Secondo la tradizione cristiana, le principali fonti testuali relative a Gesù sono i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Per quanto concerne le ricerche storiche sulla sua vita le principali fonti si trovano nel Nuovo Testamento, in particolare nelle lettere di Paolo e nei vangeli sinottici[9], fonti che hanno trovato alcuni interessanti riscontri in ritrovamenti e studi archeologici.[10] Gli ultimi secoli hanno visto infatti lo sviluppo di ricerche volte a valutare l'attendibilità storica dei vangeli, inclusi gli elementi soprannaturali e miracolosi[11], sia a ricostruire il profilo del Gesù storico.
I vangeli narrano la nascita di Gesù da Maria vergine, la predicazione focalizzata sull'annuncio del Regno dei Cieli e sull'amore al prossimo, e realizzata con discorsi e parabole accompagnati da miracoli; narrano infine la sua passione, morte in croce, risurrezione e ascensione al cielo. I vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento identificano Gesù con il Messia e il Figlio di Dio. Le neotestamentarie lettere paoline esaltano il valore salvifico della sua morte e risurrezione. Per le principali confessioni religiose cristiane è la seconda persona della Trinità, assieme al Padre e allo Spirito Santo, e "vero Dio e vero uomo"[12].
Dai vangeli appare come la predicazione e l'operato di Gesù abbiano riscosso nella società ebraica coeva un limitato successo, conseguito peraltro principalmente tra i ceti più bassi. Il breve periodo della sua predicazione si concluse con la morte in croce, richiesta, secondo i vangeli, dalle autorità ebraiche del Sinedrio ma irrogata dall'autorità di Roma (che riservava agli schiavi una tale sorte), su decisione finale del prefetto romano Ponzio Pilato. Dopo la morte, i seguaci di Gesù ne sostennero la risurrezione e diffusero il messaggio della sua predicazione, facendone una delle figure che hanno esercitato maggiore influenza sulla cultura occidentale.
Secondo il punto di vista ebraico, Gesù è stato un predicatore itinerante, ma non il Messia atteso; non era Figlio di Dio, non ha compiuto miracoli e, dopo la morte in croce, non è risorto né asceso al cielo. Secondo l'Islam, Gesù è stato uno dei maggiori profeti venuti prima di Maometto; nacque verginalmente, compì dei miracoli (per volere divino), non morì, ascese al Cielo, deve tornare alla fine dei tempi quando sconfiggerà l'Anticristo[13], ma non era Dio che, secondo la sura CXII, "non ha generato né fu generato". Anche molti degli altri principali movimenti religiosi contemporanei hanno elaborato una propria interpretazione su Gesù[14].
Indice
- 1 Fonti testuali
- 2 Nome ed epiteti di Gesù
- 3 Vita di Gesù secondo i vangeli canonici
- 4 Gesù nella storiografia moderna
- 5 Gesù tra ricerca e divulgazione
- 6 Gesù nel Cristianesimo
- 7 Gesù in altre tradizioni religiose
- 8 Gesù nell'arte
- 9 Note
- 10 Bibliografia
- 11 Voci correlate
- 12 Altri progetti
- 13 Collegamenti esterni
Fonti testuali
Il papiro P52, scritto in greco e paleograficamente datato attorno all'anno 125, è attualmente riconosciuto come il più antico documento riguardante Gesù che ci sia pervenuto[15]. Contiene frammentariamente Giovanni 18,31-33 nel recto (la presente immagine) e Giovanni 18,37-38 nel verso.
- le lettere paoline, poi incluse nel Nuovo Testamento: scritte approssimativamente tra il 51 e il 63[16] da Paolo di Tarso, che non conobbe direttamente Gesù, rappresentano i documenti noti più antichi, ma contengono pochi dati biografici sulla figura storica di Gesù. Le lettere, nate spesso come scritti occasionali, non intendono infatti fornire un resoconto completo di atti o insegnamenti, ma costituiscono tuttavia una testimonianza rilevante di come venisse tramandata e percepita l'esperienza gesuana nelle più antiche comunità cristiane;
- i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). I primi tre, i cosiddetti sinottici, sono stati scritti nella seconda metà del I secolo e sono stati preceduti da una tradizione orale e da appunti scritti[17]. Il testo di Giovanni ha invece una datazione più avanzata, a cavallo tra la fine del I e l'inizio del II secolo. I quattro vangeli raccontano dettagliatamente la vita pubblica di Gesù, cioè il periodo della predicazione negli ultimi anni della sua vita, mentre sulla sua vita privata precedente forniscono informazioni scarne. Rappresentano i principali, ma non gli unici, documenti sui quali converge il lavoro ermeneutico degli storici. In epoca moderna si sono sviluppate differenti correnti di pensiero sull'attendibilità dei vangeli come resoconti storici e sulle le metodologie da utilizzare per la loro analisi;
- i vangeli apocrifi. Nella maggior parte dei casi non sono accolti dagli studiosi come fidati testimoni del Gesù storico[18] (data la composizione tarda, a partire dalla metà del II secolo, sono al più utili per ricostruire l'ambiente religioso dei secoli successivi a Gesù[19]), anche per il genere letterario favolistico-leggendario che contraddistingue gran parte delle loro narrazioni[20]. Di particolare interesse per gli storici si è comunque rivelato il ritrovamento del Vangelo di Tommaso. La testimonianza degli apocrifi è variegata:
- i cosiddetti vangeli dell'infanzia (quali il Vangelo dell'infanzia di Tommaso, da non confondersi con il testo gnostico attribuito all'apostolo, e il Vangelo dello pseudo-Matteo) presentano un carattere abbondantemente e gratuitamente miracolistico che sfocia spesso nel magico-fiabesco. Gesù appare come un bimbo prodigio, talvolta capriccioso e vendicativo;
- i vangeli gnostici (tra i quali il Libro segreto di Giacomo, il Vangelo secondo Filippo e il Vangelo di Tommaso), contenenti prevalentemente rivelazioni private e inedite espresse in raccolte di loghia (detti), descrivono Gesù come una particella di divino intrappolata nella carne: il suo insegnamento mira ad abbandonare la materialità per raggiungere la salvezza[21];
- i cosiddetti vangeli della passione (ad esempio il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Nicodemo) non aggiungono molto alle descrizioni della passione contenute nei vangeli canonici, caratterizzandosi però con l'intento di discolpare Ponzio Pilato e far ricadere la colpa della morte di Gesù sulle autorità religiose e sul popolo ebreo;
- fonti storiche non cristiane su Gesù. In alcune opere di autori antichi non cristiani (Tacito, Flavio Giuseppe, Plinio il Giovane, Luciano di Samosata) si trovano accenni a Gesù o ai suoi seguaci. Uno dei documenti più antichi è il cosiddetto Testimonium Flavianum, che diversi storici[22] ritengono però oggetto di interpolazioni tardive di copisti cristiani.
Nome ed epiteti di Gesù
Per approfondire, vedi Nome ed epiteti di Gesù, Ministero di Gesù, Cristogramma e Uffici di Cristo. |
Il simbolo del pesce, ricorrente nella iconografia cristiana antica. Il termine "pesce" in greco ἰχθύς (ichthýs) è l'acronimo di Ἰησοῦς Χριστός Θεοῦ Ὑιός Σωτήρ (Iēsoùs Christòs Theoù Yiòs Sōtèr), "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore".
