Francesco rafforza controllo su Ior e finanze vaticane



delega a monsignor Xuareb

Papa Francesco ha nominato il suo segretario monsignor Alfred Xuereb delegato per le due Commissioni referenti sullo Ior e sulle attività economiche della Santa Sede con l'incarico di vigilare e tenerlo informato, in collaborazione con la Segreteria di Stato, sulle procedure di lavoro e sulle eventuali iniziative da intraprendere.

Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ricordato che monsignor Xuereb, primo segretario personale del Pontefice, è la persona che normalmente funge da tramite per le informazioni di cui il Papa fruisce. «Questa è una fase in cui le due Commissioni lavorano intensamente e portano i loro frutti che saranno poi sottoposti al consiglio dei cardinali - ha spiegato Lombardi -. È un lavoro intenso ed è quindi stato ritenuto molto utile avere una persona che riferisca sull'attività di queste Commissioni».

In sostanza, il papa ha istituzionalizzato un ruolo che Xuereb aveva già nei fatti, che comunque avviene «in collaborazione con la Segreteria di Stato, quindi con le persone di monsignor Parolin e del sostituto monsignor Becciu». «Si è voluto dargli una figura ufficiale riconoscendo questo ruolo di raccogliere e dare informazioni - ha detto ancora il portavoce vaticano -, di tramite con le Commissioni e garantire le necessarie comunicazioni».

Quelle visite segrete di Papa Francesco: di notte incontra i senzatetto

 Papa Francesco
Chissà se è andata davvero come nel film di Nanni Moretti. Il Papa che di nascosto ai cardinali, anche per non scombussolare troppo le rigidità curiali, riesce a dribblare la vigilanza interna vestito da prete per uscire da porta Sant'Anna e fare visita ai barboni che la sera si radunano numerosi nei pressi del colonnato. L’ipotesi di per sé clamorosa sarebbe effettivamente in linea con lo spirito anticonformista di Bergoglio, un gesuita arrivato da molto lontano.
Un gesuita con la consuetudine pastorale di non perdere mai il contatto diretto con gli ultimi.Cosa che a Buenos Aires faceva periodicamente e in forma anonima, entrando nelle carceri, nei dormitori, nelle villas miseria, confessando prostitute. Uno spirito che ha mantenuto intatto anche da Papa e che potrebbero effettivamente averlo portato fuori dalle Mura Leonine almeno per una volta, al massimo due. Chissà.

I POVERI
I poveri del resto sono sempre stati la sua opzione preferenziale come fa intendere don Corrado, l'elemosiniere polacco che la notte gira per Borgo Pio a dare da mangiare ai barboni e di giorno macina chilometri su chilometri per soccorrere (per conto di Papa Francesco) gli indigenti. «Quando gli raccontavo che stavo andando da loro, mi chiedeva se poteva venire con me», aggiugendo che «all'inizio Bergoglio non si rendeva conto del disagio che potevano creare queste sue uscite». Scusi don Corrado ma il Papa è uscito diverse volte? Sorride. «Vi prego fatemi un'altra domanda». Don Corrado non nega nulla, può farlo ma non lo fa, si limita a tacere sul resto della storia che, con ogni probabilità, in almeno una occasione ha avuto come protagonista - come nel film di Moretti - il pontefice missionario.

IL GIALLO
Si apre così il giallo delle uscite papali ma è difficile non credere alla versione di don Corrado, uno puro che ti guarda dritto negli occhi, che non ha voluto avere (come gli spettava) una lussuosa dimora dentro al Vaticano proprio per dare modo ai bisognosi di continuare a bussare alla sua porta. Giorno e notte. E’ lui che a nome di Bergoglio li accompagna, li ascolta, li aiuta con denaro, consigli, dispensando amicizia. «Il Papa un giorno mi ha detto: le tue braccia saranno il prolungamento delle mie braccia». E così è iniziata l'avventura. «Quando mi ha nominato Elemosiniere mi ha aggiunto: la scrivania non fa per te, puoi venderla. E non aspettare che la gente bussi, vai tu a cercare i poveri, fallo per me». Su una Fiat Qubo gira per Roma, finora ne ha visitati 15 ospizi, dormitori, famiglie in difficoltà.

