Chi insulta i morti di Lampedusa, insulta tutti gli italiani emigrati all'estero
Chi insulta i morti di Lampedusa insulta l'Italia e gli italiani. Il suo passato e il suo presente.
Vuol dire insultare i morti di Marcinelle. Vuol dire non ricordare l'odio con cui gli svizzeri accoglievano – e accolgono – i nosti compatrioti. Vuol dire insultare il ricordo di tutti i ragazzi che per cercare fortuna dormivano nelle cafunare, ieri, nelle case con altri 10 disperati oggi. Vuol dire insultare tutti quei giovani che al mattino impastano le pizze nei locali di Londra.
Chi insulta è semplicemente ignorante. Ignora cosa vuol dire essere emigranti o ignora che gli italiani hanno esportato cultura ma anche mafia e malaffare. Ignora il dolore degli insulti, gli sguardi di superbia. Ignora la vergogna di essere italiani onesti a New York mentre i Capone e i Gambino mettevano a ferro e fuoco la città.
Ignora cosa si prova ad essere chiamato rital, maccaroni, spaghetti, wop, zabar. Ignora che ci sia un termine per l'odio verso gli italiani (siamo uno dei pochi popoli ad averne uno). Ignora quella copertina del Der Spiegel con gli spaghetti e la pistola.
Per vivere e morire come un migrante ci vuole una disperazione che chi insulta ignora. La stessa disperazione che ha spinto oltre 25 milioni di italiani nell'arco di un secolo ad abbandonare il paese. Dal Veneto (che ha perso 1/5 della sua popolazione) fino alla Sicilia. O ignora tutto ciò o preferisce riversare sui più deboli il suo dolore per l'emigrazione vissuta. In quel caso non si è più ignoranti ma semplicemente vigliacchi.
Chi insulta i morti di Lampedusa ignora il proprio passato, il proprio presente.
Chi insulta i morti di Lampedusa insulta gli italiani.
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