martedì 10 dicembre 2013

37 SEGNALI OSCURI DALLO SPAZIO


"Son cinque secoli che gli Occidentali han scoperto l'altra meta' dell'umanita', gli Indiani, su un continente vasto quanto il loro. Oggi che le terre emerse sono esplorate negli angoli piu' remoti, non ci son piu' sorprese...Ci si rivolge dunque verso lo spazio. C'e' da qualche parte nell'Universo un'altra specie, anch'ella intelligente, e come entrarne in comunicazione? Gli ultimi decenni hanno mostrato che il sistema solare offriva tutt'al piu' qualche traccia fossile di vita su Marte. Quanto agli extraterrestri a bordo degli UFO, niente e nessuno han mai potuto provarne l'esistenza. Sola cosa certa: sono stati gli uomini che han deposto, vent'anni fa, degli oggetti presso i "marziani"...e non il contrario. Occorre dunque cercare piu' lontano; la' e' il problema. La stella piu' vicina e' a quattro anni luce (A-L); occorrerebbero otto anni per scambiare un messaggio. A 100 AL si trovano un migliaio di stelle; ma, in questo stock limitato, che probabilita' abbiamo di incrociare una civiltà almeno uguale alla nostra? Occorrerebbe che la stella sia accompagnata da un pianeta che offra delle condizioni di temperatura, di composizione chimica accettabili e che sia "in fase" con il nostro livello di sviluppo.
 Ora, se noi esistiamo da due o tre milioni di anni, meno di un millesimo dell'eta' dell'Universo, abbiamo questa tecnologia da qualche decennio, vale a dire zero sull'eco del tempo cosmico. Inoltre, una civilta' come la nostra dura a lungo? Qualche cifra puo' farci dubitare: se il consumo d'energia dell'umanita' non aumentera' che dell'1% all'anno, in 6000 anni - il tempo che ci separa dalle piramidi - esso raggiungera' l'energia sprigionata dalla galassia tutt'intera! In breve, l'apparizione di una civilta' non é forse che un flash di cui occorrerebbe essere il fortunato testimone. Tutto cio' non deve tuttavia scoraggiarci... Dal 1959, dei ricercatori, dapprima isolati ma oggi dotati di mezzi potenti, sono impiegati a scrutare le profondita' dello spazio nel quadro di un programma intitolato SETI: Search for extraterrestrial intelligence. Essi si sono evidentemente rivolti all'ascolto di eventuali emissioni radio. In seguito a un esame dettagliato dei vantaggi e degli inconvenienti delle differenti frequenze, e' la banda delle onde in centimetri giudicata piu' promettente, la lunghezza d'onda di 21 cm e la sua armonica a 10,5 metri. Queste frequenze occupano una finestra tale da non poter essere confuse ne' con le emissioni radio della galassia ne' con la radiazione fossile di fondo. Esse son poco assorbite dal vapore d'acqua o dalle nubi interstellari. Peraltro, la frequenza di 21 cm corrisponde esattamente all'idrogeno atomico, ritenuto conosciuto dalle civilta' che hanno un minimo di conoscenza scientifica. Occorre ancora eliminare il "rumore di fondo" inevitabile, inerente a tutto l'ascolto spaziale. Per questo, si opera con una "banda passante" strettissima di 0,005 Hz. Se c'e' un segnale accordato sulla frequenza d'ascolto, si estrarra' facilmente dal rumore. Ma questa precauzione sopprime ogni opportunita' di captare un messaggio modulato: non si e' ancora al punto di realizzare un vero ascolto telefonico, tutt'al piu' si potra' rilevare la "suoneria" del telefono! Per captare le onde, si utilizza una delle piu' grandi parabole della radioastronomia, come quella di Harvard (26 metri di diametro) o di Buenos Aires (30 metri). Questi specchi sono fissi: essi scandagliano il cielo seguendo la rotazione della Terra. Una stella attraversa il campo visivo in due minuti appena. Durante questo periodo, l'effetto Doppler dovuto alla rotazione terrestre modifica la frequenza del segnale di 20 Hz. D'altra parte, e' quest'effetto che autorizza a certificare che il segnale viene dallo spazio e non dal circondario terrestre - il primo segnale che si era creduto di rilevare era dovuto a un aereo spia americano U2! Si stima che, se i nostri "interlocutori" dispongono di emettitori cosi' potenti che i radar utilizzati per sondare il suolo di Venere, i loro messaggi dovrebbero essere rilevabili sino a 1000 AL. Si e' iniziato ad ascoltare su 8,2 milioni di canali per volta, ognuno di una larghezza di 0,005 Hz. Dato il sondaggio del cielo, l'effetto Doppler ecc..., occorre un computer iperpotente per ritrovarcisi. Non é questione di registrare i segnali su banda magnetica: cosa si farebbe di una tale valanga di dati? Il computer deve essere capace di decidere istantaneamente se tale o talatro segnale é interessante. 37 SEGNALI IN SEI ANNI D'ASCOLTO Su un centinaio di migliaia di miliardi di osservazioni in parecchi anni, solo 37 potrebbero essere identificabili con una sorta di appello. La maggior parte proviene dalla Via lattea, segno piuttosto positivo; disgraziatamente, nessuno si e' ripetuto: un secondo passaggio sulla stella non ha fornito niente. La probabilita' di associarli a degli appelli coscienti e' magra. Negli Stati Uniti, la Camera dei Rappresentanti ha deciso di non votare piu' i crediti che la Nasa fornisce a sostegno di questi programmi. Restan comunque abbastanza laboratori nel mondo per seguire questa ricerca ostinata, sebbene un centinaio di migliaia di ore d'ascolto accumulate non abbian ancora dato niente di veramente probante. Ma poteva essere altrimenti? Occorrerebbe trovare il momento giusto, sulla giusta lunghezza d'onda, nella giusta direzione: come cercare un granello su una spiaggia di sabbia fine. Tuttavia, il gioco vale la candela. Puo' essere che, sul milione di stelle tecnicamente accessibili oggi, non ci sia nessuno a chiamarci?"

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