mercoledì 20 novembre 2013

cosa accadde il 20 novembre del 1943


Scontri nelle vicinanze dell’Isola di Betio


 


sabato 20 novembre 1943

Comincia l’operazione Galvanic
Pacifico. Ha inizio l’operazione Galvanic: oltre 100 fra navi da guerra, trasporti e mezzi da sbarco di ogni tipo si avvicinano nella notte all’atollo di Tarawa e a quello di Makin, nell’arcipelago delle Gilbert. Da tempo i nipponici hanno possentemente fortificato i due gruppi di isolotti, in particolare Tarawa, dove il contramm. Keichi Shibasaki dispone di 5.000 uomini, oltre a circa 400 addetti all’aeroporto e a un certo numero di operai coreani trasformati in fucilieri ausiliari. Cannoni di ogni calibro, dai 37 ai 203 mm, carri leggeri interrati, fortini abilmente mimetizzati, sbarramenti antisbarco, grandi rifugi coperti da terra e sabbia per parecchi metri di spessore rendono l’atollo un obiettivo particolarmente difficile, la cui conquista costerà molto cara alle truppe americane.
• Alle 5.07 i mezzi da sbarco della Task Force 53, che trasportano la 2ª divisione Marines, più un battaglione dell’8ª e le unità ausiliarie, sono giunti a breve distanza dall’Isola di Betio, punta sud-occidentale dell’atollo e la più guarnita dal nemico, quando sono presi sotto il fuoco dei nipponici. Pochi minuti dopo i grossi calibri delle corazzate Maryland e Mississippi e delle altre grandi unità americane investono l’isola con una pioggia di proiettili che fanno esplodere depositi di munizioni e di carburante. Le navi cessano il fuoco alle 5.42 per cedere, secondo il piano di operazioni, il posto agli aerei; ma poiché questi non giungono, i difensori ne approfittano per riaprire il fuoco contro i mezzi da sbarco con i pezzi da 203 e da 140 mm. L’ora dello sbarco deve essere posticipata dalle 8.30 alle 9, poiché solo alle 6.30 sopraggiungono i bombardieri che effettuano brevi ma micidiali incursioni sull’isola.

Entrano in azione i mezzi da sbarco e quelli anfibi
• Infine, alle 8.25 si muove la prima ondata di mezzi da sbarco e di anfibi. Devono percorrere 5.500 metri per raggiungere la riva, superando gli sbarramenti nemici e, prima di questi, la barriera corallina dell’atollo. Ma la scogliera è coperta da pochissima acqua, così che molti mezzi da sbarco non riescono a superarla. La superano invece gli anfibi, e proprio in quel momento i nipponici da sbarco non riescono a superarla. Gravi le perdite fra gli attaccanti. Una seconda ondata riesce a giungere fino alla barriera corallina con i mezzi da sbarco e da lì, con i cingolati anfibi, alla spiaggia. Seguono sanguinosi corpo a corpo. I Marines riescono a raggiungere la spiaggia, ma non a procedere oltre. A bordo dei mezzi da sbarco, i carri armati Sherman che devono appoggiare lo sbarco possono giungere fino alla barriera corallina da dove alcuni, attraversando la laguna dove l’acqua è più bassa, raggiungono la spiaggia. A sera, le poche forze sbarcate e sopravvissute al fuoco nemico si preparano a sostenere un contrattacco notturno, secondo la tecnica usata così spesso dai nipponici a Guadalcanal. Ma questo non ha luogo, per cui i Marines sbarcati hanno almeno modo di scavarsi le buche individuali in attesa di rinforzi. Sull’atollo di Makin, le cose vanno molto più lisce per i fanti del 165° reggimento e per i carri che devono appoggiarli. Lo sbarco ha inizio alle 8.30, secondo i piani, e nel giro di poche ore gli invasori stabiliscono solide teste di sbarco sull’Isola di Butaritari, la principale dell’atollo, dopo aver occupato l’isolotto di Kotabu senza incontrare opposizione.


I Marines estendono la loro posizione sul fiume Piva
Isole Salomone. A Bougainville, la 3ª divisione Marines estende le proprie posizioni presso il fiume Piva dopo aver superato la decisa resistenza avversaria. La 37ª divisione estende il perimetro difensivo della testa di sbarco senza entrare in contatto col nemico.

Superamento del Sangro per le truppe di Montgomery
Fronte italiano. Nel settore orientale del fronte, in cui opera l’8ª armata del gen. Montgomery, la XXXVI brigata della 78ª divisione britannica effettua l’attraversamento del fiume Sangro. Il passaggio avviene sotto una pioggia torrenziale che trasforma il terreno in un pantano e rallenta le operazioni. I reparti oltre il Sangro sono isolati.
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