venerdì 15 novembre 2013

Per l’esercito di nuovi poveri c’è solo la Caritas

I nuovi senzatetto: gli italiani poveri

 

 Cresce il numero di italiani senza dimora oppure in condizioni di marginalità che chiedono aiuto all'Area inclusione sociale del comune di Trento: sul totale degli utenti presi in carico dal detto servizio nel 2012 si contano ben 243 italiani. Il che corrisponde ad una percentuale del 56% contro il 38% rilevato nel 2011. «Si tratta di persone adulte, spesso quarantenni e cinquantenni  - spiega la coordinatrice dell'Area inclusione sociale Elisa Larcher - Le quali si trovano nella situazione di aver perso il lavoro oppure vivono il venire a mancare di relazioni familiari o instabilità economica a causa di una separazione».
Sempre nel corso del 2012 l'Area inclusione sociale ha seguito 435 utenti: nel corso del triennio 2009-2012 si è quindi assistito ad un incremento di persone italiane e straniere che hanno cercato aiuto rivolgendosi ai servizi di assistenza in questione. Ecco, quindi, che emerge una variazione riguardo la soglia di vulnerabilità: «Fino a qualche anno fa la nostra utenza manifestava un disagio conclamato - afferma Larcher - ora le difficoltà che emergono sono legate al disagio nei settori di famiglia e lavoro». Da sottolineare, sempre in termini numerici, che nel 2012 sono 257 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai servizi sociali, di cui complessivamente 79 sono state prese in carico (28 italiane, ndr). «E non facciamo riferimento unicamente ai senza dimora che vivono per strada o fruiscono dei dormitori - specifica Larcher - Da noi trovano conforto anche donne vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale e donne straniere sole in gravidanza, stranieri richiedenti asilo politico e sinti o rom dimoranti sul territorio cittadino».
Tuttavia, gli ultimi tre anni non hanno portato unicamente ad un aumento di utenza: «Tra i nostri principali obiettivi al fine di dare sollievo ai senza dimora non compare solo l'incremento del numero di posti letto a disposizione - racconta Larcher - L'intento principale invece è quello di lavorare in modo coordinato e responsabile avvalendoci di alcune persone che hanno vissuto il problema sulla propria pelle». In tal senso, l'Area inclusione sociale la metodologia di lavoro «fareassieme», che coinvolge fianco a fianco operatori del settore ed «hope». Ovvero gli utenti che, dopo aver vissuto una situazione di precarietà abitativa, mettono a disposizione le proprie risorse e la propria esperienza nella rielaborazione del vissuto. Insomma, i servizi sociali in questione si impegnano a «creare percorsi di aiuto condivisi entro cui ciascuna persona si assuma la responsabilità di sé stessa».
Un valido esempio è il dormitorio Casa Orlando che, da aprile a luglio 2013, ha ospitato in via S. Giovanni Bosco quasi venti persone che hanno convissuto in coabitazione, autogestendo la vita quotidiana senza intervento di operatori esterni. Non solo: da novembre 2012 a marzo 2013 il gruppo di sensibilizzazione alla figura del senza dimora ha incontrato 40 classi per un totale di 800 studenti delle scuole superiori. Dall'agosto 2012, inoltre, è stato attivato a Villa Ignazio il servizio domenicale di accoglienza: due «hope» accolgono una quindicina di senza dimora dalle 10 alle 16. Gli «hope» operano anche nella sede della Biblioteca centrale in via Roma offrendo un servizio di mediazione comportamentale e comunicativa nel periodo invernale, quando molti senza tetto utilizzano i servizi della biblioteca stessa, talvolta in maniera impropria. Infine, gli «hope» affiancano gli operatori nell'aiutare i senza dimora anche nelle procedure di accompagnamento sociale.

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