giovedì 21 novembre 2013

Emergenza sfratti


 


Caritas e Uil: “Urgono misure concrete”

Con l’inverno alle porte l’emergenza casa torna nella sua drammatica urgenza. E Torino torna ad essere la capitale degli sfratti. Sono 4mila le persone che, secondo il ministero dell’Interno, avrebbero perso la propria abitazione nel capoluogo subalpino nel 2012, 6mila secondo il Tribunale, 4mila e 400 quelle che a rischio nell’immediato. Il 10 ottobre l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha lanciato un appello a Atc, Comune e Regione perché blocchino gli sfratti in esecuzione almeno fino alla fine dell’inverno. Ma, mentre si avvicina il primo grande freddo, il problema sembra ben lontano dall’essere risolto.
Caritas in aiuto degli sfrattati
Pierluigi Dovis, direttore dell’ufficio diocesano della Caritas di Torino, parla di un «necessario rivolgimento nell’affrontare la questione: privato e pubblico dovrebbero concordare per rendere gli affitti più accessibili. In questo modo si potrebbe pensare ad un turn-over per le case popolari, che verrebbero lasciate a chi è davvero indigente. Ma con gli affitti alle stelle, anche persone che lavorano, guadagnando poco, e devono mantenere una famiglia non hanno altra scelta che gli alloggi Atc. Con la conseguenza che le liste d’attesa si allungano e i senzatetto crescono sempre più».
Dovis, d’accordo in tutto e per tutto con le parole di Nosiglia, afferma che la Caritas si occupa da anni dell’emergenza sfratti, «ma si tratta davvero di una goccia nel mare. Al momento abbiamo a disposizione un alloggio in corso Principe Oddone 22 in cui diamo alloggio a circa 50 famiglie rimaste senza abitazione e in attesa di casa popolare, in più collaboriamo con la fondazione Oberti che contatta i privati riuscendo spesso a rendere più contenuti gli affitti. L’anno scorso la Chiesa ha donato alla città 200mila euro per aiutare i senzatetto, ma sono presto finiti». I numeri parlano chiaro: su una persona che riceve sostegno dalla Caritas ce ne sono circa un centinaio che non ricevono niente «perché mancano materialmente i fondi» dice il direttore dell’ufficio diocesano della Caritas. E le persone fuori dalle graduatorie delle case Atc, o che addirittura che non possono permettersele, vanno ad ingrossare le fila dei senzatetto che girovagano tra strada e dormitori.
Uil, c’è bisogno di azioni concrete
Domenico Paoli, segretario regionale della Uil, pur senza criticare l’affermazione di Nosiglia ribadisce che si tratta di «parole di conforto, mentre c’è bisogno di azioni concrete. Noi, come sindacato, abbiamo lanciato l’allarme sul territorio da tre anni». Secondo Paoli, nell’immediato si potrebbe «prendere vecchi stabili pubblici come vecchie caserme e palazzi del Comune e usarli almeno come alloggi provvisori per l’inverno. Inoltre a Torino ci sono circa 50mila alloggi sfitti: servirebbe un qualche tipo di comunicazione tra pubblico e privato per fare in modo che i proprietari si fidino ad affittare». Il problema, però, secondo il sindacalista va affrontato soprattutto a livello nazionale, «detraendo l’affitto dalla dichiarazione dei redditi, come prima cosa».
Un problema da affrontare subito
Da Uil e Caritas, insomma, vengono parole diverse ma dal significato simile: tappare i buchi va bene, ma il problema va affrontato quanto prima a livello amministrativo, cittadino e nazionale. A questo punto sorge spontanea un’osservazione. È vero che Letta non può fare miracoli, non può costruire case dalla sera alla mattina da dare agli sfrattati, però alle porte dell’inverno può con un decreto legge, visto che non li disdegna, bloccare per un anno almeno tutti gli sfratti in esecuzione. Lo aveva fatto in analoghe circostanze Fanfani, presidente di un governo centrista, sicuramente non influenzato da bolscevichi.

 

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