Oltre che col nome proprio, Gesù viene indicato anche con vari epiteti e titoli (l'elenco è in ordine decrescente di frequenza):
- "[il] Cristo". In lingua greca [ὁ] Χριστός ([ho] CHristós), da χρίω (chrío), «ungere»: "[l']unto", "[il] consacrato" (per mezzo dell'olio d'oliva, spalmato o versato sul capo[26]) a sua volta traduzione dall'ebraico מָשִׁ֫יחַ (māšîăḥ ) sempre nel significato di "unto". All'epoca di Gesù, il Cristo-Messia era l'inviato di Dio atteso dal popolo ebraico, dal quale ci si aspettava in particolare il riscatto sociale e politico dalla dominazione romana[27].
- "Signore". In greco κύριος (kyrios), usato soprattutto negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere. Il titolo onorifico, nel greco classico privo di valore religioso, è particolarmente significativo applicato a Gesù, in quanto è il termine col quale la traduzione greca della Settanta rende il prototermine masoretico ebraico יהוה ("YHWH"), cioè il nome proprio di Dio, perlomeno nelle trascrizioni a noi pervenute.
- "Figlio dell'uomo". In greco υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου (hyios tou anthrōpou). Nella tarda tradizione ebraica l'espressione כבר אנש (kevar enash, figlio dell'uomo) aveva anche una connotazione messianico-escatologica[28].
- "Figlio di Dio". In greco υἱὸς τοῦ θεοῦ (hyios tou theou). Nell'Antico Testamento l'espressione ad esempio והוא יהיה־לי לבן (vehu yihyeh-li leven, "egli diverrà mio figlio", pronunciato da Dio e riferito all'erede della casa di Davide in II Samuele 7,14) indica una relazione stretta e indissolubile tra Dio e un uomo o una comunità umana. Nel Nuovo Testamento il titolo si riveste di un nuovo significato, indicando una filiazione vera e propria[29].
- "Re". L'attributo della regalità era correlato al Messia, che era considerato discendente ed erede del Re Davide. Gesù, pur identificandosi come Messia, non si è però attribuito le prerogative politiche che questo comportava[30].
Inoltre, soprattutto da Giovanni, vengono applicate a Gesù espressioni allegoriche come: agnello, agnello di Dio, agnello immolato; luce, luce del mondo; pastore, buon pastore, pastore grande; pane della vita, pane vivo, pane di Dio; vita, autore della vita; vite; ultimo Adamo; porta; via; verità.
Vita di Gesù secondo i vangeli canonici
I quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) rappresentano le uniche fonti testuali antiche che descrivono dettagliatamente la vita di Gesù, soprattutto gli ultimi anni caratterizzati dal ministero pubblico. La nascita del moderno metodo storico-critico ha portato a esaminare criticamente i racconti evangelici, cercando di distinguerne il nucleo storico dagli aspetti leggendari e mitici[31].Alcuni approfondimenti, in particolare relativamente a nascita, infanzia e giovinezza di Gesù, sono presenti anche nei vangeli apocrifi. Questi particolari tuttavia non sono riconosciuti dagli studiosi come storicamente fondati, sebbene abbiano influenzato più o meno ampiamente la tradizione artistica e devozionale cristiana.
La narrazione della vita e dell'insegnamento di Gesù procede nei quattro vangeli prevalentemente in modo parallelo, soprattutto tra i primi tre (Matteo, Marco, Luca) – detti per questo "sinottici" –: un certo episodio è narrato da più vangeli, solitamente con alcune variazioni, ma sono presenti anche lacune o racconti propri di un singolo evangelista. In Giovanni mancano numerosi racconti presenti nei sinottici, mentre sono presenti svariate aggiunte proprie.
Annunciazione
Per approfondire, vedi Genealogia di Gesù e Annunciazione. |
Beato Angelico, Annunciazione, 1438–1445 circa, Firenze
Nel vangelo di Matteo, invece, il concepimento verginale di Maria è solo fugacemente accennato, mentre il protagonista è Giuseppe, che riceve da un angelo la rivelazione del concepimento soprannaturale di Maria (Mt1,18-25).
Nascita
Per approfondire, vedi Nascita di Gesù, Luogo di origine di Gesù e Data di nascita di Gesù. |
L'accenno a questo "primo censimento" di Quirinio rappresenta un problema di difficile soluzione: l'unico censimento (il "secondo"?) indetto da Quirinio che ci è noto da altre fonti storiche avvenne infatti nel 6 d.C., quando Erode il Grande era già morto (4 a.C.).
Non si conosce con esattezza la data di nascita di Gesù. La data tradizionale del Natale al 25 dicembre è tardiva (IV secolo), e ancor più tarda la datazione all'anno 1 a.C., in quanto risalente al monaco Dionigi il Piccolo (VI secolo)[38]. Secondo la maggior parte degli studiosi contemporanei, la nascita va collocata negli ultimi anni di re Erode, attorno al 7-6 a.C.[39]
Epifania
Per approfondire, vedi Epifania e Fuga in Egitto. |
Gerard van Honthorst, L'adorazione dei Magi, 1622, Colonia
Il re Erode, venuto a sapere di ciò, e temendo l'usurpazione del trono, ordinò l'uccisione di tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni (fu la cosiddetta strage degli innocenti). Giuseppe però, avvertito in sogno da un angelo, fuggì in Egitto con Gesù e Maria.
Morto Erode (4 a.C.), i tre ritornarono nella terra d'Israele e si stabilirono a Nazaret.
Infanzia
Per approfondire, vedi Circoncisione di Gesù, Presentazione al tempio e Ritrovamento di Gesù al tempio. |
- la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, durante la quale il neonato venne venerato come Messia da Simeone[40] e dalla profetessa Anna;
- il ritrovamento di Gesù al tempio, episodio nel quale Gesù dodicenne si intrattenne nel tempio di Gerusalemme con i dottori della Legge, all'insaputa dei genitori, che lo ritrovarono dopo tre giorni.
Vita prima del ministero
John Everett Millais, Gesù nella casa dei suoi genitori, 1850, Tate Gallery, Londra
Professione
Quanto alla professione, a Nazaret Gesù era conosciuto come «il figlio del carpentiere» Giuseppe (Mt13,55), e «carpentiere» egli stesso (Mc6,3). Il termine greco originario è tekton (vedi l'italiano "tecnico"), ampiamente polisemico, e può indicare carpentieri, falegnami, artigiani del legno, come anche muratori o tagliatori di pietre[41]. Questa attività artigianale gli ha verosimilmente garantito una relativa agiatezza ed autonomia economica, che non lo ha fatto appartenere agli strati poveri della sua società[41]. Non ci è dato conoscere la dimensione della sua impresa artigianale, se cioè si trattasse di una piccola bottega rurale dedita ad aratri e gioghi, o invece di una media o medio-grande impresa costruttrice con apprendisti e garzoni, attiva in opere edilizie – anche magari in città vicine come Zippori (a 6 km da Nazaret), che veniva ricostruita e ampliata in quegli anni da Erode Antipa.Famiglia
Per approfondire, vedi Fratelli di Gesù e Interpretazioni storiche sui fratelli di Gesù. |
La statua di Gesù Cristo sopra il globo planetario fa parte del Monumento al Divino Salvador del Mundo, Plaza las Américas, San Salvador
Nel Nuovo Testamento sono poi presenti diversi accenni a "fratelli" (Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda) e "sorelle" (anonime) di Gesù, che tuttavia non sono mai detti figli di Giuseppe o Maria. Data la sporadicità degli accenni e la polisemia del termine nelle lingue semitiche (i testi neotestamentari sono scritti in un greco caratterizzato da ricorrenti semitismi), non è possibile risalire con certezza alla effettiva parentela di questi con Gesù, e sono state proposte diverse interpretazioni:
- la tradizione cattolica,[42] unitamente ai primi riformatori protestanti (soprattutto Lutero,[43] Calvino[44]) li interpreta come cugini;
- la tradizione ortodossa[45] li interpreta come fratellastri, figli di un precedente matrimonio di Giuseppe;
- la maggior parte delle Chiese protestanti contemporanee[46] li interpreta come fratelli in senso proprio, negando il dogma della verginità di Maria sostenuto da cattolici e ortodossi.
