mercoledì 27 novembre 2013

I finti tagli alle tasse del governo Letta


 


L’Imu, l’Iva e le altre.

Con la crisi della maggioranza, la riduzione delle imposte promessa dal governo è ormai un sogno. Restano invece le nuove tasse già introdotte per il 2014 e il 2015
Uscite dalla porta, rientrate dalla finestra. Ecco cosa è successo alle tasse che il governo Letta, con annunci trionfalistici, ha deciso di togliere alle famiglie italiane nei mesi passati, prima di arenarsi nelle secche della crisi politica. In estate, per chi non lo sapesse ancora, il Consiglio dei ministri aveva deciso di abolire l’Imu sulla prima casa e di congelare per  un trimestre il previsto aumento dellIIva dal 21 al 22%, che il governo Monti aveva messo in cantiere già dallo scorso anno. Tutto bello, se non fosse per un piccolo particolare: l’aumento dell’Iva è stato spostato di soli tre mesi, da luglio a ottobre, mentre l’Imu sulla prima casa rischia di tornare, proprio a causa delle fibrillazioni nella maggioranza. Come se non bastasse, per coprire i tagli promessi (e attuati soltanto in parte), l’esecutivo ha introdotto invece altre imposte e altri balzelli che, di sicuro, peseranno sulle tasche degli italiani soprattutto nel 2014 e nel 2015.

Le nuove tasse in arrivo
A dirlo, è uno studio effettuato dall’istituto  di ricerca Bruno Leoni di Torino (Ibl), che ha passato ai raggi X tutte le misure che il governo ha adottato per compensare i tagli alle tasse  varati nei mesi scorsi. In particolare, secondo gli economisti dell’Ibl, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e  il rinvio dell’aumento dell’Iva per il terzo trimestre del 2013 hanno fatto scendere il peso delle tasse sulle famiglie per circa 3 miliardi di euro. Nello stesso tempo, per tappare i buchi apertisi nel bilancio pubblico, sono stati però introdotti nuovi balzelli che provocano un rialzo dell’imposizione fiscale di uguale portata. In particolare, già nel 2013 Letta e i suoi ministri hanno deciso di tagliare 250 milioni di euro di  agevolazioni contributive. Poi, è arrivato  il rialzo dell’imposta di bollo sulle fatture, che porterà nelle casse dello stato 98 milioni di euro all’anno, a cui si aggiunge l’incremento  dell’acconto Irpef che i contribuenti devono pagare nel 2013 per l’anno successivo e che vale complessivamente oltre 175 milioni. Ma la vera stangata arriverà dal prossimo anno. Prima ci sarà il rialzo dal 4 al 10% dell’Iva sui giornali e sui prodotti dei distributori automatici, che frutterà al bilancio dello Stato 150 milioni di euro all’anno, a cui si aggiungerà l’aumento delle tasse su alcol, tabacchi e lubrificanti, che porterà 83 milioni di euro di maggiori entrate. Infine, come ciliegina sulla torta, verranno ridotte le detrazioni fiscali a favore delle polizze assicurative sulla vita, con un provvedimento che costringerà 6 milioni di italiani a pagare un’Irpef più alta nel prossimo biennio: per 458 milioni di euro nel 2014 e per 661 milioni nel 2015.
Tagli provvisori, imposte permanenti
In totale, il valore delle maggiori tasse che arriveranno tra il 2013 e il 2015 è di 2,2 miliardi di euro. Considerando che il  taglio dell’Imu sulla prima casa  e il congelamento dell’Iva rappresentano 3 miliardi di euro di minori imposte, il bilancio per i contribuenti è di per sé positivo, seppur per un importo assai modesto: circa 800 milioni di euro.  Il guaio è, secondo gli analisti dell’Istituto Bruno Leoni, che il governo Letta ha adottato delle misure temporanee di alleggerimento delle tasse  per sostituirle con rialzi delle imposte di natura strutturale, che sono destinati a pesare in maniera permanente sulle tasche dei contribuenti, soprattutto dal 2014 in poi. In altre parole, mentre il blocco dell’Iva è già sfumato e l’abolizione dell’Imu traballa, i nuovi balzelli in arrivo sono ormai sicuri, scritti nero su bianco nella Gazzetta Ufficiale ed è assai difficile che qualcuno pensi a eliminarli, soprattutto di questi tempi.

 

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