giovedì 12 dicembre 2013

Parola del giorno - 12/12/2013


 

PRIMA LETTURA
Dal libro di Neemìa (8,2-4.5-6.8-10)

Le letture di questa domenica propongono un messaggio comune: il compimento della Parola di Dio. Circa 400 anni prima di Cristo i giudei, tornati dall'esilio a Babilonia, cominciano a riorganizzare la loro vita di fede e di culto a Dio. Questa rinascita religiosa avviene attorno ad un libro che il Sacerdote Esdra proclama solennemente davanti al popolo radunato: la Bibbia parla di se stessa e si presenta come "il libro della legge di Dio".
Attraverso la sua lettura il popolo, con grande emozione, ripercorre la sua storia passata, riletta come storia di fede e di alleanza con Dio, ma anche come storia di colpa e di peccato. Il sacerdote Esdra con i suoi collaboratori: gli scribi, cioè gli studiosi e gli amanti della Parola di Dio, aiutano il popolo a comprendere quanto viene letto. Perché non si tratta di una parola magica, efficace semplicemente se letta ed ascoltata, ma di una parola che va compresa. Come in un dialogo tra Dio ed il suo popolo, la Parola di Dio è una provocazione ed un invito divino al dialogo, che va compresa con tutto il cuore perché le si possa rispondere.
La prima risposta che Esdra significativamente propone è di cessare di piangere e di fare festa: un pasto comune in onore del Signore. La Parola di Dio, il fatto che Dio voglia parlare al suo popolo è infatti una meravigliosa notizia che deve provocare gioia. Come non fare festa se Dio dimostra il suo amore chiamando l'umanità ad un dialogo affettuoso? Dice con una bellissima sintesi il Concilio: "nella sacra Scrittura Dio parla agli uomini come ad amici", dimostrando con il semplice fatto di comunicare il suo profondo desiderio di stringere un legame di intensa amicizia con ciascuno di noi.
Spesso il nostro ascolto della Parola di Dio è segnato dalla tristezza e dalla noia, perché parte in maniera sbagliata: ci attendiamo rimproveri, pie esortazioni, prediche noiose. Dio invece parla da amico per stringere amicizia, non vale forse la pena di ascoltare con rinnovato interesse? Solo così la Parola comincia a compiersi nel nostro quotidiano.

SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi (12,12-31)

I Corinzi ai quali Paolo scrive sono ancora ben lontani dall'essere posseduti dallo Spirito. Il primo segno di questa presenza dello Spirito al centro della vita della Chiesa è infatti l'unità nella diversità dei carismi. Invece la comunità di Corinto è divisa in sette in lotta tra loro per accaparrarsi la supremazia sull'annuncio del Vangelo. Ma c'è anche di più, la divisione si ripercuote anche nei segni più belli dell'unità: nei pasti in comune che precedono l'Eucarestia si manifesta l'egoismo dei più ricchi! Alcuni cristiani, fieri dei loro carismi, tendono a dominare sugli altri. Reagendo contro queste deviazioni l'Apostolo indica come dovrebbe essere la comunità cristiana dove è presente il Cristo: un corpo armonioso nel quale ognuno trova il suo posto per il bene di tutti.



VANGELO
Dal vangelo secondo Luca (1,1-4;4,14-21)

Il Vangelo riprende l'esperienza dell'incontro con la Parola di Dio descritta nella prima lettura e la porta a pienezza.
Anche Gesù come Esdra apre il libro della Parola di Dio, davanti ai suoi compaesani di Nazareth, e legge un brano di Isaia: "lo Spirito del Signore è su di me...". E' una chiara profezia sulla venuta del messia. Una profezia che Gesù legge dall'Antico Testamento, ma che significativamente non completa. Il brano di Isaia infatti, dopo aver proclamato che il Messia annuncerà la buona novella, che libererà i prigionieri e darà la vista ai ciechi, che aprirà solennemente il tempo della grazia, concludeva con una frase tremenda "E darà inizio ad un giorno di vendetta per il nostro Dio".
Gesù, venuto a dare compimento alle Scritture, quindi anche una lettura più piena e corretta delle parole dell'Antico Testamento, evita di leggere questa frase. La sua rivelazione del mistero di Dio Padre supera le stesse parole di Isaia. Anche Isaia, da uomo del suo tempo, non riusciva ad immaginare un Dio che ama il suo popolo se non come un Dio che lo difende, minacciando la vendetta dei suoi nemici.
Quante volte anche noi ragioniamo così, invocando da Dio un castigo ed una condanna senza appello per i malvagi, che suona tanto come una vendetta! Gesù compie la scrittura non solo facendo ciò che l'Antico Testamento aveva annunciato e promesso, ma perfezionando la sua rivelazione del volto di Dio, una rivelazione ancora limitata dall'umano. Gesù viene ad annunciare con la sua carne un Dio che non solo vuol essere amico dell'uomo, ma che si fa uomo. Non solo vuol convertire i peccatori, ma muore per loro. Non solo vuol dare speranza di fronte al timore della morte, ma risorge e promette la resurrezione.
Se Esdra proponeva giustamente al suo popolo una risposta piena di gioia e di fiducia alla proclamazione della Parola dell'Antico Testamento, quanto più noi dovremmo gioire e fare festa all'annuncio del Vangelo di Gesù! Che oggi le sue parole si possano compiere, deve essere il desiderio più grande per ogni Cristiano. Un desiderio gioioso che deve diventare concreto impegno di vita. Così obbediremo al Signore rendendo ancor più perfetta la sua gioia e la gioia del Signore sarà veramente la nostra forza!

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