Celibato
Per approfondire, vedi Sposa di Gesù. |
Diverse opere letterarie e cinematografiche si sono comunque di recente ispirate all'idea di una relazione con Maria Maddalena[54], ipotizzata anche da alcuni studiosi[55]. Lo spunto è offerto dell'apocrifo gnostico Vangelo secondo Filippo (II-III secolo) che, nei capitoli 32 e 55, sembra accennare a un amore tra Gesù e la Maddalena[56]. Nel testo, entrambi sono descritti come l'incarnazione di eoni divini (Soter e Sofia), mentre dalla loro unione sarebbero derivati gli angeli: il senso dei passi viene comunque generalmente interpretato come un'elaborazione successiva dovuta alla teologia gnostica, vista anche la genesi degli angeli[57].
Formazione culturale e religiosa
Quanto alla cultura, Gesù, come tutti gli ebrei della Terra d'Israele dell'epoca, parlava correntemente aramaico, una lingua semitica, della quale appare traccia in alcuni detti originali riportati dai vangeli (Mc5,41;7,34;15,34). Dai vangeli (Gv7,15) non sembra che avesse studiato presso qualche scuola rabbinica, anche se non si può escludere che possedesse la cultura di base che poteva essere impartita in una scuola di lettura della Torah di una sinagoga[58]. Sicuramente sapeva leggere (e scrivere) in ebraico, lingua non più correntemente parlata, ma usata per il culto e le preghiere (Lc4,16-17), e dalla sua predicazione traspare una profonda conoscenza delle Scritture ebraiche. È ignoto se conoscesse il latino, lingua degli occupanti romani[59], o il greco, nella versione popolare (koinè) parlata in Medio Oriente.In epoca moderna, alcuni studiosi hanno sostenuto che Gesù fosse un esseno[60], ma tutta la sua predicazione e i suoi atti contro il formalismo e le regole di purità formale sono in totale antitesi con quanto si sa degli Esseni.
Inizio del ministero
Resti della sinagoga di Cafarnao, risalente al IV-V secolo, costruita probabilmente sul sito di una precedente sinagoga, nella quale, secondo gli evangelisti, predicò Gesù (Lc4,31;Mc1,21).
Per approfondire, vedi Battesimo di Gesù e Tentazioni di Gesù. |
Secondo i Vangeli Gesù iniziò il suo ministero pubblico in seguito al battesimo ricevuto da Giovanni in una località imprecisata presso il fiume Giordano (Mt3,13-17;Mc1,9-11;Lc3,21-22). Dopo il battesimo, Gesù si ritirò nel deserto della Giudea, dove stette quaranta giorni digiunando e subendo infine le tentazioni del demonio, che riuscì a contrastare (Mt4,1-11;Mc1,12-13;Lc4,1-13). In seguito all'arresto e alla decapitazione del Battista da parte di Erode Antipa, Gesù si trasferì da Nazaret a Cafarnao, presso il lago di Genesaret (Lc4,12-13).
Prima di iniziare la predicazione pubblica, Gesù chiamò a seguirlo alcuni dei dodici apostoli che gli saranno vicini negli anni seguenti.
Il vangelo di Giovanni indica come uno dei primi avvenimenti della vita pubblica di Gesù l'episodio della cosiddetta purificazione del tempio di Gerusalemme, durante la quale scacciò i mercanti e i cambiavalute dal recinto del luogo sacro.
Ministero pubblico
Per approfondire, vedi Ministero di Gesù. |
Principali località palestinesi toccate dal ministero di Gesù
Tempi e luoghi
La durata del ministero di Gesù non è conoscibile con certezza. Nei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) non vengono fornite indicazioni temporali che permettano di scandire il passare del tempo. Il vangelo di Giovanni invece accenna a tre Pasque (2,13.23; 5,1;6,4; 11,55;12,1;13,1), l'ultima delle quali fu la Pasqua della sua morte. Questo porta a ipotizzare una durata triennale (o meglio, di due anni interi e qualche mese) del ministero di Gesù. Assumendo come validi il dato circa l'inizio del ministero desumibile da Luca (28 d.C.) e le tre Pasque accennate da Giovanni, si può ipotizzare una datazione per la predicazione pubblica tra il 28 e il 30 d.C.Le località menzionate dai vangeli durante il ministero itinerante di Gesù sono concentrate soprattutto nella zona del lago di Genezaret, in Galilea (nord della Palestina). Gesù si recò anche a Gerusalemme e in località limitrofe della Giudea (sud della Palestina), prevalentemente in occasione delle feste di Pasqua – che ogni pio ebreo cercava di trascorrere nella città santa. Le zone della Samaria, abitate da ebrei scismatici (samaritani), furono toccate solo fugacemente dalla sua attività. Gesù fece alcuni viaggi anche in zone non abitate da Ebrei: a Tiro e Sidone in Fenicia, a nord della Palestina, e nei territori della Decapoli, a oriente della Palestina.
Non è possibile ricostruire con certezza la sequenza e le varie tappe dei viaggi compiuti da Gesù in queste località: gli evangelisti, nella loro redazione finale, hanno spesso accorpato le narrazioni (pericopi) senza un preciso ordine cronologico, e inoltre le descrizioni dei viaggi sono solitamente generiche.[65]
Contenuti
Per approfondire, vedi Comandamento dell'amore, Kerigma e Regno dei Cieli. |
Carl Heinrich Bloch, Il discorso della Montagna, 1872?
Tuttavia, il Regno predicato da Gesù, strettamente legato alla sua persona (Mt12,28;Lc11,20), appare privo di connotazioni propriamente politiche e sociali (Gv18,36). È questo il probabile motivo del cosiddetto "segreto messianico": dai vangeli, soprattutto in quello di Marco, appare come Gesù durante il ministero pubblico tentasse di tenere nascosta la sua identità messianica (Mt16,15-20;Mc8,29-30;Lc9,20-21) per evitare di essere visto dalla folla entusiasta come un messia liberatore trionfale. Solo quando è iniziata la sua passione, quando è abbandonato dalla folla e dai discepoli, si riconosce apertamente come il Cristo-Messia (Mc14,61-62).
Dai discorsi di Gesù[70], e in particolare dalle cosiddette "parabole del Regno"[71], il Regno appare principalmente come una realtà teologica, spirituale, morale, caratterizzata da una condotta di vita centrata sul duplice comandamento dell'amore a Dio e al prossimo (Mt22,35-40;Mc12,28-31). Si tratta di una nuova condizione della persona, che si instaura nella vita degli uomini nella misura in cui essi riconoscono la regalità-signoria-paternità (basiléia) di Dio.
