Gloria Sabatini
Aria fredda fuori e dentro l’Aula.
Archiviato senza patemi il voto di fiducia sulla legge di stabilità (con
162 sì, 115 i no, nessun astenuto), Palazzo Madama si era avviato
lentamente, quasi sornione, alla discussione sulla decadenza prima del
voto. La temperatura non è bollente, non ancora. Smentiti dai fatti
i senatori più esperti, che erano convinti che non accaduto nulla, «e
che deve succedere? Domani si ricomincia». Risse in vista nel giorno
più nero per il Cavaliere che non si vede in giro e non andrà neppure a Porta a porta
come era stato annunciato? Forse – diceva a bassa voce un addetto
stampa – volerà qualche parola grossa. «State attenti a Nitto Palma…»,
anche se il senatore azzurro non ha il fisico da gladiatore. Ecco i
fatti. Mentre Berlusconi è a Palazzo Grazioli con i più fedeli a limare
l’intervento che terrà on the road alle 16 prima di volare a Milano,
Alessandra Mussolini monopolizza l’attenzione dei giornalisti incollati
davanti alle telecamere a circuito chiuso. Altro che pitonessa, nel suo
intervento la senatrice è un’Erinni nella strenua difesa del Cavaliere
con l’indice puntato contro “ex colleghi ed ex amici” passati con il
Nuovo centrodestra. Agita le braccia quando definisce Alfano un pirana
tra gli applausi divertiti dei senatori azzurri. «Per coerenza – dice –
dovete dimettervi, ma come fate ad appoggiare quanto è già accaduto ieri
con lo stravolgimento delle regole del Senato sulla Finanziaria?”. Ce
l’ha con Schifani e Quagliariello che hanno votato questa “porcata” di
Finanziaria. «Ho già chiamato Alfano Alfini e voi farete la stessa fine,
dovete solo vergognarvi», conclude la Mussolini nell’imbarazzo
generale. Casini sorride alla bouvette, con il piglio di chi lavora
dietro le quinte ma non lo fa vedere. Sorride anche se, come ampiamente
previsto, l’Aula ha da poco respinto per alzata di mano le questioni
pregiudiziali (una a sua firma) sulla decadenza di Berlusconi. No,
quindi, alla richiesta di sospensiva proposta dal leader dell’Udc (e
appoggiate dal nuovo centrodestra) per far slittare il voto in attesa
della sentenza della Cassazione.
Senza colpi di teatro il presidente della Giunta per le Immunità del
Senato Dario Stefàno propone all’Aula l’esito della seduta del 4 ottobre
e cioè la non convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi. Per gli
azzurri è un colpo di Stato “soft”, «perché – dice Lucio Malan – il
golpe classico si fa con carri armati e fucili, questo lo si fa in modo
leggero ma più grave, perché i blindati li vedono tutti mentre le
forzature giudiziarie sono un po’ meno facili da vedere». Andrea
Augello, ex Pdl oggi nel neo-partito di Alfano, ripassa le carte prima
di intervenire. Ironizza sul “bagno di folla” organizzato dal Cavaliere
sotto Palazzo Grazioli e si dice convinto della scelta filogovernativa.
«Se non vogliamo consegnare l’Italia a Renzi questo governo deve durare
fino al 2015, votare oggi mandando all’aria le larghe intese sarebbe un
suicidio per il centrodestra». “Tutti a casa”, invece, è il
passe-partout che spunta all’improvviso in aula per accedere a una delle
linee wi-fi. Che ci sia lo zampino dei pentastellati? Il pensiero corre
allo slogan grillino ma all’ufficio stampa del gruppo fanno smentiscono
la paternità della goliardata.
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