PICCOLE SOMME
Ognuno viene abbracciato, perché devono ricevere l'abbraccio di Francesco, poi si ferma a mangiare con loro. E’ stato spedito anche a Lampedusa mentre i sommozzatori estraevano dal mare i corpi dei morti intrappolati nel relitto affondato. E poi a Chieti, dalla bambina malata di Sla. Ogni giorno ha l'incarico di rispondere agli Sos che arrivano. Un controllo e poi si mandano piccole di somme in denaro, in genere dai 200 ai mille euro; gente che non ce la fa a pagare l'affitto, ad arrivare alla fine del mese, a comprare le medicine. Il pronto soccorso del Papa, ecco cosa è l'elemosineria apostolica. Bergoglio si preoccupa: «Ce li hai i soldi? Il conto è buono quando è vuoto, significa che il denaro è andato a fare del bene».

Galliani si dimette e polemizza: «Danneggiata la mia immagine»

 
«Con o senza accordo sulla buonuscita, mi dimetterò per giusta causa fra pochi
giorni, forse aspetto la partita di Champions contro l"Ajax». Lo ha detto all"Ansa, l"ad del Milan, Adriano Galliani, spiegando di avere ricevuto «un grave danno alla reputazione», dalle critiche di Barbara Berlusconi alla sua gestione del club. «Sono d"accordo con il ricambio generazionale ma fatto con eleganza, non in questo modo» puntualizza l"ad rossonero, che è chiaro anche sul suo futuro: «Per adesso non accetto nulla da nessuno quando si è offesi bisogna avere la forza e l"intelligenza di far passare un pò di tempo. Bisogna essere lucidi per prendere decisioni». Adriano Galliani, al Milan dal 20 febbraio 1986, resta comunque fermo su un punto:«Il mio affetto per il presidente Berlusconi è immutato e immutabile».

L"amministratore delegato rossonero era pronto a dare le dimissioni già la prossima settimana nel caso in cui non venga trovata l"intesa sulla buonuscita. Galliani ha deciso di accelerare il suo divorzio .La convivenza con Barbara Berlusconi, dopo le durissime critiche da lei rivolte alla sua gestione, è diventata impossibile e Galliani non ha voluto più aspettare. Questo nonostante il rapporto di amicizia e stima che ancora oggi lo lega al presidente rossonero Silvio Berlusconi.

Nei giorni scorsi Barbara Berlusconi aveva ventilato a Galliani l"eventualità di un incontro da fissare dopo la trasferta di Glasgow, ma l"amministratore delegato rossonero aveva opposto un secco no, indicatore della sua volontà di voltare pagina. Una decisione nella sostanza già presa: «Il Milan è nato prima di tutti noi, e continuerà dopo di noi. Presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori portano il testimone per un certo numero di anni, poi lo passano di mano. L"importante non è il futuro delle persone, ma il futuro del Milan, che deve portare avanti la propria storia».

Il presidente dell"Assoallenatori, Renzo Ulivieri, commenta le dimissioni annunciate di Adriano Galliani guardando non certo ai risultati raggiunti negli anni, mai poteri in campo in quest"ultimo periodo: «Il calcio perde un dirigente importante, che ha fatto la storia del Milan e del calcio italiano. Dimissioni? L"hanno obbligato...Da come è andata la vicenda penso che non potesse farne a meno».

FUORI SUBITO DA QUESTA EUROPA!