La morale del Regno predicata da Gesù, e centrata sull'amore a Dio e sulla carità, è proposta come in continuità con gli insegnamenti della tradizione ebraica dell'Antico Testamento. Tuttavia, in alcuni punti – per esempio, il ritornello «è stato detto... ma io vi dico» del discorso della montagna –, la predicazione di Gesù è in contrasto con tali precetti, e con la modalità (da lui giudicata esteriore e formale; Mt23,13-35) con la quale le autorità farisaiche li applicavano e insegnavano ad applicarli.[72] Gesù propone una nuova giustizia "più grande", che non vuole abolire gli insegnamenti precedenti ma portarli a compimento (Mt5,17-20).
Quanto al carattere storico del Regno, nei testi evangelici si nota un dualismo apparentemente inconciliabile:
- alcuni loci (per esempio, Mt12,28;Lc11,20;Lc17,21) lo presentano come già attuale, presente (escatologia attuale o immanente). Questo ha portato alcuni studiosi moderni[73] a vedere Gesù come un riformatore morale che ha cercato, fallendo, di riformare e migliorare la società del tempo, pur senza pretese propriamente politiche e rivoluzionarie.
- altri loci (per esempio Mt4,17;Mc1,14-15, e soprattutto il discorso escatologico) lo presentano come non ancora presente, ma futuro (escatologia futura o conseguente). Il Regno futuro è tradizionalmente (ma non da Gesù[74]) chiamato "paradiso"[75], e la sua instaurazione sarà preceduta dal "Giorno del giudizio" (espressione usata esplicitamente in Mt10,15;11,22;11,24;12,36, implicitamente nel discorso escatologico). Questa escatologia futura ha portato alcuni studiosi moderni[76] a vedere Gesù come un entusiasta profeta apocalittico che ha annunciato un mondo futuro e migliore.
Modalità di predicazione
Per approfondire, vedi Parabole di Gesù e Miracoli di Gesù. |
Rembrandt, Il ritorno del figlio perduto, 1662
- Parabola del banchetto di nozze
- Parabola del Buon Pastore
- Parabola del buon samaritano
- Parabola delle dieci vergini
- Parabola del fariseo e del pubblicano
- Parabola del figlio prodigo, o come si preferisce attualmente chiamarla, "del padre misericordioso"
- Parabola dei lavoratori della vigna
- Lazzaro e il ricco Epulone
- Parabola della moneta smarrita
- Parabola della pecora smarrita
- Parabola del seminatore
- Parabola del granello di senape
- Parabola del servo senza pietà
- Parabola dei talenti
- Parabola dei vignaioli omicidi
- Parabola della zizzania
- miracoli di guarigione (da febbre, lebbra, emorragia, edema, sordità, cecità, paralisi), esorcismi, risurrezioni. Sono i più ricorrenti;
- miracoli sulla natura, che mostrano il dominio diretto di Gesù sul creato (pesca miracolosa, moltiplicazione dei pani, tramutazione dell'acqua in vino a Cana, maledizione del fico, tempesta sedata, camminata sull'acqua);
- epifanie (manifestazioni): la trasfigurazione sul monte e le apparizioni ai discepoli dopo la risurrezione.
Destinatari
La predicazione di Gesù si rivolse principalmente agli Ebrei (Mt10,5-6;15,24). Questa preferenza però non è esclusiva: sono accennati alcuni viaggi missionari in città e zone abitate prevalentemente da pagani (Mt8,28;15,21;16,13), e sia prima che dopo la risurrezione Gesù invia esplicitamente i suoi discepoli «a tutte le nazioni» (Mt24,14;28,19).Nel suo ministero Gesù valorizzò e si rivolse a categorie sociali che erano marginali o disprezzate nella società ebraica del tempo, suscitando in alcuni di questi casi lo sdegno delle autorità religiose farisaiche (Mt9,11;11,19 e paralleli): bambini (Mt19,14), donne (Lc8,2-3), samaritani (Gv4,40), prostitute (Mt21,31), «peccatori» (Mt9,10), pubblicani (Lc19,2-5) – ovvero ebrei collaborazionisti incaricati dagli occupanti romani per la riscossione delle tasse.
Dai vangeli appare come la predicazione e l'operato di Gesù riscossero nella società ebraica del tempo un limitato successo, conseguito peraltro principalmente tra i ceti più bassi. Sono tuttavia segnalati tra i primi discepoli anche persone ricche e di rango elevato, come per esempio i membri del Sinedrio Nicodemo, Giuseppe di Arimatea e Giovanna «moglie di Cusa, amministratore di Erode».
Ultimi giorni di vita
Per approfondire, vedi Ultima Cena e Data della morte di Gesù. |
In prossimità della morte di Gesù sia i sinottici (Mt26,26-29;Mc14,22-25;Lc22,15-20) che Giovanni (13,1-11) riportano il racconto di una cena, tradizionalmente chiamata "Ultima Cena". Si notano tuttavia alcune divergenze[81]:
- per i sinottici corrisponde alla cena della Pasqua ebraica, e fu tenuta la sera precedente il giorno della morte di Gesù (15 nisan, Pasqua, venerdì), dunque di giovedì sera. In essa Gesù istituisce il sacramento dell'Eucaristia;
- per Giovanni si tratta di una cena generica e non può trattarsi di quella pasquale, in quanto il rito ebraico si sarebbe svolto la sera del giorno corrispondente alla morte di Gesù (14 nisan, vigilia di Pasqua, venerdì). In essa non vi è accenno all'Eucaristia[82], mentre viene riportato il racconto della lavanda dei piedi, assente nei sinottici.
Processo e morte
Per approfondire, vedi Passione di Gesù, Processo di Gesù e Crocifissione di Gesù. |
Antonio Ciseri, Ecce Homo, 1871
Diego Velázquez, Cristo crocifisso, 1631
Giunti alla meta, Gesù fu crocifisso all'ora terza (nove di mattina); morì all'ora nona (tre del pomeriggio). Secondo i vangeli, la sua morte fu accompagnata da eventi straordinari: venne l'oscurità su tutta la terra, vi fu un terremoto e la risurrezione di «molti santi». In seguito, Giuseppe di Arimatea chiese a Pilato il corpo di Gesù e, dopo averlo avvolto in un lenzuolo (o in teli, secondo Giovanni), lo depose nel suo sepolcro personale, che si trovava presso il Golgota.
È impossibile stabilire con certezza la data della morte di Gesù. I quattro vangeli sono concordi nel collocarla di venerdì, ma, mentre per i tre sinottici questo giorno coincideva con la Pasqua ebraica (15 nisan), per Giovanni si trattava della vigilia di Pasqua (14 nisan). La cronologia sinottica porta a ipotizzare come data venerdì 27 aprile del 31 d.C. (opzione che non gode di largo consenso, ponendo processo ed esecuzione nel giorno festivo di Pasqua), mentre quella giovannea venerdì 7 aprile del 30 d.C. o venerdì 3 aprile del 33 d.C.[84] La datazione giovannea del 7 aprile 30 è compatibile con la probabile datazione dell'inizio del ministero pubblico nel 28[85] e con l'accenno giovanneo delle tre Pasque.
Risurrezione
Per approfondire, vedi Risurrezione di Gesù e Ascensione di Gesù. |
I Vangeli dicono che, quaranta giorni[87] dopo la risurrezione, Gesù ascese al cielo. In altri testi sacri cristiani, come l'Apocalisse di Giovanni, si parla del ritorno di Gesù, che le chiese cristiane attendono, definito "seconda venuta" o "parusía" – ritorno che dovrà coincidere con il giorno del Giudizio e l'inizio di «un nuovo cielo e una nuova terra» (Ap21,1).
