“I NOSTRI MARO’ – NON DIMENTICHIAMOLI”
Già scritta la sentenza di colpevolezza?
imbarcazione di colore blu
che nonostante i ripetuti avvertimenti, effettuati secondo le regole
di ingaggio, continuava ad avvicinarsi minacciosamente al mercantile
Italiano. Solo qualche ora dopo, invitati con l'inganno dalle autorità
indiane ad entrare in porto a Kochi, apprendevano che
due membri dell'equipaggio di un peschereccio di colore bianco (si noti la differenza nel colore),
erano morti per un colpo al petto ed
uno alla testa e che i presunti colpevoli di quell'omicidio, erano
considerati i militari del team di sicurezza Italiano, solo perché la
Enrica Lexie è stato l'unico mercantile ad aver confermato
un tentativo di abbordaggio: a tal proposito si osserva che quel
giorno è stato documentato un altro attacco ad opera di presunti pirati,
mai citato dagli inquirenti indiani e dalla
magistratura.
Con esemplare
compostezza e dignità Massimiliano e Salvatore hanno abbandonato la
nave, su ordine delle Autorità Italiane, per andare incontro ad
un destino ancor oggi dubbio, certi di non aver commesso alcuna
azione contraria al loro status e certi di avere una patria a
proteggerli.
Con orgoglio e determinazione hanno fronteggiato i Giudici delle indagini dichiarando: "siamo
militari Italiani soggetti alla esclusiva
giurisdizione nazionale in virtù del principio dell'immunità delle
forze militari in transito. Consideriamo illegale questo tentativo di
sottrarci con la forza alla giurisdizione
italiana."
Sempre a testa alta hanno affrontato la carcerazione preventiva, lontani da casa, dagli affetti dalla Patria senza mai sentirsi
abbandonati.
Con coraggio e
fiducia hanno assistito giorno per giorno, alla costruzione di un
castello accusatorio alquanto dubbio ed improbabile contro di
loro. I corpi delle vittime cremati, la perizia balistica effettuata
nel mancato rispetto delle regole del contraddittorio, il peschereccio
abbandonato all'erosione dell'acqua, un processo ben
lontano per ora, dal potersi definire equo e giusto ed infine il
riconoscimento della esclusiva giurisdizione della magistratura Italiana
che al tavolo Hemingway ritengono non verrà
riconosciuta.
L'Italia ed i suoi
Militari, si sono sempre distinti per la difesa dei diritti politici e
civili dei cittadini del mondo. La nostra bandiera è
l'emblema non solo dell'indissolubilità della Nazione ma anche di
virtù e di gloria dei soldati Italiani. Il patriottismo sentito
fortemente oggi come ieri, costituito da un forte senso di
appartenenza e di amore per il nostro paese, ci porta a manifestare
solidarietà in favore dei nostri due compatrioti da sempre impegnati
nella difesa dei principi più profondi della società e
diretti ad assicurare giustizia pace e stabilità a livello
internazionale. Da un paese di antichi e gloriosi fasti ci saremmo
aspettati molto e tanto di più.
E’ di oggi la notizia che si
sta complicando ulteriormente l’odissea legale
di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India: malgrado le
obiezioni della difesa dei due maro’ e delle stesse autorità italiane.
La Corte Suprema di New Delhi ha confermato l’affidamento
alla Nia, la polizia anti-terrorismo, delle indagini sul duplice
omicidio di cui sono accusati. Al tavolo Hemingway forte è la sensazione
che si stia assistendo ad una tragica farsa e che il
verdetto finale sia stato già scritto: “colpevoli”.
Nella bacheca del tavolo Hemingway del bar di Puianello continuerà a rimanere esposto il cartello “Portiamo a casa i nostri
marò”. Verrà tolto solo quando Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non saranno tornati, da uomini liberi, in Italia.
Il portavoce del tavolo Hemingway
(Mario Guidetti)
26.04.2013PORTIAMO A CASA I NOSTRI MARO'
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