Ad ognuno le considerazioni che preferisce…
Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna, lo riferiscono fonti a margine dell’Ecofin. A metà settembre quando fu presentata la proposta di sostegno il commissario Johannes Hahn aveva parlato di “disastro epocale”: “Dobbiamo aiutare questa Regione altamente produttiva a rimettersi in piedi” 
Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna bloccano gli aiuti Ue all’Emilia Romagna per il terremoto del 20 e 29 maggio. E’ quanto hanno riferito fonti Ue a margine dell’Ecofin bilancio.
I cinque paesi non vogliono pagare i 670 milioni di euro del Fondo di solidarietà Ue proposti per compensare i danni subiti dall’Italia, benché tutti i 27 stati che compongono l’Unione europe hanno riconosciuto che l’Italia ha diritto ai finanziamenti del Fondo di solidarietà Ue, e hanno negli scorsi giorni formalmente approvato la decisione. (Repubblica)
GLI ALTRI FONDI OSTEGGIATI – I rappresentanti dei governi dei cinque paesi si sono espressi durante il dibattito alla riunione dell’Econfin speciale sul bilancio dell’Ue, in corso a Bruxelles. Gli stessi stati membri si sono opposti anche ad un secondo bilancio rettificativo, sempre il 2012, in cui si chiede di finanziare gli 8 miliardi di euro mancanti per pagare le fatture dei programmi dei fondi di coesione, e i 90 miliardi necessari per il programma Erasmus di scambio degli studenti dei paesi membri. Inoltre, sono sempre gli stessi paesi bloccano la proposta della Commissione del nuovo bilancio 2013 in cui di chiede un aumento del 7% rispetto all’anno precedente, in ragione del fatto che si tratta dell’ultimo anno del periodo di programmazione finanziaria 2007-2013, e come sempre in questi casi vengono a scadenza la maggior parte delle fatture dei programmi attuati negli anni precedenti. ( Corriere della Sera )
E non è finita dopo aver massacrato un Paese intero che poteva essere salvato con 10 miliardi di euro all’inizio delle Crisi, solo per rientrare da miliardi di euro di esposizione delle banche tedesche, francesi e inglesi nei confronti della stessa Grecia, gli psicopatici tedeschi sottolineano come…
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Amburgo, 08 nov – Alla prossima riunione dell’Eurogruppo, l’incontro dei Ministri finanziari dell’Eurozona in programma lunedi’ 12 novembre a Bruxelles, non saranno prese decisioni sulla Grecia. E’ quanto ha previsto Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, a margine di un convegno ad Amburgo, aggiungendo che l’Eurozona e’ sulla strada giusta ed e’ riuscita a riportare un po’ di fiducia sui mercati finanziari, ma “il cammino e’ ancora lungo”. Alla riunione dell’Eurogruppo fara’ seguito, il giorno dopo, quella dell’Ecofin.
Nonostante il Parlamento Greco… Il Parlamento greco ha dato via libera ieri sera a un nuovo pacchetto di risparmi per 13,5 miliardi che costituiva la premessa per lo sblocco della prossima tranche di prestiti internazionale per 31,7 miliardi circa, di cui la Grecia ha bisogno per rimborsare il 16 novembre un’emissione da 5 miliardi.
Per chi parla di accordo comunque raggiunto e incomprensione su questioni tecniche.Ricordo che questi sciacalli hanno mercanteggiato… mentre la stampa italiana ha subito depotenziato la notizia sai …ce lo chiede l’Europa!
Il fondo di solidarietà Ue, da cui provengono gli aiuti per l’Emilia e che nulla ha a che vedere con i normali pagamenti del bilancio Ue, era insomma finito nel calderone del «mercanteggiamento» del Consiglio Ue. Sin dalla mattina, infatti, nonostante tutti i paesi europei si fossero espressi a favore degli aiuti all’Italia per il terremoto, cinque paesi – i `soliti noti´ Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia – si erano mostrati contrari a sborsare nuovi soldi per pagare i 670 milioni all’Emilia. Una situazione esplosiva: l’ondata di preoccupazione e sdegno sollevatasi in Italia alla notizia che i fondi erano finiti in forse è rimbalzata sino alle stanze dei negoziati di Bruxelles. Dove, grazie alla posizione assunta dall’Europarlamento e in particolare dai negoziatori italiani Giovanni La Via e Francesca Balzani, e grazie anche alle pressioni esercitate dalla Commissione Ue, l’Italia è riuscita ad ottenere l’unico risultato positivo di una giornata nera per l’Ue. ( La Stampa 