La successiva tradizione cristiana ha ritenuto come storico l'evento della risurrezione, riconoscendo questa con professioni di fede e di culto[88]. Quegli studiosi moderni che negano questa interpretazione ritengono che si tratti di una mistificazione degli apostoli[89], o di una convinzione sorta a seguito di allucinazioni[90], o della riproposizione nel mondo giudaico di un mito diffuso nella religiosità ellenistica, babilonese e fenicia, relativo ad una divinità che muore e risorge[91].
Gesù nella storiografia moderna
Per approfondire, vedi Ricerca del Gesù storico, Gesù storico, Storicità di Gesù e Mito di Gesù. |
Il Consolatore, di Carl Heinrich Bloch
La prima fase (first quest) inizia alla fine del Settecento con Reimarus ed è caratterizzata dall'utilizzo delle metodologie dell'epoca per cercare di distinguere elementi storici ed elementi mitologici. Questa fase termina tradizionalmente all'inizio del Novecento con l'opera di Schweitzer, che evidenzia la frammentarietà dei risultati conseguiti[92].
Segue quindi una fase di calo di interesse per la ricerca storica su Gesù, nella quale viene comunque proposto (Bultmann) di filtrare il linguaggio delle fonti antiche, tenendo conto del contesto del tempo e della natura teologica degli scritti[93].
La ricerca riprende slancio alla metà del XX secolo (new quest): si cerca di conciliare le diverse nature di Gesù, ma si è ancora concentrati sui vangeli canonici[94].
Lo studio sulla figura di Gesù si è quindi ampliato notevolmente negli ultimi decenni, estendendo la base documentale e considerando anche testi quali i vangeli apocrifi e i manoscritti non biblici di Qumran. Questa nuova fase (third quest) si caratterizza inoltre per l'interesse e l'attenzione posti nell'analisi del contesto storico e sociale del tempo[95].
Allo stato attuale non ci sono dubbi sostanziali sul corso della vita di Gesù: quando e dove visse e morì e quale tipo di attività svolse durante la sua vita pubblica[96]. Rimane fitto invece il dibattito sulla storicità di singole azioni o detti a lui attribuiti, così come sulle metodologie che è possibile applicare per la loro analisi. L'insieme di affermazioni su Gesù sulle quali c'è generale consenso tra gli studiosi, indipendentemente dal loro credo, comprendono la sua nascita verso il 4 a.C., la sua infanzia a Nazareth, il battesimo a opera di Giovanni il Battista, la costituzione di un gruppo di discepoli, l'insegnamento nei villaggi e nelle campagne della Galilea, la predicazione del Regno di Dio, il viaggio a Gerusalemme culminato con i disordini al Tempio, la cena finale con i discepoli, la cattura, l'interrogatorio e la messa a morte da parte di Ponzio Pilato, cui seguono prima una fuga e poi la ricostituzione del gruppo di discepoli, convinti del ritorno di Gesù per fondare il Regno.[97]
Gesù tra ricerca e divulgazione
Statua di Gesù Cristo nella Piazza del Tempio di Salt Lake City, Utah, Stati Uniti d'America
Fatta questa precisazione, è comunque possibile individuare con larga approssimazione quattro orientamenti principali, qui elencati progressivamente da una maggiore a una minore pretesa di storicità attribuita alle fonti canoniche:
- Secondo alcuni autori e confessioni cristiane di stampo fondamentalista (tra le quali i Testimoni di Geova e la cattolica Scuola esegetica di Madrid), i vangeli rappresentano dei fedeli resoconti storici della vita e dell'operato di Gesù. Eventuali discordanze interne, tra i racconti evangelici o con fonti storiche non cristiane, a un esame approfondito possono essere spiegate e appianate in vario modo.[100]
- Secondo la Chiesa cattolica e la maggior parte delle Chiese protestanti, le quali non accettano la completa inerranza biblica, i vangeli non sono vere e proprie biografie di genere storico, ma sono racconti principalmente teologici, fondati comunque su solide basi storiche, redatti dalla Chiesa del I secolo col non secondario intento di dare una risposta alle situazioni problematiche che si trovava ad affrontare (di qui il concetto di Sitz im Leben, "situazione di vita").
- Secondo molti storici non cristiani, e alcuni teologi e biblisti cristiani, seppure caratterizzati da notevoli differenze nei presupposti e nelle conclusioni della ricerca[101], le fonti evangeliche non sarebbero totalmente attendibili: Gesù è stato un predicatore ebreo di grande levatura morale vissuto all'inizio del I secolo, secondo alcuni un Esseno o un Nazireo, che avrebbe terminato in croce la sua esistenza. La comunità dei suoi credenti lo avrebbe poi esaltato, attribuendogli miracoli e prodigi. Per risalire al vero Gesù storico occorre pertanto "demitizzare" i vangeli, privandoli delle aggiunte e reinterpretazioni attuate dai suoi fedeli. Secondo alcuni di questi studiosi Gesù sarebbe «un uomo trasformato in un dio»[102].
- Altri autori[103] privano infine di qualunque valore storico i vangeli, negando in alcuni casi la stessa esistenza storica di Gesù e relegandolo alla sfera del mito. La cosiddetta "corrente mitica" sostiene infatti - all'opposto della corrente storica - che Gesù sarebbe «un dio trasformato in un uomo»[102]: leggende e miti preesistenti all'anno zero sarebbero stati applicati ad un predicatore ebreo in realtà mai esistito.
Gesù nel Cristianesimo
Per approfondire, vedi Gesù nel Cristianesimo. |
Cristologia
Per approfondire, vedi Cristologia. |
Matthias Grünewald, Cristo in maestà, dall'Altare di Isenheim, 1515.
- il ruolo della morte e risurrezione di Gesù nella redenzione e salvezza del genere umano (cristologia soteriologica). La riflessione in tal senso è già presente nei testi neotestamentari – soprattutto nella Lettera agli Ebrei e nelle Lettere paoline. Due sono in particolare gli aspetti soteriologici del mistero pasquale:
- la morte di Gesù[104], che è contemporaneamente vittima[105] e sacerdote[106], costituisce il compimento e il superamento[107] dei sacrifici dell'Antico Testamento[108], che non sono più necessari per l'espiazione del peccato (Ebrei 9,14;10,5-10). Grazie a questo sacrificio "tutti" hanno ottenuto la giustificazione (Romani 5,19), cioè il ristabilimento dell'originale stato di grazia tra Dio e gli uomini, che si era corrotto in conseguenza del peccato originale;
- la risurrezione di Gesù[109], oltre a compartecipare con la morte al processo di giustificazione (Romani 4,25;6,4), permette all'umanità riscattata[110] di poter ricevere la cosiddetta «adozione filiale» – cioè di partecipare alla vita di natura divina propria del Figlio nella risurrezione futura (1 Corinzi 15,20-22);
- il rapporto tra la natura umana e divina in Gesù (cristologia antropologica). Il Nuovo Testamento attribuisce a Gesù sia la natura umana – secondo la quale Gesù, come tutti gli uomini, è nato, ha patito ed è morto –, sia quella divina, secondo la quale Gesù-Logos esiste fin dall'eternità (Gv1,1;8,58;17,5), è stato la causa della creazione dell'universo (Gv1,3) ed esisterà per l'eternità (Apocalisse 22,13).
Non sono però fornite indicazioni sul modo nel quale queste nature, di per sé inconciliabili, coesistano nella persona di Gesù. Il problema è stato vivacemente e ampiamente dibattuto nei primi secoli della cristianità in particolare durante i concili ecumenici, in risposta alle varie dottrine cristologiche;
- in che modo la natura divina di Gesù si relaziona con quella del Padre e dello Spirito Santo (cristologia trinitaria). Anche in questo caso il Nuovo Testamento accenna fugacemente alla "Trinità" in alcuni passi (Mt28,19; 1 Corinzi 12,3; 2 Corinzi 13,13),[senza fonte] ma solo nei successivi concili ecumenici verrà chiarito il legame tra le tre persone divine;
- in epoca moderna, con lo svilupparsi del metodo storico-critico applicato ai libri del Nuovo Testamento, si è sviluppato il binomio "cristologia esplicita" (cosa i testi dicono di lui, il «Cristo della fede») e "cristologia implicita" (come era realmente Gesù e cosa ha detto di sé, il «Gesù della storia»). Obiettivo della cristologia implicita è risalire al reale Gesù storico, privato delle successive interpretazioni della tradizione cristiana.
Dispute cristologiche
Per approfondire, vedi Dottrine cristologiche dei primi secoli. |
- Ebionismo. Il movimento giudeo-cristiano degli Ebioniti (II secolo) considerava Gesù come un grande profeta, al pari di Mosè, ma soltanto un uomo: di grande virtù, ma privo della natura divina.
- Docetismo. Sostenuto da autori gnostici tra il I-IV secolo. Gesù è un eone di natura divina, e l'elemento umano è solo apparente[111] – in particolare per quanto riguarda la passione (una corrente minoritaria[112] sostiene che non fu Gesù a patire e morire in croce, ma Simone di Cirene). Cenni antidoceti indicanti la realtà del Logos-Gesù sono presenti già nel Nuovo Testamento (1 Giovanni 1,1-3).
- Adozionismo. Sostenuto da vari autori come l'ebionita Cerinto (fine I – inizio II secolo), Paolo di Samosata (ca. 200 – ca. 275) e altri. Gesù è un semplice uomo, che, per la sua notevole virtù, è stato adottato da Dio – il quale lo ha investito della natura divina al momento del battesimo. L'adozionismo è confluito in una corrente del modalismo, il cosiddetto modalismo dinamico.
- Modalismo, detto anche Monarchismo, Sabellianesimo (Sabellismo) o Patripassianesimo. Sostenuto da Sabellio (inizio del III secolo). Il Figlio, al pari del Padre e dello Spirito Santo, non è una vera e propria persona, ma un modo-manifestazione dell'unica sostanza-principio (arché) divina. In tal modo in croce ha patito anche il Padre (e lo Spirito Santo).
Mosaico della cupola del battistero degli Ariani a Ravenna, VI secolo
- Arianesimo. Elaborato da Ario (256-336). Il Logos-Gesù è divino, ma è stato creato dal Padre (la formula attribuitagli dagli avversari è: «C'era un tempo in cui il Figlio non era»[113]). Il Figlio dunque non è della stessa sostanza del Padre, ma rappresenta una sorta di semi-divinità a lui subordinata (subordinazionismo). L'arianesimo diede origine ad alcuni movimenti, detti "neo-ariani":[114]
- Anomeismo. Sostenuto da Ezio († 367). Il Figlio, creato dal Padre, non è consustanziale al Padre, ed è diverso da lui (anòmoios = non omoios = non simile).
- Omoiusiani. Sostenitori di Basilio di Ancira (attivo tra il 336 e il 360). Il Figlio, creato dal Padre, è di sostanza distinta ma simile (omoiùsios) al Padre. Nei fatti, questa definizione differisce da quella ufficiale elaborata dal concilio di Nicea (omousía, "consustanzialità") solo per una iota.
- Omeismo. Sostenuto da Acacio di Cesarea († 366). Come la corrente precedente, indica il Figlio come creato e simile (omóios) al Padre, lasciando però indefinito il rapporto circa la sostanza.
- Apollinarismo. Elaborato da Apollinare di Laodicea (310-390 circa) sulla base dell'antropologia aristotelica. In Gesù c'è la sola natura umana, ma in modo incompleto: l'anima vegetativa e animale sono umane, mentre l'anima razionale è costituita dal logos divino.
- Nestorianesimo, o duofisismo (dal greco antico δύς, dys, 'due', e φύσις, physis, 'natura') estremo. Elaborato da Nestorio (381-451 circa). In Gesù ci sono due nature e due persone, connesse attraverso un'unione puramente morale.
- Monofisismo. Elaborato da Eutiche (378-454 circa). In Gesù esisteva una sola natura (mòne phýsis), quella divina, che ha assorbito la natura umana.
- Monotelismo, o monoteletismo. Elaborato dal patriarca Sergio I di Costantinopoli (565-638 circa). Nella persona di Gesù ci sono le due nature, umana e divina, ma una sola volontà, quella divina.
Concili ecumenici
Per approfondire, vedi Concili ecumenici. |
Icona del Cristo Pantocratore dipinta ad encausto, conservata nel monastero di Santa Caterina, monte Sinai, VI-VII secolo
- I. Primo concilio di Nicea (325). Nel cosiddetto Simbolo Niceno[115] (o "Credo breve") il Figlio è definito consustanziale (omoùsion) al Padre, cioè «della stessa sostanza del Padre», con un'implicita condanna della dottrina di Ario.
- II. Primo concilio di Costantinopoli (381). Ribadisce il concilio di Nicea formulando il Simbolo Niceno-Costantinopolitano[116] ("Credo lungo"), ampliamento del precedente.
- III. Concilio di Efeso (431). Stabilisce che Maria è «Madre di Dio» (Θεοτόκος, Theotókos) e che in Cristo sono unite la natura umana e divina in una sola persona, condannando implicitamente il difisismo di Nestorio, l'adozionismo e il docetismo[117].
- IV. Concilio di Calcedonia (451). Stabilisce che nell'unica persona-ipostasi (sostanza) di Gesù vi sono le due nature, umana e divina, «senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili»[118], con una condanna implicita, dunque, del monofisismo di Eutiche.
- V. Secondo concilio di Costantinopoli (553). Riafferma le dottrine cristologiche stabilite nei precedenti concili, condannando esplicitamente diversi autori, tra cui Apollinare, Nestorio, Eutiche[119].
- VI. Terzo concilio di Costantinopoli (680-681). Stabilisce che in Gesù vi sono sia la volontà umana che quella divina – non in contrasto tra di loro, in quanto la prima segue la seconda –, e condanna esplicitamente il monotelismo di Sergio[120].
- VII. Secondo concilio di Nicea (787). Stabilisce che chi venera un'immagine sacra venera chi è in essa riprodotto, condannando quindi l'iconoclastia[121].
Chiese cristiane conciliari
Per approfondire, vedi Chiese cristiane. |
Le decisioni dei primi sette concili ecumenici sono adottate dalle maggiori confessioni cristiane, che condividono dunque la stessa cristologia: cattolici, ortodossi, protestanti, anglicani. Le diversità tra queste chiese riguardano prevalentemenete questioni ecclesiologiche.
Alcune chiese di tradizione monofisita riconoscono solo i primi tre concili – rigettando dunque il concilio di Calcedonia e i seguenti: si tratta dei cristiani copti, siriaci e armeni. Secondo queste confessioni, in Gesù è presente la sola natura divina, la quale ha assorbito quella umana.