QUANDO FRAU ANGELA ERA COMUNISTA: ECCO LA FOTO DELLA MERKEL IN DIVISA DELLA DDR (TRA I SIMBOLI CHE LA GERMANIA VUOLE VIETARE)

Dopo le rivelazioni contenute in un libro sul suo passato comunista, arriva la foto della Merkel in uniforme - Un altro colpo alla immagine della Cancelliera mentre l’Unione di Cdu e Csu che la sostiene propone di vietare per legge simboli e divise della Ddr (come già accaduto per quelli nazisti)… 

Alessandro Carlini per "Libero"
merkel in divisamerkel in divisa Mentre in Germania si propone di mettere fuori legge i simboli del passato comunista, ecco che spunta la foto della cancelliera Angela Merkel con la divisa della gioventù comunista della Ddr. Un'immagine in bianco e nero, scattata nel 1972, ritrae una 17enne Merkel (allora si chiamava ancora Kasner) in uniforme da giovane volontaria civile, con tanto di bustina in stile militare in testa.
merkel giovanemerkel giovane «Questa donna in uniforme è oggi la nostra cancelliera», «spara» il tabloid Bild, che pubblica la foto scattata da una compagna di scuola dell'attuale leader, Sonja Felssberg. Merkel cammina al centro di un gruppo di studentesse della scuola superiore Hermann Matern di Templin, al suo fianco un ufficiale dell'esercito popolare della Ddr.
UNA GIOVANE ANGELA MERKEL jpegUNA GIOVANE ANGELA MERKEL jpeg L'uomo è responsabile della formazione nel campo per la difesa civile: tutti gli studenti liceali nella Ddr erano obbligati a partecipare a questi campi di formazione per essere ammessi all'esame di maturità. «Anche la giovane Angela», spiega la Bild. Felssberg ricorda quei giorni: «La nostra formazione per la difesa civile si è svolta a scuola.
Dormivamo in dieci per stanza sui letti a castello. Di giorno abbiamo imparato a cucire nella maniera corretta le ferite aperte e a mettere i feriti nella posizione di sicurezza. Più o meno quello che si impara oggi nei corsi della Croce rossa tedesca. Allo stesso tempo dovevamo orientarci con bussola e carte nei boschi o arrampicarci e superare degli ostacoli».
La foto arriva dopo altre rivelazioni, in questo caso in un libro, sul passato comunista di Angela. Sono tutti colpi alla sua immagine. Tanto più se vengono resi noti mentre l'Unione di Cdu e Csu che sostiene la cancelliera sta verificando la possibilità di vietare per legge simboli e divise della Ddr come già avvenuto per quelli della dittatura nazista.
ANGELA MERKELANGELA MERKEL L'iniziativa è nata come risposta a una recente manifestazione che si è tenuta a Berlino, in cui diverse persone hanno sfilato con le divise dell'Nva, l'esercito popolare della Ddr, e in uniformi della Stasi, polizia politica e servizi segreti del regime comunista controllato dalla Sed, il partito socialista unificato di Germania.
Nonostante siano passati oltre 23 anni dalla caduta del Muro, in Germania l'elaborazione del «passato diviso» è ancora in pieno corso. Lo dimostra, tra l'altro, l'aumento registrato negli ultimi anni delle richieste, da parte dei cittadini, di visionare i rapporti della Stasi all'interno degli archivi statali, che vengono costantemente rifinanziati dal governo della Merkel.

 

 


Non è forse giusto tagliare le pensioni sopra i 3500 euro?


 

Per difendere le pensioni da ricchi tagliamo istruzione e sanità. Un terzo dei pensionati guadagna quattro volte di più di chi prende la minima. Vi sembra giusto che possano continuare tali diseguaglianze dopo la vita lavorativa?