Alcune chiese di tradizione nestoriana riconoscono solo i primi due concili – rifiutando il concilio di Efeso e i seguenti: si tratta dei cosiddetti cristiani assiri. A loro detta, in Gesù ci sono due nature e due persone, connesse da un'unione puramente morale.
Chiese cristiane non conciliari
Altre chiese cristiane non si riconoscono nella tradizione storica e teologica propria del Cristianesimo tradizionale, basato sulle decisioni dei primi concili ecumenici. Principalmente esse rigettano le definizioni sull'unicità di Dio e la natura divina di Gesù riportate nel Credo del concilio di Nicea.- Secondo i Testimoni di Geova[123], Gesù non è Dio e non esiste dall'eternità[124], ma rappresenta il principio della creazione di Dio-Geova, ed è pertanto chiamato dalla Bibbia «Figlio Unigenito». Per mezzo di lui sono state create tutte le cose; nacque verginalmente da Maria, era il Messia preannunciato, ha predicato e compiuto miracoli, è morto su un palo di tortura (non una croce) in sacrificio di riscatto, per redimere l'umanità dal peccato di Adamo; è risorto, e tornerà alla fine dei tempi per instaurare un regno di pace. Coincide con l'arcangelo Michele descritto nel Libro dell'Apocalisse-Rivelazione.
- Secondo la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormoni), Gesù è il Cristo, il Redentore, il Figlio di Dio e l'Iddio Eterno[125]. Inoltre, Gesù è considerato il Geova dell'Antico Testamento[126], e dunque il Creatore del mondo[127]. Per i mormoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio[128], in quanto uniti e in armonia nei proposti e nella dottrina, benché siano personaggi separati e distinti – infatti, il Padre e il Figlio sono esseri spirituali con corpi tangibili di carne e ossa, mentre lo Spirito Santo è una persona di solo spirito[129]. In base al racconto del Libro di Mormon – testo considerato sacro dai mormoni al pari della Bibbia –, Gesù, dopo essere risorto a Gerusalemme, apparve e impartì i suoi insegnamenti ad un popolo che abitava il continente americano[130], discendente da famiglie del lignaggio di Israele. Secondo una tradizionale interpretazione di Dottrina e Alleanze 20,1, altro testo sacro per i mormoni, si ritiene che Gesù sia nato il 6 aprile dell'1 a.C.
- Secondo la Chiesa dell'Unificazione del reverendo Sun Myung Moon, Gesù non è Dio, ma soltanto un uomo. Non è nato verginalmente, ma era figlio illegittimo di Maria e Zaccaria. La sua predicazione si rivelò fallimentare, principalmente a causa del mancato supporto di Giovanni Battista. La morte in croce di Gesù non ha significato salvifico, mentre la sua risurrezione non è stata corporale: si è trattato soltanto di un suo "ritorno" in forma spirituale. Il reverendo Moon si definisce «terzo Adamo» e incarnazione dello stesso Gesù Cristo[131].
Liturgia
Per approfondire, vedi Liturgia. |
Duccio di Buoninsegna, Maestà, particolare, 1308-1311, Siena
- I riti principali sono i sacramenti (sette nella tradizione cattolica e ortodossa, di numero variabile a seconda delle varie chiese protestanti), che sono considerati basati sul comando e l'esempio di Gesù[132]. Il principale sacramento è l'Eucaristia (traslitterazione del termine greco εὐχαριστία, eucharistía, "rendimento di grazie"), che – secondo il racconto dei vangeli – Gesù istituì nel corso dell'Ultima Cena. Tra le varie chiese cristiane vi sono notevoli differenze circa il significato da attribuirsi all'Eucaristia:
- per la Chiesa cattolica e quella ortodossa, durante l'Eucaristia – celebrata nel più ampio rito della Messa ("Divina Liturgia" nella dicitura ortodossa) – avviene il miracolo della transustanziazione: la sostanza del pane e del vino muta in quella del corpo e sangue di Gesù[133] («presenza reale»), rimanendo però inalterati gli accidenti (forma, colore, sapore...)[134]. La tradizione cattolica riconosce che, nel caso dei cosiddetti miracoli eucaristici, tale mutazione riguarda anche gli accidenti;
- per le chiese protestanti di tradizione luterana, durante l'Eucaristia – celebrata durante il rito della "Cena del Signore" – avviene l'unione sacramentale[135]: alle sostanze del pane e del vino si affiancano quelle del corpo e sangue di Gesù;
- per le chiese protestanti di tradizione calvinista, l'Eucaristia rappresenta invece una semplice commemorazione, o ricordo, dell'Ultima Cena e del sacrificio in croce di Gesù, in cui la presenza di Cristo è soltanto «pneumatica», ovvero spirituale[136].
- L'anno liturgico è il ciclo temporale, della durata di un anno, in cui sono scandite le celebrazioni relative ai principali avvenimenti della vita di Gesù – per esempio il Natale (nascita), l'Epifania (visita dei Magi), la Pasqua (risurrezione).
- Le preghiere usate nella liturgia si basano sui testi della Bibbia. La «preghiera della Chiesa per eccellenza»[137] è il Padre Nostro, insegnato dallo stesso Gesù agli apostoli in Mt6,9-13.
Reliquie
Per approfondire, vedi Reliquie attribuite a Gesù. |
Dettaglio del volto dell'uomo della Sindone: a sinistra l'immagine reale, a destra il negativo in bianco e nero
In epoca contemporanea, la più nota, studiata e discussa[138] reliquia attribuita a Gesù è la Sindone (σινδών, sindón, significa "lenzuolo" in greco), attualmente conservata a Torino e di possesso personale del Papa. Secondo la tradizione, è il lenzuolo nel quale è stato avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. Il tessuto è di lino e misura 442 x 113 cm. Presenta la doppia immagine (frontale e dorsale) di un uomo con barba, baffi e capelli lunghi, recante sul corpo i segni corrispondenti alla descrizione della passione: flagellazione, coronazione di spine, mani e piedi trapassati da chiodi, ferita di lancia nel costato. L'immagine non è dipinta, ma deriva da un graduale ingiallimento della fibra tessile – come se si trattasse dell'impressione negativa di una pellicola fotografica[139]. In corrispondenza delle ferite più profonde sono presenti tracce di sangue di tipo AB.
La storia della Sindone è documentata con certezza solo a partire dal 1353 – anno in cui il cavaliere francese Goffredo di Charny, che aveva combattuto in Medio Oriente, ne dichiarò il possesso. La Chiesa non si è mai ufficialmente pronunciata circa l'autenticità della Sindone, ma ne permette comunque la venerazione. In epoca contemporanea, è stata oggetto di numerosissimi studi scientifici. Ha destato grande eco l'esame del carbonio 14 realizzato nel 1988 – secondo il quale andrebbe datata, con certezza al 95%, tra il 1260 e 1390[140], e si tratterebbe quindi di un falso medievale. I sostenitori dell'autenticità della Sindone fanno però notare come il reperto sia stato sicuramente contaminato in vario modo lungo i secoli (funghi, batteri, manipolazione non protetta, incendio; fu anche bollita nell'olio), lasciando ipotizzare una possibile alterazione del risultato dell'esame. Inoltre – sostengono – anche che se si trattasse di un falso medievale, non sarebbe comunque chiaro il metodo usato dal falsario per "impressionare" il tessuto[141].