Ultimamente osservo dei discorsi fuori dalla realtà. Siamo in un paese con la disoccupazione alle stelle, con i salari tra i più bassi d'Europa, dove i laureati lavorano nei call center, dove non si esita a dare pesanti sforbiciate all'istruzione e alla sanità. Ma poi improvvisamente appena si sfiora l'ipotesi di un taglio alle pensioni sopra i 3500 euro si scatena il putiferio.
Un dialogo surreale, sviluppatosi dentro al principale partito di ispirazione socialista e democratica. Il paradosso è che il candidato teoricamente più a destra, viene accusato di demagogia, attaccato da chi si dice più a sinistra di lui.
E allora mi viene da chiedermi spontaneamente: ma cosa difende oggi la sinistra? È possibile che debba difendere chi prende una pensione doppia, tripla, quadrupla rispetto ad un salario base? Quale idea di futuro può dare chi si fa paladino delle pensioni d'oro, d'argento e di bronzo e si dimentica di quelle di rame, insieme ai salari da fame?
Ho sentito anche dire tale quota andrebbe alzata, perché 3500 euro in fondo non sono tanti. E allora ho pensato di essere proprio un disadattato, uno che vive ai margini. Evidentemente per chi naviga nel mondo della politica 3500 euro di pensione, 2000 o 2500 netti che siano, sono una quota troppo bassa.
Ok, io posso considerarmi un povero mentecatto squattrinato, che frequenta gente povera, anche se ben più colta e ricca di spirito di chi nel tempo libero gira col Cayenne e si diletta con le operazioni di borsa.
Ammetto con sincerità che non conosco nessuno nel mio entourage, anche quello più allargato, che possa aspirare a uno stipendio di 3500 euro. E questi, quelli che dovrebbero difendere i lavoratori, o le fasce più deboli mi vengono a parlare di truffa a danno dei pensionati!
Bisogna distinguere tra sistema retributivo o contributivo, diranno i tecnocrati. È vero, in linea teorica c'è chi la pensione potrebbe ritenerla acquisita in base ai contributi versati negli anni, ma c'è chi l'ha ricevuta dopo soli 20 anni di lavoro. E c'è chi la reclama in base ad uno status acquisito 10,20,30 anni fa che oggi non ha più ragione di esistere. Perché parliamoci chiaro: sono i lavoratori di oggi che pagano la pensione ai lavoratori di ieri! È sempre stato così.
Io dico che a ogni pensionato deve essere garantito un vitalizio equo, ma soprattutto solidale con le nuove generazioni, che non sono più in grado di sostenere questo grave carico del passato, in cui si gonfiavano gli stipendi con l'inflazione e il debito pubblico. Il sistema è collassato, non può più funzionare e dovremmo rendercene conto.
Sto sollevando un conflitto generazionale lo so. Ma non è possibile che a pagare gli errori dei padri debbano essere sempre e solo i figli. Rimango progressista se dico che la società deve progredire. Altrimenti sto solo difendendo dei privilegi, acquisiti più o meno legittimamente.
Secondo l'Inps ci sono quasi un migliaio di persone che percepiscono più di 20 mila euro al mese, le cosiddette pensioni d'oro. Il terzo più ricco prende mediamente 2200 al mese e pesa per il 60% sul bilancio, mentre un altro terzo ne guadagna appena 500. A me sembra profondamente ingiusto. Chi ha guadagnato di più ha avuto i suoi meriti e avrà investito i suoi soldi in modo congruo. Perché un dipendente pubblico deve percepire il triplo rispetto a un artigiano? Con quale diritto chi ha avuto una condizione più agiata in passato deve pretendere di estendere all'oggi il suo status sociale sopra la media? Se la redistribuzione della ricchezza  durante l'arco lavorativo è un'idea troppo comunista o da sovversivi, man mano che si invecchia dovremmo deporre le armi e metterci la coscienza in pace. Lasciare spazio alla solidarietà, alle nuove leve e alle idee fresche, rinunciare all'antico prestigio, o al semplice "privilegio", si fa per dire, di avere avuto un lavoro fisso. Chi ha ben guadagnato avrà anche ben investito. Allora, prima che sopraggiunga la morte con la livella come diceva Totò, è meglio cominciare ad attenuare le diseguaglianze, condurre uno stile di vita più consono, dare il buon esempio. Per permettere anche alle generazioni future di avere una vecchiaia serena, ma soprattutto un presente più dignitoso.
di Gabriele Bindi

Ringraziamenti ai lettori


 

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