Un'altra reliquia attribuita a Gesù, meno nota e studiata della Sindone, è il Sudario di Oviedo – un panno di lino che sarebbe stato usato per pulire il volto di Gesù durante la deposizione, prima che venisse avvolto dalla Sindone. Contiene macchie indistinte di sangue di tipo AB. L'esame al carbonio 14 lo ha datato al VII secolo.
Le altre reliquie attribuite a Gesù sono i presunti resti del corpo di Gesù (tra cui varie tracce di sangue, una costola, i resti della circoncisione del prepuzio), ed oggetti con cui egli sarebbe entrato a contatto, come strumenti della Passione (la croce, i chiodi, la corona di spine, la lancia, il Titulus crucis, o nella tradizione medievale il Santo Graal).
Gesù in altre tradizioni religiose
Ebraismo
Per approfondire, vedi Gesù nell'Ebraismo. |
Circa il processo di Gesù che ne decretò la morte, secondo la Jewish Encyclopedia (1901-1906)[144] la responsabilità fu della "arrogante" gerarchia sadducea. Questa ne decretò la morte consegnandolo a Pilato, ma non istituì un vero e proprio processo sinedrita (che avrebbe coinvolto anche l'ebraismo farisaico, sul quale si basa l'ebraismo contemporaneo). Il principale motivo della condanna non derivò da questioni teologiche relative alla divinità o messianicità di Gesù ma dalla reazione all'episodio della cosiddetta Purificazione del Tempio da lui compiuto.
Gli aderenti al Giudaismo messianico, una corrente minoritaria particolarmente diffusa negli Stati Uniti e considerata eterodossa dal resto dell'Ebraismo, riconoscono la natura messianica di Gesù, i suoi miracoli e la sua risurrezione, pur non attribuendogli natura divina.
Religioni classiche
La figura di Gesù e il suo insegnamento vengono investigati dai teologi e filosofi del cosiddetto ‹paganesimo› solo a partire dal III secolo. Al riguardo, tuttavia, disponiamo di poche fonti, per lo più mediate dalle opere dei Padri della Chiesa del IV secolo.Il principale testo di riferimento è certamente la Filosofia desunta dagli oracoli, opera perduta del filosofo ‹pagano› Porfirio (203-305). In quest'opera, Porfirio, come riporta Sant'Agostino, afferma:
« Certamente al di là di ogni aspettativa può sembrare quel che sto per dire. Gli dèi hanno considerato il Cristo molto devoto e hanno ricordato che è stato reso immortale anche per la sua predicazione. Gli dèi dicono che i cristiani al contrario sono corrotti, depravati, avviluppati nell'errore e proferiscono molti oltraggi contro di loro. » |
(Agostino, De Civitate Dei, XIX, 23) |
« A coloro che chiedevano se Cristo è Dio, Ecate rispose: "Tu sai come l'anima umana dopo il corpo si perfeziona, ma separata dalla sapienza è sempre in errore. Quell'anima è di un uomo insigne; essi lo adorano perché la verità non è in loro". » |
(Agostino, Op. cit.) |
« A coloro che interrogavano: "Ma perché dunque è stato condannato?", la Dea diede questo responso: "Il corpo è sempre soggetto a tormenti che lo spossano; invece l'anima degli uomini devoti ha la propria dimora nella casa del cielo. Però quell'anima diede per fatalità ad altre anime d'impigliarsi nell'errore e ad esse il destino non concesse di ottenere i doni degli dèi né di avere il riconoscimento di Giove l'immortale. Sono perciò detestati dagli dèi perché, sebbene ad essi per destino non fu dato di conoscere il Dio né di ricevere doni dagli dèi, Cristo è stato l'occasione fatale di d'impigliarsi nell'errore. Egli, essendo devoto, come tutti i devoti, ebbe dimora in cielo. Quindi non lo oltraggerai ma avrai pietà della pazzia degli uomini, per i quali egli è facilmente un pericolo estremo". » |
(Agostino, Op. cit.) |
La posizione di queste opere ‹pagane› – il rifiuto di Cristo come Dio ma il rispetto di Cristo come maestro e santo — verrà poi ripresa da alcune correnti cristiane del IV secolo dette «adozioniste», giudicate eretiche dalle Chiese cristiane conciliari.
Islam
Per approfondire, vedi Gesù nell'Islam. |
Alcuni commentatori del Corano (tra cui Zamakhsharī e Baydāwī)[147] sostengono che uno degli apostoli (magari Pietro) si sia offerto come "sostituto" per il maestro, nella speranza di ottenere il paradiso come ricompensa. Tra le altre ipotesi avanzate circa l'identità del sostituto: Simone di Cirene[112], Giuda Iscariota[148], Satana, un soldato romano di nome Titanus, o un altro sconosciuto.
Il movimento della Ahmadiyya di Qādyān e di Lahore, in India – di origine islamica, ma considerato dai sunniti e dagli sciiti come eretico – afferma che Gesù non sarebbe morto in croce: a loro detta, dalla Palestina fuggì in India, dove visse ancora per molti anni, fino a morire di vecchiaia a Srinagar, nel Kashmir: qui, in effetti, si trova un monumento tradizionalmente indicato come «la tomba di ʿĪsā».
Buddhismo
Data la precedenza cronologica, sia nell'insegnamento di Buddha (VI-V secolo a.C.), sia nei testi sacri buddhisti, i Tripitaka (la cui prima redazione scritta risale al I secolo a.C.) non vi possono essere riferimenti alla figura di Gesù. Tuttavia nella sezione Wàijiàobù (外教部, T.D. 2139) del Canone buddhista cinese sono raccolti dei testi, databili ai primi secoli della nostra Era, della Chiesa nestoriana[149]. Non è ancora dato di sapere il loro contenuto in quanto questi scritti non sono mai stati tradotti in lingua occidentale, né in un'edizione critica in lingua cinese o giapponese. L'incontro tra buddhisti e cristiani, quindi l'incontro dei buddhisti con la figura di Gesù, avvenne certamente già nel IV secolo quando è attestata la compresenza pacifica di monasteri buddhisti e cristiani nell'area di Merv (nell'attuale Turkmenistan)[150]. Coesistenza finita drammaticamente nel VI secolo al sopraggiungere di truppe persiane di fede mazdeista che distrussero i conventi di ambedue le religioni. Oggi, alcuni buddhisti – tra i quali l'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso[151] – considerano Gesù come un bodhisattva (= "illuminato") che ha dedicato la sua vita al bene dell'umanità, caratterizzando la sua predicazione con valori tipici del Buddhismo, quali pazienza, tolleranza, compassione. Tuttavia, Gesù non viene considerato manifestazione di un dio creatore, fonte unica e ultima di salvezza.Induismo
Non esistendo nell'Induismo una struttura unitaria e centralizzata, i movimenti religiosi di tale matrice hanno posizioni variegate riguardo alla figura di Gesù. Il guru Ramakrishna (1836-1886) credeva che Gesù fosse un'incarnazione di Dio – come anche Buddha e Krishna[152]. Il guru Paramahansa Yogananda (1893-1952) riteneva Gesù la reincarnazione di Eliseo, e sosteneva fosse discepolo di Giovanni Battista – il quale era una reincarnazione di Elia[153].Del Mahatma Gandhi è celebre l'aforisma:
(EN) « I like your Christ, I do not like your Christians. Your Christians are so unlike your Christ. » | (IT) « Mi piace il vostro Cristo, non mi piacciono i vostri cristiani. I vostri cristiani sono così diversi dal vostro Cristo. » |
(Mohandas Karamchand Gandhi[154]) |
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